Bullismo e Cyberbullismo
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Il BULLISMO è un comportamento aggressivo e ripetitivo verso chi è incapace di difendersi.

Da una parte c’è il bullo che fa violenza (sia fisica che psicologica), dall’altra la vittima che la subisce.

Si parla di bullismo quando l’aggressione è deliberata, sistematica e persecutoria.

Il bullismo rappresenta un sintomo di disagio, sia per il bullo (colui che mette in atto aggressioni e prevaricazioni), sia per la vittima (colui che subisce e viene perseguitato).

 

 

Il bullismo può essere considerata una PATOLOGIA RELAZIONALE che tiene conto sia degli aspetti della relazione sia dei comportamenti disfunzionali e delle difficoltà psicologiche dei protagonisti coinvolti.

Differisce dai normali conflitti tra coetanei perché il bullo prova piacere nell’insultare, nel picchiare, nel sottomettere la vittima anche se è chiaro che questa sta soffrendo.

Viene meno il sentimento di compassione.

Gli atti di bullismo vengono protratti nel tempo andando a ledere l’autostima della vittima, che di per sé è già più indifesa a causa delle sue caratteristiche fisiche e psicologiche ed è più sensibile dei suoi coetanei. La vittima si sente isolata e non in grado né di reagire, né di avere sostegno esterno per la paura di ritorsioni, depotenziando l’idea di se stessa, arrivando a non voler andare più a scuola.

Talvolta la vittima, con il passare del tempo, può trasformarsi, a sua volta, in aggressore.

 

I ruoli nel bullismo

La VITTIMA si caratterizza per modalità di reazione ansiose e sottomesse, associate spesso alla debolezza fisica. Le vittime presentano spesso facilità al pianto, sono timide ed introverse, insicure e passive e non hanno una buona stima di sé.

 

Il BULLO si caratterizza per un modello di reazione aggressiva associato alla forza fisica che si manifesta nei seguenti modi:

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Conseguenze psicologiche e sociali per vittima e bullo

  • Per il BULLO: basso rendimento scolastico, aumento dell’aggressività, incapacità di rispettare le regole, comportamenti devianti e criminali che possono svilupparsi nel tempo.
  • Per la VITTIMA: sintomi fisici, sintomi psicologici (ansia, depressione, disturbi del sonno, aggressività), scarsa autostima, svalutazione di sé, ritiro sociale, comportamenti autolesivi.

 

Bullismo diretto e bullismo indiretto

Si parla di BULLISMO DIRETTO quando vi sono attacchi espliciti, fatti di violenze fisiche e verbali.

  • Bullismo fisico: il bullo colpisce la vittima con colpi, calci, spintoni, sputi o la molesta sessualmente.
  • Bullismo verbale: il bullo prende in giro la vittima, dicendole frequentemente cose cattive e spiacevoli o chiamandola con nomi offensivi, sgradevoli o minacciandola, dicendo il più delle volte parolacce e scortesie.
  • Bullismo psicologico: il bullo ignora o esclude la vittima completamente dal suo gruppo o mette in giro false voci sul suo conto.
  • Cyberbullismo (Cyberbullying): il bullo invia messaggi molesti alla vittima tramite sms o in chat o la fotografa, la filma in momenti in cui non desidera essere ripresa e poi invia le sue immagini ad altri per diffamarla, per minacciarla o darle fastidio.

 

Il BULLISMO INDIRETTO è meno visibile di quello diretto e danneggia le relazioni sociali della vittima, attraverso la diffusione di pettegolezzi, calunnie e l’esclusione dal gruppo. I soprusi avvengono sempre di fronte ad un pubblico e spesso si ha la presenza di un gregario, che sostiene e aiuta il bullo nelle sue azioni.

  • Le prepotenze subite dalla vittima sono spesso vissute con vergogna e tenute nascoste.
  • La vittima non denuncia per paura di eventuali ritorsioni.

 

Quali sono i fattori di rischio alla base del bullismo? 

Nel bullismo intervengo fattori di rischio di natura psicologica, familiare e relazionale.

FATTORI DI RISCHIO PSICOLOGICI

  • Per la vittima: eccessiva prudenza e insicurezza, incapacità di affermare se stessi, accentuata sensibilità e bassa autostima, debolezza fisica e atteggiamento negativo verso la violenza che viene interpretato come incapacità di difendersi dalle offese ricevute.
  • Per il bullo: bisogno di dominio e potere, ostilità verso l’ambiente, sensibilità alla “popolarità” ottenuta dalle prepotenze, mancanza di empatia e compassione, non adeguato riconoscimento delle emozioni altrui, tendenza alla deresponsabilizzazione per i propri gesti.

 

FATTORI DI RISCHIO FAMILIARI

  • Nelle famiglie delle vittime c’è la tendenza all’iper-protezione e a relazioni di tipo ANSIOSO E CONTROLLANTE.
  • Nelle famiglie dei bulli, lo stile educativo è spesso troppo permissivo o coercitivo e le regole POCO STRUTTURATE E INCOERENTI. In alcuni casi la violenza e l’AGGRESSIVITÀ sono una caratteristica delle interazioni familiari.

Partendo dagli studi sull’attaccamento portati avanti dallo psicologo inglese John Bowlby, le sue ricerche hanno evidenziato che bambini con attaccamento insicuro evitante hanno più probabilità di mettere in atto comportamenti di prepotenza verso i pari, in quanto non sviluppando atteggiamenti di fiducia verso gli altri, si aspettano risposte ostili.

I bambini con attaccamento insicuro ambivalente, invece, si ritrovano più facilmente nel ruolo di vittima in quanto, avendo poca fiducia e stima in se stessi, risultano insicuri e ansiosi.

Riguardo al “bullo” potremmo ipotizzare che se un bambino si costruisce come Persona che riceve poco amore, poca cura e che non sente attorno a sé dei confini che lo limitano, potrebbe sviluppare un modello aggressivo di comportamento orientato a manipolare le situazioni a proprio vantaggio, ignorando il disagio della vittima e non accettando le responsabilità delle proprie azioni.

 

FATTORI DI RISCHIO RELAZIONALI

La caratteristica del bullismo è il cronicizzarsi di certe dinamiche all’interno del gruppo, dove alcuni ricoprono sempre il ruolo di vittime e altri sempre il ruolo di bulli.

Il bullo non agisce mai quando è solo, ma sempre di fronte ad altri compagni, i quali raramente prendono le difese della vittima, sia per paura di ritorsioni da parte del bullo, sia perché la vittima è spesso non popolare.

Il silenzio – assenso e il mancato intervento da parte del gruppo legittima i bulli a continuare con i maltrattamenti e spinge altri ad imitarli e a sviluppare atteggiamenti simili o a sostenere i bulli.

 

Bullismo tra adulti

Il cyberbullismo può essere presente oltre che in contesti scolastici, in luoghi di lavoro in età adulta (MOBBING).

Il bullismo ha effetti sia psicologici che fisici sulla salute dell’adulto, tra i più importanti depressione, ansia e ideazione suicidaria.

Lo stress cronico inoltre può avere effetti devastanti sulla salute fisica (depressione, diabete, malattie cardiache, malattie psichiatriche).

In alcuni casi, le conseguenze delle aggressioni ricevute da bambini si possono portare avanti nel tempo. Gli adulti, vittime di bullismo durante gli anni scolastici, se non hanno elaborato quanto accaduto, possono soffrire di stress psicologico. Nei casi più compromessi, le vittime non riescono a raggiungere livelli di istruzione alti, hanno difficoltà nelle relazioni interpersonali, non riescono a trovare un lavoro soddisfacente e hanno una minore qualità della vita.

 

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Cyberbullismo

Il CYBERBULLISMO avviene su internet con l’uso di strumenti tecnologici, è un atto aggressivo, intenzionale e ripetuto da un individuo o gruppo verso chi non può difendersi.

Il bullo può rimanere anonimo, ha un pubblico molto più grande, il WEB, e può controllare le informazioni personali della vittima.

Attraverso i nuovi media, vengono messe in atto azioni di violenza verbale, umiliazioni o iniziative che causano l’esclusione della vittima dal gruppo di pari. Questo viene attuato postando video imbarazzanti, insultando o deridendo attraverso i social network, minacciando fisicamente attraverso la rete etc. L’obiettivo è denigrare e danneggiare la reputazione o le amicizie di un coetaneo, diffondendo on line pettegolezzi e/o altro materiale offensivo.

Anche in questo caso, si distingue tra cyberbullismo diretto ed indiretto:

  • Diretto: quando i messaggi, le chat, le email hanno un effetto immediato sulla vittima.
  • Indiretto: quando il bullo posta o denigra la sua vittima usando aree pubbliche della rete, dove i contenuti diventano pubblici e condivisibili.

 

Tipologie di Cyberbullismo

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  • Flaming: messaggi elettronici violenti e volgari, mirati a suscitare battaglie in un forum tra due o più contendenti.
  • Harassment: messaggi offensivi, insultanti, disturbanti, inviati ripetutamente nel tempo.
  • Cyberstalking: molestie insistenti e intimidatorie, tanto da generare nella vittima timore per la propria incolumità fisica. In questo caso, può anche essere diffuso online materiale riservato ed intimo.
  • Denigration: diffusione online di pettegolezzi e/o altro materiale offensivo, nell’intento di danneggiare la reputazione o le amicizie di un coetaneo.
  • Impersonation: furto dell’identità di qualcuno, di cui si viola l’account o si ottiene in modo consensuale l’accesso. Il bullo si fa passare per la vittima, invia dal suo profilo messaggi o e-mail, con l’obiettivo di danneggiare o compromettere la sua reputazione e la sua rete sociale.
  • Outing e trickery: diffusione di confidenze spontanee di un coetaneo, immagini riservate o intime precedentemente salvate.
  • Esclusione: emarginazione del coetaneo da un gruppo online.
  • Cyberbashing o happy slapping: pubblicazione online di filmati, in cui la vittima viene picchiata e insultata dal bullo al cospetto di un gruppo, che riprende la scena.

 

I segnali per riconoscere la vittima del cyberbullismo sono: uso eccessivo di internet, rifiuto di usare internet, lunghe chiamate telefoniche senza dire chi sia l’interlocutore, aggressività, disturbi del sonno, disturbi dell’alimentazione, disturbi psicosomatici (es. mal di testa, mal di pancia), perdita dell’interesse in attività con altri studenti, chiamate frequenti da scuola per essere riportati a casa, bassa autostima, inspiegabili guasti a beni personali, perdita di denaro, perdita di oggetti personali.

Le conseguenze per la salute della vittima possono essere molto gravi: ansia, depressione, forte irritabilità, perdita della fiducia in sé, fino al suicidio.

 

Differenza tra bullismo e cyberbullismo

Dal sito del Ministero dell’Istruzione – Ministero dell’Università e della Ricerca

www.miur.gov.it/bullismo-e-cyberbullismo 

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Normativa di riferimento

– Direttiva Ministeriale n. 16 del 5 febbraio 2007 – Linee di indirizzo generali ed azioni a livello nazionale per la prevenzione e la lotta al bullismo

– Direttiva Ministeriale del 15 marzo 2007 – Linee di indirizzo utilizzo telefoni cellulari

– LEGGE 29 maggio 2017, n. 71, Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo.

 

I genitori, cosa possono fare?

I genitori possono interessarsi al comportamento dei propri figli in classe, dato che non sempre sono uguali rispetto a quelli tenuti a casa. Se vengono a sapere che il proprio figlio subisce prepotenze o ha atteggiamenti da bullo, possono rivolgersi a insegnanti e dirigente scolastico affinché possano intervenire.

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Nella relazione col figlio fondamentale è L’ASCOLTO, IL DIALOGO, LA FIDUCIA E LA NON NEGAZIONE DEL PROBLEMA.

Per aiutare i propri figli ci sono informazioni che è opportuno comunicare:

Ad esempio, i genitori della vittima devono mettere in atto azioni volte al rafforzamento della sua autostima e alla valorizzazione dei punti di forza del figlio aiutandolo a migliorare le sue abilità sociali.

Non sempre la famiglia da sola riesce a dare una svolta decisiva al problema, spesso le dinamiche di sempre si ripropongono e senza una diversa visione della situazione è facile ricadere nei medesimi atteggiamenti. Per questi motivi può essere utile l’intervento di un esperto che fornisca sostegno ai genitori e in alcuni casi anche delle Autorità.

Qualunque sia la forma e la tipologia di bullismo, per combatterla è importante agire contemporaneamente in due direzioni. Da una parte è necessario offrire sostegno e protezione alle vittime, dall’altra è importante FARE PREVENZIONE attraverso azioni molteplici e appropriate, da attuare a vari livelli, dal macrosistema per finire alle famiglie e all’ambiente scolastico.

 

Intervento terapeutico

L’intervento psicologico è fondamentale per dare un SOSTEGNO CONCRETO alle vittime e in ottica di PREVENZIONE di complessità psicologiche e relazionali ulteriori, ma anche per dare supporto a chi compie atti di violenza per gestire aggressività e comportamenti devianti.

L’intervento psicologico per la vittima punta a:

  • Favorire l’acquisizione e lo sviluppo di un maggior senso di sicurezza, di autostima e autoefficacia.
  • Migliorare il proprio senso di adeguatezza e favorire l’accettazione di sé come Persona accettata dal gruppo dei pari.
  • Sviluppare il proprio modo di relazionarsi e apprendere uno stile di comunicazione assertivo.

 

L’intervento psicologico nel bullo punta a:

  • Sviluppare la capacità di mettere in atto comportamenti prosociali e socialmente accettabili, riducendo le risposte aggressive e utilizzando un modello comunicativo assertivo.
  • Favorire il riconoscimento dei propri e degli altrui stati d’animo (competenza emotiva).
  • Accrescere un senso di empatia.

 

Intervento psicologico in un CONTESTO SCOLASTICO

Foto di Azmi Talib da Pixabay

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La scuola assume un ruolo fondamentale nello sviluppo delle competenze emotive e relazionali degli studenti a livello individuale e gruppale. Pertanto, risulta il contesto ideale per intraprendere azioni di prevenzione mediante la realizzazione di interventi educativi e formativi, finalizzati allo sviluppo armonico della personalità e delle competenze necessarie a relazionarsi con il mondo. Considerando l’ambiente della scuola, gli interventi di prevenzione possono avvenire su diversi livelli:

  • ATTIVITÀ INFORMATIVA E DI SENSIBILIZZAZIONE. L’informazione e la sensibilizzazione sul bullismo rivolta a ragazzi, genitori, insegnanti e personale scolastico, consente di favorire la conoscenza e la comprensione del fenomeno del bullismo e del Cyberbullismo e favorire la collaborazione scuola – famiglia.
  • INTERVENTI A LIVELLO DI CLASSE. Attraverso questa tipologia di interventi si agisce all’interno del gruppo classe richiedendo la partecipazione attiva degli studenti. A questo livello si può lavorare con i ragazzi su quelle conoscenze e competenze che gli studi hanno dimostrato essere alla base del fenomeno del bullismo: la capacità di riconoscere le proprie e altrui emozioni, la conoscenza di sé stessi, dei propri punti di forza e di debolezza, la capacità di comunicare con gli altri con sicurezza ed efficacia, incrementando le proprie abilità interpersonali.
  • INTERVENTO A LIVELLO INDIVIDUALE: Spesso, sia il “bullo” che la “vittima” necessitano di un’attenzione particolare e di un aiuto psicologico mirato individuale e/o familiare, allo scopo di destrutturare i modelli relazionali disfunzionali ed introdurne di più adattivi.

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