Assertività
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L’assertività è quella particolare capacità comunicativa che consente alle persone di far valere i propri punti di vista, bisogni ed esigenze nel pieno rispetto delle esigenze e dei diritti propri e altrui.

L’assertività è una competenza personale che può essere appresa o migliorata, determinante nel nostro modo di costruire le relazioni interpersonali (in famiglia, con gli amici, al lavoro, a scuola, in coppia, con i figli, etc.).

 

Assertività e benessere psicologico

Il primo a teorizzare apertamente il ruolo centrale dell’assertività nel benessere psicologico e relazionale è stato Joseph Wolpe, psichiatra sudafricano ed esponente di risalto della terapia del comportamento, il quale ideò il termine assertiveness (assertività in inglese) per descrivere la capacità di saper esprimere apertamente i propri sentimenti, pensieri ed opinioni.

La comunicazione assertiva è un modo di comunicare che risulta attivo e propositivo verso l’Altro e non in contrapposizione. E’ un tipo di comunicazione che riconosce pienamente i propri diritti e bisogni e, allo stesso tempo, riconosce quelli altrui.

Un comportamento assertivo è manifestazione del pieno riconoscimento di alcuni diritti fondamentali:

  • Essere trattati sempre con rispetto e con dignità a prescindere dalla propria posizione sociale o ruolo all’interno di gruppi, società o organizzazioni.
  • Esprimere i propri sentimenti, le proprie emozioni e il proprio punto di vista, ritenuti egualmente importanti e di valore rispetto a quelli degli altri.
  • Decidere liberamente per se stessi gli obiettivi e lo stile di vita.
  • Avere il diritto di dire di no ad una richiesta.
  • Chiedere ciò che si desidera o ciò di cui si sente il bisogno.
  • Commettere anche degli errori e sbagliare, nonché poter cambiare idea.
  • Non dover tener necessariamente conto del giudizio altrui.
  • Scegliere se dare oppure no spiegazioni dei propri comportamenti.
  • Etc.

Riconoscersi questi e altri diritti e riconoscerli agli altri che ci circondano, ci consente di assumere posizioni e comportamenti assertivi.

 

Conseguenze della mancanza di assertività

Non mettere in atto comportamenti assertivi fa accumulare stress, frustrazioni, disagio, senso di inadeguatezza e ciò incide sulla nostra autostima e sul nostro umore.

L’essere umano è costantemente inserito in una rete di relazioni in cui è fondamentale mediare con assertività fra le proprie e le altrui esigenze. Non riuscire a farsi rispettare o non riuscire a rispettare l’Altro, ad esempio, all’interno del rapporto di coppia, nei rapporti familiari o nei rapporti lavorativi può generare significativa sofferenza psicologica.

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Numerose ricerche hanno dimostrano come migliorare l’autostima, attraverso l’acquisizione della COMPETENZA ASSERTIVA, possa essere un efficace strumento terapeutico di conoscenza, di cambiamento e di prevenzione del disagio psichico.

La comunicazione assertiva migliora i rapporti con gli altri perché aiuta ad essere se stessi, fa riflettere su come potenziare in modo naturale, tutti i propri canali comunicativi, permettendo di co – costruire buone relazioni attraverso uno stile comunicativo chiaro, semplice e diretto (fondamenti della comunicazione efficace), privo di maschere, senza nascondere la propria reale personalità.

L’assertività ci sostiene nell’intraprendere nuovi percorsi relazionali, nel prevenire stati di ansia sociale, nonché nel gestire e risolvere le difficoltà comunicative all’interno degli scambi relazionali.

 

Come nasce l’assertività

Come ogni altro tipo di abilità anche l’assertività può essere appresa e sviluppata: esistono training specifici, individuali e di gruppo, che favoriscono l’apprendimento e lo sviluppo di questa competenza.

Le Persone non nascono assertive: si diventa assertivi attraverso l’apprendimento. Accade così che i bambini, fin dalla prima infanzia, apprendano questi comportamenti per imitazione (attraverso il modeling) e per rinforzo dai genitori, insegnanti, fratelli, amici, etc. È facile comprendere che per chi cresce in un ambiente non assertivo venga meno la possibilità di questo modellamento. Capita spesso che persone timide, introverse o aggressive abbiano avuto genitori altrettanto timidi, introversi ed aggressivi. Viceversa, persone troppo accondiscendenti potrebbero essere state bambini scarsamente rinforzati oppure fortemente scoraggiati nei loro comportamenti assertivi. La mancata assertività può essere dovuta, quindi, ad un certo stile educativo particolarmente rigido ed inibente.

Un’altra ragione della mancata assertività è l’aver vissuto esperienze traumatiche che ne hanno bloccato lo sviluppo. Un esempio è quello di un bambino bullizzato che, crescendo, conserverà il timore di subire lo stesso trattamento e che, quindi, all’interno di relazioni sociali, manterrà un comportamento evitante e passivo.

 

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Perché è importante essere assertivi?

Il comportamento degli individui all’interno delle relazioni sociali si muove lungo un continuum che va dalla passività all’aggressività. L’assertività si colloca idealmente al centro di questo continuum: essere assertivi significherà avere un comportamento adeguato ed efficace volto all’ottenimento del risultato desiderato, utilizzando una comunicazione autentica senza essere passivi, sottomessi oppure aggressivi e mantenendo il pieno rispetto del proprio interlocutore.

Relazionarsi in maniera assertiva agli altri è importante perché permette l’espressione di Sé sviluppando relazioni paritarie dove nessuno prevalga sull’Altro, l’adeguata gestione dei conflitti e il raggiungimento degli obiettivi personali e di gruppo.

 

Essere assertivi in famiglia

Essere assertivi in famiglia presuppone l’accoglimento delle emozioni e dei bisogni di ognuno. Importante in tal senso è il ruolo dei genitori verso i figli, ma anche il ruolo dei due partner all’interno della coppia. L’assertività in famiglia inizia con l’ascolto reciproco, la capacità di chiedere senza pretendere, di saper fare delle critiche che stimolino il cambiamento e la messa in discussione di Sé (le critiche in tal senso dovrebbero essere indirizzate alle azioni e non alla Persona: non va bene dire “sei uno sciocco” bensì “hai fatto una cosa sciocca”).

Significa imparare a fornire apprezzamenti, così come chiedere e dare gratificazioni. Fondamentale risulta accettare sia le emozioni positive sia, soprattutto, quelle negative. Ad esempio, permettere al figlio di esprimere la rabbia o la tristezza senza biasimarlo o inibirlo. Infine, questa è una caratteristica fondamentale, essere assertivi in famiglia significa imparare a gestire i conflitti senza evitarli (si pensi ad un figlio adolescente e alle continue discussioni che possono generarsi con questi).

 

Essere assertivi a lavoro

In azienda o comunque sul proprio luogo di lavoro è obiettivo e desiderio di chiunque costruire rapporti lavorativi, sia con i colleghi sia con i superiori, improntati sul rispetto reciproco. Potrebbero esserci situazioni complesse da gestire come, ad esempio, l’essere criticati, l’essere trattati ingiustamente, il ricevere richieste manipolatorie o, addirittura, umilianti. In tali situazioni, le persone passive tendono ad addossarsi la colpa senza distinguere tra proprie o altrui responsabilità; viceversa, le persone aggressive mostrano in maniera eccessiva il proprio fastidio spesso anche verso il proprio capo. La Persona passiva lavora con risentimento e insoddisfazione, mentre quella aggressiva costruisce rapporti conflittuali arrivando anche a perdere il lavoro.

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Stili relazionali

Fra due Persone s’instaura una buona relazione solo se queste si rispettano reciprocamente, in caso contrario si presenteranno delle difficoltà nello scambio e in alcuni casi si giungerà anche all’impossibilità di dialogare.

 

Di seguito, per semplificare, si descrivono 4 POSSIBILI POSIZIONI RELAZIONALI fra due Persone:

  1. STILE PASSIVO. Se l’emittente non ha sufficiente stima di Sé, ma ha un’alta considerazione dell’interlocutore, si sentirà insicuro e tenderà a rinunciare alla comunicazione. Penserà alla figura che potrebbe fare e sceglierà di allontanarsi il prima possibile dallo scambio comunicativo. Questo atteggiamento interiore produrrà comunicazioni rinunciatarie e segnate dal bisogno di fuga.
  1. STILE AGGRESSIVO. Se l’emittente ha stima di Sé, ma non dell’interlocutore, tenderà subito a spazientirsi, a rinunciare a farsi capire, pensando che l’Altro è stupido o testardo. A sua volta il ricevente interpreterà l’atteggiamento dell’emittente come segnale di disprezzo nei suoi confronti. Ciò genererà comunicazioni ostili, aggressive e autoritarie.
  1. STILE MANIPOLATORIO. Se l’emittente non ha sufficiente stima di Sé e nemmeno del ricevente, allora si verificherà l’impossibilità al dialogo data dalla generale mancanza di fiducia. Le comunicazioni saranno manipolatorie e improntate alla diffidenza e alla dissimulazione delle reali intenzioni.
  1. STILE ASSERTIVO. Solo se l’emittente gode di buona autostima e di alta considerazione nei confronti dell’interlocutore la comunicazione sarà costruttiva e fluida e si svolgerà in un clima sereno e di fiducia reciproca. In questo caso lo scambio sarà efficace e assertivo.

 

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Gli STILI RELAZIONALI sono acquisiti nell’ambito delle esperienze di socializzazione primaria (famiglia) e in esperienze successive nei contesti relazionali significativi d’appartenenza.

  • Nessuna Persona assume una posizione relazionale o stile comunicativo in modo assoluto e permanente, è tutto in evoluzione.
  • Non indicano un aspetto caratteriale.
  • Tutti noi possiamo esprimere queste modalità relazionali, tendenzialmente, ciascuno privilegia uno stile rispetto al un Altro.
  • La variabilità per ciascuno stile relazionale è in funzione dell’interlocutore, del contesto, dell’obiettivo e del tempo a disposizione.

 

Di seguito, in modo schematico, vengono riportate le caratteristiche principali dei 4 diversi stili relazionali.

assertivita stile passivoassertivita stile aggressivo assertivita stile manipolatorio assertivita stile assertivo

 

Un PROCESSO DI AUTO RIFLESSIONE può consentire di comprendere il proprio tipo di stile relazionale abituale nelle relazioni personali e professionali. Ciò potrà permettere di definire i propri comportamenti dominanti e procedere, eventualmente, con dei cambiamenti per vivere relazioni interpersonali più soddisfacenti.

 

Fare / ricevere critiche e assertività

L’abilità di fare e ricevere critiche è uno degli elementi essenziali della comunicazione assertiva.

Bisogna distinguere tra le critiche costruttive/efficaci e quelle manipolative/negative, inteso come errate nel modo in cui vengono rivolte.

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QUANDO FACCIAMO UNA CRITICA:

  • Rivolgersi direttamente all’interessato.
  • Trattare in privato anziché in pubblico.
  • Evitare i confronti.
  • Evitare sarcasmo e ironia.
  • Non lasciare accumulare contenziosi.
  • Affrontare un argomento alla volta.
  • Non scusarsi.
  • Non dire “sempre”, “mai”, “comunque”.
  • Parlare più di sé che dell’interlocutore.
  • Suggerire una soluzione realistica e accettabile.

 

QUANDO RICEVIAMO UNA CRITICA:

  • Collocare la critica in uno spazio specifico e concreto.
  • Non sentirsi ogni volta messi in causa globalmente come Persona.
  • Non permetterei farsi etichettare, bensì precisare la specificità del proprio sbaglio.
  • Chiedere spiegazioni concrete e dettagliate per capire quali aspetti della critica siano fondati e quali infondati.
  • Richiedere all’Altro suggerimenti utili ad un esito positivo della critica.
  • Sui punti in disaccordo ricercare una mediazione soddisfacente per entrambi.

 

Tecniche per mantenere una comunicazione assertiva

Esistono delle tecniche specifiche, dette “di difesa” che possono essere apprese affinché le persone si mantengano assertive anche nelle situazioni più critiche, nelle quali può essere difficile non deviare verso comportamenti passivi e/o aggressivi e/o manipolatori.

TECNICA DEL “DISCO ROTTO”

E’ necessaria per non farsi coinvolgere da persone insistenti o che mettono in atto strategie manipolatorie. Consiste nel ripetere con calma il proprio punto di vista, usando sempre le stesse parole, senza fornire altre spiegazioni.

 

ANNEBBIAMENTO (O FOGGING)

Si accetta l’opinione/la critica/la richiesta dell’Altro, ammettendo che ci possa essere del vero, senza però giustificarsi. Ad es. “Capisco il tuo punto di vista”, “Probabilmente hai ragione”, o utilizzando una parafrasi, una riformulazione. Lo scopo è “confondere”, accettando la critica che ci viene mossa ma, allo stesso tempo, calmare l’interlocutore, “spiazzandolo”, per poi aprire un dialogo chiarificatore. Si ascolta ciò che la Persona dice e, usando le sue parole o simili, si riconosce il suo bisogno, ma si dichiara anche il proprio punto di vista.

 

INCHIESTA NEGATIVA

Serve per trasformare le frasi manipolative generiche in critiche specifiche e costruttive, es. “Per piacere, mi può indicare dove ho sbagliato?”.

 

ASSERZIONE NEGATIVA

Consiste nell’ammettere il nostro errore e scusarsi. Il suo obiettivo è ridurre l’ostilità e tendere ad estinguere la manipolazione.

 

SORDITÀ SELETTIVA

Comporta il rifiutarsi di parlare di un certo argomento, non commentando, né replicando. Ad esempio, quando qualcuno insiste a discutere anche se gli abbiamo fatto chiaramente capire che non intendiamo più parlarne. Qualche volta è utile ribadire il nostro atteggiamento con frasi tipo: “Ho capito bene, ma d’ora in poi non ho più intenzione di risponderti. Abbiamo già discusso di questo argomento e sai come la penso”. Dopo bisogna davvero non dire più niente sull’argomento in questione, anche se provocati.

 

RINVIO

Qualche volta si riesce a neutralizzare la rabbia di qualcuno che è ingiustificatamente aggressivo se si accetta di proseguire la conversazione solo se smetterà di usare certi toni. Si può dire, per esempio: “Sono disposto a parlarne, ma non ci riesco quando se tu sei così arrabbiato. Calmati prima, e poi ne discuteremo”. L’impegno alla disponibilità va naturalmente rispettato se l’interlocutore si calma veramente.

 

SEPARARE LE COMPONENTI

Si tratta di una tecnica utile a contrastare chi vuol spingere gli altri ad agire come desidera, mescolando aspetti e piani diversi. Non bisogna lasciarsi confondere o fuorviare. Ad esempio, possiamo sentirci dire da un amico: “Certo che se ti rifiuti di aiutarmi, non ti importa davvero di me”. In questo caso è importante distinguere le due componenti (cioè amicizia e richiesta di aiuto), dicendo ad esempio: “Non è vero che di te non mi importa, ma non ho intenzione di aiutarti in questa occasione”. Per la massima efficacia, questa tecnica può essere abbinata a quella del “Disco rotto”.

 

Imparare ad essere assertivi

Le persone sviluppano stili di comunicazione differenti in base alle loro esperienze di vita. Il proprio stile può essere così radicato che è possibile comunicazione avere addirittura difficoltà a riconoscere quale sia. Le persone tendono a sviluppare uno stile e a mantenerlo nel tempo. Se, però, il proprio modo di relazionarsi agli altri non è gratificante, è possibile imparare a cambiarlo.

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Intervento terapeutico

Essere assertivi comincia dall’essere in contatto con le proprie emozioni, saperle riconoscere e usarle per i propri obiettivi, senza farsi guidare impulsivamente da queste. Significa ascoltare i propri bisogni ed aver chiari gli obiettivi da perseguire. Significa, soprattutto, avere stima e rispetto di Sé e del proprio interlocutore assumendosi la responsabilità delle proprie azioni.

 

Sviluppare l’abilità assertività vuol dire:

  • Stare in contatto con le proprie emozioni e i propri obiettivi comunicativi.
  • Saper comunicare efficacemente con ogni tipo di interlocutore.
  • Esprimere esigenze, bisogni, desideri e preferenze personali.
  • Dire di no.
  • Fare/ricevere complimenti e/o critiche senza sentirsi a disagio.
  • Controllare stati di ansia, stress, frustrazione e rabbia.

 

ALLENANDOSI ALLO STILE ASSERTIVO si riuscirà, con naturalezza, a gestire le relazioni interpersonali in modo collaborativo, a evitare lo scontro, a non farsi più manipolare e riuscire, attraverso la conoscenza delle varie strategie comunicative, ad usare a proprio vantaggio il potente mezzo della comunicazione efficace, nonché  a ritrovare la fiducia in se stessi, con la consapevolezza dei propri limiti e delle proprie  risorse, riuscendo ad avere scambi comunicativi caratterizzati dal rispetto, dalla chiarezza e da un costruttivo scambio relazionale.

Intraprendere un percorso di autoriflessione circa le proprie modalità relazionali e il proprio stile comunicativo, nonché della componente emotiva ad essi connessa, consente di AUMENTARE LA COMPETENZA COMUNICATIVA, di comunicare in modo più soddisfacente con se stessi e con gli altri, favorire un miglioramento nei rapporti interpersonali, sperimentare una maggiore consapevolezza di Sé, sviluppare l’assertività in modo da poter esprimere i propri bisogni con chiarezza e senza timore, acquisire padronanza di se stessi e un maggiore senso di autoefficacia e autostima, perseguendo i propri obiettivi relazionali, affettivi e professionali con determinazione, forza e libertà decisionale.

Un percorso psicologico personalizzato, per potenziare la propria INTELLIGENZA SOCIALE, può consentire di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione disfunzionale di particolari schemi di ragionamento automatici, i quali vanno identificati e messi in discussione, facendo emergere modalità comunicative e relazionali più efficaci ed evolutive da spendere all’interno dei propri mondi relazionali.

 

Strumenti d’intervento

Il percorso psicologico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDRl’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale, la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, la Timeline, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, Carte Dixit, esercizi di role play, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti, le credenze o gli schemi fissi di ragionamento responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio che impedisce di perseguire in modo fluido i propri obiettivi evolutivi e relazionali, destrutturarli e ristrutturarli, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.

 

POSSO ESSERTI D’AIUTO?

Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.

Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.

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