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Dipendenza da sostanze
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La dipendenza da sostanze viene definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come “uno stato psichico e talora fisico, derivante dall’interazione con una sostanza, che determina modificazioni del comportamento e la necessità di assumere questa, per ottenere gli stessi effetti psichici ed evitare la sindrome da astinenza”.

 

Il concetto di dipendenza può assumere valenze diverse, a seconda che questa sia fisica o psicologica ma, in entrambi i casi, il nucleo della dipendenza sta nel bisogno di assumere la sostanza di abuso. Differenziare uno stato di dipendenza fisica e psicologica può essere complesso.

 

  • La DIPENDENZA FISICA viene indotta da alcune sostanze di abuso e si manifesta quando l’utilizzo ripetuto di una droga cambia il modo in cui cervello della Persona distingue le sensazioni piacevoli e spiacevoli. I sintomi di astinenza sono la conseguenza di questo cambiamento, nel momento in cui il cervello ne avverte la mancanza. I sintomi dell’astinenza come tremori, nausea e dolori, quindi, confermano la presenza di una dipendenza fisica.

 

  • La DIPENDENZA PSICOLOGICA viene definita come il bisogno incontrollabile di utilizzare la sostanza per modificare il proprio umore e creare sentimenti di gioia o aumentare la propria autostima. La Persona dipendente ha bisogno di continuare a usare la sostanza che le procura le sopraindicate sensazioni.

 

I comportamenti o i sintomi di un abuso di sostanze includono:

  • Bisogno di fare uso della sostanza.
  • Col passare del tempo, necessità di aumentare il dosaggio per ottenere lo stesso effetto.
  • Assicurarsi di non restare senza una scorta.
  • Spendere denaro per procurarsi la sostanza, anche nei casi in cui sia problematico affrontare la spesa.
  • Continuare ad abusare della sostanza pur essendo consapevoli dei problemi e dei danni, fisici e psicologici, che questa provoca.
  • Tentare, senza successo, di liberarsi dalla dipendenza.
  • Ignorare obblighi e responsabilità, lavorative o relazionali, a causa dell’uso di sostanze psicoattive.
  • Sperimentare i sintomi dell’astinenza quando si tenta di interrompere l’utilizzo della sostanza.

 

Le sostanze di abuso sono numerosissime e molto diverse tra loro per effetto. Tra quelle più comunemente utilizzate troviamo:

 

Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM – 5), un disturbo da uso di sostanze rappresenta “un pattern problematico di uso della sostanza che porta a disagio o compromissione clinicamente significativi”.

 

Per poter formulare una diagnosi di un disturbo dovuto all’abuso di una sostanza, devono essere presenti i seguenti sintomi nell’arco temporale di 12 mesi:

  • Consumo della sostanza in quantità maggiori di quelle pianificate.
  • Desiderio di interromperne l’assunzione o tentativi fallimentari di controllarne l’utilizzo.
  • Grande quantità di tempo impiegata nell’assunzione della sostanza o in azioni finalizzate a ottenerla.
  • Fallimento nell’adempiere al proprio ruolo a casa, sul lavoro o a scuola a causa della
  • Craving” o desiderio o impulso incontrollabile di procurarsi la
  • Mancata interruzione dell’abuso della sostanza, nonostante i problemi di salute che ne derivano.
  • Mancata interruzione dell’uso della sostanza, nonostante i suoi effetti negativi sulle relazioni interpersonali.
  • Utilizzo ripetuto della sostanza in circostanze pericolose.
  • Abbandono o riduzione delle attività quotidiane e compromissione della dimensione relazionale dovute alla sostanza di abuso.
  • Sviluppo della tolleranza alla sostanza definita attraverso: il bisogno di utilizzare quantità crescenti della sostanza per ottenere l’effetto desiderato; la diminuzione nel tempo dell’effetto della sostanza; i sintomi dell’astinenza al cessare dell’assunzione, ovvero ansia, irritabilità, nausea, vomito, tremori, spossatezza, etc.

 

Come insorgono le dipendenze da sostanze

Come per molti altri disturbi psicologici, le cause della dipendenza possono essere analizzate solo prendendo in considerazione diversi fattori di rischio. Generalmente, i fattori che aumentano il rischio di dipendenza si suddividono in fattori biologici, ambientali, personologici e di sviluppo (ovvero relativi ad alcune fasi particolari e critiche dello sviluppo di una Persona).

 

Tra i fattori che possono influenzare la probabilità di sviluppare una dipendenza si riportano:

  • Compresenza di disturbi psicologici, come ad esempio, depressione o disturbo da stress post traumatico, per i quali la dipendenza è utilizzata come modalità per gestire le emozioni dolorose come ansia, irritabilità, tono dell’umore basso e solitudine.
  • Storia familiare di dipendenze: l’abuso di sostanze si può verificare in Persone con familiari con problematiche, a loro volta, di dipendenza.
  • Utilizzo precoce: minore è l’età del primo utilizzo, più aumenta la possibilità che si arrivi ad abusare della sostanza.
  • Pressioni da parte dei coetanei: per le persone più giovani l’influenza del gruppo dei pari può esercitare influenza nell’utilizzo e nell’abuso di droghe.
  • Esperienze traumatiche di abuso, di abbandono, lutto, separazione.
  • Accudimento genitoriale invischiante e non evolutivo.
  • Isolamento sociale.
  • Tipologia di sostanza: alcune tipologie di droghe, come antidolorifici o cocaina, producono un rapido sviluppo della dipendenza, così come la modalità di assunzione può influenzarne il decorso.

 

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La famiglia del tossicodipendente: una lettura sistemico relazionale

Il disagio psichico di uno dei componenti della famiglia costituisce il sintomo di un malessere più esteso che riguarda tutto il gruppo familiare rispetto ai compiti evolutivi del ciclo vitale.

Accogliere questa premessa, significa leggere il fenomeno della tossicodipendenza come un modo per perpetuare la storia familiare in maniera ripetitiva e stereotipata, nonché per cristallizzare le posizioni dei singoli componenti in una configurazione relazionale statica e forzata.

Spesso nelle famiglie nella quali si presenta una problematica di dipendenza, i genitori esprimono una scarsa interiorizzazione di quei ruoli necessari ad accogliere i propri figli come altri da Sé. Il rapporto genitori – figli è basato su una confusione di confini generazionali che ha impedito ai genitori di portare a termine il loro mandato generazionale derivante dalla propria famiglia d’origine e ai figli di viversi come persone con una propria identità.

La condizione di immobilità e di resistenza al cambiamento tipica di queste famiglie, si innesca in uno specifico stadio della storia della famiglia, ovvero nel momento in cui il figlio comincia a richiedere maggiori spazi di autonomia, in corrispondenza della fase adolescenziale.

Iniziare ad intraprendere un percorso di dipendenza può assumere una duplice funzione relazionale: da una parte permette alla Persona di essere distante, indipendente ed individuato, dall’altra la rende dipendente in termini di denaro, di mantenimento e devota alla famiglia.

Sebbene la Persona ricerchi l’indipendenza dal proprio contesto familiare, tende a mantenere stabili legami con la famiglia, poiché nella fase in cui si dovrebbe attuare il processo di differenziazione (adolescenza), l’esterno viene avvertito come minaccioso, avendo la percezione della casa come microcosmo in cui rinchiudersi, nonostante l’aria opprimente.

Per il tossicodipendente, la necessità di assumere la sostanza con le sue proprietà anestetizzanti può rappresentare una modalità attraverso la quale sospendere il pensiero verso l’indipendenza e una differenziazione del Sé evolutiva dal proprio gruppo familiare.

Inoltre, l’utilizzo di sostanze può mantenere unite coppie genitoriali che confliggono spesso. In questi casi, si parla di triangolazione della Persona tossicodipendente in un rapporto preferenziale con il genitore che sente più in difficoltà in una coppia in stallo.

La Persona ha il ruolo, emotivamente faticoso, di mediare la tensione tra i genitori e di colmare un vuoto affettivo. In questi giochi di triangolazione il/la figlio/a svolgerebbe la funzione di contenimento e di mascheramento di conflitti genitoriali latenti.

 

Si tratta di una situazione emotiva di estrema ambivalenza:

  • da un lato, la Persona può sentirsi al centro di gratificazione e privilegi;
  • dall’altro, stabilisce un vincolo rigido di dipendenza dalle figure genitoriali che, durante la crisi adolescenziale, entra tragicamente in collisione con i nuovi emergenti bisogni di autonomia e di individuazione.

 

L’insorgere della tossicodipendenza, paradossalmente, “risolve” il problema perché la Persona continua ad assolvere il compito assegnatole e i genitori, impegnati nella sua cura, rimandano la ricerca di nuove soluzioni per superare i motivi di conflittualità di coppia.

In altre parole, il ruolo della Persona tossicodipendente sembra essere quello di concentrare su di Sé le tensioni familiari e rappresentare il focus intorno al quale la famiglia si unisce.

Per ciò che concerne l’espressione delle emozioni, la famiglia della Persona tossicodipendente farebbe fatica ad accoglierle ed esprimerle in modo evolutivo. I contenuti emozionanti vengono agiti sotto forma di aggressività fisica o verbale oppure attraverso stati di angoscia rispetto alla vicinanza fisica derivante dai rapporti con i propri familiari.

Il pensiero catastrofico accompagna queste famiglie che tentano di esercitare un rigido controllo sugli accadimenti e, talvolta, di assecondare in tutti i modi i criteri di adeguatezza morale e sociale, pur di non stare dentro alla problematica, di non sentire emotivamente, poiché le emozioni esperite sono troppo dolorose.

 

Intervento terapeutico

Smettere di abusare di sostanze è un processo molto complesso che implica la scelta e la motivazione della Persona tossicodipendente di essere aiutata attraverso le diverse possibilità di prevenzione e disintossicazione presenti sul Territorio nazionale, ovvero centri specializzati con approccio multidisciplinare sia pubblici che privati, come  SerD (Servizi per le Dipendenze), Comunità terapeutiche residenziali e semi – residenziali, Centri di prevenzione, etc.

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È possibile uscirne, ma non da soli.

Trattare una dipendenza significa aiutare la Persona a interrompere l’assunzione della sostanza, sostenere la sua motivazione al cambiamento, evitando che si verifichino ricadute, nonché recuperare il senso di Sé, il proprio ruolo in famiglia, nella coppia, come genitore, sul lavoro e nella società.

La terapia farmacologica viene usata, prevalentemente, per gestire i sintomi dell’astinenza e prevenire le ricadute. In tal senso, i farmaci aiutano a eliminare i sintomi dolorosi che si manifestano durante la disassuefazione, evitando di riprendere ad assumere la sostanza; questo non costituisce, in sé, il trattamento, ma rappresenta un primo passo indispensabile per il cambiamento. I disturbi psicologici compresenti potrebbero contribuire al mantenimento della dipendenza e il loro trattamento è un ulteriore obiettivo che facilita la disassuefazione.

Il trattamento della dipendenza da sostanze prevede un approccio multidisciplinare. A seconda della gravità della situazione, del quadro sintomatologico complessivo nel quale viene diagnosticata la dipendenza, in base alle caratteristiche della Persona, alla sua storia e alla consapevolezza che ha del suo disturbo, è prevista la collaborazione tra diverse figure specialistiche: psichiatra, neurologo, infermiere, assistente sociale, educatore, psicoterapeuta, etc.

L’intervento messo in atto, che sia farmacologico, psichiatrico, psicoterapeutico, psicoeducativo o riabilitativo, tiene sempre in considerazione la sfera fisiologica, psicologica, emotiva, affettiva, comportamentale e socio – relazionale della Persona.

Gli interventi possono realizzarsi in una dimensione terapeutica individuale, in una dimensione terapeutica gruppale per agevolare una maggiore consapevolezza di Sé attraverso il rispecchiamento con l’Altro e una dimensione terapeutica familiare nella quale sono coinvolte le persone significative (genitori, fratelli, partner, figli, etc.) per la Persona.

 

In linea generale, un percorso di psicoterapia per il trattamento della dipendenza da sostanze si pone l’obiettivo di:

  • Approfondire la storia di vita della Persona, la storia del sintomo e il significato dello stesso all’interno dei suoi mondi relazionali.
  • Individuare, destrutturare e ristrutturare i pensieri, le emozioni e i comportamenti ricorrenti, gli schemi fissi di ragionamento e di interpretazione della realtà, che sono concomitanti alle reazioni fisiche, emotive e comportamentali relative all’espressione del sintomo.
  • Acquisire maggiore consapevolezza circa la propria dipendenza e le ripercussioni della stessa nella propria vita.
  • Potenziare le abilità di coping, ovvero di fronteggiamento dello stress e dell’ansia.
  • Ridurre le aspettative positive che la Persona ripone nel comportamento di dipendenza.
  • Mitigare il disagio emotivo – cognitivo – relazionale attivati dal disturbo.
  • Recuperare una maggiore efficienza e autoefficacia in campo sociale, lavorativo o scolastico e relazionale.
  • Acquisire competenza emotiva, riconoscendo, gestendo e regolando le proprie emozioni per affrontare le diverse situazioni che si propongono.
  • Sostenere la Persona a concepire e perseguire obiettivi indipendenti dalla propria storia fatta di comportamenti incontrollabili.
  • Migliorare la motivazione della Persona al cambiamento e al recupero del proprio benessere psicofisico e relazionale (es. del proprio contesto di vita, delle proprie relazioni familiari, della propria progettualità, etc.).
  • Riscoprire i punti di forza e le risorse della Persona, nonché i potenziali ostacoli al cambiamento e i fattori di vulnerabilità.
  • Accrescere l’autostima.
  • Individuare e gestire al meglio le situazioni ad alto rischio ricaduta (quando, come, dove, con chi, per quale motivo, a che scopo, etc.).
  • Riprendere il controllo della propria vita e migliorarne la qualità.

 

Sostegno psicologico per i familiari

Il contatto o la convivenza quotidiana con un componente della famiglia tossicodipendente può essere molto impegnativa da un punto di vista psicologico, affettivo, emotivo ed economico.

Gli stati d’animo conseguenti sono frustrazione, senso d’impotenza, paura, stress, ansia e depressione.

I familiari possono essere sostenuti tramite un percorso di sostegno psicologico per accogliere gli stati emotivi dolorosi, riattivare quelle risorse emotive e fisiche che consentano di percepire una maggiore padronanza della situazione e un maggiore senso di autoefficacia, ripristinando un benessere psicofisico, che può avere una positiva ricaduta anche sulla relazione con il componente della famiglia tossicodipendente e sulla sua qualità di vita.

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