Farmaci e Psicofarmaci
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L’uso responsabile del farmaco comporta una prescrizione medica o comunque un’indicazione da parte dello specialista. Chi invece pratica l’automedicazione o ne fa un abuso, rischia di sviluppare una dipendenza.

In altre parole, non vi sono farmaci che fanno solo bene ed altri che fanno solo male, è piuttosto l’utilizzo che ne viene fatto a poter creare conseguenze all’organismo.

Se i farmaci vengono prescritti sotto controllo medico, interagendo con determinate sostanze e cellule dell’organismo, riescono a svolgere correttamente la loro funzione terapeutica.

Laddove, invece, vi sia un utilizzo non controllato dei farmaci, intrapreso come automedicazione, o come mezzo per raggiungere stati alterati di coscienza (euforia, rilassamento, riduzione della tensione psico-fisica) è possibile l’insorgere di dipendenza psicofisica.

 

In particolare, i farmaci che possono maggiormente indurre a mantenere una condizione di dipendenza sono:

  • Antidolorifici e antinfiammatori (es. oppioidi).
  • Ansiolitici (es. benzodiazepine).
  • Barbiturici.
  • Alcuni farmaci dimagranti.
  • Narcotici (es. morfina, metadone, etc.).
  • Sonniferi.
  • Stimolanti (es. amfetamine, metamfetamine, etc.).

 

Da uso ad abuso

Assumere un farmaco che può creare dipendenza non significa esserne automaticamente dipendenti. Si parla di abuso di farmaci quando volontariamente la Persona non segue le indicazioni della prescrizione medica e ne altera a piacimento le regole di utilizzo.

 

Dall’utilizzo secondo prescrizione medica si passa ad una o più delle seguenti modifiche:

  • Aumento della dose.
  • Aumento della frequenza di assunzione.
  • Modifica della via di somministrazione (ad esempio inalando la compressa frantumata o iniettando il composto in vena).
  • Utilizzo della prescrizione di un’altra persona.
  • Associazione con altre sostanze.

 

Dipendenza da farmaci e psicofarmaci: schemi comportamentali

La dipendenza da farmaci può verificarsi per qualsiasi sostanza o farmaco, comportando il cosiddetto fenomeno del craving, ovvero il desiderio intenso ed irrefrenabile di assumere una sostanza psicotropa. Questo desiderio arriva ad assumere le caratteristiche dell’impellenza e della compulsività, soprattutto quando sono presenti specifici stimoli e rinforzi, sia interni che esterni.

Il rinforzo è il meccanismo in virtù del quale viene indotta in un soggetto la comparsa di uno schema di comportamento.

L’utilizzo smodato di Farmaci e Psicofarmaci può creare pericolosi schemi comportamentali, come ad esempio prendere sistematicamente sonniferi per dormire e/o stimolanti per alzarsi, attivarsi o concentrarsi, o ancora tranquillanti per rilassarsi a fine giornata, etc.

 

Tale uso schematico diventa progressivamente sempre più compulsivo, ovvero ripetitivo, innescando sintomi tipici della dipendenza come:

  • Tolleranza, cioè la necessità di alzare le dosi farmacologiche per continuare a sperimentare i medesimi effetti.
  • Craving, ovvero impulsi e pensieri fissi verso il come e quando assumere i farmaci.
  • Astinenza, cioè la comparsa di sintomatologia psicofisica negativa in corrispondenza alla sospensione, più o meno volontaria, dell’assunzione dei farmaci stessi (es. depressione, ansia, disturbi del sonno, agitazione, convulsioni, dolori muscolari e ossei, brividi, vomito, diarrea, etc.).

 

farmaci

 

Effetti dell’abuso di farmaci e psicofarmaci

L’abuso di farmaci provoca dei sintomi che variano da farmaco a farmaco.

  • Oppioidi: stitichezza, nausea, vomito, restringimento delle pupille, sensazione di euforia e confusione mentale, aumento della sensibilità al dolore, compromissione del senso dell’equilibrio e coordinazione, rallentamento della frequenza respiratoria fino al blocco completo, con rischio di coma e morte da overdose.
  • Sedativi: sonnolenza, confusione mentale, deambulazione instabile, eloquio lento e disarticolato problemi di concentrazione e memoria, rallentamento della frequenza respiratoria fino al blocco completo, con rischio di coma e morte da overdose.
  • Stimolanti: agitazione psicomotoria, aggressività, ansia, frequenza cardiaca irregolare, ipertensione, aumento della temperatura corporea, diminuzione dell’appetito, insonnia, paranoia, allucinazioni, convulsioni, problematiche gastro intestinali, disturbi sessuali.

 

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Come insorge la dipendenza da farmaci e psicofarmaci

La dipendenza da farmaci è un problema crescente di salute globale che può manifestarsi a qualsiasi età, anche se è più frequente negli adolescenti e nei giovani adulti.

Negli adulti si rileva soprattutto in concomitanza con l’assunzione di alcol o in presenza di più malattie mediche.

Ricercare le cause di un fenomeno così complesso come la dipendenza da farmaci non è semplice, tant’è che i fattori implicati non sono ancora del tutto noti.

È dimostrato che l’uso prolungato di alcune classi di farmaci alterino la chimica neuronale in aree critiche del cervello, soprattutto quelle inerenti alla capacità decisionale e di giudizio, al controllo del comportamento, alla memoria e all’apprendimento, alimentando la dipendenza.

 

La predisposizione all’abuso e alla dipendenza è però il risultato di un complesso intreccio di fattori di rischio interconnessi:

  • Fattori genetici.
  • Fattori individuali: età, ricerca di gratificazioni, desiderio di sperimentare gli effetti del farmaco (es. benessere psico-fisico, euforia, alleviare la tensione, aumentare l’allerta e la reattività, ridurre l’appetito), mancanza di alternative efficienti di risoluzioni (coping) di accadimenti stressanti e problematici e/o emotivamente insostenibili, mancanza di conoscenza riguardo alle norme di assunzione e ai rischi, schemi cognitivi, emotivi e relazionali rigidi e disfunzionali, etc.
  • Fattori familiari: storia familiare di abuso o dipendenza da sostanze, traumi infantili, contesti familiari invischianti e non accudenti, etc.
  • Fattori ambientali e sociali: accesso agevolato alle prescrizioni mediche, condizionamenti sociali (es. desiderio di essere accettati dal gruppo dei pari o contesti che legittimano l’abuso di sostanze, volontà di aumentare la concentrazione e la performance scolastica o lavorativa, volontà di dimagrire per rispecchiare i canoni sociali, etc.).
  • Disturbi psichiatrici preesistenti.

 

Intervento terapeutico

La dipendenza da farmaci prevede un percorso impegnativo. L’obiettivo dei programmi di trattamento è mantenere la Persona abbastanza a lungo all’interno di un circuito di prevenzione e riabilitazione di contesti pubblici e/o privati per permetterle di porre fine alla dipendenza, reinserirsi nella società e condurre una vita relazionale nuovamente attiva e soddisfacente.

La disintossicazione è il primo passo del trattamento, perché permette al corpo di liberarsi della sostanza in circolo e di riacquistare la capacità di ragionamento e giudizio, indispensabili per il proseguimento del piano di cura.

Il trattamento della dipendenza da farmaci e/o psicofarmaci prevede un approccio multidisciplinare. A seconda della gravità della situazione, del quadro sintomatologico complessivo nel quale viene diagnosticata la dipendenza, in base alle caratteristiche della Persona, alla sua storia e alla consapevolezza che ha del disturbo, è prevista la collaborazione tra diverse figure specialistiche: psichiatra, neurologo, infermiere, assistente sociale, educatore, psicoterapeuta, etc.

L’intervento messo in atto, che sia farmacologico, psichiatrico, psicoterapeutico, psicoeducativo o riabilitativo, tiene sempre in considerazione la sfera fisiologica, psicologica, emotiva, affettiva, comportamentale e socio – relazionale della Persona.

Gli interventi possono realizzarsi in una dimensione terapeutica individuale, in una dimensione terapeutica gruppale per agevolare una maggiore consapevolezza di Sé attraverso il rispecchiamento con l’Altro e una dimensione terapeutica familiare nella quale sono coinvolte le persone significative (genitori, fratelli, partner, figli, etc.) per la Persona.

 

In linea generale, un percorso di psicoterapia per il trattamento della dipendenza da farmaci e/o psicofarmaci si pone l’obiettivo di:

  • Approfondire la storia di vita della Persona, la storia del sintomo e il significato dello stesso all’interno dei propri mondi relazionali.
  • Individuare, destrutturare e ristrutturare i pensieri, le emozioni e i comportamenti ricorrentigli schemi fissi di ragionamento e di interpretazione della realtà, che sono concomitanti alle reazioni fisiche, emotive e comportamentali relative all’espressione del sintomo.
  • Acquisire maggiore consapevolezza circa la propria dipendenza e le ripercussioni della stessa nella propria vita.
  • Potenziare le abilità di coping, ovvero di fronteggiamento dello stress e dell’ansia.
  • Limitare agiti automatici/impulsivi e consentire una reazione diversa ad ansia, stress, dolore psichico o fisico.
  • Ridurre le aspettative positive che la Persona ripone nel comportamento di dipendenza.
  • Mitigare il disagio emotivo – cognitivo – relazionale attivati dal disturbo.
  • Recuperare una maggiore efficienza e autoefficacia in campo sociale, lavorativo o scolastico e relazionale.
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  • Sostenere la Persona a concepire e perseguire obiettivi indipendenti dalla propria storia fatta di comportamenti incontrollabili.
  • Acquisire competenza emotiva, riconoscendo, gestendo e regolando le proprie emozioni per affrontare le diverse situazioni che si propongono.
  • Migliorare la motivazione della Persona al cambiamento e al recupero del proprio benessere psicofisico e relazionale (es. del proprio contesto di vita, delle proprie relazioni familiari, della propria progettualità, etc.).
  • Riscoprire i punti di forza e le risorse della Persona, nonché i potenziali ostacoli al cambiamento e i fattori di vulnerabilità.
  • Accrescere l’autostima.
  • Individuare e gestire al meglio le situazioni ad alto rischio ricaduta (quando, come, dove, con chi, per quale motivo, a che scopo, etc.).
  • Riprendere il controllo della propria vita e migliorarne la qualità.

 

Sostegno psicologico per i familiari

Il contatto o la convivenza quotidiana con un componente della famiglia dipendente da cannabis può essere molto impegnativa da un punto di vista psicologico, emotivo ed economico.

Gli stati d’animo conseguenti sono frustrazione, senso d’impotenzapaurastress, ansia e depressione.

I familiari possono essere sostenuti tramite un percorso di sostegno psicologico per accogliere gli stati emotivi dolorosi, riattivare quelle risorse emotive e fisiche che consentano di percepire una maggiore padronanza della situazione e un maggiore senso di autoefficacia, ripristinando un benessere psicofisico, che può avere una positiva ricaduta anche sulla relazione con il componente della famiglia tossicodipendente e sulla sua qualità di vita.

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