Disturbo dell’eccitazione sessuale femminile
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Il disturbo dell’orgasmo femminile rientra a far parte della categoria dei Disturbi sessuali, ovvero l’insieme di disturbi caratterizzati da un’anomalia riguardante la sfera sessuale, come ad esempio non provare piacere, non avere reazioni sessuali nonostante la presenza di situazioni stimolati o presentare reazioni abnormi (es. dolore associato al rapporto) etc. Questi disturbi sono di impedimento alla soddisfazione sessuale nella Persona o nella coppia.

L’eccitazione è un’emozione successiva e simile a quella del desiderio, ma più sviluppata a livello corporeo.

L’eccitazione è come l’orgasmo, un fenomeno per lo più fisico che prevede, nella donna, la lubrificazione vaginale e una serie di reazioni neurovegetative, muscolari, endocrine, etc.

L’eccitazione sessuale nasce dal desiderio, prepara l’orgasmo e produce un’attivazione generale dell’organismo corrispondente a un vissuto soggettivo di piacere sessuale.

L’eccitamento sessuale è quindi una percezione, sia mentale che fisica, di cambiamenti che portano all’attivazione sessuale.

Quando le difficoltà sessuali sono legate a questa fase del ciclo di risposta sessuale, si parla di disturbi dell’eccitamento sessuale.

 

Sintomi del disturbo dell’eccitazione sessuale femminile

Il disturbo di eccitazione femminile fa riferimento alla difficoltà di stimolazione sessuale nelle donne ed è definito come una persistente e ricorrente difficoltà nell’attività sessuale.

Nelle donne che esprimono questo disturbo è alterata la risposta di eccitamento.

La caratteristica principale del disturbo dell’eccitazione femminile è l’incapacità di raggiungere e attraversare le fasi di una ‘normale’ eccitazione sessuale femminileovvero la capacità di raggiungere e mantenere, fino al completamento dell’attività sessuale, una lubrificazione e/o tumescenza vaginale adeguate in risposta ad un’eccitazione sessuale.

Non verificandosi la tumescenza vaginale, né la lubrificazione vaginale, ne consegue che la donna non percepisce alcuna sensazione di attivazione sessuale.

Nei casi in cui l’assenza di eccitazione è accompagnata da dolore nel corso del rapporto sessuale, è facile che la donna cominci ad evitare il contatto sessuale con il partner.

Tale sintomatologia genera nella Persona un disagio significativo, sia che il disturbo si verifichi con un andamento generalizzato, ovvero non limitato a determinati tipi di stimolazione, a determinate situazioni o partner, sia che si verifichi con un andamento situazionale, ovvero che si verifichi solo in determinate situazioni, con determinati partner e a seguito di determinati tipi di stimolazione.

Approfondendo la storia sessuale della Persona, è significativo definire se il disturbo sia permanente, ovvero presente da quando la Persona è diventata sessualmente attiva, o sia acquisito, ovvero subentrato successivamente ad un’attività sessuale relativamente “normale”.

Tale differenziazione deriva dalla necessità di individuare o escludere determinate variabili che possono interagire con l’origine del disturbo, come variabili derivanti da condizioni mediche di tipo deficitario o dalla presenza di altri disturbi di ambito psicologico.

 

Come insorge il disturbo dell’eccitazione sessuale femminile

Le motivazioni che possono far emergere un disturbo dell’eccitazione sessuale nella donna possono includere fattori psicologici, eventi stressanti e/o traumatici o problemi medici, come la diminuzione del flusso sanguigno agli organi sessuali. Inoltre, molte donne notano un disturbo dell’eccitazione durante la menopausa e i cambiamenti ormonali.

Uno stato depressivo, uno stato ansioso, una bassa autostima, un senso di autosvalutazione del Sé e dell’immagine corporea, nonché problemi relazionali e comunicativi nella coppia possono interferire con l’eccitazione sessuale.

 

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Intervento terapeutico

Nel caso dei disturbi sessuali, in primo luogo, è significativa una valutazione medica per escludere implicazioni organiche dovute ad eventuali patologie.

L’intervento psicologico prevede l’analisi di:

  • Fattori riguardanti il/la partner: nel caso di disturbo dell’eccitazione sessuale situazionale, può essere utile apprendere come si è costruita la dimensione di intimità con il/la partner.
  • Fattori relazionali: nel caso in cui siano presenti nella relazione problemi di comunicazione o desideri differenti.
  • Fattori di vulnerabilità individuale: riguardanti la percezione del Sé e della propria immagine corporea, nonché eventuali esperienze pregresse insoddisfacenti o traumatiche sia fisicamente che emotivamente.
  • Comorbilità: presenza di disturbi come ansia o depressione.
  • Eventi stressanti e/o traumatici: come la perdita del lavoro, lutti, difficoltà economiche, preoccupazioni di vario genere, separazioni, cambiamenti di vita, etc.
  • Fattori culturali o religiosi: inibizioni, senso di colpa e tutto ciò che può derivare da un’educazione familiare e/o religiosa di tipo oppressivo o l’osservanza di regole e valori estremamente rigidi.

 

L’intervento psicologico si struttura analizzando la complessità del quadro sintomatologico, comprendente la dimensione cognitiva, fisiologica, comportamentale, psicologica, emotiva, affettiva e socio relazionale della Persona.

RICONOSCERE, ACCETTARE e RISIGNIFICARE gli schemi o circoli viziosi mentali, affettivi, emotivi, relazionali e comportamentali, automatici e disfunzionali, che impediscono di vivere in uno stato di benessere psicologico, fisico e sessuale, può essere utile per prendere consapevolezza di Sé e della propria storia, pacificandosi con il passato e rivolgendo uno sguardo positivo al futuro, ma soprattutto per vivere con intensità, senza ansia e paura le relazioni nel presente. 

L’intervento terapeutico andrà ad agire sulla concezione che la Persona ha di Sé, in modo da riportare alla luce una percezione reale di se stessa, non offuscata e debilitata da pensieri negativi e non evolutivi appresi da ricordi, eventi ed esperienze del passato spiacevoli e traumatiche all’interno dei propri contesti relazionali d’appartenenza.

 

Il percorso di psicoterapia  può essere associato a terapia farmacologica e si pone l’obiettivo di:

  • Approfondire la storia di vita della Persona, la storia del sintomo e il significato dello stesso all’interno dei suoi mondi relazionali.
  • Individuare e ristrutturare i pensieri e le emozioni ricorrentigli schemi fissi di ragionamento e di interpretazione della realtà disturbanti e disfunzionali, che sono concomitanti alle reazioni fisiche, psicologiche, relazionali, emotive e comportamentali relative all’espressione del sintomo.
  • Sviluppare comportamenti alternativi per la gestione delle emozioni intense.
  • Potenziare le abilità di coping per il fronteggiamento dello stress e dell’ansia.
  • Apprendere nuove modalità comunicative e relazionali da sperimentare con il/la partner.
  • Modificare le convinzioni e i comportamenti autocriticile aspettative irrazionali, il giudizio degli altri che amplificano e mantengono il sintomo.
  • Facilitare l’esposizione alle situazioni temute e sviluppare modalità alternative per gestire la paura o l’ansia.
  • Ridurre il comportamento di evitamento dalle situazioni relazionali, affettive e sessuali temute.
  • Recuperare la padronanza di Sé, un maggiore senso di autostima e di autoefficacia in campo relazionale, affettivo e sessuale.
  • Potenziare la motivazione della Persona al cambiamento e al recupero del proprio benessere psicofisico e relazionale.
  • Riscoprire i punti di forza e le risorse della Persona, nonché i fattori che mantengono il sintomo e ostacolano il cambiamento.
  • Riprendere il controllo della propria vita e migliorarne la qualità psicofisica, relazionale e sessuale.

 

L’intervento psicologico si struttura analizzando la complessità del quadro sintomatologico, comprendente la dimensione cognitiva, fisiologica, comportamentale, emotiva, psicologica e socio relazionale della Persona e può avvalersi di diversificati approcci terapeutici, tra i quali quello sistemico relazionale, quello cognitivo comportamentale, l’ipnosi ericksoniana, la terapia EMDR e la Mindfulness.

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