Nel Manuale dei Disturbi Mentali, la tricotillomania viene inserita tra i disturbi del controllo degli impulsi (DCI) ed è caratterizzata “dal ricorrente impulso a strapparsi peli o capelli per piacere, gratificazione o alleviamento della tensione”, in alcuni casi fino alla loro ingestione (tricofagia).
L’improrogabile necessità di strapparsi i capelli è associata ad un incremento della tensione sperimentata dalla Persona, tensione che diminuisce con l’atto di strappare.
La conseguenza più visibile della tricotillomania sono le estese aree di alopecia che in alcuni casi sono limitate al cuoio capelluto, in altri anche alle sopracciglia, alle ciglia, barba e più raramente all’area pubica.
La tricotillomania viene considerata anche come disturbo correlato al Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) sulla base della ripetitività e della natura compulsiva dello strapparsi i capelli. Lo strappo è generalmente ritualizzato e limitato a luoghi, giorni e momenti ben precisi.
Oltre, al disturbo ossessivo compulsivo sembra esservi comorbilità della tricotillomania con disturbi dell’umore, anoressia e bulimia.
L’emergere del disagio comincia durante la prima infanzia e/o l’adolescenza e sembra essere più frequente tra le donne rispetto agli uomini. Spesso il disagio è associato a condizioni significative di stress, ansia e tensione, solitudine, lutti e perdite, stanchezza o frustrazione, in quanto riesce a portare sollievo o soddisfazione, tanto che il gesto viene ripetuto per mantenere queste sensazioni. Il fenomeno può essere transitorio, episodico o continuo e la sua intensità può variare.
L’espressione della sintomatologia è diversa da Persona e Persona, talvolta, in particolar modo i bambini, possono arrivare a direzionare l’atto di strappare peli e/o capelli verso terzi, per esempio, ad altre persone o animali.
I segni di tricotillomania possono comprendere:
- Attorcigliare ripetutamente capelli o peli, tirandoli fino a strapparli, con conseguente perdita degli stessi.
- Aspetto non uniforme della chioma, associato ad una ricrescita dei capelli corti e spezzati accanto ad altri più lunghi.
- Ciglia o sopracciglia rade o mancanti.
- Chiazze glabre a livello del cuoio capelluto o di altre aree del corpo.
- Giocare con i capelli estirpati oppure morderli e mangiarli.
- Strofinare i capelli strappati sul viso o sulle labbra.
Molte persone con tricotillomania soffrono anche di altri disturbi, i più comuni sono quelli d’ansia e la depressione.
Le variabili situazionali che possono alimentare l’impulso sono solitamente le situazioni sedentarie, come guardare la TV, leggere un libro o prepararsi davanti allo specchio.
Recenti ricerche hanno diversificato vari stili di tricotillomania, che possono corrispondere a diversi fattori scatenanti. Sono stati identificati due stili di strappo, automatico e consapevole.
- Lo strappo automatico viene realizzato in maniera inconsapevole, ad esempio durante momenti di sedentarietà e non diventa consapevole fin quando non se ne notano le conseguenze, come la visione di una pallottola di peli.
- Lo strappo consapevole sembra essere un processo finalizzato al piacere derivante dallo strappo, al ridurre emozioni negative, al rimuovere capelli che sembrano fuori posto o che hanno determinate caratteristiche.
A livello emozionale i soggetti molto spesso provano vergogna per il loro comportamento e l’aspetto estetico che ne risulta, questo ha come conseguenza più immediata la chiusura nei rapporti sociali e un calo dell’autostima e del funzionamento sociale.
La Persona che generalmente presenta tricotillomania:
- Cerca di negare o di nascondere il comportamento.
- Avverte una crescente sensazione di tensione prima di tirarsi i capelli, a cui segue un senso di sollievo, piacere o soddisfazione una volta avvenuto lo strappo.
- Prova imbarazzo o vergogna derivante dalla perdita di capelli.
Intervento terapeutico
L’intervento psicoterapeutico può essere associato a terapia farmacologica e ha l’obiettivo di consentire l’acquisizione di una maggiore consapevolezza ed elaborazione dei pensieri automatici che precedono lo strappo, dell’ansia e delle emozioni come rabbia, noia e frustrazione.
L’obiettivo è agevolare una maggiore padronanza emotiva e cognitiva, sostituendo le precedenti strategie non adattive di regolazione delle emozioni e dei pensieri che rinforzano e mantengono il comportamento di strappo, con delle nuove e più adattive capacità di regolazione.
Durante il processo terapeutico, oggetto di indagine e di elaborazione è anche la storia del sintomo e del contesto relazionale ed emotivo all’interno del quale il comportamento di strappo si verifica. Lo scopo è quello di comprendere come si è strutturato e come si mantiene il sintomo, il significato che esso assume nei contesti relazionali d’appartenenza della Persona e gli effetti che questo ha sulla sua vita personale e sociale, introducendo un cambiamento volto all’eliminazione del comportamento di strappo e al miglioramento della qualità di vita.
L’intervento tiene conto dell’unicità della Persona, della sua storia e dei suoi bisogni, è sostenuto da un ascolto attivo e una comunicazione empatica che possa consentire alla Persona che esprime il disagio di sentirsi libera di condividere il proprio racconto, iniziando a trovare delle possibili soluzioni al disagio sperimentato.