Il mondo dei sogni
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Il sogno è un argomento affascinante e misterioso, per gli innumerevoli simboli onirici e la pluralità di significati ad essi connessi.

Partendo dalle prime considerazioni di Freud, il quale ipotizzava che i processi psichici coscienti fossero solo una parte della vita psichica complessiva della Persona e che i sogni fossero dotati di senso e rappresentassero la via di accesso a quella parte inconscia, la ricerca attuale, con prove empiriche, riconosce la potenziale ricchezza portata dai sogni nel processo psicoterapeutico, giungendo a sviluppare modelli strutturati di intervento psicologico, che aumentano la possibilità di far riconoscere alle Persone le proprie semantiche significative e le proprie modalità di funzionamento.

 

Funzionalità del sogno

Le prime teorie neuroscientifiche parlavano dei sogni come prodotti fisiologici senza significato, una sorta di rumore di fondo dell’attività cerebrale, mentre oggi è stato validato che il sonno e il sogno svolgono funzioni significative per la memoria, l’apprendimento e l’elaborazione delle informazioni immagazzinate durante il giorno.

Oltre a fungere da sostegno per le funzioni cognitive, i sogni svolgono una “funzione riequilibratrice”. Attraverso il sogno, infatti, vengono rivissute e completate le situazioni incomplete e le emozioni che sono rimaste “aperte”. In questo modo, la mente tende a “scaricarsi” e a ritrovare l’equilibrio per affrontare nuove sfide.

I sogni, inoltre, svolgono una “funzione evolutiva”, attraverso la quale, la Persona definisce un piano per risolvere le difficoltà e realizzare obiettivi desiderabili.

Lo stesso sogno può avere contemporaneamente una funzione riequilibratrice e una funzione evolutiva, consentendo di rompere e interrompere circoli e comportamenti disfunzionali.

Accogliere la validità della funzione evolutiva del sogno, significa saper ricondurre i vissuti e le sensazioni sognate a fatti ed eventi reali della propria vita relazionale (stato di veglia), ed individuarne il messaggio di crescita che il sogno veicola.

 

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Il diario dei sogni 

Di fronte alla curiosità di approfondire il significato dei propri sogni, di comprenderne gli aspetti emotivi correlati, sia privatamente che in un contesto terapeutico, la Persona può scrivere un “diario”.

 

Per ogni sogno, la Persona può:

  1. Dara un titolo al sogno.
  2. Descrivere la trama, molto breve e nel tempo presente (es. dove è ambientato il sogno, quali sono i personaggi e gli oggetti principiali, quali sono le azioni svolte, etc.).
  3. Descrivere quali sono le emozioni provate durante il sogno.
  4. Fare uno schizzo del sogno.
  5. Descrivere brevemente il significato che ha attribuito al sogno (anche con parole chiave).
  6. Descrivere quali emozioni ha provato nel momento in cui sta scrivendo il diario e quali pensieri ha fatto rispetto a questo processo.

 

La regola fondamentale è di scrivere il diario a mano, perché essendo un’attività più lenta, obbliga a selezionare le informazioni più significative, facendo emergere l’espressione più profonda del Sé.

Il diario dei sogni ha l’obiettivo di aiutare la Persona a comprendere come reagisce alle esperienze che vive, al modo in cui si relaziona nei suoi contesti d’appartenenza, domandandosi:

  • Come mi sento?
  • Perché mi sento così?
  • Cosa vorrei fare che non sto facendo?
  • Qual è il mio bisogno?

 

Il diario può rappresentare anche un allenamento per il cervello. Da un punto di vista neurologico, è l’emisfero destro del cervello quello specializzato nell’elaborazione visiva, nella percezione delle immagini e della loro organizzazione spaziale, nonché dell’interpretazione emotiva, mentre l’emisfero sinistro è quello deputato all’analisi della realtà, all’attività cognitiva e dei processi linguistici orali e scritti.

La scrittura del diario implica una collaborazione tra i due emisferi, stimolando la creatività e la capacità di problem solving.

 

Terapia EMDR e sogni

Enrico Zaccagnini, psicologo, psicoanalista, psicoterapeuta e supervisore EMDR Italia e EMDR Europe, definisce un metodo per utilizzare il sogno nella pratica clinica, considerandolo come espressione di un’attività cerebrale con funzione adattiva.

Secondo Zaccagnini, l’intervento terapeutico EMDR, fondato sul funzionamento cerebrale, consente di allargare la riflessione dalle funzioni dello stato di veglia a quelle dello stato di sonno e del sogno.

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Su questa premessa, l’autore propone un possibile modello di utilizzo del sogno in psicoterapia, rispettando i significati personali e l’unicità della Persona.

Durante la veglia, la Persona utilizza in modo consapevole processi di attenzione e volontà attraverso i quali il cervello risponde e si adatta continuamente alle sfide ambientali.

In assenza di compiti precisi, però, sempre durante lo stato di veglia, si attivano altre aree, ovvero esiste un meccanismo che agisce sotto la soglia di coscienza che consente il proseguire di attività di processazione attraverso il recupero di dati immagazzinati in memoria.

Durante il sonno, invece, il cervello lavora costantemente, ma sotto la soglia di coscienza e attraverso l’attivazione di numerosi circuiti neuronali, diversi da quelli attivi durante lo stato di veglia.

Le numerose aree cerebrali coinvolte durante il sonno e i sogni sono quelle deputate al processamento delle informazioni acquisite durante lo stato di veglia che coinvolgono le funzioni di memorizzazione emozionale, di memoria a lungo temine delle esperienze di vita, l’apprendimento e il riconoscimento di comportamenti adattivi.

L’alternanza di fasi REM (fase di elevato coinvolgimento emotivo e neuromuscolare, nonché di memorizzazione del sogno) e NREM (fase del sonno che sembra connessa a stati di gratificazione e apparentemente non necessitante di memorizzazione), sembra trovare spiegazione nella capacità del cervello di allenarsi e creare le migliori condizioni prima di elaborare in fase REM gli stati emotivi più problematici, che necessitano ancora di trovare una soluzione adattiva.

 

Il sogno fornisce la fotografia di quello che succede nel cervello in quel momento e quello che ha bisogno di esprimere.

 

Il sogno può dare accesso alla problematica che si è attivata nel cervello in fase REM e, da svegli, il corretto accostamento alle immagini oniriche memorizzate con il loro significato, può aiutare il compimento del processo impostato dal cervello durante il sonno.

Zaccagnini sposta le sue considerazioni sul piano clinico, proponendo un metodo basato sulla decifrazione del sogno piuttosto che sulla sua interpretazione.

La decifrazione del sogno deve utilizzare il database del sognatore, rispettando la sua soggettività. Il terapeuta non aggiunge nulla, ma guida la Persona, attraverso la Stimolazione Bilaterale Alternata, a tradurre in parole e significati quello che il sogno ha espresso in immagini. 

Si chiede al cervello in stato di veglia il codice per decifrare ciò che ha prodotto nello stato di sonno, facendo emergere tematiche importanti e che spesso necessitano di ulteriore elaborazione.

 

Il modello clinico proposto da Zaccagnini prevede:

  • Una prima fase psicoeducativa nella quale vengono fornite alla Persona informazioni sul funzionamento cerebrale e sulla funzione del sonno e del sogno in chiave adattiva.
  • Una seconda fase che riguarda la decifrazione delle immagini attraverso una raccolta delle definizioni date dal sognatore e delle sue associazioni, delle situazioni e dei vissuti della sua vita personale.
  • Una terza fase consiste nella decifrazione del significato del sogno connessa ai mondi semantici della Persona e la possibilità, se disturbanti, di rielaborarli in senso adattivo.

 

Estendendo il modello EMDR ai processi notturni, sonno e sogno, Zaccagnini allarga le potenzialità dell’EMDR per sostenere la crescita della Persona e per ripristinare il benessere psicologico della stessa.

 

Ipnosi e sogni

Nel 1952, Milton Erickson introdusse l’induzione dei sogni come strategia per lavorare sulla motivazione, sull’associazione di idee, sulla regressione, sull’analisi dei simboli e sullo sviluppo dell’insight (la capacità di vedere dentro una situazione o dentro se stessi).

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Il sogno non è solamente inteso come una “finestra sull’inconscio”, ma rappresenta uno strumento attivo di intervento terapeutico. L’ipnosi è in grado di indurre e sviluppare la produzione di sogni notturni, ma anche di indurre sogni in stato di trance. In tal senso, i sogni hanno anche un ruolo diagnostico e terapeutico, oltre a rappresentare uno strumento di monitoraggio della relazione terapeutica.

Nella pratica clinica si inducono sogni piacevoli e che siano, comunque, rilassanti e costruttivi, connessi con la storia e le caratteristiche del Persona, nonché con i suoi bisogni. Al paziente è anche permesso di dimenticare parti del sogno, soprattutto se sono stressanti o disturbanti.

E’ possibile suggerire alla Persona di ripetere all’infinito un sogno o una fantasia, in forme differenti, ripetere un sogno con un diverso cast di personaggi, in un contesto magari diverso, ma con lo stesso significato. In tal modo, molti pazienti iniziano a ricordare, progressivamente, i loro sogni e a comprenderli come espressione di conflitti interni o di bisogni inespressi.

All’interno di un percorso psicoterapeutico è possibile utilizzare tecniche oniro – ipnotiche quali: l’induzione di ipermnesia per sogni spontanei dimenticati o repressi, l’induzione di sogni spontanei notturni, l’induzione di sogni “aperti” in ipnosi e l’induzione di sogni “guidati” in ipnosi.

 

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