Parlare di emozioni significa trattare un argomento ampio, il cui studio è elaborato solo in anni relativamente recenti.
Benché le espressioni emotive pervadano la nostra vita quotidiana e ricoprano una significativa importanza nell’ambito dei processi psicologici, fu Charles Darwin, dopo la metà dell’Ottocento (1872) nel libro “L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali”, a condividere le sue osservazioni circa la somiglianza tra esseri umani e animali e l’universalità di alcune di esse.
Il nucleo della teoria evoluzionistica considera le emozioni come fondamentali per valutare il pericolo, innescare i processi operativi, decisionali e comunicativi che consentono di adattarsi all’ambiente e di garantire la sopravvivenza della Persona.
Cosa sono le emozioni?
Le emozioni sono fenomeni complessi che comprendono un’interazione tra fattori soggettivi e oggettivi, mediate dai sistemi neuronali ed ormonali, che possono dare origine a esperienze affettive come sensazioni di attivazione e di piacere e/o dispiacere o possono generare processi cognitivi e portare ad un’azione che può essere espressiva, finalizzata, adattiva o disfunzionale.
Le espressioni emotive possono essere classificate come EMOZIONI PRIMARIE, condivise da persone appartenenti a diverse culture e quindi biologicamente radicate, come la gioia, la tristezza, la rabbia, il disgusto, la paura e la sorpresa.
Secondo la teoria differenziale il neonato possiede, fin dalla nascita, un certo numero di emozioni fondamentali e differenziate, basate su programmi innati e universali. Alcune emozioni sono, quindi, già presenti alla nascita, mentre altre emergono nel corso dello sviluppo, come possibilità adattiva ai propri contesti d’appartenenza. Queste ultime sono le EMOZIONI SECONDARIE, combinazioni complesse di emozioni primarie, tra cui la vergogna, il senso di colpa, il rimorso, l’invidia, la gelosia, la timidezza, l’imbarazzo, la delusione, la frustrazione, l’orgoglio, etc. che sono condizionate e plasmate dall’esperienza.
Come sono fatte le emozioni?
Le emozioni sono reazioni ad uno stimolo. Questo stimolo può essere interno, come un pensiero o una sensazione corporea, o esterno come un amico che non si presenta ad un appuntamento o il capo che ci sgrida, innescando una serie di modificazioni a livello del sistema nervoso.
Si configurano così le reazioni emotive che sono caratterizzate da ASPETTI FISIOLOGICI, come i cambiamenti:
- nella frequenza cardiaca;
- nella temperatura corporea;
- nelle espressioni facciali;
- nell’attivazione muscolare;
- nel livello di ossigeno del sangue.
ma anche da ASPETTI COGNITIVI, come:
- la valutazione della natura dello stimolo;
- i cambiamenti verbali;
- la tendenza all’azione;
- la messa in atto di un comportamento specifico (per esempio, aggredire se siamo arrabbiati o scappare se siamo spaventati).
Ognuna delle diverse componenti del “SISTEMA EMOZIONE” influenza le altre e modificare una parte del sistema può voler dire modificare l’intera risposta.
Emozionarsi crea sulla Persona diverse “attivazioni” che in un determinato momento smuovono il tono di base emotivo (omeostasi).
L’emozione interessa la Persona totalmente, come si può vedere nello schema che segue.
Le emozioni si elaborano a più livelli. Inizialmente, si avrà una risposta rapida e inconsapevole seguita dalla risposta mediata dal pensiero.
NON REAGIAMO ALLA REALTÀ, MA AL SIGNIFICATO CHE GLI DIAMO e, in tal senso, influiscono le nostre aspettative, i bisogni ei pensieri. Pertanto, le emozioni non sono semplicemente reazioni all’ambiente, ma anche alla valutazione di ciò che ci sta accadendo.
Ad esempio, se una Persona ci rovescia un bicchiere d’acqua addosso, la reazione emotiva più coerente sarebbe la sorpresa perché è un evento inaspettato. Successivamente, quando cominciamo a pensare alle intenzioni di quella Persona e la nostra mente razionale si mette in moto, possiamo reagire con rabbia, pensando che lo ha fatto di proposito. Quindi la rabbia non è una reazione emotiva a ciò che è accaduto, ma alla nostra interpretazione dell’evento
La consapevolezza di questo aspetto introduce la significatività di COMPRENDERE LA MOTIVAZIONE DELL’ATTIVAZIONE DI ALCUNE EMOZIONI, di saperle decifrare, nonché gestire.
Dove si originano le emozioni?
Tutta la medicina antica, dagli Egizi ai Cinesi, fino a Galeno (130 – 200 d. C.) riteneva che il cuore fosse la sede delle emozioni. Fu Ippocrate (460 – 370 a. C.) a sostenere che le emozioni avessero sede nel cervello, scrivendo “l’uomo deve sapere che null’altro che dal cervello, provengono gioie, piaceri, risate e divertimenti e dolori, tristezze, sconforto e lamenti”.
Si dovette attendere l’epoca moderna per dimostrare che il cuore non è la sede delle emozioni, rimanendo però nell’immaginario popolare come simbolo di amore, amicizia, relazioni affettuose, etc. nella poesia, nelle canzoni, nel linguaggio comune e nei nuovi linguaggi social su chat, sms, e – mail, etc.).
Le ricerche neurofisiologiche hanno condotto ad individuare un insieme di strutture del cervello interconnesse tra loro, definito SISTEMA LIMBICO e sede delle emozioni.
Il sistema limbico è un insieme di strutture e aree nervose interconnesse tra loro, che risiede sotto la corteccia cerebrale, dove si estendono la componente sottocorticale del cervello e il diencefalo.
A costituire il sistema limbico sono strutture e aree nervose appartenenti al cervello e al diencefalo. Tra le strutture e le aree cerebrali, rientrano:
- Amigdala.
- Ippocampo.
- Nucleo accumbens.
- Lobo limbico.
- Corteccia piriforme.
- Corteccia entorinale.
- Corteccia orbitofrontale.
Tra le strutture e le aree diencefaliche, invece, risultano:
- Ipotalamo.
- Nuclei anteriori del talamo.
Il SISTEMA LIMBICO è coinvolto:
- nelle reazioni emotive;
- nelle risposte comportamentali;
- nella memoria a breve e a lungo termine;
- nell’apprendimento;
- nell’olfatto;
- nella percezione del tempo;
- nei meccanismi di motivazione e ricompensa;
- nel senso di gratificazione derivante dal raggiungimento di un obiettivo, al processo decisionale finalizzato a una data ricompensa, al piacere e all’attenzione.
LE CONSEGUENZE DI UN DANNO NEURONALE E/O ALTERAZIONE A CARICO DI UNA O PIÙ COMPONENTI DEL SISTEMA LIMBICO possono incidere nell’espressione, ad esempio, del disturbo ossessivo compulsivo, disturbo post traumatico da stress, disturbo borderline di personalità, disturbo bipolare, schizofrenia, perdita di memoria e disorientamento, etc.
Teorie sulle emozioni
Numerosi studi sulle emozioni hanno consentito di elaborare molte teorie circa la loro classificazione e funzionalità.
Robert Plutchik (1980) considera le EMOZIONI COME RISPOSTA ADATTIVA, ovvero come elementi riflessi dell’adattamento. Lo psicologo statunitense definisce l’emozione come “una complessa catena d’eventi”, catena costituita da:
Tutta la sequenza tende poi, attraverso un meccanismo di FEEDBACK, a riportare la Persona ad uno stato di quiete (o omeostasi).
Quindi ad ogni emozione viene associato uno stimolo esterno o interno ed una risposta dell’individuo.
Plutchik è partito da considerazioni di natura evoluzionistica (Darwin) affermando che “le emozioni primarie sono biologicamente primitive e si sono evolute in modo da consentire alle specie di sopravvivere”.
Lo studioso ipotizza che esistano quattro coppie di emozioni di base primarie:
Ogni emozione presuppone un processo di valutazione cognitiva dello stimolo. A seconda del risultato del processo di valutazione, lo stimolo potrà suscitare un’emozione piuttosto che un’altra, o anche più emozioni contemporaneamente, talvolta in conflitto.
Le relazioni fra emozioni primarie e secondarie sono rappresentate da Plutchik attraverso un Modello multidimensionale delle emozioni.
La ruota delle emozioni da lui ideata evidenzia le polarità e l’intensità via via decrescente delle emozioni, più i vari stati intermedi (decrescendo di intensità le emozioni si mescolano sempre più facilmente) e la somiglianza.
Le varie combinazioni di emozioni danno vita ad emozioni sempre più complesse, le diadi emotive che creano reazioni corporee di tipo vegetativo e sensoriale.
Nell’immagine che segue si possono osservare le aree corporee nelle quali le emozioni, generalmente, vengono percepite.
Un altro psicologo statunitense, Paul Ekman (1972) condivide la sua teoria sull’INNATISMO DELLE EMOZIONI fondata su ricerche (svolte tra Stati Uniti e Nuova Guinea) di analisi e confronto interculturale, giungendo a osservare come un’espressione emozionale all’interno di una specifica popolazione sia interpretata uniformemente all’interno di qualunque altra cultura. In altre parole, l’esperimento mostrò che le espressioni facciali legate ad alcune emozioni, come la rabbia, sono interpretate ugualmente all’interno di tutte le popolazioni, delineando la presenza di espressioni facciali universali delle emozioni.
Quali sono le funzioni principali di un’emozione?
Le emozioni sono la nostra BUSSOLA INTERNA: rivestono un ruolo fondamentale nei PROCESSI DI DECISIONE, GIUDIZIO E RAGIONAMENTO.
Ci danno informazioni sul nostro stato, sul livello del nostro benessere, permettono di gestire le decisioni cruciali, ci aiutano a capire le nostre necessità.
Secondo la teoria darwiniana, tutte le emozioni sono indispensabili da un punto di vista evolutivo: sono il risultato di un lungo processo di adattamento che ha reso più efficaci le risposte degli esseri umani all’ambiente circostante, garantendo la sopravvivenza della specie. Per esempio: senza paura non ci fermeremmo al semaforo rosso, senza rabbia non ci difenderemmo dalle ingiustizie e dalle offese, senza la tristezza non riusciremmo a elaborare i lutti e le perdite, etc.
In linea generale, le emozioni svolgono 4 funzioni fondamentali:
FUNZIONE ADATTIVA
Le emozioni ci attivano a livello neurofisiologico, preparandoci all’azione.
Ci spingono a mettere in atto un comportamento fondamentale per la nostra sopravvivenza, senza la mediazione del ragionamento. Permettono di risparmiare tempo in caso di pericolo o di emergenza.
FUNZIONE SOCIALE
Le emozioni comunicano agli altri come ci sentiamo.
Le espressioni facciali, il tono della voce, la postura, i gesti e le azioni forniscono alle altre persone un segnale importante sulla nostra Persona.
FUNZIONE MOTIVAZIONALE
La relazione che si stabilisce tra motivazione ed emozione è bidirezionale perché entrambi sono costantemente feedback.
Da un lato, il comportamento motivato produce una risposta emotiva e, dall’altra, le emozioni sono l’essenza della motivazione, determinano l’inizio di tali comportamenti, li dotano di maggiore o minore intensità e li guidano in una direzione o nell’altra.
Ad esempio, se ci divertiamo quando prendiamo un aperitivo con una Persona, saremo più motivati a vederla di nuovo in un’altra occasione, al contrario, una brutta esperienza con questa Persona produrrà una sensazione negativa che non ci invoglierà ad incontrarla nuovamente.
FUNZIONE INFORMATIVA
Ci informano su come stiamo.
Sono segnali che parlando del nostro stato interno, dei nostri livelli di soddisfazione e benessere. Ad esempio, ci dicono se stiamo o meno raggiungendo i nostri obiettivi personali, affettivi e interpersonali.
La regolazione emotiva nello sviluppo
La competenza di regolazione emotiva dovrebbe essere acquisita nella prima infanzia, quando l’interazione tra bambini e caregivers è fonte di apprendimento per la conoscenza delle emozioni e per la loro gestione. Il costrutto di “REGOLAZIONE EMOTIVA“ può essere descritto come l’insieme dei processi estrinseci e intrinseci di un individuo che presiedono al monitoraggio, alla valutazione e alla modificazione delle reazioni emotive in funzione del raggiungimento dei propri scopi oppure, il processo attraverso il quale si danno avvio, si evitano, si inibiscono, si mantengono e si modulano nella frequenza, forma, intensità o durata, gli stati interni, i processi fisiologici, gli obiettivi e il comportamento connessi a un’emozione, al fine di raggiungere i propri scopi.
La non riuscita delle figure di accudimento nel rispondere ai bisogni emotivi del bambino e nel servire da efficace modello di sviluppo, contribuisce a significative implicazioni in alcuni ambiti dello sviluppo emozionale, in particolare nella capacità dei bambini nell’autoregolarsi emotivamente. Il bambino che sperimenta irregolarità nelle reazioni emotive dei genitori, esplosioni immotivate di collera, che vive in un ambiente familiare emotivamente disorganizzato, con gravi carenze affettive, non è in grado di costruire durante lo sviluppo uno schema emotivo coerente, la cui base è una sicurezza nel legame d’attaccamento necessaria per una crescita adattiva e per l’emergere di una struttura emotiva stabile.
Quando questa viene a mancare possono emergere e mantenere nel tempo disagi psicologici.
Un intervento terapeutico volto al ripristino della regolazione emotiva della Persona appare fondamentale per una qualità di vita soddisfacente. Valutare e comprendere la familiarità di ogni Persona con le proprie emozioni, nonché le credenze che ha maturato in merito ad esse, identificando al contempo le strategie di gestione e le credenze disfunzionali, è fondamentale per modificarle e promuoverne di più adattive, aumentando la capacità della Persona di “stare con” e accettare le proprie emozioni.
Quando le emozioni vanno fuori controllo
Esiste uno stretto rapporto tra alcune sindromi psicopatologiche e il funzionamento delle emozioni. Per questo, un quadro clinico caratterizzato da reazioni emotive frequenti ed intense rispetto alla media, o all’opposto, reazioni anaffettive in situazioni che normalmente susciterebbero emozioni, costituiscono elementi che vanno a definire aspetti sintomatologici.
Esistono tre categorie entro cui raggruppare le complessità emotive:
1.PROBLEMI DI CONSAPEVOLEZZA DELLE EMOZIONI CHE COINVOLGONO LE ABILITÀ COGNITIVE DI PERCEZIONE, RICONOSCIMENTO E IDENTIFICAZIONE DELLE EMOZIONI.
La Persona che giunge in terapia lamenta di non provare certe emozioni o solo molto raramente ed in modo poco intenso. Le emozioni sono sconosciute e non sentite. Si tratta, per esempio, di persone che non avvertono la rabbia e chiedono di sviluppare una comunicazione assertiva o persone con disturbo da stress post traumatico che provano solo un limitato spettro di emozioni per lo più connesse al trauma o persone che presentano difficoltà a livello di percezione e riconoscimento delle emozioni, lamentando delle problematiche fisiche per cui hanno già contattato diversi medici.
L’incapacità di riconoscere, esprimere e verbalizzare i propri stati emotivi e quelli altrui è descritta in psicologia con il termine alessitimia.
2. PROBLEMI DI DISREGOLAZIONE DELLE EMOZIONI: SI TRATTA DI PERSONE CHE GESTISCONO LE EMOZIONI DAL PUNTO DI VISTA COGNITIVO, COMPORTAMENTALE E RELAZIONALE, IN MODO FORTEMENTE DISADATTIVO.
Le persone che presentano questi problemi sperimentano frequentemente stati emotivi dolorosi ed intensi accompagnati da gravi deficit di gestione di tali esperienze avversive.
Spesso tali difficoltà di gestione si concretizzano nel ricorso a comportamenti disadattivi ed impulsivi, quali uso di alcol o droghe, comportamenti autolesivi, abbuffate, abuso di farmaci, sesso smodato.
Questi comportamenti nascono come tentativi di regolazione, ma finiscono per creare un corto circuito da cui è difficile uscire, a volte giungendo all’isolamento, ad una significativa riduzione dell’autostima e del senso di autoefficacia.
La Persona lamenta di esperire determinate emozioni, quali ad esempio rabbia, ansia o depressione, in modo troppo intenso o troppo pervasivo: è questa una delle ragioni che più frequentemente porta le persone a contattare uno psicoterapeuta, al quale generalmente viene chiesto un aiuto per ridurre l’intensità o la frequenza di tali emozioni negative.
La regolazione emotiva, infatti, svolge un compito di primaria importanza nell’adattamento dell’individuo al proprio ambiente.
3. PROBLEMI CIRCA IL MODO DI VEDERE SE STESSI, LE RELAZIONI INTERPERSONALI E IL RAPPORTO CON IL MONDO.
La sofferenza emotiva è causata da una particolare costellazione di credenze su di Sé, sugli altri e sul mondo e da costrutti disfunzionali concernenti la conoscenza e l’accettazione delle emozioni.
A volte le persone descrivono i loro problemi in termini interpersonali. In alcuni casi emergono problemi legati al mondo emotivo: si tratta a volte di senso di colpa nei confronti di un proprio genitore o della vergogna che emerge in certe situazioni sociali o dell’ansia che provoca il giudizio altrui, che può raggiungere livelli elevatissimi e fortemente invalidanti come negli attacchi di panico o invadendo gli spazi mentali come nel disturbo d’ansia generalizzata.
Altre volte è la tristezza a diffondersi come il senso di colpa, rendendo così difficile e doloroso vivere, come accade nel disturbo depressivo.
La rabbia e la gelosia possono essere attivate in modo significativo e creare una serie di problemi, soprattutto nell’area delle relazioni interpersonali e persino la gioia se attivata in modo incongruo e troppo elevato può portare a problemi di mania o ipomania.
L’attivazione significativa o, in qualche modo anomala delle diverse emozioni, caratterizza i diversi DISTURBI PSICOPATOLOGICI descritti nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM – 5).
La paura gioca un ruolo fondamentale nei diversi disturbi d’ansia o in quelli del comportamento alimentare o in disturbi psicosomatici.
Il disgusto assume un ruolo importante nell’espressione di alcune fobie specifiche, così come nel disturbo ossessivo compulsivo o nei disturbi del comportamento alimentare.
Il senso di colpa diventa essenziale nella comprensione del disturbo ossessivo compulsivo, così come la vergogna costituisce uno degli assi portanti della fobia sociale.
La rabbia è presente spesso in maniera piuttosto intensa nel disturbo borderline di personalità così come nel disturbo narcisistico di personalità o nel disturbo antisociale di personalità.
Come ascoltare, comprendere e gestire le emozioni
Tre possibilità di azione:
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.
Esplorare, riconoscere, accettare, risignificare, gestire, comprendere la funzionalità delle proprie emozioni, nonché acquisire consapevolezza circa le proprie capacità relazionali, comunicative ed empatiche può essere utile per sperimentare una maggiore competenza e padronanza di se stessi e un maggiore senso di autoefficacia, ritornando a perseguire i propri obiettivi personali e professionali con determinazione, forza e libertà decisionale.
Un percorso psicoterapeutico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni (es. Terapia delle emozioni, terapia EMDR, Ipnosi ericksoniana, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi da utilizzare quotidianamente per gestire gli stati emotivi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, Carte Dixit, esercizi di role play, etc.) che consentono di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione disfunzionale di particolari emozioni e/o sentimenti, i quali vanno identificati, destrutturati e ristrutturati, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento, stabiliremo insieme come proseguire e, se Tu deciderai, inizieremo un percorso personalizzato, nel quale sarai parte attiva nel processo di ricerca del tuo benessere fisico, psicologico e relazionale.