Disprezzo
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Il disprezzo si colloca fra le emozioni primarie insieme a gioia, tristezza, sorpresa, paura, rabbia e disgusto ed è un’emozione universalmente conosciuta.

Le emozioni si compongono di una componente biologica comune a tutti gli esseri umani e di una componente culturale, ovvero ciascun essere umano esprimerà le emozioni allo stesso modo anche se la motivazione scatenante potrà variare da cultura a cultura e da Persona a Persona.

Il disprezzo è l’ultima emozione di base a comparire, in quanto il bambino ha bisogno sia di sviluppare le capacità cognitive necessarie ad effettuare il paragone, sia di interiorizzare i valori propri della cultura di appartenenza (in primis quelli della famiglia e via via allargandosi successivamente ai gruppi sociali più grandi).

L’emozione di disprezzo viene prevalentemente espressa nelle situazioni socialiossia quando si manifesta uno stato d’animo verso qualcuno che sta interagendo con noi o verso cui dirigiamo la nostra attenzione.

Il disprezzo viene generalmente manifestato attraverso modalità verbali e non verbali.

 

Espressioni facciali del disprezzo

Il disprezzo si esprime con un’espressione facciale semplice da riconoscere:

  • contrazione unilaterale, spesso nel lato sinistro del volto del muscolo zigomatico maggiore che innalzando l’angolo della bocca, produce un mezzo sorriso;
  • contrazione del muscolo buccinatore che produce le fossette ai lati della bocca;
  • nella forma prototipica, assenza di attività nella fronte e degli occhi;
  • mento alzato che espone la gola e produce lo sguardo dall’alto in basso.

 

Il disprezzo quindi si riconosce facilmente per un sorriso unilaterale e verbalmente è spesso accompagnato da sarcasmo, ironia, derisione, scherno, insulto e commenti volti a sminuire (o distruggere nei casi di alta intensità) l’identità e l’autostima dell’Altro.

Il disprezzo è l’emozione che si sperimenta quando si prova mancanza di apprezzamento verso qualcuno, quando ci si sente moralmente superiori a qualcun altro. Presupponendo un paragone sociale, una valutazione di valori che pone quelli dell’altro ad un livello nettamente inferiore rispetto ai propri, comunica potere e status.

Il disprezzo ha una funzione adattiva. In una prospettiva evoluzionistica lo si può considerare come una modalità espressiva che serve per preparare l’individuo o il gruppo a fronteggiare un avversario pericoloso, un nemico. La sua essenza è la svalutazione dell’Altro, la derisione e la sfida. Tale stato emotivo, inoltre, può avere degli effetti anche sulla percezione di Sé. Ad esempio, una Persona può prepararsi a difendere il proprio gruppo o se stesso con pensieri: “io sono più forte di lui, io sono il migliore”. Questo messaggio rivolto a se stesso può diventare un segnale per gli altri e indurli a prepararsi all’attacco o alla difesa.

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Darwin evidenzia la similitudine tra disprezzo ed emozioni come disdegno, sdegno, derisione, sfidaL’espressione facciale evidenziata, in questo caso, è diversa; consiste in un particolare tipo di sorriso o ghigno caratterizzato dalla contrazione del labbro superiore. Tale espressione di sorriso esprime che la Persona verso la quale si prova disprezzo è insignificante e poco temibile.

Dalla ricerca del Prof. Pier Luigi Garotti (1982), Presidente del Corso di Laurea in “Scienze del Comportamento e delle Relazioni Sociali” della Facoltà di Psicologia dell’Università di Bologna, l’emozione del disprezzo, viene espressa prevalentemente nelle situazioni di interazione sociale. In particolare, il disprezzo verso un altro individuo è provocato soprattutto da comportamenti trasgressivi di norme morali (23.5%), dal tradimento della fiducia (15%), dalla trasgressione di convenzioni sociali (14.5%), da comportamenti aggressivi e violenti (12%), da atteggiamenti immotivati di superiorità (11%), da insincerità e falsità (10%).

Emergono, inoltre, differenze significative tra maschi e femmine nello sperimentare disprezzo: per i maschi il tradimento della fiducia e atteggiamenti immotivati di superiorità sono le situazioni scatenanti più frequenti; viceversa, per le femmine le situazioni scatenanti più rappresentate sono le trasgressioni di norme morali e la falsità.

 

Cosa significa disprezzare?

Il disprezzo è l’opposto dell’empatia. Essere empatici significa essere in grado di mettersi al posto degli altri, provare le loro stesse emozioni e comprendere le loro idee, mentre disprezzarli implica un atteggiamento di arroganza e superiorità che porta a giudicarli. L’empatia alimenta i vincoli della relazione mentre il disprezzo li spezza.

Il disprezzo è un sentimento negativo prodotto dalla convinzione che qualcuno sia inferiore a noi. Ciò significa che non è una semplice emozione, ma implica anche una valutazione che in molti casi può rasentare la mancanza di rispetto.

Spesso, il disprezzo appare accanto ad altre emozioni, come rabbia e disgusto. In realtà, è considerato parte della “TRIADE DELLE OSTILITÀ” – che è formata da DISPREZZO, RABBIA e DISGUSTO.

In effetti, i ricercatori del California Institute of Technology hanno confermato che in alcune situazioni sociali la rabbia va di pari passo con il disgusto e il disprezzo, facendo in modo che tutte quelle emozioni siano coinvolte nella stessa valutazione sociale.

Pertanto, il disprezzo sarebbe un’emozione complessa che si basa su una valutazione negativa del valore di una Persona, ma che suscita anche sentimenti di ostilità. Ciò è stato confermato da uno studio condotto presso l’Università di Bari, in cui si è appreso che il disprezzo non solo “pensa”, ma provoca anche una grande attivazione dell’amigdala, la struttura del cervello per eccellenza in cui vengono elaborate le emozioni.

 

Quando la rabbia diventa disprezzo?

Spesso, disprezzo e rabbia vanno di pari passo, quindi è difficile determinare dove finisce uno e inizia l’altra. In effetti, entrambe le emozioni hanno un’origine comune: la COLPA.

Noi disprezziamo o ci arrabbiamo con una Persona perché la incolpiamo di ciò che ha fatto.

 

disprezzo

 

Con la rabbia vi è un’attribuzione di COLPA SITUAZIONALE, nel disprezzo di COLPA DISPOSIZIONALE.

Questo è il motivo per cui, quando proviamo disprezzo, possiamo pensare che quella Persona non meriti neppure la nostra attenzione. È uno schema di valutazione diverso perché implica che pensiamo che quella Persona non possa cambiare e non meriti che gli dedichiamo la nostra energia e il nostro tempo. Il disprezzo è un’emozione che lascia il posto all’indifferenza e porta ad escludere la Persona dal proprio gruppo sociale o ad offenderla e/o talvolta mortificarla.

Le emozioni hanno una funzione sociale perché generalmente agevola i vincoli.

La rabbia, ad esempio, implica un avvicinarsi alla Persona per “attaccarla”. È una sorta di feedback negativo attraverso il quale si pretende che quella Persona cambi il suo comportamento.

Il disprezzo, al contrario, è un’eccezione perché la sua funzione non è quella di creare un vincolo, ma preservare o se possibile aumentare la distanza tra le persone e impedire ogni possibile intimità.

Spesso, in modo inconsapevole, la rabbia genera un senso d’impotenza che lascia il posto al disprezzo. In altri casi, la Persona sceglie il disprezzo in modo più o meno consapevole, perché è conscia che la rabbia è una risposta non condivisa socialmente e moralmente. In altre parole, le implicazioni sociali negative legate alla rabbia possono portarci a scegliere il disprezzo e l’indifferenza, che sono più accettate a livello sociale poiché la loro espressione è più velata, anche se questo non significa che abbiano meno implicazioni a livello psicologico.

 

Quando emerge lo stato emotivo di disprezzo?

Il disprezzo è solitamente una reazione a una situazione specifica, di solito al comportamento di una Persona o gruppo. Possiamo provare disprezzo perché ci hanno ferito, insultato o umiliato profondamente. Possiamo anche provare disprezzo verso qualcuno che ha trasgredito un codice morale di comportamento, come nel caso di maltrattamenti, tradimenti, inganni o mancanza di rispetto.

Il disprezzo è una “emozione morale”. In contrasto con altre emozioni, il disprezzo è solitamente una risposta a ciò che consideriamo una violazione dei limiti e delle norme, sia sociali che personali.

In altri casi, il disprezzo non sorge automaticamente, ma è il risultato di una serie di conflitti ricorrenti che non sono stati risolti in modo soddisfacente e degenerano lentamente in un atteggiamento negativo nei confronti dell’Altro.

Ma il disprezzo non dipende solo da ciò che ci accade, non è un’emozione reattiva, ma anche da come elaboriamo la situazione. È stato dimostrato che le persone empatiche tendono a provare meno disprezzo dato che cercano di capire gli altri invece di giudicarli.

Al contrario, le persone egocentriche e narcisiste tendono a provare più disprezzo. Infatti, più la Persona si considera superiore, più percepirà gli altri come inferiori e probabilmente li disprezzerà.

 

Disprezzo disposizionale

Alcuni ricercatori dell’Università della California hanno scoperto l’esistenza di un tratto di personalità, una tendenza delle persone a disprezzare, allontanare ed evitare coloro che violano i loro standard, definito “disprezzo disposizionale”.

Le persone con queste caratteristiche guardano costantemente gli altri dall’alto in basso, con un gesto di rifiuto e disgusto, per poi allontanarsi con un’aria di superiorità, senza dire nulla o pronunciando una frase velenosa che toccherà l’autostima dell’Altro.

Le persone che mostravano un disprezzo disposizionale nelle loro relazioni sembrano avere maggiori probabilità di essere invidiose degli altri, reagiscono con rabbia e mostrano un orgoglio arrogante o esagerato. Inoltre, appaiono più fredde nelle loro relazioni interpersonali, si percepiscono al di sopra della media e possono sviluppare tratti di perfezionismo, tratti narcisistici di personalità e antisociali.

Dalle ricerche, le persone con tendenza al disprezzo disposizionale sono apparse emotivamente fragili, hanno sviluppato un attaccamento insicuro con le figure genitoriali e/o significative e hanno una bassa autostima.

I ricercatori scoprirono che il disprezzo si attivava principalmente quando le persone erano coinvolte in situazioni in cui percepivano uno scarso potere o competenza. Ciò potrebbe suggerire che quando il disprezzo diventa una reazione automatica, potrebbe nascondere una profonda insicurezza, fungendo da meccanismo di difesa per proteggere un Io fragile.

 

Come liberarsi dallo stato emotivo di disprezzo

disprezzo 1

 

POSSO ESSERTI D’AIUTO?

Variando la sua intensità, lo stato emotivo di disprezzo è presente nella vita quotidiana, dai contesti professionali, a quelli familiari a quelli sociali.

Sebbene il disprezzo, tendenzialmente, sia diretto verso gli altri, come tutte le emozioni negative termina danneggiando la Persona che lo prova.

Se da un lato, il disprezzo può causare un profondo danno all’autostima, al senso di competenza e fiducia in se stessa nella Persona disprezzata, dall’altro può essere un’arma a doppio taglio che finisce per attivare uno stato interiore distruttivo e conflittuale che influisce sulla salute psicofisica della Persona che prova disprezzo.

 

Spesso, l’esercizio del disprezzo serve a proiettare e riversare sugli altri le proprie emozioni negative, la propria insoddisfazione personale.

 

Il disprezzo è la dimensione più nociva che possiamo ricevere e offrire agli altri.

 

Esplorare, riconoscere, accettare, risignificare, gestire, comprendere la funzionalità delle proprie emozioni, nonché acquisire consapevolezza circa le proprie capacità relazionali e comunicative, può essere utile per sperimentare una maggiore padronanza di se stessi e un maggiore senso di autoefficacia, ritornando a perseguire i propri obiettivi personali e professionali con determinazione, forza e libertà decisionale.

ACQUISIRE UNA MAGGIORE COMPETENZA EMOTIVA e individuare gli schemi mentali, emotivi e comportamentali, automatici e disfunzionali, appresi all’interno dei propri contesti significativi d’appartenenza e i circoli viziosi, che impediscono di vivere in uno stato di benessere psicologico e relazionale, può essere utile per prendere consapevolezza di Sé e della propria storia, pacificandosi con il passato, rivolgendo uno sguardo positivo al futuro, ma soprattutto vivere con intensità il presente.

Il percorso psicoterapeutico  si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni (es. Terapia delle emozioniterapia EMDRIpnosi ericksoniana, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi da utilizzare quotidianamente per gestire gli stati emotivi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, Carte Dixit, esercizi di role play, etc.) che consentono di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione disfunzionale di particolari emozioni e/o sentimenti, i quali vanno identificati, destrutturati e ristrutturati, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.

Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.

Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento, stabiliremo insieme come proseguire e, se Tu deciderai, inizieremo un percorso personalizzato, nel quale sarai parte attiva nel processo di ricerca del tuo benessere fisico, psicologico e relazionale.

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