Ferite emotive
Photo by Karen Khafagy on Unsplash

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Ci sono dei periodi della nostra vita che viviamo con meno serenità senza capire quale sia la causa oppure eventi che ci creano stati di intensa sofferenza vissuti con rassegnazione. Queste percezioni possono nascondere qualcosa di più profondo che arriva da lontano.

Eliminare dalla coscienza gli eventi e le emozioni connesse ad essi, verificatisi in passato, non significa la loro cancellazione, essi rimangano nell’interiorità della Persona, nel suo presente e nel suo futuro.

Riconoscere ed elaborare le ferite emotive del passato risulta essere di grande importanza.

Le ferite emotive sono simili a quelle fisiche: se guariscono e si cicatrizzano, lasciano una cicatrice e non fanno mai più male, se non vengono gestite adeguatamente possono dar fastidio.

Non basta dimenticare quanto successo e/o decidere di non dargli importanza, poiché le ferite emotive sono mantenute attive attraverso processi al di là della nostra consapevolezza.

Potrebbe anche accadere che qualcuno con il proprio comportamento evochi quella ferita, faccia risalire a livello emotivo quella stessa emozione provata in passato che ci provoca ancora sofferenza. La nostra reazione sarà un’azione reattiva senza considerare che ciò è successo ha riportato alla mente un evento pregresso senza volerlo.

La frase “Succedono tutte a me!” o “Attraggo sempre la persona sbagliata!” è il riassunto di ciò che si è vissuto nel passato e che ha bisogno di essere affrontato ed elaborato.

Le ferite emotive sono esperienze dolorose sperimentate, prevalentemente, durante l’infanzia che influenzano la personalità adulta, il proprio senso di Sé e il modo in cui vengono affrontate gli eventi, le relazioni interpersonali e le avversità.

Qualsiasi momento è quello giusto per liberarsi dalle ferite emotive che non consentono di vivere la propria esistenza in modo evolutivo.

 

Da dove provengono le ferite emotive

Le ferite emotive emergono in contesti di accudimento insicuro, uno stile relazionale tra bambino e figure di riferimento non caratterizzato da fiducia, accoglienza, conforto, dolcezza. Le ferite emotive sono introiettate dal bambino che sperimenta la paura dell’abbandono o paura di dover subire percosse, ingiurie o subire stati psicologici precari dei genitori, situazioni conflittuali e rabbiose, subire uno stile di comunicazione squalificante, etc.

 

FERITE EMOTIVE LEGATE ALL’AUTOSTIMA

Lo sperimentare lo stato relazionale di rifiuto genera una grande ferita. Quando questo rifiuto è sistematico, si verifica in età precoce e proviene dalle figure significative di accudimento, s’innesta un trauma emotivo che può strutturarsi e permanere, se non elaborato, per tutta la vita. Subire prese in giro, essere ridicolizzati, sminuiti, criticati costantemente o colpevolizzati senza motivo, sono tutte situazioni che arrecano danno all’autostima a chi le subisce.

 

FERITE EMOTIVE LEGATE ALL’AUTONOMIA

Le ferite emotive connesse all’autonomia riguardano quelle circostanze in cui è stato esercitato un controllo sproporzionato sulla Persona, danneggiandone l’autonomia personale. Queste ferite corrispondono a tutte quelle azioni volte a ridurre la libertà e la capacità di decidere autonomamente. Ad esempio, quando una Persona viene corretta e punita frequentemente per ragioni non chiare e/o quando una Persona sperimenta costantemente uno stato di disapprovazione e/o quando una Persona deve fare il resoconto delle proprie azioni nei minimi dettagli e/o quando viene trattata come Persona inutile o incapace, etc. Queste ferite emotive sperimentate nel passato creano molte difficoltà nel presente nel momento di prendere l’iniziativa o nel momento di dover prendere decisioni circa la propria esistenza personale, professionale, affettiva, rendendo la Persona sottomessa e passiva o al contrario estremamente ribelle senza una ragione apparente.

 

FERITE EMOTIVE LEGATE ALL’AFFETTIVITA’

Questa tipologia di ferite ha grande rilievo, ovvero, sperimentare senso di abbandono, allontanamento emotivo o isolamento da parte delle figure significative di accudimento durante l’infanzia, avrà un grande peso nella costruzione del Sé e nelle relazioni interpersonali. Le ferite legate alla mancanza di affetto portano la Persona a sentirsi enormemente sola in molte circostanze, in particolar modo nei momenti di fragilità, sperimentando la percezione di non avere alcun valore per essere amata (non ho abbastanza valore per essere amato -> non sono amabile). In questi casi, si può sviluppare uno stato di dipendenza affettiva che conduce a compiacere, assecondare gli altri a discapito dei propri bisogni e delle proprie necessità oppure uno stato di evitamento dell’intimità emotiva che impedisce alla Persona di stare in relazione in modo profondo (sono stato ferito, ho sofferto e non mi espongo più emotivamente nelle relazioni per non soffrire di nuovo).

 

Convinzioni negative di Sé

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Le convinzioni sul Sé derivanti dalle ferite emotive anche se errate, ad esempio “io non valgo, io non sono amabile”, sono il modo attraverso il quale rappresentiamo la realtà che ci circonda e strutturiamo il nostro Sé. Quando siamo stati feriti, ci sentiamo giustificati nel mantenere queste convinzioni. Una parte di noi può pensare che attraverso queste convinzioni possiamo essere amati e/o evitare di farci nuovamente del male. Inconsciamente, continuare a pensare di non essere degni d’amore ci protegge dal rischio di esporci in una relazione profonda e di sperimentare ancora l’abbandono o il rifiuto. Questa credenza non è in realtà protettiva, con essa ci auto-sabotiamo.

Vivere attraverso queste lenti, fa sì che ci rapportiamo agli altri trovando conferma di ciò che già pensiamo di noi stessi: “io non valgo, io non sono amabile”. La responsabilità di modificare questi pensieri negativi sulla percezione del Sé è nostra. Se accettiamo che queste credenze debilitanti ci definiscano come persone, allora poniamo un limite all’espressione reale di noi stessi, causa di sofferenza emotiva e dolore.

 

Segni delle ferite emotive

Conrad Hal Waddington, biologo dello sviluppo, genetista ed embriologo, parla di epigenetica, la scienza che si occupa di studiare l’insieme dei processi chimici che modificano il DNA senza alterarne la sequenza, dove i traumi hanno un ruolo importante. Si può ipotizzare che i meccanismi cerebrali, endocrini ed immunitari di un bambino che vive in uno stato di caos emotivo e alti livelli di stress, reagiranno in modo da trovare l’equilibrio necessario, ma, non riuscendoci, si satureranno fino a sviluppare effetti secondari implacabili, ovvero aumento del cortisolo nel sangue, tachicardia, emicrania, disturbi psicosomatici, depressione, disturbi dell’alimentazione, paura, fobie, ansia, etc.

Le ferite emotive nell’adulto ostacolano il processo evolutivo del Sé individuale e sociale, giungendo a sperimentare sentimenti di solitudine, tristezza, senso di vuoto e sbalzi d’umore, panico, ipocondria, etc.  Mettere in moto un processo di riflessione significa svelare l’impatto che queste ferite hanno nel nostro presente e quello che possono avere nel futuro, non dimenticando che le ferite emotive si tramandano attraverso i legami familiari e spezzare lo schema può essere utile per se stessi e per le persone che ci sono vicine.

 

Come riconoscere ed elaborare le ferite emotive

Le esperienze dolorose che viviamo durante la nostra esistenza determinano le nostre ferite emotive. Nella nostra vita, le ferite emotive riaffiorano ogni volta che sperimentiamo il senso di tradimento, di umiliazione, di sfiducia, di abbandono, d’ingiustizia, etc. Quando ci sentiamo feriti, viviamo continuamente situazioni che toccano il nostro dolore e che ci fanno d’istinto fare di tutto per evitarlo.

 

Accogliere la ferita emotiva nel presente significa cambiare gli eventi del passato.

 

ferite emotive

 

Intervento terapeutico

Le ferite emotive continuano a far male anche se non si vedono.

Quando sviluppiamo e nutriamo le ferite finiamo per identificarci con esse, creiamo un’identità intorno al Sé ferito. Quindi, è necessario non solo cicatrizzare la ferita, ma rivedere la nostra identità alla luce di nuove convinzioni più sane e positive.

 

Chi sei al di là della ferita e dell’evento doloroso?

Sei riuscito a focalizzare, riconoscere la tua ferita o è ancora troppo doloroso?

Quanto influisce la tua ferita nell’espressione del tuo Sé e nelle relazioni per te significative?

 

Per guarire una ferita emotiva, le emozioni devono essere espresse ed elaborate fino in fondo. Questo significa sentire le emozioni completamente senza respingerle o negarle, lasciandole intrappolate nella mente e nel corpo.

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Comprendere se stessi e avvicinarsi alle proprie emozioni agevola il processo di cambiamento.

Un percorso terapeutico può essere utile per IMPARARE A RICONOSCERE IL PROPRIO VALORE E L’IDEA DI ACCETTARSI ED AMARSI, NONCHÉ DI MERITARE DI ESSERE AMATI, non trascinandosi più pesi emotivi o pensieri negativi del passato.

Diventare consapevoli delle proprie ferite emotive e di quello che blocca la propria naturale espressione è nelle nostre possibilità. Questi condizionamenti sono idee che abbiamo di noi stessi, acquisiti nel corso della nostra storia personale e che, con il passare del tempo, hanno preso forza, cristallizzandosi.

Il senso di un percorso psicologico va ricercato in un’ottica di promozione della crescita personale, di esplorazione delle potenzialità e delle fallibilità che ci rappresentano, accompagnando la Persona in un processo di ricerca.

 

Decidere di intraprendere un percorso di psicoterapia individuale significa:

  • Approfondire la propria storia di vita. 
  • Esplorare la storia familiare e le modalità relazionali, emotive ed affettive acquisite nei propri contesti significativi di appartenenza.
  • Riportare alla luce una percezione reale di se stessi, non offuscata e debilitata da pensieri negativi e non evolutivi appresi da ricordi, eventi ed esperienze passate.
  • Rielaborare le esperienze negative inerenti ai legami di attaccamento insicuro per permettere l’instaurarsi di legami significativi e soddisfacenti.
  • Individuare, destrutturare e ristrutturare gli schemi distorti di funzionamento, le credenze negative e disfunzionali legate al proprio valore “IO NON VALGO”, “IO NON MI POSSO AMARE”, “IO NON SONO AMABILE” e le implicazioni che ne derivano da un punto di vista cognitivo, emotivo, psicologico, affettivo, comportamentale e relazionale, comprenderne i significati, sostenendo l’apprendimento di una nuova percezione di Sé, più costruttiva ed evolutiva.
  • Agevolare lo sviluppo della consapevolezza e del collegamento tra convinzioni negative e l’idea di Sé attuale che impedisce alla Persona di amarsi.
  • Imparare a volersi bene, a stare bene con se stessi e ad accettarsi.
  • Imparare a prendersi cura di se stessi, imparando ad imparare dalle proprie esperienze.
  • Acquisire maggiore consapevolezza circa le proprie modalità relazionali ed emotive e le ripercussioni delle stesse nelle proprie relazioni.
  • Imparare a conoscersi meglio e sviluppare l’assertività in modo da poter esprimere e far rispettare i propri bisogni senza timore, contribuendo alla costruzione di un più solido senso di Sé e della propria indipendenza.
  • Potenziare la propria autostima e il senso di autoefficacia, riflettendo sulle proprie vulnerabilità e potenziando i propri punti di forza.
  • Lasciare il passato nel passato, rivolgere uno sguardo positivo verso il futuro, ma soprattutto vivere con intensità la dimensione temporale del presente.
  • Riprendere il controllo della propria vita, ritrovare l’autonomia decisionale e la libertà di essere realmente se stessi, sentirsi in grado di risolvere gli imprevisti della vita, imparare a focalizzare e perseguire con determinazione gli obiettivi e sentire di meritare di essere felici all’interno dei propri mondi relazionali.

 

Strumenti d’intervento

Il PERCORSO PSICOTERAPEUTICO si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDRl’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale (desensibilizzazione sistematica), la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, Carte Dixit, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio, destrutturarli e ristrutturarli, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.

 

POSSO ESSERTI D’AIUTO?

Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.

Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.

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