La nostra vita è caratterizzata da un’infinità di scelte, tutto quello che facciamo è una scelta e anche quando non facciamo niente, in realtà abbiamo deciso di non scegliere e abbiamo scelto comunque.
La scelta è un processo, che inizia da un fatto singolo per poi trovarsi davanti a innumerevoli scelte e possibilità ed è in questa fase intermedia che incontriamo il dubbio, un momento di stallo più o meno lungo, nell’arco del quale si analizzano i pro e i contro di tutte le alternative possibili, per poi arrivare a prendere la decisione che si reputa più ottimale per Sé.
L’indecisione è l’incapacità di prendere decisioni effettive e rimanere bloccati nella fase del dubbio.
L’indecisione può essere un sintomo, spesso poco riconoscibile e trascurato, di un disagio emotivo più profondo, che può accompagnarsi ad ansia e disturbi depressivi.
Indecisione cronica
Nella vita quotidiana, tra le piccole e le grandi scelte, a tutti capita di essere indecisi, ma, a volte l’indecisione diventa uno stato cronico, con una forte tendenza a procrastinare, che può portare all’inattività o alla delega di tutte le scelte.
In questi casi, emergono pensieri negativi sul mondo, sulle aspettative per il futuro o su se stessi che portano timore o vera e propria paura di scegliere.
Una caratteristica di personalità, strettamente connessa all’indecisione è l’insicurezza e la bassa autostima che rendono la Persona incapace di compiere scelte in autonomia, soprattutto se comportano una certa responsabilità e assunzione di relativi rischi.
La Persona non riesce a decidersi ad agire, rimugina sugli stessi problemi per periodi di tempo anche molto lunghi, sempre più disorientata dal dubbio e poi, inevitabilmente, dal senso di inadeguatezza, che deriva dal non riuscire a soddisfare i suoi bisogni e risolvere i problemi.
A volte, l’indecisione diventa un problema per la Persona perfezionista che, quando dubita di non poter agire in modo perfetto, blocca l’iniziativa, con il risultato di andare incontro alla procrastinazione o all’evitamento di quelle attività che richiedono impegno e accuratezza e che diventerebbero un impegno spossante a causa delle elevate aspettative e dell’attenzione ossessiva per ogni minimo dettaglio.
L’indecisione si manifesta in quelle strutture di personalità fortemente ansiose e insicure, come nel disturbo ossessivo compulsivo di personalità e nel disturbo dipendente di personalità.
La mente della persona indecisa è stracolma di pensieri contraddittori, conflittuali, un dubbio perenne che non permette di avere una visione chiara della realtà. Una perenne indecisione, che nasce dalla paura di sbagliare, di commettere errori e di soffrire in seguito a questi (ansia anticipatoria) o la paura di assumersi delle responsabilità a causa di eventi negativi sperimentati in passato.
Le persone con indecisione tendono a rimanere bloccate, procrastinare, dimenticare o evitare perché le conseguenze di qualsiasi decisione potrebbero portarli sulla strada sbagliata, portare a risultati disastrosi o produrre rimpianti.
Da dove proviene l’indecisione
Quando durante l’infanzia, le persone vengono esposte a relazioni non soddisfacenti possono costruire dentro di Sé la sensazione di essere inadeguate, sbagliate, incapaci.
Genitori ansiosi, iperprotettivi, sempre pronti a criticare e a non gratificare dando la giusta rilevanza ai successi ottenuti dal figlio, esigendo grandi risultati, avendo alte aspettative, a sostituirsi nel prendere decisioni ritenute più giuste rispetto a quelle del figlio, possono portarlo a sperimentare un senso di insicurezza, trasferendogli un senso di incapacità e vulnerabilità.
Per il bambino avere fiducia nelle proprie capacità dipende, oltre che dai propri tratti di personalità, anche dalle esperienze che fa durante l’infanzia, specialmente quelle precoci, dove le figure di riferimento significative (genitori, familiari, insegnati, educatori, etc.) interagiscono con lui.
Le figure significative che riescono a sostenere i bambini trovando l’adeguato equilibrio tra la giusta protezione, rispetto delle regole, incoraggiamento attraverso critiche positive, incoraggiamento verso un senso di autonomia ed autoefficacia positive, gli consentiranno di esprimere le sue idee con sicurezza e scegliere senza paura di sbagliare e sensi di colpa.
Quanto sperimentato dal bambino nell’infanzia viene trasferito nella sua vita adulta, e anche, nella sua capacità di prendere le decisioni.
Svantaggi dell’indecisione
Spesso la Persona indecisa è così preoccupata dalle possibili conseguenze negative della scelta da fare, che tende a trascurare quello che può perdere o a cui rinuncia, rimanendo nell’oziosità della non scelta e quindi della non azione.
Il non fare nulla sembra più sicuro e mantenere una situazione irrisolta può dare l’illusione di evitare un esito negativo, ignorando le conseguenze dell’inazione lungo il percorso.
L’inazione può essere interpretata dagli altri come frustrante, finendo per percepire la Persona indecisa come egoista, ostinata, inaffidabile o immatura.
Intervento terapeutico
Il primo passo per affrontare l’indecisione è riconoscerla. Dare un nome a quello che si sta provando ci aiuta a comprendere cosa sta succedendo e affrontarlo.
È importante ricostruire la storia della difficoltà di prendere decisioni della Persona, comprendere come si è strutturata ed elaborarne i vissuti. Attraverso gli strumenti terapeutici è possibile ricontattare i ricordi passati di inadeguatezza per modificare i vissuti di indecisione del presente.
Le ferite emotive sperimentate nel passato creano molte difficoltà nel presente nel momento di prendere l’iniziativa o nel momento di dover prendere decisioni circa la propria esistenza personale, professionale, affettiva, rendendo la Persona sottomessa e passiva, insicura.
La responsabilità di modificare questi pensieri negativi sulla percezione del Sé è nostra. Se accettiamo che queste credenze debilitanti ci definiscano come persone, allora poniamo un limite all’espressione reale di noi stessi, causa di sofferenza emotiva e dolore.
Individuare ed elaborare gli schemi cognitivi, emotivi e relazionali introiettati dal bambino nel passato, introducendo un cambiamento adattivo che consenta di approcciarsi alle scelte in modo libero, senza paura di deludere le aspettative dell’Altro, di essere criticati o rifiutati per i propri desideri e bisogni, è il passo per riprendere contatto con se stessi e distinguere la propria voce da quella degli altri.
Posso iniziare a domandarmi:
Le mie decisioni da quali bisogni sono guidate?
Le mie decisioni dai bisogni di chi sono guidate?
Cosa voglio veramente io?
Se prendo delle decisioni in base ai miei bisogni, cosa accade alle persone significative che mi sono vicine?
Quando l’indecisione e la tendenza a rimuginare prima di compiere una scelta diventano dominanti nella vita di una Persona può essere utile approfondire, valutare le motivazioni che sostengono questa condizione e progettare un intervento psicologico che miri ad aumentare la sicurezza, potenziare l’autostima, il senso di autoefficacia e la capacità di assumersi le responsabilità di prendere le decisioni per la propria vita, avvicinarsi alle proprie emozioni, senza dipendere più dagli altri e sviluppare il coraggio di rischiare ricordandosi che la scelta perfetta non esiste.
Diventare consapevoli di quello che blocca la nostra naturale espressione è nelle nostre possibilità. Questi condizionamenti sono idee che abbiamo di noi stessi, acquisite nel corso della nostra storia personale e che, con il passare del tempo, hanno acquisito forza, cristallizzandosi.
Il senso di un percorso psicologico va ricercato in un’ottica di promozione della crescita personale, di esplorazione delle potenzialità e delle fallibilità che ci rappresentano, accompagnando la Persona in un processo di ricerca.
Decidere di intraprendere un percorso di psicoterapia individuale significa:
- Approfondire la propria storia di vita.
- Esplorare la storia familiare e le modalità relazionali, emotive ed affettive acquisite nei propri contesti significativi di appartenenza.
- Riportare alla luce una percezione reale di se stessi, non offuscata e debilitata da pensieri negativi e non evolutivi appresi da ricordi, eventi ed esperienze passate.
- Rielaborare le esperienze negative inerenti ai legami di attaccamento insicuro, giudicante e ipercritico per permettere l’instaurarsi di legami significativi e soddisfacenti.
- Riconoscere e accettare le proprie emozioni e i propri stati d’animo, riducendo l’autocritica e l’auto-colpevolizzazione rispetto a stati mentali positivi.
- Individuare, destrutturare e ristrutturare gli schemi distorti di funzionamento, le credenze negative e disfunzionali legate al proprio valore “IO NON VALGO”, “IO NON MI POSSO AMARE”, “IO NON SONO AMABILE” e le implicazioni che ne derivano da un punto di vista cognitivo, emotivo, psicologico, affettivo, comportamentale e relazionale, comprenderne i significati, sostenendo l’apprendimento di una nuova percezione di Sé, più costruttiva ed evolutiva.
- Agevolare lo sviluppo della consapevolezza e del collegamento tra convinzioni negative e l’idea di Sé attuale che impedisce alla Persona di essere sicura di se stessa e delle proprie decisioni.
- Alleviare il senso del dovere, dedicando del tempo anche ad attività piacevoli e rilassanti.
- Porsi degli standard meno elevati.
- Raggiungere una maggiore flessibilità riguardo ai principi etici e morali interiorizzati.
- Sviluppare abilità volte a tollerare le emozioni intense.
- Potenziare le abilità di coping per il fronteggiamento dello stress e dell’ansia.
- Imparare a volersi bene, a stare bene con se stessi e ad accettarsi, senza rincorrere ideali utopici di perfezione.
- Imparare a prendersi cura di se stessi, imparando ad imparare dalle proprie esperienze.
- Imparare a conoscersi meglio e sviluppare l’assertività in modo da poter esprimere i propri bisogni senza timore, contribuendo alla costruzione di un più solido senso di Sé e della propria indipendenza.
- Imparare a mettere dei chiari confini: dove inizio Io, dove inizia l’Altro, consentendo agli altri di avvicinarsi senza esserne plasmati e sopraffatti.
- Sostenere un processo decisionale autonomo.
- Aumentare l’autoconsapevolezza e l’autodeterminazione.
- Sostenere la motivazione della Persona al cambiamento e al recupero del proprio benessere psicofisico e relazionale.
- Potenziare la propria autostima e il senso di autoefficacia, riflettendo sulle proprie vulnerabilità e potenziando i propri punti di forza.
- Riprendere il controllo della propria vita, ritrovare l’autonomia decisionale e la libertà di essere realmente se stessi, sentirsi in grado di risolvere gli imprevisti della vita, imparare a focalizzare e perseguire con determinazione gli obiettivi e sentire di meritare di essere felici all’interno dei propri mondi relazionali.
Strumenti d’intervento
Il percorso psicologico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDR, l’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale, la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, la Timeline, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, Carte Dixit, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, Mental Training, etc., che consentono di rintracciare i costrutti, le credenze o gli schemi fissi di ragionamento responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio che impedisce di perseguire in modo fluido i propri obiettivi evolutivi, destrutturarli e ristrutturarli, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.
Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.