L’amore è un sentimento grandioso, ma deve essere assolutamente condiviso.
Cosa accade se uno dei due partner smette di amare l’Altro?
Come dire non ti amo più?
Come dire ti voglio bene, ma non ti amo più?
Il vero problema è se l’amore finisce (come di solito accade) solo da una parte, mentre l’altra continua ad amare ancora.
Se da parte di chi non ama più ci può essere senso di colpa, dalla parte di chi riceve questa comunicazione ci può essere il dolore, la rabbia, la disillusione e la sensazione di abbandono.
In ogni caso, in entrambi i partner, si rompe qualcosa, qualcosa in cui, anche se per poco tempo, entrambi credevano.
Ciò nonostante, a volte è positivo chiudere una relazione che ormai risultava insostenibile. Sopportare di stare insieme nel caso in cui un partner non lo desideri più, nel tempo, può causare maggiori sofferenze ad entrambi.
Essere sinceri con il partner è la miglior cosa da fare. Non è facile, ma può rivelarsi necessario.
Dire “non ti amo più” di persona e non, ad esempio, per messaggio o social network, in modo chiaro e coinciso, eviterà l’innescarsi di ulteriori problemi e fraintendimenti, nonché mostrerà un senso di rispetto per il partner, il quale potrà esprimere le sue critiche, emozioni di rabbia e senso di disillusione, stati emotivi che, se espressi in modo civile, vanno comunque accolti.
Chi riferisce di non amare più deve avere coraggio nel farlo, nonché senso empatico allo scopo di favorire la comprensione del perché non può più continuare a stare insieme al partner.
Anche se non è mai una frase del tutto inaspettata, il “non ti amo più”, spesso è anticipato da tanti segnali di stanchezza della coppia, da conflitti, da mancanza di comunicazione, da indebolimento e/o annullamento dell’intimità emotiva, da un calo del desiderio, dall’aver provato a prendersi delle pause di riflessione, etc., nel momento in cui viene reso reale fa soffrire, soprattutto nella coppia che sta insieme da molto, magari con figli.
Nel tempo le personalità dei componenti della coppia si sono plasmate, adattate, modificate, in altri termini senza l’Altro non ci si riconosce più. La propria identità si appoggia sullo stato di coppia. Questo amplifica l’impatto emotivo nel sapere che il partner vuole interrompere la relazione e continuare la sua vita, non mantenendo alcun rapporto o ricercano amicizia o solamente complicità come coppia genitoriale, etc.
Chi viene lasciato
Spesso, il partner lasciato, inizialmente, reagisce con incredulità. Tutto quello che è stato costruito sta per andarsene e/o per cambiare.
Il partner lasciato inizia ad attraversa una tempesta emotiva nella quale mette in discussione tutti i propri comportamenti, emergono autocritiche, sensi di colpa, pensieri.
Ad esempio,
- Sono stata troppo geloso/a e possessivo/a impedendogli di fare ciò che desiderava.
- Non sono stato/o attento/a ai suoi bisogni.
- Ho rivolto tutte le attenzioni al piccolo/a nato/a.
- Non gli davo più attenzioni nell’intimità.
- Ho pensato troppo al lavoro e alle responsabilità e non gli sono stato/a troppo vicino.
- Non me lo aspettavo, tutto andava bene tra noi.
- Non è che ha un altro/a e non me ne sono accorto/a?
- Etc.
Il forte stress emotivo che genera la consapevolezza di non essere più amati produce una serie di azioni dettate dalla paura. Da reazioni di rabbia, di vendetta, di controllo estremo dell’Altro, fino ad arrivare ad umiliare se stessi, implorando di rimanere e provarci ancora, promettendo di cambiare e diventare ciò che l’Altro desidera, etc.
In ogni caso, se il partner lasciato ha investito tutto di Sé nella relazione con l’Altro, ha fondato la sua identità personale e sociale nell’Altro, può rimanere molto e a lungo ferito.
Lavorare su se stessi per accettare il senso di fallimento e il cambiamento che si sta prospettando, che vogliamo o meno, è la strada per riconquistare un senso di Sé su nuove basi, che non siano l’ex partner.
Intervento terapeutico
Dire “non ti amo più” comporta sia per chi lo dice, sia per chi lo riceve momenti emotivi complessi.
La relazione può essere finita tra mille dubbi, nonché mille tentativi di riconciliazione.
La fine di una relazione porta con sé una serie di sentimenti contrastanti, non tanto legati al sentimento provato, quanto al fatto che spesso interrompere una relazione equivale a lasciarsi alle spalle una pagina significativa della propria vita.
Si mescolano sentimenti di perdita, nostalgia, coraggio, entusiasmo, sollievo, fatica, dolore, rabbia, tristezza, senso di abbandono, sentimenti di vendetta, di orgoglio, di paura, di vergogna, di gelosia, di disprezzo, etc. che possono sfociare in momenti di grande confusione dai quali, fin quando non si trova la via d’uscita, ci sembra di essere imprigionati in un ingranaggio che non si ferma mai.
La chiusura di una relazione può far sperimentare un senso di fallimento che può accompagnarsi ad un deterioramento dell’autostima e ad un pessimismo circa l’evoluzione della propria vita personale e sentimentale.
Quando l’interruzione di una relazione si trasforma in sensi di colpa per aver lasciato, oppure in una difficoltà stabile di accettare le incertezze e una nuova condizione di vita scelta da l’Altro e l’emotività, l’ansia, lo stress, la tendenza di esaminare ricordi e avvenimenti del passato e di individuare ciò che non ha funzionato, prendono il sopravvento, impedendo di ripartire, di rinascere, di stare nel presente, allora la perdita va è elaborata.
Un percorso terapeutico individuale può facilitare lo sbloccarsi della situazione accrescendo la consapevolezza di se stessi, imparando a visualizzare la vita che si desidera costruire e la Persona che si vuole essere anche senza l’ex partner, riprendendo la propria progettualità e comprendendo, eventualmente, come comunicare la volontà di interrompere la relazione al proprio partner.
Un percorso psicologico può sostenere la Persona a:
- Approfondire la storia di vita della Persona all’interno dei suoi mondi relazionali d’appartenenza.
- Capire cos’è accaduto nella propria relazione e perché è finita, cercando di capire quali fattori hanno fatto scattare l’amore e poi cosa ha fatto spegnere questi sentimenti, senza colpevolizzare nessuno, avendo uno sguardo obiettivo su quello che è successo, per poter imparare dai propri errori e rileggere il proprio passato senza sensi di colpa o sentimenti di rabbia, disprezzo, rimorso e rimpianto, etc.
- Recuperare l’autostima senza demoralizzarsi, riflettere sulle proprie vulnerabilità e punti forza, definire i propri reali bisogni e priorità in amore.
- Lasciar andare la gelosia o il rancore per l’eventuale nuova vita del partner, ri – significando gli avvenimenti in senso evolutivo, soprattutto nel caso in cui siano presenti dei figli.
- Imparare a prendersi cura di Sé, imparando ad imparare dalle proprie esperienze.
- Accogliere e gestire lo stato di confusione, di disorientamento, ansia, paura, rabbia, frustrazione e tristezza.
- Ristrutturare le credenze disfunzionali legate al proprio valore e alla propria amabilità e alle emozioni legate alla paura della solitudine, del rifiuto e dell’abbandono.
- Acquisire maggiore consapevolezza circa le proprie modalità relazionali e le risonanze delle stesse nella propria vita sentimentale e affettiva.
- Imparare a volersi bene, a stare bene con se stessi, ad accettarsi.
- Imparare a conoscersi meglio e sviluppare l’assertività in modo da poter esprimere e far rispettare i propri bisogni senza timore, contribuendo alla costruzione di un più solido senso di Sé, della propria autonomia e della propria indipendenza.
- Rendersi più forte e libero/a dalle inquietudini, ansie e paure che, che se permangono nel tempo, possono rischiare di amplificare il malessere psicologico, invalidando anche le relazioni interpersonali e la progettualità di vita.
- Sostenere la motivazione al cambiamento e al recupero del proprio benessere psicofisico e relazionale.
- Riprendere il controllo della propria vita, ritrovare l’autonomia decisionale e la libertà di essere se stessi, sentire di meritarsi di essere felici e sereni, da soli o insieme ad un partner.
Il PERCORSO PSICOTERAPEUTICO si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDR, l’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale (desensibilizzazione sistematica), la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, Carte Dixit, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
Puoi metterti in discussione per non sprofondare nella dinamica “perché è successo a me, non me lo merito”, ma affrontare l’accaduto riscoprendo tutte le tue risorse mentali, emotive e relazionali, provando un po’ alla volta a riorganizzarti e a ripartire da Te, andando incontro ad una vita sentimentale nuova e appagante.
Nel caso in cui la relazione finisca e siano presenti dei figli, un’altra possibilità di intervento per la coppia genitoriale è un percorso di accompagnamento alla separazione e/o divorzio, affinché il singolo partner ritrovi un benessere psicofisico ed emotivo al di fuori del sistema coppia e, al contempo, venga mantenuta un’adeguata funzione genitoriale.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.
Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.
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