Ogni coppia con dei figli che si sia trovata ad affrontare una crisi, può domandarsi se sia il caso di rimanere insieme per il bene dei figli oppure no.
In questi casi, la coppia si trova spesso a fare i conti con il senso di colpa e di fallimento rispetto al progetto di vita individuale, di coppia e familiare che ha costruito fino a quel momento e, questo capita, soprattutto quando ci sono dei figli.
Non esiste un’età anagrafica ideale nella quale un figlio possa essere preservato dalla sofferenza della separazione dei propri genitori, in quanto, ogni bambino, pre -adolescente, adolescente o giovane adulto desidera, in fondo in fondo, che i propri genitori stiano insieme.
In altri casi, di fronte a situazioni particolarmente conflittuali, i figli possono però affermare “anziché vivere in questa situazione preferirei che si separassero!”. Tale situazione può essere sintomo di grande sofferenza da parte di tutto il sistema famiglia, dove l’allontanamento tra i genitori sembra essere l’unica forma di sollievo al dolore.
I genitori comprendono il peso che l’evento separativo può creare sui figli, i quali possono rimanere disorientati, sentirsi responsabili o abbandonati, triangolati nello scontro (ricerca di alleanza di un figlio da parte di un genitore verso l’altro genitore), giungendo, talvolta, a sviluppare ansia, sintomi depressivi, e forte aggressività, disturbi dell’attenzione, disturbi alimentari, dipendenze da sostanze, etc.
Talvolta, i genitori, con l’idea di salvaguardare il bene dei figli tentano di passare sopra ai problemi relazionali della coppia, facendo finta che non esistano.
Una forma più nascosta, ma altrettanto dannosa di relazione in crisi anche se coperta, è rappresentata dai cosiddetti “SEPARATI IN CASA”. Il clima domestico e il dialogo possono essere in alcune di queste situazioni anche distesi e pacifici, ma si tratta di una condizione che può rivelarsi altamente confondente per i figli, oltre che per i partner stessi. In questo modo, infatti, si alimentano costantemente speranze di riappacificazione, si avvallano fantasie distorte e si tiene in tensione un sottilissimo filo che non permette ai partner di ricostruirsi una vita personale. La ricaduta non è soltanto sui figli, i partner stessi non fanno che logorarsi ed auto impedirsi di ritrovare la felicità in nuove strade.
E’ compito dei figli tenere insieme la coppia?
Il destino della coppia genitoriale deve poggiare sulle spalle dei figli?
I figli possono reggere questa responsabilità?
Affinché le cose funzionino bene, la relazione fra partner dovrebbe essere sempre differenziata con trasparenza da ogni altra relazione (comprese quelle con la propria famiglia d’origine e quelle con i propri figli) e non dovrebbe essere messa in subordine con altre.
Nelle decisioni sul separarsi o continuare a stare insieme i figli non dovrebbero entrarci. Questa condizione nel lungo periodo potrebbe risultare disfunzionale per la loro crescita, in quanto diventano il fulcro su cui la coppia si appoggia per sopravvivere.
Non è possibile che i genitori si separino senza che i figli soffrano, ma soffrirebbero di più se stessero insieme per forza. L’obiettivo è sostenere il sistema genitoriale, accompagnarlo nel percorso di separazione, spiegando chiaramente ai figli che non è colpa loro se i genitori si separano e che saranno genitori per sempre.
Anche se la coppia coniugale non esiste più in seguito alla separazione, LA COPPIA GENITORIALE CONTINUA AD ESISTERE ed è chiamata ad esercitare il suo compito con grande senso di maturità, consapevole dell’importanza che il ruolo genitoriale riveste.
Scegliere di rimanere insieme per i propri figli, quale messaggio trasmette loro?
I figli potrebbero apprendere che nella vita bisogna annullare la propria soggettività, che l’amore è una cosa insignificante, che bloccarsi e spegnersi in una relazione litigiosa o rancorosa è meglio che cercare di affrontare una nuova vita.
Altri rischi per i figli potrebbero essere quello di sentirsi responsabili dell’infelicità dei genitori, giungendo a pensare consapevolmente e inconsapevolmente, ad esempio, “Stanno insieme e sono infelici perché io esisto”, “Sarebbe meglio che io non esistessi”, “Dovrei sparire per liberarli”, “Rimango io con te mamma così non sei sola”, “Rimango io con te papà così non sei solo”, o a schierarsi nel conflitto della coppia (manifesto o latente) dalla parte di uno o dell’altro (triangolazione familiare), vincolati in un patto di lealtà non evolutivo con l’uno o l’altro genitore, etc.
Queste e altre situazioni possono avere significative implicazioni sul blocco del processo di differenziazione dalla famiglia dei figli invalidando la loro progettualità di vita, come possono agevolare l’apprendimento di modalità relazionali di coppia disfunzionali che si ripercuoteranno nelle loro relazioni di adulti (es. dipendenza affettiva, fuga dalle relazioni, ansia da separazione, etc.), etc.
Intervento terapeutico
Decidere se separarsi o rimanere in un matrimonio infelice è una scelta difficile che un genitore si può trovare a dover fare.
Separazione e divorzio possono avere un impatto negativo sui figli, anche se ciò non è dovuto primariamente alla rottura e al distacco tra i genitori, ma soprattutto alle tensioni che precedono la separazione.
Il conflitto tra i coniugi rappresenta un trauma per i figli quando è frequente ed acceso, soprattutto quando vi sono aggressioni fisiche e/o verbali con offese, insulti e grida. Anche il silenzio, la mancanza di comunicazione, di calore tra i partner e i piccoli dispetti possono dare al figlio la sensazione spiacevole di permanente tensione e conflitto irrisolto.
Generalmente, una coppia di genitori cerca di ricercare tutte le possibilità per rimanere assieme per rispettare le aspettative delle famiglie d’origine, le aspettative sociali, per il bene dei figli ed evitare di arrecare loro disagio, etc., tuttavia, portare avanti un’unione infelice, soprattutto se conflittuale, può fare più danni che una separazione e/o divorzio palese.
In base agli specifici bisogni e alle caratteristiche del singolo caso, si possono intraprendere dei percorsi con lo scopo di trasformare un momento complesso in una reale opportunità di raggiungere un nuovo modo di stare insieme più funzionale del precedente.
UN NUOVO EQUILIBRIO può essere ricercato:
*Lavorando attraverso un PERCORSO PSICOLOGICO DI COPPIA focalizzandosi sul riconoscimento, l’elaborazione e ri – significazione in senso evolutivo del malessere/disturbo/problema espresso dal singolo partner e/o dal sistema coppia che si riflette sul singolo partner, sul sistema coppia, ma soprattutto sui figli, investendo in un progetto futuro di vita condiviso.
*Lavorando attraverso un PERCORSO PSICOLOGICO INDIVIDUALE del singolo partner, per fare chiarezza dentro di Sé, esplorare il proprio mondo interiore, risignificare gli eventi della propria vita e quelli inerenti alla relazione che sta vivendo, giungendo a comprendere cosa desidera, quali sono i propri bisogni, decidere cosa fare rispetto alla propria relazione di coppia, ma soprattutto riflettere sul proprio stile genitoriale per consentire di ridefinire un senso di genitorialità più consapevole per il benessere dei propri figli.
*Lavorando sul PASSAGGIO DA COPPIA A COPPIA GENITORIALE, quando entrambi i partner hanno il pensiero di separarsi, ma non sanno cosa fare, da dove iniziare, intraprendendo un PERCORSO DI ACCOMPAGNAMENTO ALLA SEPARAZIONE E/O DIVORZIO, preparandosi a riconoscere, accogliere ed elaborare le emozioni intense che la situazione scaturisce, preparandosi a rivestire un nuovo ruolo relazionale nei propri contesti di appartenenza (persona e genitore separato/divorziato), ma soprattutto a riaprire i canali comunicativi e a ridefinire un nuovo equilibrio, un progetto di vita condiviso fondato sul rispetto delle aspettative e dei bisogni personali ed altrui, soprattutto in presenza di figli.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé o di qualcuno importante per Te.
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