- Come dico a mio figlio che ci stiamo separando?
- Chi glielo deve dire?
- Come la prenderà?
- Come la prenderanno i nonni, gli zii, gli amici?
- Ho un nuovo/a compagno/a, quando posso presentarlo/a a mio figlio?
- Dobbiamo informare la scuola?
- Mi impegno, ma ci vede litigare. Cosa possiamo fare? Come lo rassicuriamo?
- Come faccio a far sentire sua anche la casa di papà (o della mamma)?
- Spostarsi da una casa all’altra non sarà troppo faticoso per lui/lei?
- Avrà bisogno di me quando non sarò presente?
- Gli mancherò quando sarà con la mamma/con il papà?
- Etc.
La comunicazione circa la decisione dei genitori di separarsi è un momento importante, perché segna un cambiamento nell’assetto della famiglia e, perché, comunicandola, i genitori rendono effettiva questa scelta.
La decisione dovrebbe essere comunicata con chiarezza, in termini comprensibili relativamente all’età dei figli e alla loro personalità. Per i figli si rivela più dannoso permanere in uno stato di incertezza, confusione o ambiguità in considerazione anche del fatto che i bambini/ragazzi sono sempre particolarmente attenti a cogliere gli stati emotivi dei genitori e tutto quello che accade.
FONDAMENTALE è sospendere il conflitto con il partner, ovvero sospendere le accuse e le denigrazioni dell’Altro genitore e non voler portare il figlio dalla propria parte incoraggiandolo nel prendere le distanze dall’altro genitore.
Queste due azioni consentono ai genitori di agire nella direzione del benessere e della tutela dei minori.
Altrimenti, a livelli più o meno impliciti o espliciti, i figli si trovano a gestire la necessità di doversi schierare da una o dall’altra parte (triangolazione familiare), a prendere una posizione, ad attribuire colpe, costruendo insieme ai genitori equilibri e posizioni disfunzionali al benessere dell’intero nucleo.
I figli hanno bisogno di capire che, nonostante i genitori si separino e non vivranno più insieme, essi rimarranno comunque legati a loro e, che entrambi i genitori li continueranno a seguire. Se i figli avranno una spiegazione chiara e sincera delle ragioni che hanno portato i loro genitori a separarsi, allora potranno smettere di pensare di essere loro i responsabili della separazione (come spesso accade), o ancora potranno smettere di pensare che “sforzandosi”, loro potranno far tornare unita la famiglia.
Questi ultimi due pensieri nei figli (la “colpa” e la “responsabilità di tenere uniti i genitori) se non trattati ed eliminati sono fonte di enormi sofferenze per i figli di genitori separati.
Reazioni emotive
Le reazioni emotive dei figli possono essere le più diverse. Dalla rabbia al pianto (che può essere manifestazione di rabbia e non sempre di tristezza), alla paura per l’incertezza sul chi si prenderà cura di lui. A volte i figli si chiudono nel silenzio, che può rappresentare una strategia per affrontare ed elaborare la situazione oppure può essere il silenzio di consenso e sollievo dai continui litigi dei genitori.
È importante prestare attenzione alle reazioni dei figli perché le risposte immediate non sono sempre rivelatrici. Un bambino può apparire tranquillo solo perché cerca di compiacere i genitori, ma in realtà fa fatica ad accettare la situazione. Al contrario, un altro bambino può scoppiare in un atto di rabbia e piangere, compiendo un atto liberatorio, ovvero mostrando subito le sue emozioni e la loro rapida elaborazione. Di fronte al pianto è inutile dare false speranze ai figli confondendoli sul fatto che i genitori torneranno insieme, è importante essere chiari e trasmettere che ciò che riguarda la coppia non riguarda la relazione con i figli.
La separazione dei genitori rappresenta un’esperienza “ad alto impatto emotivo” per il minore e, per questo motivo, è spesso portatrice di sofferenze psicologiche brevi o protratte nel tempo e che possono manifestarsi con modalità più o meno palesi o latenti.
Spesso i figli attribuiscono a se stessi la colpa della rottura del legame matrimoniale o della relazione, arrivando a credere di non meritarsi l’amore dei genitori. Inoltre, il bambino può vivere l’allontanamento di uno dei genitori come un abbandono da parte della famiglia verso il genitore che non è più in casa, destino che lo spaventa terribilmente, portandolo ad immaginare una prospettiva simile anche per lui.
Bisogna offrire ai figli la giusta rassicurazione perché devono comprendere che non sono la causa della separazione. L’amore per loro non cambierà mai. Questa è l’unica cosa importante che capiscano.
Per ciò che concerne, la possibilità di parlare insieme ai figli o singolarmente non c’è risposta univoca, molto dipende dal grado di conflittualità della coppia.
Quando i figli mantengono un buon rapporto con entrambi i genitori anche se sono separati, gli effetti negativi della separazione sono molto mitigati. Separarsi “bene” risulta un fattore estremamente protettivo per i figli, mentre la conflittualità familiare risulta un fattore fortemente dannoso per l’equilibrio emotivo dei figli.
Conflitto coniugale
E’ importante tenere i figli al riparo dalla conflittualità anche nei difficili momenti in cui sta maturando la decisione di separarsi perché possono sentirsi minacciati nelle sicurezze di base o ancor più possono sentirsi responsabili di ciò che sta accadendo, ovvero in colpa.
Nei casi in cui la comunicazione tra ex coniugi è particolarmente disfunzionale anche i figli tendono ad essere coinvolti assumendo il ruolo di messaggeri delle informazioni che padre e madre non riescono a scambiarsi personalmente. Se i più grandi possono chiedere esplicitamente di non essere messi in mezzo e di non sentir parlare male dell’Altro genitore, i più piccoli seguono di più quello che i genitori gli dicono di fare, diventando dei “piccoli postini” di messaggi inopportuni ed offensivi. In ogni caso, i figli sono coinvolti in questa dinamica relazionale totalmente involutiva (triangolazione), che li distoglie dai loro compiti evolutivi, dalla loro vita, dai loro progetti.
Cambiamenti e nuovi significati
Oltre agli aspetti emotivi, i figli devono anche affrontare dei cambiamenti pratici che riguardano la loro vita quotidiana. Per i più piccoli, un oggetto particolarmente significativo, come un giocattolo, da portare quando va in trasferta nella nuova casa, può essere rassicurante, così come il fatto che anche l’altro genitore possa vedere la nuova abitazione. Nella vita reale, non è sempre facile, ma la possibilità di saper di poter ricevere l’altro genitore nella nuova casa (seppur in via straordinaria rispetto agli accordi consueti sui tempi di visita), rappresenta per i figli un motivo in più per sentire la nuova abitazione un luogo familiare.
Nel caso in cui sia possibile, può essere utile avere una camera o uno spazio che il bambino possa sentire suo e nel quale possa sentirsi accolto e protetto. Ciò può consentire di alleviare i sentimenti di nostalgia o mancanza dell’altro genitore, poiché sperimenta la separazione in un luogo sicuro.
In genere i bambini si abituano agli spostamenti senza troppe difficoltà, ma non bisogna sottovalutare tutte le energie spese nei passaggi. Gli eventuali segni di disagio non vanno mai sottovalutati e in alcuni casi può essere utile riprogrammare i ritmi della vita del bambino per agevolare la sua vita quotidiana, i suoi tempi di svago e di riposo.
Nuovo compagno/a
I bambini e/o ragazzi hanno bisogno di tempo per elaborare i cambiamenti, perciò, è opportuno lasciare trascorrere un intervallo di tempo ragionevole prima di introdurre nuovi partner ai figli. Questa novità non dovrebbe essere comunicata nelle prime fasi del processo separativo. Con il tempo si spiegherà che le nuove persone non andranno a sostituire nessuno e che avere un rapporto i nuovi compagni non significa tradire o mancare di rispetto alla mamma o al papà.
Nel rispetto dei bisogni di bambini e ragazzi e della loro sensibilità è assolutamente da evitare che diventino i custodi dei segreti di mamma o papà, ad esempio, rispetto a nuove relazioni affettive in cui i genitori possono essere coinvolti. Chiedere al proprio figlio/a “non dire alla mamma che usciamo a mangiare la pizza anche con questa Amica”, “non dire al papà che hai visto in casa questo Amico”, etc. può mettere i figli in condizione di mentire, di sperimentare un senso di tradimento ingiustificato che li colloca dentro patti di lealtà estremamente nocivi per il loro sviluppo emotivo e benessere psicologico.
Informare la scuola
Gli insegnanti andrebbero informati dei cambiamenti in atto nella famiglia. E’ possibile che soprattutto nella fase di definizione della separazione, che è il momento più incerto di tutto il processo, i bambini e/o ragazzi manifestino a scuola difficoltà comportamentali e un calo nel rendimento. Solitamente, una volta definita la separazione e/o delimitato il conflitto, il disagio in ambito scolastico tende a rientrare.
Comunicare costantemente con gli insegnanti è utile in quanto l’osservazione dei bambini e/o ragazzi in un contesto diverso da quello familiare può fornire informazioni indicative del grado di adattamento dei figli alla nuova situazione.
Intervento terapeutico
Sperimentare la separazione da parte dei figli non sempre è traumatico. Costruire il “come” farlo, insieme all’altro genitore, spesso è la chiave che conduce verso una direzione meno dolorosa e più gestibile.
Costituiscono elementi fondamentali il dare continuità al legame genitoriale, accordarsi sulle scelte più opportune, mantenere un coerente riferimento affettivo e educativo, condividere la direzione educativa, preservare l’idea di famiglia e di genitorialità seppur in evoluzione e cambiamento.
La capacità dei figli di adattarsi alla separazione dei genitori dipende dal grado di maturità dei genitori e dalla loro capacità di collaborare nella separazione.
Esistono molti strumenti di sostegno psicologico per accompagnare la coppia genitoriale e i figli al processo di separazione. In base agli specifici bisogni e alle caratteristiche del singolo caso, si possono intraprendere dei percorsi con lo scopo di trasformare un momento complesso in una reale opportunità di raggiungere un nuovo modo di stare insieme più funzionale del precedente.
UN NUOVO EQUILIBRIO può essere ricercato:
*Lavorando sul PASSAGGIO DA COPPIA A COPPIA GENITORIALE, quando entrambi i partner hanno il pensiero di separarsi, ma non sanno cosa fare, da dove iniziare, intraprendendo un PERCORSO DI ACCOMPAGNAMENTO ALLA SEPARAZIONE E/O DIVORZIO, preparandosi a riconoscere, accogliere ed elaborare le emozioni intense che la situazione scaturisce, preparandosi a rivestire un nuovo ruolo relazionale nei propri contesti di appartenenza (persona e genitore separato/divorziato), ma soprattutto a riaprire i canali comunicativi e a ridefinire un nuovo equilibrio, un progetto di vita condiviso fondato sul rispetto delle aspettative e dei bisogni personali ed altrui, soprattutto in presenza di figli.
*Lavorando attraverso un PERCORSO DI SOSTEGNO ALLA GENITORIALITA’, ovvero sostenendo il genitore singolo o la coppia genitoriale insieme con un intervento pragmatico, orientato alla ricerca e all’autoriflessione, che consenta ai genitori di diventare protagonisti attivi nel ritrovare un’espressione di genitorialità serena e costruttiva per la crescita dei propri figli, nonché per un senso di appagamento positivo circa la propria funzione educativa.
*Lavorando attraverso una PSICOTERAPIA INDIVIDUALE con il singolo genitore sull’elaborazione e l’accettazione della separazione e sulle intense emozioni che accompagnano questo momento di grande cambiamento.
Quando l’interruzione di una relazione si trasforma in una difficoltà stabile di accettare le incertezze e l’emotività prende il sopravvento impedendo di ripartire, di rinascere, di stare nel presente, allora la perdita non è stata elaborata.
I pensieri tornano ripetitivamente e in modo apparentemente incontrollabile sull’ex partner. La mente cerca ricorsivamente una spiegazione al fine di risolvere quello che considera un “problema”: la fine della relazione. Al termine di una relazione, la tendenza è quella di esaminare ricordi e avvenimenti del passato, questo al fine di individuare ciò che non ha funzionato.
Il problema emerge quando queste strategie diventano involontarie, automatiche e ricorsive, ovvero quando perdono la loro capacità di portare all’azione e si strutturano in circoli viziosi mentali ed emotivi che acuiscono la sofferenza, un forte stato di stress e ansia che perdura nel tempo e non tende ad attenuarsi.
Un percorso psicologico può facilitare lo sbloccarsi della situazione e grazie alla comprensione delle modalità cognitive ed emotive che bloccano il processo, accrescere la consapevolezza di se stessi, visualizzare la vita che si desidera costruire e la Persona che si vuole essere.
La Persona viene sostenuta a:
- Approfondire la storia di vita della Persona all’interno dei suoi mondi relazionali d’appartenenza.
- Capire cos’è accaduto nella relazione appena conclusa, cercando di capire quali fattori hanno fatto scattare l’amore e poi cosa ha fatto spegnere questi sentimenti, senza colpevolizzare nessuno, avendo uno sguardo obiettivo su quello che è successo, per poter imparare dai propri errori e rivivere il proprio passato senza sensi di colpa o sentimenti di rabbia, disprezzo, etc.
- Aumentare l’autostima e il senso di autoefficacia, riflettendo sulle proprie vulnerabilità e potenziando i propri punti di forza.
- Lasciar andare la gelosia o il rancore per l’eventuale nuova vita del partner, ri – significando gli avvenimenti in senso evolutivo, soprattutto nel caso in cui siano presenti dei figli.
- Riportare alla luce una percezione reale di se stessi, non offuscata e debilitata da pensieri negativi e non evolutivi appresi da ricordi, eventi ed esperienze inerenti alla relazione finita.
- Accogliere e gestire lo stato di confusione, di disorientamento, ansia, paura, rabbia, frustrazione e tristezza.
- Ristrutturare le credenze disfunzionali legate al proprio valore e alla propria amabilità e alle emozioni legate alla paura della solitudine, del rifiuto e dell’abbandono.
- Acquisire maggiore consapevolezza circa le proprie modalità relazionali e le risonanze delle stesse nella propria vita sentimentale e sociale.
- Modificare le aspettative irrealistiche nutrite nei confronti dell’amore.
- Imparare a volersi bene, a stare bene con se stessi, ad accettarsi.
- Imparare a conoscersi meglio e sviluppare l’assertività in modo da poter esprimere e far rispettare i propri bisogni senza timore, contribuendo alla costruzione di un più solido senso di Sé, della propria autonomia e della propria indipendenza.
- Rendersi più forte e libero/a dalle inquietudini, ansie e paure che, che se permangono nel tempo, possono rischiare di amplificare il malessere psicologico, invalidando anche le relazioni interpersonali e la progettualità di vita.
- Pacificarsi con il passato, rivolgere uno sguardo positivo al futuro, ma soprattutto vivere in modo appagante e serenamente la dimensione temporale del presente.
- Sostenere la motivazione al cambiamento e al recupero del proprio benessere psicofisico e relazionale.
- Riprendere il controllo della propria vita, ritrovare l’autonomia decisionale e la libertà di essere se stessi, sentire di meritarsi di essere felici e sereni, da soli o insieme ad un partner.
- Riflettere sul proprio stile genitoriale per consentire di ridefinire un senso di genitorialità più consapevole per il benessere dei propri figli.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé e di qualcuno importante per Te.
Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.
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