Secondo il modello teorico psicoterapeutico sistemico relazionale, il concetto di triangolazione familiare si riferisce ad una dinamica relazionale disfunzionale in cui un bambino viene coinvolto nella relazione conflittuale dei suoi genitori al fine di spostarne la tensione.
Le COALIZIONI, IL CAPRO ESPIATORIO, LE INVERSIONI DI RUOLI sono le triangolazioni familiari studiate a lungo da Murray Bowen, psichiatra e ideatore della teoria dei sistemi familiari, che l’hanno portato alla conclusione che solo se una Persona riesce a individualizzarsi e a distaccarsi dalla propria famiglia d’origine, vi può partecipare mantenendo la propria individualità e utilizzare una posizione obiettiva, che le permette di mantenere un contatto emotivo con entrambi i genitori, senza essere presa nel loro conflitto.
La triangolazione familiare si riferisce a famiglie al cui interno vi sono situazioni in cui i figli, in un modo spesso coperto, ma continuativo, vengono utilizzati come regolatori del conflitto coniugale e coinvolti in una controversia parentale e/o incoraggiati a prendere le parti (patto di lealtà) o a colludere con uno dei genitori contro l’altro, finendo in posizione generazionale invertita (parentificazione, ovvero il figlio è indotto a fare da padre o madre ai propri genitori).
Spesso, i figli sono spinti ad assumere, in modo consapevole o meno, la posizione di capro espiatorio o di persona malata o vulnerabile, con lo scopo o il vantaggio di deviare il conflitto coniugale o colpevolizzare il partner o l’ex partner o mantenere unita la famiglia. Ad esempio, “Se non dorme e non mangia, è tutta colpa tua!”.
Questa alternativa è molto subdola e contempla la possibilità che i figli diventino, come dice lo psichiatra infantile e professore di terapia familiare Maurizio Andolfi, “il braccio armato del conflitti generazionali negati o irrisolti” di una relazione coniugale priva di conflittualità aperta, in cui i genitori si alleano o per iperproteggere i figli (in questo caso è possibile che il disturbo si manifesti in forma psicosomatica) o per controllarli (in presenza di disturbi della condotta).
In tutti i casi, è come se i figli inconsapevolmente si assumessero la responsabilità di barattare la propria salute mentale con la quiete familiare.
In genere, si pensa che i bambini divengano strumento di ricatto affettivo e strumentalizzazione emotiva solo nei casi di separazione della coppia o in sistemi familiari molto conflittuali. In realtà, anche in alcune famiglie unite e apparentemente solide, i figli possono essere inconsapevolmente strumentalizzati da uno o da entrambi i genitori.
Ad esempio, accade in sistemi familiari dove nessuno alza mai la voce, dove le liti vengono evitate, ritenute come qualcosa di poco decoroso e dove il conflitto è celato dietro un’armoniosa apparenza.
Ci sono bambini che fungono da collante per rapporti di coppia deteriorati dall’abitudine, altri che divengono alibi per non prendere il coraggio di separarsi, altri che servono a salvaguardare il mito di famiglia felice, etc.
In questi contesti familiari, la negazione può prendere il sopravvento rispetto al coraggio di affrontare un processo di cambiamento delle dinamiche familiari, che non vuol dire per forza la rottura della famiglia, ma un’evoluzione della stessa, andando incontro ad un miglioramento della qualità di vita e ad un maggiore benessere cognitivo, psicologico, emotivo, affettivo e relazionale di tutto il sistema famiglia.
Effetti della triangolazione familiare
L’esordio di numerosi disturbi ansiosi e depressivi in età evolutiva è strettamente correlato a relazioni familiari invischianti e patologiche. Un figlio che cresce e sviluppa il suo senso di identità all’interno di una triangolazione familiare potrebbe sperimentare intensi vissuti di colpa e conseguenti angosce per non poterli esprimere.
La triangolazione monopolizza le risorse psicologiche ed emotive del figlio per regolare il conflitto degli adulti, con il conseguente blocco dei suoi bisogni evolutivi, divorati dalla necessità di soddisfacimento di bisogni genitoriali rimasti inappagati.
Il più delle volte, ogni tentativo di sottrarsi a tali dinamiche sarà punito o boicottato. La stessa idea di svincolarsi dalla triangolazione sarà fonte di angoscia per i figli che avranno il timore di deludere e tradire il genitore “alleato” (oppure entrambi, nei casi in cui siano i genitori ad essersi “alleati” contro di lui).
Altre volte, i figli temeranno che svelando i giochi familiari, per quanto possano esserne consapevoli, potrebbero aumentare il conflitto tra i genitori. Quando i figli non riescono più a gestire il conflitto interno e i sentimenti ambivalenti verso le figure genitoriali, potranno sopraggiungere l’espressione di qualche sua sintomatologia (es. problemi scolastici e le assenze ingiustificate da scuola, disturbi alimentari, comportamenti violenti, furti, atti di vandalismo, autolesionismo o altre forme di automutilazione, tossicodipendenza, etc.), che avrà la funzione di spostare l’attenzione dei genitori dai loro reali problemi, aiutando i figli a modificare i comportamenti problematici che manifesta.
Il figlio, in qualche modo, si prende la responsabilità di mantenere unita la famiglia, sacrificando il proprio slancio alla vita.
Intervento terapeutico
Non è importante che i genitori funzionino bene singolarmente, i figli devono poter contare sulla loro collaborazione perché è solo questa che garantisce quel senso di sicurezza, quella base sicura in grado di prevenire l’unico vero grande fallimento di una coppia di genitori, ovvero l’inversione del ruolo genitoriale (accudimento invertito), attraverso il quale sono i figli a dover assumere il ruolo adulti, a mantenere unita la famiglia e a placare i conflitti nelle relazioni familiari.
Per la coppia genitoriale, farsi travolgere dalle emozioni derivanti dal conflitto di coppia, significa, spesso, far trovare i propri figli tra l’incudine e il martello, tra insulti, offese, dispetti, ripicche o conflitti celati.
Salvaguardare e tutelare il benessere emotivo e psicologico dei figli è un dovere dei genitori, come anche lo è salvaguardare il proprio.
Un ambiente relazionale, nel quale si sperimentano costantemente meccanismi relazionali di triangolazione (consapevoli o inconsapevoli), può incidere sul benessere psicologico, emotivo, relazionale e affettivo delle Persone coinvolte, soprattutto su quello dei figli.
Il primo passo, spesso molto difficile da fare, vista la significatività emotiva delle relazioni e la conflittualità che spesso le accompagna, è quello da parte dei genitori di DIVENTARE CONSAPEVOLI DELLE CONTRADDIZIONI E DELLE CONSEGUENZE CHE TALE SITUAZIONE CREA, soprattutto quanto LE DINAMICHE DI TRIANGOLAZIONE FAMILIARE POSSONO INCIDERE NELLA VITA PRESENTE E FUTURA DEI FIGLI.
Esistono molti strumenti di sostegno psicologico per accompagnare la coppia genitoriale e i figli verso un nuovo modo di stare insieme più funzionale del precedente, tutto definito in base agli specifici bisogni e alle caratteristiche del singolo caso.
UN NUOVO EQUILIBRIO può essere ricercato:
*Lavorando attraverso un PERCORSO PSICOLOGICO DI COPPIA focalizzandosi sul riconoscimento, l’elaborazione e ri – significazione in senso evolutivo del malessere/disturbo/problema espresso dal singolo partner e/o dal sistema coppia che si riflette sul singolo partner, sul sistema coppia, ma soprattutto sui figli.
*Lavorando attraverso un PERCORSO PSICOLOGICO INDIVIDUALE del singolo partner, per fare chiarezza dentro di Sé, esplorare il proprio mondo interiore, risignificare gli eventi della propria vita e quelli inerenti alla relazione che sta vivendo, giungendo a comprendere cosa desidera, quali sono i propri bisogni, decidere cosa fare rispetto alla propria relazione di coppia, ma soprattutto riflettere sul proprio stile genitoriale per consentire di ridefinire un senso di genitorialità più consapevole per il benessere dei propri figli.
*Lavorando sul PASSAGGIO DA COPPIA A COPPIA GENITORIALE, quando entrambi i partner hanno il pensiero di separarsi, ma non sanno cosa fare, da dove iniziare, intraprendendo un PERCORSO DI ACCOMPAGNAMENTO ALLA SEPARAZIONE E/O DIVORZIO, preparandosi a riconoscere, accogliere ed elaborare le emozioni intense che la situazione scaturisce, preparandosi a rivestire un nuovo ruolo relazionale nei propri contesti di appartenenza (persona e genitore separato/divorziato), ma soprattutto a riaprire i canali comunicativi e a ridefinire un nuovo equilibrio, un progetto di vita condiviso fondato sul rispetto delle aspettative e dei bisogni personali ed altrui, soprattutto in presenza di figli.
*Lavorando attraverso un percorso di TERAPIA FAMILIARE, per migliorare il funzionamento relazionale della famiglia e incrementare il grado di benessere individuale dei suoi componenti.
*Lavorando attraverso un PERCORSO DI SOSTEGNO ALLA GENITORIALITA’, ovvero sostenendo il genitore singolo o la coppia genitoriale insieme con un intervento pragmatico, orientato alla ricerca e all’autoriflessione, che consenta ai genitori di diventare protagonisti attivi nel ritrovare un’espressione di genitorialità serena e costruttiva per la crescita dei propri figli, nonché per un senso di appagamento positivo circa la propria funzione educativa.
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