Night Eating Syndrome
sindrome da alimentazione notturna
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La Sindrome da alimentazione notturna o Night Eating Disorder (NES) consiste nella compulsione a mangiare notevoli quantità di cibo, che generalmente si configurano come vere e proprie abbuffate, durante le ore notturne.

Tale sindrome si accompagna spesso alla tendenza a digiunare durante il giorno oppure ingerire soltanto piccole quantità di cibo e ad avere un sonno piuttosto disturbato. Gli episodi di iperalimentazione si verificano durante i continui risvegli notturni e tali episodi determinano a loro volta un peggioramento della qualità e della quantità del sonno, che spesso viene raggiunto solo a seguito di ingestione di cibo.

 

Il circolo vizioso che si instaura va inquadrato alla luce della compresenza di tre aspetti di complessità che finiscono per autoalimentarsi reciprocamente:

nes 1

Sintomi della Sindrome da alimentazione notturna

La NES è caratterizzata da uno schema di alimentazione non regolare durante l’arco della giornata.

La Persona sperimenta frequenti risvegli notturni, durante i quali ha la convinzione di non potersi riaddormentare senza aver mangiato.

Spesso, le Persone con questa sindrome riferiscono di saltare la prima colazione e di nutrirsi prevalentemente dopo cena o nelle ore notturne.

 

Gli aspetti caratterizzanti la sindrome da alimentazione notturna sono:

  • Ricorrenti episodi di alimentazione notturna, che si manifestano mangiando dopo il risveglio dal sonno oppure con l’eccessivo consumo di cibo dopo il pasto serale.
  • Consapevolezza e ricordo di aver mangiato.
  • L’alimentazione notturna elicita un significativo disagio e/o compromissione del funzionamento nella vita quotidiana.
  • Il comportamento alimentare non appare essere una conseguenza diretta di influenze esterne come la variazione del ciclo sonno-veglia dell’individuo.
  • Tale alimentazione disordinata non è meglio spiegata da un disturbo da Binge Eating Disorder (Disturbo da alimentazione incontrollata) o da altro disturbo mentale, compreso l’uso di sostanze e non è attribuibile ad un altro disturbo medico oppure all’effetto di farmaci.

 

Somiglianze e differenze tra i Disturbi del comportamento alimentare

La Sindrome da alimentazione notturna (NES) presenta caratteristiche sintomatologiche comuni e diverse ad altri disturbi alimentari, come il Disturbo di alimentazione incontrollata o la Bulimia Nervosa.

 

 

Complessivamente, il Disturbo da alimentazione incontrollata (BED) e la Sindrome da alimentazione notturna (NES) si verificano nel 5-15% delle Persone con obesità. Entrambi i disturbi contribuiscono all’aumento di peso e sono collegati a comorbidità mediche o al peggioramento dei loro sintomi, come il diabete e la sindrome metabolica.

Molti studi hanno evidenziato che la NES risulta correlata positivamente con l’Indice di Massa Corporea (IMC): all’aumentare dell’IMC aumenta la prevalenza della NES.

Inoltre, si è osservata una correlazione anche con il Disturbo da alimentazione incontrollata (BED): le Persone che esprimono BED avrebbero una probabilità 7 volte maggiore di esprimere la NES.

La letteratura scientifica ha riportato un’alta comorbidità con altre psicopatologie, in particolare i disturbi d’ansia, la depressione e l’abuso di sostanze.

 

Come insorge la Sindrome da alimentazione notturna

Spesso le Persone che esprimo la Sindrome da alimentazione notturna (NES) condividono di “concedersi” la sensazione della fame durante la notte, in quanto unico momento della giornata di solitudine e tranquillità.

Il cibo sembra divenire il mezzo per veicolare le emozioni, per riempire presumibili sensazioni di vuoto che non lascia spazio al sonno e al rilassamento.

Il mangiare rappresenta una “strategia cuscinetto” che aiuta la Persona a fronteggiare lo stress o le emozioni spiacevoli e dolorose nell’immediato, ma che tende poi ad assumere i tratti tipici della dipendenza da cibo.

La maggior parte dei pazienti riferisce di sentire un senso di colpa per proprio comportamento alimentare e di provare sentimenti di ansia, rabbia e vergogna per la scarsa capacità di autocontrollo e di regolazione.

 

Intervento terapeutico

Le ricerche ed i dati clinici attuali evidenziano come l’espressione della Sindrome dell’alimentazione notturna (NES) sia correlata con il tentativo disfunzionale attuato dalla Persona di gestire gli stati d’animo spiacevoli e ristabilire il sonno disturbato mediante l’assunzione di cibo.

Le Persone sperimentano un intenso senso di colpa e vergogna per le abbuffate, rabbia e ansia verso il proprio “non controllo” sul comportamento alimentare notturno che crea dinamiche disadattive ed estenuanti per chi le vive.

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Attualmente le linee guida internazionali indicano che l’approccio ai disturbi alimentari non può prescindere da una MODALITA’ D’INTERVENTO MULTIDISCIPLINARE effettuata da professionisti di formazione diversa (nutrizionisti, dietisti, endocrinologi, psichiatri, psicologi e psicoterapeuti, etc.) che lavorando in équipe costituiscono una rete di sostengo per il paziente.

La complessità della problematica alimentare, infatti, deve essere trattata tenendo conto di approcci terapeutici differenti che lavorano in sinergia, proiettati verso un unico obiettivo: il benessere della Persona.

L’intervento psicoterapeutico può essere associato a terapia farmacologica  e si pone l’obiettivo di sostenere la Persona nel prendere consapevolezza dei processi che mantengono il disturbo e/o di prevenire la sua espressione in una forma più grave.

L’intervento psicologico si struttura analizzando la complessità del quadro sintomatologico, comprendente la dimensione cognitiva, fisiologica, comportamentale, affettiva, psicologica e socio relazionale della Persona e si può avvalere di diversificati approcci metodologici in base all’unicità del caso, tra i quali quelli derivanti dal modello sistemico – relazionale, di quello dell’ipnosi ericksoniana, oltreché della Terapia EMDR, di tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, tecniche di autoipnosi, etc., allo scopo di rintracciare gli schemi automatici e disfunzionali responsabili del mantenimento del sintomo, i quali vanno identificati, destrutturati e ristrutturati, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.

Attraverso un PERCORSO PERSONALIZZATO, sarà possibile lavorare sulla percezione di un Sé realistico e integrato, sull’immagine corporea che la Persona ha strutturato nel tempo, sui significati emotivi che rappresentano per lei il cibo e il suo bisogno di controllo, come e quando sono stati appresi.

È necessario interrompere i circoli viziosi connessi al comportamento e/o abitudini nutrizionali e alimentari scorrette che si instaurano a partire da un pensiero automatico disfunzionale. Si lavorerà sulle emozioni di senso di colpa, vergognarabbiadisgustotristezza e autosvalutazione correlate ai disturbi alimentari, emozioni che predispongono ad un nuovo episodio critico, rafforzando la percezione di non sentirsi degni, mentre la possibilità di tollerare emozioni spiacevoli in modo più adattivo, può porre le basi per indagare gli stati emotivi profondi e i pensieri distorti che sostengono l’espressione della sintomatologia e la relazione con cibo, nonché la possibilità di apprendere abilità specifiche per gestire meglio lo stress e le proprie emozioni senza ricorrere all’utilizzo del cibo come strumento per veicolarle.

L’intervento psicologico prevede l’approfondimento della storia di vita della Persona, della storia del sintomo e il significato dello stesso all’interno dei suoi mondi relazionali. Si sostiene la motivazione al cambiamento e si lavora, inoltre, sull’acquisire consapevolezza circa il disturbo alimentare e gli svantaggi psicofisici, affettivi e relazionali che questa condotta comporta nella propria vita e per la propria salute, riflettendo anche su eventuali meccanismi di auto – sabotaggio, mantenuti in essere attraverso il sintomo, che inibiscono la presa di decisioni più mature e autonome.

L’attenzione sui fattori di rischio e di mantenimento del disturbo del comportamento alimentare può essere significativa in termini di PREVENZIONE e conseguente intervento per non peggiorare la dimensione relazionale, affettiva, emotiva e fisica della Persona.

L’intervento è sostenuto da un ascolto attivo e una comunicazione empatica che possa consentire alla Persona di sentirsi libera di di condividere la propria storia, iniziando a trovare delle possibili risposte e soluzioni al proprio disagio.

L’intervento terapeutico deve tener conto anche di questi aspetti: lavorare sul ripristino dell’equilibrio alimentare (gestione dei pasti, scelta dei cibi, etc.), sulla regolazione del sonno, sul sostegno per lo svolgimento costante di attività fisica, sia su quei blocchi personali che generano e mantengono la sintomatologia.

Alla Persona deve essere consentito di costruire una storia di vita alternativa emotivamente più funzionale e di svincolarsi da modalità relazionali disfunzionali nella quali è incastrata, giungendo a sperimentare un senso di autoefficacia positivo e un’idea di Sé vincente e libera. 

 

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