Obesità
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L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l’obesità come una condizione caratterizzata da un’eccessiva presenza di tessuto adiposo nell’organismo umano in misura tale da indurre un aumento significativo di rischio per lo stato di Salute.

L’obesità è una patologia complessa che spesso è correlata con un Disturbo del comportamento alimentare.

 

Fra i disturbi correlati all’obesità ci sono:

 

Sintomi dell’obesità

Chi soffre di obesità è solitamente incline a due diversi tipi di comportamenti:

  • Il grazing: prevede l’ingestione di piccole quantità di cibo nel corso di tutta la giornata.
  • Lo snacking: consiste nel consumo di cibo ipercalorico al di fuori dei pasti.

 

Questi comportamenti associati a una scarsa o inesistente attività fisica portano in modo più o meno rapido all’obesità.

La ricerca e l’assunzione di cibo appare, spesso, compensativa per carenze emotive nella Persona e per gestire meglio eventi stressanti e/o traumatici.

Le Persone obese, solitamente, hanno di se stesse una scarsa autostima, esperiscono un senso di solitudine, vergogna, senso di colpa, paura e rabbia, tristezza giungendo talvolta a sviluppare sintomi ansiosi e sintomi depressivi.

La più grande difficoltà è la gestione delle emozioni che vengono veicolate, mitigate e compensate con il cibo.

 

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Il cibo appaga, consola e rilassa oltre a distrarci da momenti difficili.

La Persona obesa incorre nell’espressione di più o meno complesse patologie a carico del corpo (cardiovascolari, diabete, malattie respiratorie, etc.), nonché in problematiche relazionali che possono condurre all’isolamento sociale e a compromettere la realizzazione della progettualità individuale.

 

Come insorge l’obesità

L’obesità è una malattia multifattoriale che riconosce nella sua eziologia la copresenza di fattori genetici, metabolici, ormonali, psichici e sociali che ne condizionano e sostengono il quadro clinico.

Nelle Persone obese è spesso riscontrata la presenza di disturbi alimentari, che uniti ad altri fattori sociali, come l’ideale di magrezza e/o d’immagine corporea utopicamente perfetta e fattori psicologici derivanti dai propri contesti significativi di appartenenza (familiare, scolastico, professionale, sportivo, sociale, etc.) che possono trasmettere un’ideale di perfezionismo e continuo giudizio verso se stessi, portano la Persona verso uno stato di profondo malessere fisico e psichico.

Anche fattori genetici e di familiarità possono incidere nell’espressione dell’obesità.

 

Intervento terapeutico

Attualmente le linee guida internazionali indicano che l’approccio ai disturbi alimentari non può prescindere da una MODALITA’ D’INTERVENTO MULTIDISCIPLINARE effettuata da professionisti di formazione diversa (nutrizionisti, dietisti, endocrinologi, psichiatri, psicologi e psicoterapeuti, etc.) che lavorando in équipe costituiscono una rete di sostengo per il paziente.

La complessità della problematica alimentare, infatti, deve essere trattata tenendo conto di approcci terapeutici differenti che lavorano in sinergia, proiettati verso un unico obiettivo: il benessere della Persona.

L’intervento psicoterapeutico può essere associato a terapia farmacologica  e si pone l’obiettivo di sostenere la Persona nel prendere consapevolezza dei processi che mantengono il disturbo e/o di prevenire la sua espressione in una forma più grave.

L’intervento psicologico si struttura analizzando la complessità del quadro sintomatologico, comprendente la dimensione cognitiva, fisiologica, comportamentale, affettiva, psicologica e socio relazionale della Persona e si può avvalere di diversificati approcci metodologici in base all’unicità del caso, tra i quali quelli derivanti dal modello sistemico – relazionale, di quello dell’ipnosi ericksoniana, oltreché della terapia EMDR,  di tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, tecniche di autoipnosi, etc., allo scopo di rintracciare gli schemi automatici e disfunzionali responsabili del mantenimento del sintomo, i quali vanno identificati, destrutturati e ristrutturati, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.

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Attraverso un PERCORSO PERSONALIZZATO, sarà possibile lavorare sulla percezione di un Sé realistico e integrato, sull’immagine corporea che la Persona ha strutturato nel tempo, sui significati emotivi che rappresentano per lei il cibo e il suo bisogno di controllo, come e quando sono stati appresi.

È necessario interrompere i circoli viziosi connessi al comportamento e/o abitudini nutrizionali e alimentari scorrette che si instaurano a partire da un pensiero automatico disfunzionale. Si lavorerà sulle emozioni di senso di colpa, vergognarabbiadisgustotristezza e autosvalutazione correlate ai disturbi alimentari, emozioni che predispongono ad un nuovo episodio critico, rafforzando la percezione di non sentirsi degni, mentre la possibilità di tollerare emozioni spiacevoli in modo più adattivo, può porre le basi per indagare gli stati emotivi profondi e i pensieri distorti che sostengono l’espressione della sintomatologia e la relazione con cibo, nonché la possibilità di apprendere abilità specifiche per gestire meglio le proprie emozioni senza ricorrere all’utilizzo del cibo come strumento per veicolarle.

L’intervento psicologico prevede l’approfondimento della storia di vita della Persona, della storia del sintomo e il significato dello stesso all’interno dei suoi mondi relazionali. Si sostiene la motivazione al cambiamento e si lavora, inoltre, sull’acquisire consapevolezza circa il disturbo alimentare e gli svantaggi psicofisici, affettivi e relazionali che questa condotta comporta nella propria vita e per la propria salute.

L’attenzione sui fattori di rischio e di mantenimento del disturbo del comportamento alimentare può essere significativa in termini di PREVENZIONE e conseguente intervento per non peggiorare la dimensione relazionale, affettiva, emotiva e fisica della Persona.

L’intervento è sostenuto da un ascolto attivo e una comunicazione empatica che possa consentire alla Persona di sentirsi libera di condividere la propria storia, iniziando a trovare delle possibili risposte e soluzioni al proprio disagio.

L’intervento terapeutico deve tener conto anche di questi aspetti: lavorare sul ripristino dell’equilibrio alimentare (gestione dei pasti, scelta dei cibi, etc.), sulla regolazione del sonno, sul sostegno per lo svolgimento costante di attività fisica, sia su quei blocchi personali che generano e mantengono la sintomatologia.

Alla Persona deve essere consentito di costruire una storia di vita alternativa emotivamente più funzionale e di svincolarsi da modalità relazionali disfunzionali nella quali è incastrata, giungendo a sperimentare un senso di autoefficacia positivo e un’idea di Sé vincente e libera. 

 

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