Il moltiplicarsi di piattaforme con un’offerta di programmi in streaming (film, show televisivi, serie TV, cartoni, etc.) ha progressivamente modificato il nostro modo di “consumare” tali prodotti, infatti, abbiamo la possibilità di accedere a una quantità enorme di programmi attraverso un “click”, senza attendere la messa in onda di settimana in settimana e senza l’interruzione della pubblicità.
La dicitura “BINGE” richiama ai comportamenti di “abbuffata” tipici delle dipendenze patologiche e dei disturbi del comportamento alimentare, indicando l’assunzione di una grande quantità di “sostanza” (l’oggetto specifico della dipendenza) in un breve lasso temporale, con il possibile insorgere di sintomatologia depressiva (senso di colpa, ansia, tristezza, inquietudine, irritabilità, etc.) al termine dell’assunzione e con ripercussioni crescenti sul funzionamento personale (vita affettiva e sociale, benessere psicofisico, progettualità scolastica e professionale, etc.).
Si definisce binge – watching (ovvero dipendenza da serie TV) l’abitudine per la quale la Persona guarda un numero di episodi di uno show televisivo o di una serie TV in rapida successione e in un ristretto lasso temporale. Questa tipologia di visione consentirebbe al video – dipendente una gratificazione immediata (rilascio endorfine simile a quella derivante da assunzione di sostanze).
Il comportamento di dipendenza legato ai programmi TV sembra interessare particolarmente le serie televisive, proprio per la loro strutturazione in episodi e stagioni e per le peculiari caratteristiche narrative.
Le teorie che cercano di spiegare l’eziologia della dipendenza da TV si focalizzano sugli aspetti funzionali della visione di programmi televisivi: si guarda la televisione perché ci si sente insicuri della propria identità, delle relazioni e dell’ambiente (Ball-Rokeach, 1985) oppure per soddisfare bisogni specifici che non si riesce a colmare altrove (Katz, Blumler & Gurevitch, 1973).
Tramite una serie d’interviste, Lesley Lisseth Pena (2015) ha studiato il fenomeno della dipendenza da serie TV, mettendo a fuoco l’identikit del “dipendente da serie”:
I risultati della letteratura sull’argomento fanno pensare al binge-watching come a un fattore di rischio per l’insorgere di sintomatologia ansioso/depressiva, ma anche come un indicatore della sussistenza di questi sintomi.
Molti studi hanno dimostrato che la visione compulsiva di episodi TV tende a bloccare le emozioni negative configurandosi come una via di fuga dai problemi della vita.
Come nelle dipendenze da sostanze, il fruitore compulsivo di serie può ricercare la sensazione positiva sperimentata durante la visione e può fantasticare durante il giorno sul momento in cui potrà nuovamente dedicarsi al suo programma, spostando l’attenzione da Sé ad altro, con ripercussioni sulla propria vita psichica personale e interpersonale nel corso del tempo.
Intervento terapeutico
La prevenzione, attraverso l’informazione, è la strategia vincente per evitare l’insorgere di qualsiasi comportamento disfunzionale, così come il dedicarsi ad attività sociali in cui si ha la possibilità di interagire con gli altri.
Guardare serie tv in streaming, come programmi televisivi o film, non è patologico, ma anzi è un’attività ricreativa piacevole e divertente.
Nel momento in cui, la vita di una Persona gira intorno alla visione di questi programmi, inficiando la dimensione relazionale, psicofisica e progettuale, può essere utile soffermarsi a pensare di dover ristabilire un equilibrio di priorità per il proprio benessere.
Attualmente, non esiste una terapia mirata alla binge – watching, ma è comunque possibile intervenire su questa dipendenza comportamentale.
Ogni terapia è un percorso unico, strutturato in base ai bisogni della Persona e alle sue caratteristiche. Gli elementi di base sembrano essere: la promozione di attività finalizzate al controllo dei comportamenti disturbanti, di attività di vita sana, nonché il lavoro sulle emozioni e sui bisogni interiori che hanno favorito l’insorgere della dipendenza, spesso il senso di solitudine.
Per aiutare la Persona a riprendere in mano il controllo del proprio tempo al di là delle serie o programmi TV, può essere utile intraprendere un percorso terapeutico con le seguenti finalità:
- Approfondire la storia di vita della Persona, la storia del sintomo e il significato dello stesso all’interno dei suoi mondi relazionali.
- Acquisire consapevolezza circa la dipendenza da serie o programmi TV e gli svantaggi psico-fisici e relazionali che questa condotta di dipendenza comporta nella propria vita e nella propria salute.
- Individuare, destrutturare e ristrutturare i pensieri, le emozioni e i comportamenti ricorrenti, gli schemi fissi di ragionamento e di interpretazione della realtà, che sono concomitanti alle reazioni fisiche, emotive e comportamentali relative all’espressione del sintomo, sostituendoli con schemi più adattivi per uno stile di vita personale e relazionale più sano.
- Sviluppare comportamenti alternativi per la gestione delle emozioni intense, stati di stress e ansia, nonché sentimenti di solitudine e vuoto interiore.
- Acquisire maggiore autostima e sicurezza in se stessi.
- Imparare a volersi bene, a stare bene con se stessi, ad accettarsi.
- Recuperare una maggiore efficienza e autoefficacia in campo sociale, lavorativo o scolastico e relazionale.
- Sostenere la motivazione al cambiamento dello stile di vita e al recupero del proprio benessere psicofisico e relazionale (es. regolare il tempo di visione di serie e programmi TV, impegnarsi in attività alternative, come attività sportive o hobbies di vario genere entrando in contatto, possibilmente, con persone reali con le quali relazionarsi, etc.).
- Riprendere il controllo della propria vita, migliorandone la qualità.
L’intervento psicologico si struttura analizzando la complessità del quadro sintomatologico, comprendente la dimensione cognitiva, fisiologica, comportamentale, emotiva, psicologica e socio relazionale della Persona e può avvalersi di diversificati approcci terapeutici, tra i quali quello sistemico relazionale, quello cognitivo comportamentale, l’ipnosi ericksoniana e la Mindfulness.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.
Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.