Il termine “overloading information” è stato coniato nel 1964 da Bertram Gross, professore americano di scienze politiche, che ha definito questo processo come la quantità di input che supera la capacità di elaborazione di un sistema.
Attualmente, l’overloading information riguarda il processo che indica un nuovo modo di “stare” nell’informazione in rete.
Il sovraccarico cognitivo si caratterizza per il comportamento disfunzionale di chi passa sempre più tempo in rete, navigando da un sito all’altro alla ricerca di informazioni più complete e aggiornate senza riuscire a interrompersi o a ridurre il tempo di connessione, ricevendo una quantità di informazioni tali da non riuscire a focalizzare l’attenzione su una di esse o prendere una decisione (Lavenia, 2012).
Il circolo che si struttura è schematizzato qui di seguito:
Secondo lo psicologo Giuseppe Lavenia, i segni clinici che identificano il sovraccarico cognitivo riguardano:
- La necessità di trascorre online molto tempo per reperire notizie ed aggiornamenti.
- L’insuccesso dei tentativi di interrompere, ridurre e controllare l’attività.
- Il proseguire nella condotta nonostante i problemi sociali, familiari ed economici che questa provoca o accentua.
Tra le cause che elicitano il suo insorgere è possibile riportare:
- La pressione sociale di ricercare e sapere sempre più informazioni per non rimanere fuori dal cyber sistema.
- La duplicazione e condivisione delle informazioni on line.
- L’aumento esponenziale dei canali comunicativi per ricevere informazioni (radio, tv, internet, smartphone, posta cartacea, etc.
Effetti del sovraccarico di informazioni
Oltre a compromettere in modo importante la vita sociale e lavorativa dell’individuo, il sovraccarico cognitivo può rallentare e peggiorare la sua capacità di elaborare le informazioni e prendere decisioni (Information Fatigue Syndrom).
Nello specifico, il sovraccarico di informazioni può condurre a:
- Paralisi. Quando abbiamo tanto materiale rimaniamo come immobilizzati, perché il nostro cervello non è in grado di elaborare elevate quantità di informazioni simultaneamente.
- Incapacità a mettere a fuoco l’informazione. Il mondo ipnotico di internet, che fornisce una risposta a ogni nostro dubbio, domande e curiosità, finisce per distrarci facendoci perdere di vista il nostro obiettivo o ciò che stavamo facendo. Così, ad esempio, la scrittura di un articolo che avrebbe dovuto impegnare un’ora al massimo prende il tempo della scrittura di un progetto di due ore.
- Mancata produttività. La ricerca di informazioni senza ordine e senso conduce all’inefficienza e ad un minore rendimento performativo.
- Difficoltà a discriminare una notizia o informazione vera da una fake news. Essere esposti a continue informazioni può confondere e renderci meno capaci di agire una scelta basata sulla verità.
Da un punto di vista fisiologico, le conseguenze sono non poco rilevanti:
- Malumore e irritabilità.
- Ansia e dubbi su di Sé.
- Insonnia.
- Confusione e frustrazione.
- Alterazioni della memoria.
Queste manifestazioni fisiche del sovraccarico informativo influenzano la qualità della vita e la capacità decisionale della Persona.
Il sovraccarico cognitivo si presenta prevalentemente in chi ha a che fare con continue informazioni per, ad esempio, necessità organizzative sul lavoro, come i manager. Dovendo gestire numerose informazioni, più di quelle che effettivamente la loro mente può contenere, rischiano di rimanere ancorati a un’idea che si sono fatti sulla base di informazioni preliminari, anche quando successive informazioni dicono il contrario. Altra categoria sono i giovani, in quanto passano la maggior parte del loro tempo sul proprio smartphone o altri devices a cercare continue informazioni, spesso per occupare il proprio tempo, non cedere alla noia o per solitudine.
Intervento terapeutico
Il sovraccarico informativo può danneggiare la capacità di attenzione. In tal senso, potrebbe essere utile impegnarsi ad incrementare la capacità di selezionare in modo critico contenuti attendibili, non superficiali e non utili.
Come i pc hanno antivirus e firewall, anche noi potremmo inserire qualche filtro cognitivo ed emotivo alle informazioni, notizie e messaggi che ricerchiamo e/o veniamo in contatto.
Una zona del cervello, la parte più antica dell’essere umano, posta nel tronco encefalico, denominata Reticular Activating System (RAS), costituita da un gruppo di neuroni specializzati nel controllo dello stato di veglia e del ritmo circadiano, è deputata alle funzioni della coscienza. In atre parole, la RAS è un sistema di allerta che consente all’uomo di “notare” certe cose e ignorarne altre.
Il problema del sovraccarico informativo odierno non è l’enorme quantità di informazione eterogenea che riceviamo o ricerchiamo, quanto il fatto che disturba il RAS nel compito di mantenere un’attenzione elevata sui temi realmente di nostro interesse.
La capacità di focalizzare la nostra attenzione è una condizione necessaria e imprescindibile per la Persona in termini di autonomia, responsabilità, riflessività, pluralità, impegno personale e per conservare un senso di significatività.
Attualmente, non esiste una terapia mirata all’Information Overload Addiction o sovraccarico cognitivo, ma è comunque possibile intervenire su questa dipendenza comportamentale.
Un percorso terapeutico può perseguire le seguenti finalità:
- Approfondire la storia di vita della Persona, la storia del sintomo e il significato dello stesso all’interno dei suoi mondi relazionali (familiare, lavorativo, scolastico, etc.).
- Acquisire consapevolezza circa i propri comportamenti disfunzionali e gli svantaggi psicofisici e relazionali che questa condotta di dipendenza comporta nella propria vita e nella propria salute.
- Individuare, destrutturare e ristrutturare i pensieri, le emozioni e i comportamenti ricorrenti, gli schemi fissi di ragionamento e di interpretazione della realtà, che sono concomitanti alle reazioni fisiche, emotive e comportamentali relative all’espressione del sintomo, sostituendoli con schemi più adattivi per uno stile di vita personale e relazionale più sano.
- Sviluppare comportamenti alternativi per la gestione delle emozioni intense, stati di stress e ansia, nonché sentimenti di solitudine.
- Sostenere la motivazione al cambiamento dello stile di vita introducendo nuove modalità comportamentali (es. regolare un tempo preciso e limitato per la ricerca di informazioni, disattivare le notifiche per non farsi distrarre, filtrare le informazioni con strumenti di spam, soprattutto per quelle frivole e non utili, introdurre modalità organizzative della giornata più strutturate, impegnarsi in attività alternative, come attività sportive o hobbies di vario genere entrando in contatto con persone con le quali relazionarsi e scambiarsi informazioni, annotare i pensieri e le informazioni rilevanti e non tenerle tutte in mente, etc.).
- Riprendere il controllo della propria vita, migliorandone la qualità.
L’intervento psicologico si struttura analizzando la complessità del quadro sintomatologico, comprendente la dimensione cognitiva, fisiologica, comportamentale, emotiva, psicologica e socio relazionale della Persona e può avvalersi di diversificati approcci terapeutici, tra i quali quello sistemico relazionale, quello cognitivo comportamentale, l’ipnosi ericksoniana e la Mindfulness.
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