Il termine workaholism è stato introdotto dallo psicologo americano Wayne Oates nel 1971 unendo la parola “work” e la parola “alcoholism” per descrivere la dipendenza dall’attività lavorativa.
Con questa parola descriveva “una persona il cui coinvolgimento nel lavoro è diventato così eccessivo da disturbare o interferire con la sua salute fisica, la sua felicità personale, le sue relazioni interpersonali e il suo funzionamento sociale”.
Per poter parlare di dipendenza dal lavoro è necessaria la compresenza in simultanea di comportamenti lavorativi tendenti all’eccesso e di compulsione che conduce la Persona verso tali eccessi.
Il workaholism viene associato in letteratura ad una vera e propria dipendenza comportamentale. Secondo Mark Griffiths, Professor of Behavioural Addiction, International Gaming Research Unit, Nottingham Trent University, esistono sei criteri tipici di altre forme di dipendenza:
- Salienza: il lavoro rappresenta l’attività più importante della vita di una Persona, dominandone il pensiero e i comportamenti anche al di fuori dei luoghi e tempi di lavoro.
- Trasformazione dell’umore: il lavoro viene associato a stati di umore che possono variare dall’eccitazione alla tristezza fino alla tranquillità.
- Tolleranza: il dipendente da lavoro si sente costretto ad aumentare progressivamente e gradualmente la quantità di tempo passato a svolgere attività lavorative.
- Astinenza: il dipendente da lavoro subisce negativamente, a livello fisico e psicologico (irritabilità, cambi di umore) le situazioni nelle quali non gli è permesso di lavorare (periodi di ferie, la malattia, festività, etc.).
- Conflitti: emerge gradualmente una difficoltà nelle relazioni interpersonali (colleghi, familiari, amici, partner, etc.). La Persona con dipendenza da lavoro può cominciare ad essere criticata dagli altri per la sua difficoltà a “staccare” dal lavoro.
- Ricaduta: dopo periodi in cui il lavoratore è riuscito a gestire la propria dipendenza dalle attività lavorative, ricade in comportamenti eccessivi.
Sintomi della dipendenza da lavoro
Le persone dipendenti dal lavoro esprimono spesso sintomatologia psicosomatica ed ansiosa.
Sviluppare un comportamento ossessivo verso la propria mansione, lavorare spesso oltre il proprio orario di lavoro e sovraccaricarsi di responsabilità correlate, alla lunga, sembra non garantire elevati livelli di soddisfazione professionale.
Il rischio che ne consegue è quello di sperimentare maggiore stress e relazioni interpersonali con i colleghi negative e contro-produttive.
Le eccessive energie utilizzate nelle proprie attività lavorative possono compromettere le relazioni interpersonali sia all’interno delle organizzazioni lavorative (es. conflitti con i colleghi e superiori, etc.) che nella vita quotidiana (es. separazioni, divorzi, genitorialità precaria, etc.).
In generale, la letteratura sull’argomento evidenzia come i dipendenti dal lavoro presentino: difficoltà nella comunicazione, scarsa partecipazione alle attività familiari e marginale coinvolgimento emotivo nelle relazioni.
La dipendenza da lavoro condurrebbe a forme di burnout professionale annesse a sentimenti di esaurimento, depersonalizzazione e cinismo.
A tutto ciò potrebbero aggiungersi la percezione di minore salute fisica e mentale e sentimenti di insoddisfazione per la propria vita.
Come insorge la dipendenza da lavoro
La dipendenza dal lavoro può avere la funzione psicologica di evitare sentimenti negativi e/o di regolarne l’intensità.
Una correlazione positiva tra workaholism e caratteristiche di personalità ossessivo compulsiva, nonché essere caratterizzati da valori orientati al raggiungimento di obiettivi, a discapito degli obiettivi di tipo interpersonale, può portare a rivolgere i propri sforzi al successo lavorativo.
Inoltre, anche essere cresciute in famiglie disfunzionali, può far esprimere delle persone una propensione a cercare tipologie di lavoro altamente stressanti in quanto ormai abituate a fattori di stress all’interno del sistema famiglia. Allo stesso modo, anche l’apprendimento vicario (Bandura, 1986) può portare ad imitare comportamenti di workaholism riprodotti da figure significative all’interno dei propri contesti di appartenenza (genitori, amici, superiori, mentori, colleghi, etc.).
Caratteristiche dell’ambiente organizzativo e del clima aziendale, quali scarsa chiarezza e definizione di ruoli, mansioni e responsabilità, insieme alla tendenza a valorizzare modalità di lavoro estenuanti e faticose che persistono oltre gli orari concordati, possono concorrere nell’espressione di una dipendenza da lavoro.
Alti livelli di istruzione, nonché essere di genere maschile, comporterebbe maggiori probabilità di sviluppare comportamenti di workaholism.
Intervento terapeutico
La dipendenza comportamentale da lavoro si esprime attraverso un pensiero ricorrente e intrusivo da somigliare ad un’ossessione, un bisogno interno incontrollabile di lavorare oltre quanto richiesto per soddisfare le esigenze della propria azienda o il soddisfacimento dei propri bisogni economici.
Il primo passo è il riconoscimento dei comportamenti compulsivi e dei pensieri ossessivi legati al lavoro come fonte di disagio. Spesso l’accesso ad un percorso psicologico avviene per l’espressione di altra sintomatologia, ad esempio stati ansiosi o fortemente stressanti.
Il percorso terapeutico si focalizza sul sostenere la Persona a:
- Approfondire la storia di vita della Persona, la storia del sintomo e il significato dello stesso all’interno dei suoi mondi relazionali.
- Acquisire consapevolezza circa la dipendenza da lavoro e gli svantaggi psico-fisici e relazionali che questa condotta di dipendenza comporta nella propria vita e nella propria salute.
- Potenziare empatia, apertura relazionale, capacità di riconoscere ed esprimere le emozioni, mirando ad una maggiore autonomia interiore e non solo all’apparente indipendenza.
- Sviluppare una capacità di intimità con se stessi e con gli altri.
- Acquisire consapevolezza circa gli svantaggi della condizione che la condotta di dipendenza comporta (es. conflitti familiari, nervosismo, insoddisfazione) rispetto ai benefici che potrebbero derivarne (es. posizione economica).
- Ristrutturare schemi cognitivi ed emotivi disfunzionali che elicitano e mantengono il comportamento, sostituendoli con schemi più adattivi per uno stile di vita personale, relazionale e professionale più sano.
- Apprendere alcune strategie pratiche di fronteggiamento (coping) degli eventi stressanti e ansiosi come alternative al lavoro.
- Sviluppare comportamenti alternativi per la gestione delle emozioni intense.
- Prevenire le ricadute mediante l’identificazione degli stimoli attivanti e dei sintomi.
L’intervento psicologico si struttura analizzando la complessità del quadro sintomatologico, comprendente la dimensione cognitiva, fisiologica, comportamentale, emotiva, psicologica e socio relazionale della Persona e può avvalersi di diversificati approcci terapeutici, tra i quali quello sistemico relazionale, quello cognitivo comportamentale, l’ipnosi ericksoniana e la Mindfulness.
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