Tra i fenomeni più diffusi attualmente nella nostra società c’è sicuramente l’ansia, disturbo che affligge molte persone di tutte le età.
L’ansia sembra essere una compagna che una volta conosciuta non ci abbandona più, che produce quel senso sgradevole di invadenza che sembra incontrollabile. Cerchiamo in tutti i modi di allontanarla da noi, senza che il contenuto del messaggio che ci sta portando venga effettivamente ascoltato.
Eppure, l’ansia, così come la paura, ha un portato semantico simile a quello di un sintomo: ci avvisa che qualcosa non va nella nostra vita, che l’organismo nel suo complesso adattamento alla vita sta soffrendo per qualche motivo e che quel motivo è fuori dalla nostra attenzione.
A differenza della paura, emozione che tutti proviamo di fronte a un pericolo percepito e che svolge una funzione essenziale per la sopravvivenza di ciascuno di noi, l’ansia è una paura senza oggetto, in un circolo vizioso che si autorigenera proprio quando ci chiediamo “perché sto provando ansia?”, un rimuginare di emozioni negative che si manifestano in vari gradi, provocando diversi livelli di disagio.
Questo circolo vizioso, innescato da tutti i pensieri che facciamo nel tentativo di giustificare lo stato ansioso, può condurre a sperimentare sentimenti di angoscia con ripercussioni a livello psicofisiologico e sociale.
I sintomi dell’ansia
Si potrebbe dire che non esistono persone che non provano ansia. A seguito di una situazione particolarmente stressante o di un evento traumatico, l’ansia può emergere in chiunque.
“L’ansia può essere considerata un segnale naturale che ha un preciso significato, una funzione protettiva che mobilità le risorse psicologiche e fisiche dell’individuo con l’obiettivo di affrontare una situazione futura”.
Come si manifesta l’ansia?
L’ansia è un’emozione naturale che serve ad avvisarci della presenza di una minaccia più o meno imminente e si manifesta attraverso segnali psicologici e segnali fisiologici:
- Irritabilità: forse il sintomo più tipico dell’ansia, la tendenza a essere più irritabili del normale è un primo campanello di allarme che dovrebbe farci capire di prestare attenzione ai segnali che il nostro corpo e la nostra mente ci stanno inviando
- Tensione muscolare: il sentirsi sempre tesi e mai rilassati è una conseguenza molto comune del disturbo di ansia ed è un sintomo che da non sottovalutare.
- Alterazione ritmo sonno-veglia: il ritmo sonno-veglia è la chiave per una vita regolata e serena e la sua alterazione comporta notevoli disagi in tutte le dimensioni della nostra vita: psicologica, fisica, relazionale e sociale.
- Difficoltà di concentrazione: sintomo molto invalidante per chi lavora o studia, per chi deve ottenere risultati e raggiungere obiettivi, talvolta essi stessi la fonte di questo particolare stato.
- Facile affaticamento: questo sintomo è direttamente correlato alla tensione muscolare e all’alterazione del ritmo sonno veglia: le persone ansiose tendono a stancarsi prima e a performare con più difficoltà.
- Paura che qualcosa di brutto possa succedere: le persone ansiose vivono spesso nella costante paura che possa verificarsi qualcosa di brutto, anche se non c’è nulla che possa portare a questo pensiero.
- Incapacità di rilassarsi: chi soffre d’ansia è spesso anche iperteso, quindi non riesce mai a rilassarsi, nemmeno quando la fonte di stress primaria è assente.
- Disturbi gastrointestinali.
- Disturbi psicosomatici.
Moltissime persone sperimentano tutti o alcuni di questi sintomi e spesso non danno il giusto peso a questi disagi. Spesso, chi soffre di stati di ansia esprime un pessimismo nei confronti della vita, sembra non vedere mai risvolti positivi in nulla e lo stato di inquietudine, insicurezza e angoscia può andare ad invalidare una visione costruttiva ed evolutiva della vita.
Il circolo dell’ansia
Lo stato di iperattivazione psicologica e fisica viene attivato dal nostro cervello facendoci rimanere in uno stato di vigilanza e prontezza di reazione nel caso di pericolo o di minaccia.
Ad esempio:
- Quando faccio un’escursione nel bosco in piena montagna, mantengo un certo grado di vigilanza sul contesto per andare a vedere eventuali animali pericolosi tra gli alberi o cespugli ed eventualmente essere pronto a scappare.
- Quando devo sostenere un’interrogazione percepisco uno stato di ansia che mi può essere utile per performare in modo più efficace, piuttosto che un senso di tranquillità che può portarmi a sottovalutare la prova.
Quando l’ansia si trasforma in un nemico?
Si può pensare a quelle situazioni in cui l’ansia si struttura in un vero e proprio disturbo psicologico, come ad esempio, gli attacchi di panico, in cui l’ansia travolge la Persona all’improvviso senza alcun motivo apparente, invalidando il benessere psicofisico e relazionale.
“Si parla di disturbi d’ansia quando la funzione originale del segnale ansioso perde la sua funzione naturale e diventa sproporzionata rispetto alla situazione che si sta affrontando e/o si sta per affrontare”.
Adrian Wells, psicologo e clinico britannico, ha ideato una teoria che cerca di spiegare come l’ansia, da emozione naturale, possa strutturarsi in un sintomo psicologico. La sua ricerca ha portato alla teorizzazione di modelli e di trattamenti per la cura di questi disturbi e prende il nome di Terapia Metacognitiva (MCT).
Il circolo dell’ansia di Wells mostra come alla base dei disturbi d’ansia vi siano erronee interpretazioni di eventi fisici e mentali.
Secondo questa teoria, chi manifesta un disturbo d’ansia tende ad interpretare in maniera errata eventi normali e a volte innocui come un segnale di un imminente pericolo o catastrofe.
Secondo Wells in queste persone si verrebbe a creare un circolo vizioso.
Tale circolo parte da uno stimolo, esterno (una frase detta da un amico, la visione di un oggetto, …) o interno (pensiero, sensazione fisica, …) che viene interpretato dalla Persona come precursore di una minaccia, ad esempio, una malattia o un evento doloroso.
In seguito a questa interpretazione di imminente pericolo, si produce lo stato d’ansia che attiva il nostro organismo per essere pronto a reagire, attaccando il probabile pericolo o fuggendo da esso.
Assieme alla sensazione di ansia e preoccupazione si associano gli inevitabili sintomi somatici, come sudorazione, tachicardia, respiro affannoso che, invece di essere considerati come espressione del proprio stato ansioso, vengono erroneamente giudicati come precursori essi stessi di un ulteriore pericolo e così il circolo ricomincia dal primo punto creando un livello sempre più alto di agitazione che può culminare in un vero e proprio attacco di panico.
Successivamente, poiché l’esperienza di un attacco di panico è particolarmente sconvolgente, la Persona farà di tutto per evitare che esso si ripresenti.
Tuttavia, i comportamenti che vengono messi in atto per cercare di evitare un ulteriore attacco d’ansia sono spesso infruttuosi, ma addirittura agiscono essi stessi come stimoli ansiogeni.
Evitare, ad esempio, i luoghi in cui si è prodotto l’attacco di panico non fa che renderli sempre più spaventosi. Infatti, meno si frequenta un posto più esso viene percepito come meno familiare, quindi meno percepito come meno sicuro.
Quando si è poi costretti a recarsi in un posto che si è cercato in tutti modi di evitare è comprensibile che si produca un forte stato d’ansia cosa, che si era cercato di tenere sotto controllo proprio attraverso l’evitamento.
Un altro comportamento poco funzionale è quello di concentrarsi sulle proprie sensazioni corporee. Le persone, tendono a credere che concentrandosi sul proprio corpo possano gestirlo meglio. In realtà, tenere l’attenzione concentrata sulle proprie sensazioni fisiche porta come conseguenza il percepire qualsiasi stimolo corporeo, anche il più piccolo ed innocuo, che tende poi ad essere interpretato in maniera distorta come sintomo di una malattia.
STRATEGIE EFFICACI PER VINCERE L’ANSIA
1. Quali sono le sensazioni dell’ansia?
L’ansia viene descritta dalle Persone che la provano come:
“un senso di soffocamento, il cuore batte fortissimo, non ho più controllo del mio corpo, mi paralizzo, ho il terrore che gli altri capiscano cosa mi sta succedendo, mi vergogno, non esco più o solamente quando sono costretto, evito tutti i luoghi che mi possono provocare ansia, è se mi sentissi male a lavoro? e se mi sentissi male a scuole davanti ai miei compagni? e se mi sentissi male quando guido? penso sempre a quando potrei stare male, ho paura di andare anche al supermercato …”.
2. Quali sono i pensieri che alimentano ansia?
Il pensiero costante è la paura.
- Paura di stare male: non riuscire a respirare, di soffocare.
- Paura legata al giudizio: di impazzire, di non essere all’altezza, di fare brutte figure.
- Paura di essere soli: di non ricevere aiuto nel caso si dovesse stare male.
Questi pensieri portano la Persona a vivere la propria vita avendo la necessità di avere sempre la presenza di qualcuno vicino: a fare la spesa, in un viaggio in macchina, a fare commissioni, a scuola, etc.
La convinzione e la credenza di non riuscire a gestire la situazione diviene il pensiero fisso. Il pensiero si fissa sulla paura ed è la stessa paura che spaventa. Lo stato ansioso prevarica qualsiasi forma di ragionamento e la percezione per la Persona è quella di essere intrappolata, impotente, sopraffatta.
3. Qual è il meccanismo che mantiene l’ansia?
Il meccanismo alimenta il circolo dell’ansia che si attiva in una specifica situazione che acquisisce un determinato significato di paura. Riconoscere e comprendere come funziona questo circolo consente di vincere l’ansia. In altre parole:
Qui si attiva un circuito che gira su se stesso, continuando ad alimentare sensazioni corporee, pensieri di paure e tentativi di bloccare il circuito stesso.
Nella realtà, la Persona rimane paralizzata dalla paura e dalla convinzione che stia per avvenire qualcosa di spaventoso.
In sintesi: di fronte ad una situazione e/o evento emergono pensieri irrazionali che attivano sensazioni di confusione con conseguente espressione di sintomatologia fisiologica: tremori, soffocamento, tachicardia, sudorazione, vertigini, giungendo a mettere in atto il comportamento di evitamento di quella situazione.
Affrontare le proprie convinzioni irrazionali, ad esempio “non riuscirò a guidare in autostrada da solo” oppure “se mi succedesse di star male davanti a qualcuno, mi vergognerei troppo”, focalizzando quali sono le situazioni, le persone, gli eventi, i luoghi (chi, dove, come, quando) che fanno attivare i sintomi, serve ad accogliere e modificare i significati di paura e/o pericolo che abbiamo iniziato ad attribuire, in modo più o meno consapevole, situazioni, luoghi e persone.
Vincere l’ansia non significa non provarla più, ma capire il funzionamento della sua attivazione, permettendo di mettere in pratica strategie efficaci a ciascuna Persona in base ai suoi tratti di personalità e alla sua storia, ansia che è espressa per evitare sentimenti di dolore e sofferenza derivanti dall’avvicinamento a quell’evento, luogo, Persona.
Tra i Disturbi d’Ansia rientrano:
- Attacco di panico: gli attacchi di panico sono episodi di improvvisa e intensa paura o di una rapida escalation dell’ansia normalmente presente. Sono accompagnati da sintomi somatici e cognitivi, quali palpitazioni, sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, vertigini, paura di morire o di impazzire, brividi o vampate di calore.
- Agorafobia: L’agorafobia è un disturbo d’ansia innescato da spazi aperti o luoghi molto affollati. La Persona che ne soffre viene assalita da una sensazione di angoscia, forte disagio, quando si ritrova in situazioni poco familiari, in grado di dare l’impressione di non avere facili vie di fuga e dove nessuno potrebbe prestare aiuto.
- Ansia generalizzata: è un disturbo molto comune definito da rimuginio (catene di pensieri e immagini associate a emozioni negative e relativamente incontrollabili) e manifestazione di eccessiva ansia e preoccupazione con alcuni comportamenti conseguenti come mancanza di riposo, facile affaticamento, difficoltà di concentrazione, irritabilità, tensione muscolare e alterazione del ritmo sonno veglia.
- Ipocondria: si esprime nella paura e nell’ansia o convinzione ingiustificata di avere una o più malattie nonostante le rassicurazioni mediche escludano la presenza delle stesse.
- Fobie specifiche: sono paure irrazionali che causano ansia elevata e limitazioni nella vita quotidiana. Ansia e paura sono soggettive perché riguardano cause che per altri possono non essere minacciose invece per taluni possono provocare vero e proprio terrore e sono specifiche perché sono focalizzate su specifici oggetti/animali/situazioni che provocano panico, quali topi, serpenti, galline, scarafaggi, volatili, bottoni, uva, cani, ma anche affacciarsi da un balcone alto, volare, andare in nave, guidare l’auto, aghi, prelievi del sangue, esami medici, etc.
- Ansia da prestazione: è una condizione di difficoltà caratterizzata da insicurezza, agitazione e nervosismo da parte di una Persona che reputa significativamente importante il raggiungimento di un obiettivo in specifiche situazioni, quindi del successo. Questa situazione è strettamente legata al giudizio degli altri: se non viene conseguito il risultato positivo desiderato la Persona esprimerà malessere.
- Ansia sociale (o fobia sociale): le persone che esprimono questo disturbo hanno paura di agire e di condividere il tempo e gli spazi con gli altri, sperimentando un costante stato di ansia ed imbarazzo, accompagnato dalla paura che gli altri osservino e giudichino negativamente le loro azioni.
- Ansia da separazione: si caratterizza per la difficoltà del bambino (o di un adulto) di allontanarsi dalla casa o dalle figure di riferimento.
- Disturbo post traumatico da stress: si manifesta in conseguenza di un fattore traumatico estremo in cui la Persona ha vissuto o ha assistito o si è confrontata con un evento/i che hanno implicato morte, minaccia di morte o gravi lesioni o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri. L’evento traumatico viene rivissuto persistentemente con ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi generando forti stati di ansia. Questo disturbo può emergere anche a distanza di mesi dall’evento traumatico.
- Disturbo ossessivo compulsivo: Tale disturbo si manifesta in una gran varietà di forme, ma è principalmente caratterizzato da una sintomatologia costituita da pensieri ossessivi associati a compulsioni, ovvero azioni particolari o rituali da eseguire che tentano di neutralizzare l’ossessione.
Ipnosi e ansia
Diverse ricerche hanno fornito prove dell’efficacia dell’ipnosi clinica come terapia non farmacologica adiuvante nel trattamento dell’ansia e dei sintomi ad essa legati.
L’ipnosi è un processo psicologico naturale e fisiologico che può farci percepire la realtà in un modo diverso da come siamo abituati o “obbligati” a vivere, a causa di circostanze limitanti.
L’accesso ad una realtà che non conosciamo e che risiede nel nostro inconscio, viene permesso attraverso delle tecniche (respirazione, linguaggio metaforico, immagini e visualizzazioni, etc.) che aprono la Persona ad una maggiore ricettività e la fanno accedere al proprio inconscio.
In questa dimensione si trovano tutte quelle risorse e potenzialità, spesso ignorate, che lasciano intravedere nuove soluzioni del proprio malessere, nuove associazioni, modelli comportamentali, pensieri, emozioni e nuovi punti di vista.
Modificare lo stato di coscienza significa costruire realtà alternative a quelle dello stato di coscienza ordinario, potendo così affrontare il problema oltre i limiti imposti dal pensiero logico – razionale e dal limite spazio – temporale.
Durante la trance ipnotica, la Persona può sperimentare quelle situazioni stressanti, ansiose e temute che cerca di evitare, imparando a gestirle anche nello stato di veglia.
L’ipnoterapia clinica guida la Persona verso una maggiore autoconsapevolezza e un’attenzione più focalizzata e selettiva che permettono di:
- Aumentare la resilienza, cioè la predisposizione della Persona a far fronte a stress e difficoltà.
- Rendere accessibili le risorse interiori che sono dentro ad ognuno di noi in una dimensione inconscia.
- Acquisire la consapevolezza delle proprie sensazioni.
- Imparare ad osservare i problemi da nuove prospettive e/o mettere in discussione gli schemi cognitivi limitanti.
- Controllare quelle reazioni vissute come estranee al proprio controllo cosciente.
- Ridurre la sensazione di fragilità personale.
- Ridefinire il problema: cos’è l’ansia e come agisce sul corpo.
- Aumentare il rilassamento al fine di generare cambiamenti somato – sensoriali (battito cardiaco, respirazione, tremori, rigidità, etc.).
- Aumentare l’autoconsapevolezza e l’autodeterminazione.
Durante il percorso terapeutico, la Persona può apprendere alcune tecniche di autoipnosi, di rilassamento e di visualizzazione che potrà poi utilizzare quotidianamente per avere sollievo dai sintomi, sentirsi meglio e maggiormente equipaggiata nel prendere il controllo sugli stimoli ansiogeni e i loro effetti, puntando alla loro riduzione ed eliminazione, migliorando la qualità della propria vita.
EMDR e ansia
I disturbi d’ansia, tra cui fobie, disturbo di panico e disturbo post traumatico da stress, sono condizioni che possono avere un impatto significativo sulla vita di una Persona. Spesso, questi disturbi sono il risultato di traumi passati o di esperienze stressanti che non sono state elaborate adeguatamente.
La terapia EMDR si dimostra efficace nel trattamento di tali disturbi, consentendo di affrontare e ridurre la sintomatologia ansiosa associata.
L’EMDR permette di lavorare sui traumi passati e di elaborarli in modo adattivo. L’intervento consente di ridurre l’intensità delle reazioni ansiose associate ai ricordi traumatici, permettendo alle persone di affrontare le situazioni temute in modo più funzionale e di integrare i ricordi traumatici nella vita della Persona favorendo una risoluzione adattiva delle esperienze passate.
La terapia EMDR punta a ridurre i sintomi dell’ansia, ma anche a prevenire le ricadute future. Lavorando sul materiale non elaborato legato ai traumi passati, l’EMDR promuove una gestione funzionale delle situazioni temute e un cambiamento duraturo nella sintomatologia ansiosa, migliorando significativamente la qualità della vita della Persona.
Intervento terapeutico
L’intervento psicologico si struttura analizzando la complessità del quadro sintomatologico, comprendente la dimensione cognitiva, fisiologica, comportamentale, psicologica, emotiva e socio relazionale della Persona.
Il trattamento psicologico per la gestione dell’ansia si articola in un intervento pragmatico, mirato a riconoscere nel qui ed ora e nel lungo termine, gli stimoli ansiogeni in modo da ritrovare la giusta concentrazione e motivazione per proseguire la vita in modo adattivo.
Esplorare, riconoscere, accettare, risignificare, gestire, comprendere la funzionalità delle proprie risposte emotive, risposte stressogene ed ansiogene può essere utile per sperimentare una maggiore padronanza di se stessi e un maggiore senso di autoefficacia e autostima, ritornando a perseguire i propri obiettivi personali, professionali e affettivi con determinazione, forza e libertà decisionale.
Individuare gli schemi o circoli viziosi mentali, emotivi e comportamentali, automatici e disfunzionali, che impediscono di vivere in uno stato di benessere psicologico e relazionale, può essere utile per prendere consapevolezza di Sé e della propria storia, pacificandosi con il passato, rivolgendo uno sguardo positivo al futuro, ma soprattutto vivere con intensità e senza ansia la dimensione temporale del presente.
Il percorso psicoterapeutico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni (es. Terapia delle emozioni, terapia EMDR, Ipnosi ericksoniana, terapia cognitivo – comportamentale, terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi da utilizzare quotidianamente per gestire gli stati ansiogeni, etc.) che consentono di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione disfunzionale dell’ansia, i quali vanno identificati, destrutturati e ristrutturati, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
Il percorso di psicoterapia può essere associato a terapia farmacologica e si pone l’obiettivo di:
- Approfondire la storia di vita della Persona, la storia del sintomo e il significato dello stesso all’interno dei suoi mondi relazionali.
- Individuare e ristrutturare i pensieri e le emozioni ricorrenti, gli schemi fissi di ragionamento e di interpretazione della realtà disturbanti e disfunzionali, che sono concomitanti alle reazioni fisiche, emotive e comportamentali relative all’espressione del sintomo.
- Ridurre i livelli di ansia e di disagio creata dal sintomo.
- Sviluppare comportamenti alternativi per la gestione delle emozioni intense.
- Potenziare le abilità di coping per il fronteggiamento dello stress e dell’ansia.
- Valorizzare le esperienze emotive della Persona.
- Identificare i fattori che contribuiscono all’insorgenza dell’ansia.
- Incoraggiare una maggiore cura di Sé.
- Modificare le convinzioni e i comportamenti autodistruttivi che aumentano l’ansia.
- Riconoscere l’evitamento come stile di conoscenza.
- Ridurre il comportamento di evitamento.
- Migliorare l’interazione sociale.
- Riprendere il controllo della propria vita e migliorarne la qualità.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.
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