Aereofobia
paura di volare
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La parola “aereofobia” deriva dal latino aĕrĕus per aĕrĭus, derivato di āēr, che significa aria e phóbos“, che significa “fobia” o paura.

Le persone che soffrono di questa fobia hanno intensa ed irrazionale paura di volare.

 

Il viaggio è una costante nella vita di tutte le Persone, per motivi turistici, professionali e familiari.

Molte, però, non riescono a viaggiare perché hanno paura dell’idea di salire su un aereo.

La problematica è molto diffusa e le compagnie aeree hanno stimato che almeno un quarto dei loro clienti ha paura di volare e sperimenta una significativa sofferenza prima e durante il viaggio.

Per la Persona questo crea un notevole disagio, dal dispiacere di non poter visitare posti nuovi o conoscere culture diverse alla consapevolezza di dover rinunciare a potenziali opportunità di lavoro che comportano frequenti spostamenti o rinunciare ad essere più vicini fisicamente a familiari o persone care che vivono lontano.

Lo scoraggiamento e la sensazione di essere incapaci, di essere condizionabili da una paura irrazionale, possono incidere sulla percezione di se stessi.

Il pensiero più diffuso nell’aereofobico è di trovarsi in una situazione di pericolo della quale non può avere il controllo, percepirsi in balia di eventi incontrollabili e affidarsi alle capacità di persone sconosciute come i piloti e gli assistenti di volo.

L’assenza di “vie di fuga” fa quindi sentire la Persona bloccata, intrappolata e impotente rispetto agli eventi.

Un ulteriore elemento di disagio, comune a chi soffre di panico, è il timore di avere una crisi durante il volo, facendo una brutta figura con gli altri passeggeri.

Paura, imbarazzo e potenziale giudizio altrui, alimentano un circolo vizioso molto faticoso da gestire e un senso di inadeguatezza sempre maggiore nella Persona.

 

Sintomi fisiologici e psicologici

I sintomi dell’aerofobia sono quelli tipici dei forti stati d’ansia e panico che comprendono sintomi fisici e sintomi psicologici:

  • Tachicardia, sudorazione eccessiva, mancanza d’aria, sensazione di oppressione toracica, etc.
  • Paura di morire, immagini catastrofiche, etc.

 

Da cosa nasce la paura di volare?

La storia di ciascun aereofobico è diversa: c’è chi ha già volato e si è spaventato per decolli o atterraggi difficili o per avversità metereologiche, come temporali o turbolenze, chi ha troppa paura dell’altezza e non sopporta l’idea di fluttuare nell’aria, chi detesta il fatto di non avere il controllo del mezzo su cui sta viaggiando, chi si sente intrappolato senza vie di fuga in uno spazio stretto (claustrofobia), chi deve “rimanere a terra” perché allontanarsi mette distanza da qualcuno di significativo e/o qualcuno di significativo non “permette di allontanarsi” (es. difficoltà a differenziarsi dalla famiglia d’origine), etc. etc.

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Resta il fatto che la necessità di controllo, sicurezza e stabilità che può emerge conseguentemente a periodi significativi di tensione o stress può elicitare la sintomatologia.

La paura irrazionale circa la pericolosità del volo, nonostante l’aereo sia considerato una modalità di trasporto statisticamente sicura, può celare timori, pensieri e fantasie che la Persona ha strutturato nel tempo che trovano significato all’interno della sua storia personale.

 

Come gestire la paura di volare

Pur provando ansia e forte disagio, alcune Persone volano ugualmente, mettendo in atto strategie distrazione, per esempio ascoltando musica, leggendo, parlando con i passeggeri vicini, mentre, sotto indicazione medica, altre assumono farmaci già qualche giorno prima del volo, per placare l’ansia anticipatoria e arrivano al giorno della partenza più rilassati. Altre persone, cercando di mantenere continuamente il controllo della situazione, chiedendo continuamente informazioni sull’andamento del volo o sulle condizioni metereologiche.

La vera problematicità delle fobie risiede nella messa in atto di strategie di evitamento dell’stimolo o oggetto o della situazione temuta.

L’evitamento provoca un effetto domino di difficoltà che vanno ad incidere nella qualità della vita della Persona.

 

Per mitigare gli effetti dell’aereofobia, nei casi in cui la sintomatologia sia lieve, è possibile:

  • qualche giorno prima del volo, avvicinarci allo stimolo ansiogeno, l’aereo in questo caso e al pensiero di volare, ad esempio, effettuando una ricerca dei velivoli o guardando dei video sugli aerei che effettuano normali operazioni di decollo o atterraggio. Contrariamente a ciò che si può pensare, la paura non va evitata se la si vuole sconfiggere.
  • il giorno del volo, invece, potrebbe essere utile, sin dal momento del check in e durante tutto il volo fino alla fase di atterraggio, osservare le Persone che aspettano, cercando di cogliere indicatori non verbali della loro paura di volare, confrontandoli con la propria. Il rispecchiamento può offrire la percezione di non sentirsi unici ad esperire questa fobia e può spostare l’attenzione posta unicamente su se stessi sull’osservazione degli altri.
  • qualche giorno prima del volo, per ridimensionare la propria paura, è possibile utilizzare la tecnica del “pensare alla peggiore paura”, accogliendo i pensieri, le emozioni e gli aspetti somatici correlati all’evento più temuti da sperimentare in aereo. Avvicinarsi alla paura, può renderla meno nemica e avversa, meno estranea, non inducendoci a mettere in atto strategie di controllo e difesa.

 

Intervento terapeutico

Per gestire la paura di volare, come con tutte le fobie, si deve evitare di evitare, per rendere la paura meno potente e limitante.

L’obiettivo del processo terapeutico è quello di sostenere la Persona nell’acquisizione di abilità nella gestione dello stato di ansia e della paura in modo che l’aereofobia non sia più paralizzante.

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Il disagio della Persona va inquadrato all’interno della sua storia di vita e del significato che per lei ha la paura di volare e/o di spostarsi liberamente.

L’intervento psicologico si struttura analizzando la complessità del quadro sintomatologico, comprendente la dimensione cognitiva, fisiologica, comportamentale, psicologica, emotiva e socio relazionale della Persona.

Esplorare, riconoscere, accettare, risignificare, gestire, comprendere la funzionalità delle proprie risposte emotiverisposte stressogene ed ansiogene può essere utile per sperimentare una maggiore padronanza di se stessi e un maggiore senso di autoefficacia e autostima, ritornando a perseguire i propri obiettivi personali, professionali e affettivi con determinazione, forza e libertà decisionale.

Individuare gli schemi o circoli viziosi mentali, emotivi e comportamentali, automatici e disfunzionali, che impediscono di vivere in uno stato di benessere psicologico e relazionale, può essere utile per prendere consapevolezza di Sé e della propria storia, pacificandosi con il passato, rivolgendo uno sguardo positivo al futuro, ma soprattutto vivere con intensità e senza ansia e paura  la dimensione temporale del presente.

Il percorso psicoterapeutico  si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni (es. Terapia delle emozioniterapia EMDRIpnosi ericksonianaterapia cognitivo – comportamentale (desensibilizzazione sistematica: esposizione guidata e graduale ai pensieri evitati e agli episodi che generano l’evitamento, consentendo un controcondizionamento alla paura), terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, etc.) che consentono di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione disfunzionale della aereofobia, i quali vanno identificati, destrutturati e ristrutturati, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.

Questi approcci hanno l’obiettivo di stimolare la Persona a riconoscere e razionalizzare la propria paura, i significati latenti che la sostengono e a riscoprire nuove risorse cognitive ed emotive per essere maggiormente indipendenti e fronteggiare stati di ansia e stress derivanti dalla paura di volare. La Persona è accompagnata nell’affrontare la situazione temuta tenendo sotto controllo le sensazioni fisiche che portano allo stato d’ansia (tachicardia, affanno, vertigini), che la Persona ansiosa tende a vivere con una reattività sproporzionata, attribuendo loro un significato catastrofico.

Accogliere la premessa teorico – operativa cognitivo comportamentale, secondo la quale fobie e paure irrazionali, così come sono state apprese, possano essere anche “disapprese”, conduce a definire un intervento terapeutico che mette al centro la Persona, la quale diviene agente attivo del processo di cambiamento della situazione disturbante, vincendo le proprie paure attraverso il potenziamento delle risorse individuali già presenti e/o scoprendone di nuove, necessarie a ripristinare una qualità di vita soddisfacente.

 

Il percorso di psicoterapia può essere associato a terapia farmacologica e si pone l’obiettivo di:

  • Approfondire la storia di vita della Persona, la storia del sintomo e il significato dello stesso all’interno dei suoi mondi relazionali.
  • Individuare e ristrutturare i pensieri e le emozioni ricorrentigli schemi fissi di ragionamento e di interpretazione della realtà disturbanti e disfunzionali, che sono concomitanti alle reazioni fisiche, emotive e comportamentali relative all’espressione del sintomo.
  • Facilitare l’esposizione alle situazioni temutesviluppare modalità alternative per gestire la paura che in questo modo torna ad essere un’emozione utile e funzionale.
  • Ridurre e/o estinguere il comportamento di evitamento.
  • Sviluppare comportamenti alternativi all’evitamento per la gestione delle emozioni intense.
  • Recuperare il senso di autostima e di autoefficacia in campo sociale, lavorativo o scolastico e relazionale.
  • Potenziare le abilità di coping per il fronteggiamento dello stress e dell’ansia.
  • Aumentare l’autoconsapevolezza e l’autodeterminazione.
  • Potenziare la motivazione della Persona al cambiamento e al recupero del proprio benessere psicofisico e relazionale.
  • Riscoprire i punti di forza e le risorse della Persona, nonché i fattori che mantengono il sintomo e ostacolano il cambiamento.
  • Ristabilire la libertà di movimento e di azione.
  • Riprendere il controllo della propria vita e migliorarne la qualità.

 

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Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.

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