conoscenza ed evoluzione del Sé
Comportamento alimentare
disturbi
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disturbi alimentari possono essere definiti come persistenti Disturbi del comportamento alimentare (DCA) o di comportamenti finalizzati al controllo del peso, che incidono sul benessere fisico e il funzionamento psicologico e relazionale della Persona.

I disturbi alimentari possono essere sostenuti da convinzioni distorte e disfunzionali:

  • Su cibo e alimentazione.
  • Sul peso.
  • Sulla forma del corpo.
  • Su atteggiamenti circa la gestione del cibo.

 

Tali idee interagiscono con altre caratteristiche individuali e familiari, quali il perfezionismo e la dimensione del controllo.

La caratteristica principale che accomuna tutti i disturbi alimentari è la presenza di una alterata percezione del peso e della propria immagine corporea, con conseguente preoccupazione eccessiva per:

  • Il peso.
  • La forma corporea.
  • Il controllo dell’alimentazione.

 

Chi soffre di un disordine alimentare può smarrire la capacità di vedersi in modo realistico e le ossessioni sul cibo, sul peso e sulla forma del proprio corpo cominciano a dominare ogni aspetto della vita della Persona.

Ad esempio, il raggiungimento della magrezza può condurre a pensare “sto bene quando ho il controllo del mio corpo” oppure “se sono magro vuol dire che ho autocontrollo e quindi valgo”. In tal senso, l’alternanza di vissuti psicologici: preoccupazione per il controllo del cibo e paura costante di perderlo, elicita ripercussioni a livello di autostima e al senso di adeguatezza.

La restrizione sull’alimentazione rinforza la necessità di controllo sul peso e sul corpo, andando ad incidere significativamente sulla dimensione relazionale, nonché sulla percezione del sé e della gestione del mondo emotivo della Persona.

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Lo sviluppo di un comportamento alimentare disfunzionale comporta una grande attenzione nei confronti del cibo, ad esempio, collezionando ricette, cucinando per sé e per gli altri, facendo l’analisi delle calorie agli alimenti, auto delineandosi piani alimentari specifici, rispettando abitudini alimentari e sportive precise, praticamente, pensando tutto il giorno al cibo, in un rapporto di odio e amore.

Il Sé e l’immagine corporea sono connesse, tra le altre variabili, alla percezione degli altri, vivendo costantemente nell’insicurezza, di non essere mai adeguati, di “non controllarsi abbastanza” per raggiungere un ideale di immagine e di Sé, tale da generare accettazione, amore, rispetto negli altri.

Spesso chi esprime disturbi alimentari estende il proprio tratto di perfezionismo e controllo, oltreché al peso e all’alimentazione, a tutti gli ambiti della propria vita, mostrando grandissimo impegno in tutte le attività che svolge dallo studio, al lavoro, allo sport, nonché nelle relazioni e nell’affettività.

La Persona che esprime disturbi dell’alimentazione percepisce di avere una limitata capacità di controllo degli eventi esterni, dei rapporti interpersonali e dei propri stati emotivi, spostando questa insoddisfazione e/o percezione di insuccesso sull’impegno ossessivo di aspetti legati al peso, all’assunzione del cibo e al conteggio delle calorie.

L’eccessivo ipercriticismo e la preoccupazione di sbagliare sembrano sostenere la problematicità del disturbo alimentare, mostrando in chi la esprime un bisogno di approvazione e riconoscimento, una bassa autostima, l’incapacità di accettarsi, la difficoltà nell’affrontare e gestire gli eventi della vita e le relazioni interpersonali e le emozioni che ne conseguono.

 

Circolo vizioso dei Disturbi del comportamento alimentare

Circolo vizioso disturbi alimentari

 

La ripetizione nel tempo di questi pensieri può comportare, oltreché complessità relazionali e sociali, riflessi sulla dimensione fisica, cognitiva, emotiva e psicologica della Persona, giungendo ad esprimere: stati depressivi, ansia, isolamento sociale, irritabilità, mancanza di concentrazione, apatia o iperattività, disturbi del sonno, episodi psicotici, nonché rischi medici derivanti da malnutrizione e/o dinamiche significative di ingrassamento e dimagrimento e/o espulsione del cibo e/o attività fisica intensiva.

 

Fattori di rischio per l’insorgere dei disturbi alimentari

Le numerose ricerche condividono l’ipotesi scientifica che nell’espressione dei disturbi alimentari, come gran parte di altri disagi psicologici, concorra, da un punto di vista eziologico, un modello multifattoriale di tipo bio psico sociale. Non è possibile individuare una motivazione unica, ma un insieme di fattori che possono associarsi e interagire tra loro nel singolo caso, per favorire l’insorgenza e il mantenimento del sintomo.

 

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FATTORI AMBIENTALI

Gli ideali di bellezza e perfezione proposti dai mass media possono essere dei fattori di rischio rilevanti per l’insorgere e il mantenimento del disturbo alimentare. La pressione sociale può indurre a perseguire l’obiettivo di un “ideale di corpo perfetto” in termini di bellezza e di peso, impossibile da raggiungere.

 

FATTORI GENETICI E BIOLOGICI

Gli studi sull’ereditarietà nello sviluppo dei disturbi alimentari evidenziano che il genere femminile, in associazione ad una predisposizione ereditaria, abbia una percentuale di rischio nello sviluppare il disturbo alimentare superiore al genere maschile con uguale predisposizione ereditaria.

Inoltre, sembrerebbe, che alcuni fattori perinatali, come danni cerebrali indotti da ipossia, nascita prematura, anemia materna, diabete mellito e gestosi associata ad anoressia nervosa della madre, sembrano favorire lo sviluppo di disturbi alimentari.

 

FATTORI PSICOLOGICI

I fattori psicologici più approfonditi nella letteratura sui disturbi dell’alimentazione comprendono il temperamento, lo stile di attaccamento, la rielaborazione di eventi negativi come traumi o minacce, la bassa autostima, i comportamenti alimentari disfunzionali precoci, le preoccupazioni relative al peso e alla forma del corpo e i comportamenti di dieta correlati.

1. Per ciò che concerne il temperamento, con esso si tendono a descrivere l’insieme delle caratteristiche innate di ogni bambino che definiscono il modo in cui agisce, reagisce e si relaziona, caratteristiche che nel tempo struttureranno la sua personalità attraverso l’esperienza che farà nell’interazione con i suoi contesti significativi d’appartenenza (famiglia, scuola, amici, parenti, contesti sportivi, etc.). Rispetto al temperamento e la correlazione con i disturbi alimentari, dalle ricerche viene condiviso che, ad esempio, l’anoressia nervosa sia associata alla presenza di tratti come il nevroticismo, il perfezionismo, la scarsa ricerca di novità, tratti ossessivi e un’elevata dipendenza dalla ricompensa, mentre alterazione dell’umore e impulsività, si trovano più frequentemente nei soggetti con disturbo bulimico.

2. Oltre al temperamento, una correlazione è quella tra la qualità del legame che si instaura tra la figura materna e il bambino, ovvero lo stile di attaccamento che il bambino acquisisce all’interno di questa relazione significativa. Uno stile di attaccamento insicuro dovuto alla mancanza di disponibilità, da parte della figura materna, alle richieste di protezione e conforto del bambino, potrebbero essere un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi del comportamento alimentare in età evolutiva e adolescenziale.

3. Un’associazione statisticamente significativa è stata riscontrata, tra traumi infantili, come abusi sessuali e l’espressione di un disturbo alimentare nel periodo successivo al trauma.

4. Significativa correlazione emerge con il contesto familiare solitamente caratterizzato da esperienze genitoriali negative, richieste familiari elevate e/o squalifiche della propria persona, dinamiche iperprotettive, invischiamento relazionale, evitamento di dinamiche conflittuali, impossibilità da parte dei membri del sistema famiglia di esprimere il proprio disaccordo, rigidità e impossibilità di individuarsi e differenziarsi costruendo una propria identità e autonomia, ovvero di effettuare uno svincolo evolutivo per il benessere individuale psicofisico e relazionale.

 

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EMDR e Disturbi del comportamento alimentare

Il trattamento psicoterapeutico sui disturbi alimentari va a lavorare sia sul lavoro comportamentale, quale la rieducazione alimentare, il diario alimentare e un riequilibrio dei ritmi di vita e su quegli aspetti cognitivi dei disturbi alimentari quali perfezionismo, la visione/costruzione dicotomica della realtà: vedere le cose bianche o nere, tutto o nulla.

Al contempo si lavora sul bisogno del controllo e la gestione delle proprie emozioni in modo più adattivo. Il lavoro con la terapia EMDR prevede una rielaborazione dell’esperienza connessa al comportamento alimentare disfunzionante. Spesso si tratta di esperienze passate ansiogene, stressanti o traumatiche della storia di vita della Persona che riemergono attraverso il legame con il cibo in modo disadattivo.

L’approccio EMDR permette non solo di elaborare fattori traumatici del passato, ma di potenziare le capacità personali, aumentare l’autostima e il senso di autoefficacia per poter affrontare sfide della vita quotidiana perturbando e destrutturando i sintomi e i comportamenti disfunzionali legati al cibo e all’alimentazione.

 

Ipnosi e Disturbi del comportamento alimentare

Il cibo, oltre ad essere una fonte di nutrimento, è un canale attraverso cui possono esprimersi alcune necessità emotive.

Attraverso l’ipnosi è possibile focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti significativi delle proprie abitudini alimentari disadattive ed intervenire per modificarle in abitudini più salubri.

Nel caso in cui l’obiettivo sia ottenere una forma fisica diversa, è possibile agire sugli aspetti emotivi e cognitivi che ne impediscono il raggiungimento. Lo strumento ipnotico consente di riconoscerli, destrutturarli e ristrutturarli in modo più adattivo.

Se, invece, l’obiettivo riguarda il regolare l’alimentazione per condizioni mediche che richiedono di cambiare le proprie abitudini, l’ipnosi si rivela un’utile risorsa per intervenire su abitudini e schemi automatici e disfunzionali ormai consolidati.

L’ipnosi tende naturalmente a potenziare l’elasticità mentale della Persona, consente di indagare e decifrare i fattori causali del disturbo, quelli che mantengono il sintomo ed agire per agevolare il cambiamento desiderato.

L’ipnosi è utile a sostenere percorsi di dieta alimentare e il ripristino di una vita regolare: gestione dei pasti e scelta dei cibi (creando associazioni negative con i cibi oggetto di tentazione e cambiando atteggiamenti disfunzionali nei confronti del cibo inducendo senso di sazietà), regolazione del sonno, sostegno per lo svolgimento costante di esercizio fisico, potenziamento dell’autostima e della consapevolezza di Sé, nonché la capacità della Persona di far fronte allo stress senza ricorrere a comportamenti che hanno alla base il controllo.

 

Intervento terapeutico 

I Disturbi del comportamento alimentare (DCA) hanno significative correlazioni con la sfera psicologica della Persona, tanto da essere indicati da alcuni autori come il segnale della battaglia continua della Persona contro un profondo senso di impotenza e disvalore, percepito soprattutto in ambito familiare.

Attualmente le linee guida internazionali indicano che l’approccio ai disturbi alimentari non può prescindere da una MODALITA’ D’INTERVENTO MULTIDISCIPLINARE effettuata da professionisti di formazione diversa (nutrizionisti, dietisti, endocrinologi, psichiatri, psicologi e psicoterapeuti, etc.) che lavorando in équipe costituiscono una rete di sostengo per il paziente.

La complessità della problematica alimentare, infatti, deve essere trattata tenendo conto di approcci terapeutici differenti che lavorano in sinergia, proiettati verso un unico obiettivo: il benessere della Persona.

L’intervento psicoterapeutico può essere associato a terapia farmacologica  e si pone l’obiettivo di sostenere la Persona nel prendere consapevolezza dei processi che mantengono il disturbo e/o di prevenire la sua espressione in una forma più grave.

L’intervento psicologico si struttura analizzando la complessità del quadro sintomatologico, comprendente la dimensione cognitiva, fisiologica, comportamentale, affettiva, psicologica e socio relazionale della Persona e si può avvalere di diversificati approcci metodologici in base all’unicità del caso, tra i quali quelli derivanti dal modello sistemico – relazionale, di quello dell’ipnosi ericksoniana, oltreché della Terapia EMDR, di tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di autoipnosi, tecniche di rilassamento, etc., allo scopo di rintracciare gli schemi automatici e disfunzionali responsabili del mantenimento del sintomo, i quali vanno identificati, destrutturati e ristrutturati, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.

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Attraverso un PERCORSO PERSONALIZZATO, sarà possibile lavorare sulla percezione di un Sé realistico e integrato, sull’immagine corporea che la Persona ha strutturato nel tempo, sui significati emotivi che rappresentano per lei il cibo e il suo bisogno di controllo, come e quando sono stati appresi.

È necessario interrompere i circoli viziosi connessi al comportamento e/o abitudini nutrizionali e alimentari scorrette che si instaurano a partire da un pensiero automatico disfunzionale. Si lavorerà sulle emozioni di senso di colpa, vergogna, rabbia, tristezza e autosvalutazione correlate ai disturbi alimentari, emozioni che predispongono ad un nuovo episodio critico, rafforzando la percezione di non sentirsi degni, mentre la possibilità di tollerare emozioni spiacevoli in modo più adattivo, può porre le basi per indagare gli stati emotivi profondi e i pensieri distorti che sostengono l’espressione della sintomatologia e la relazione con cibo, nonché la possibilità di apprendere abilità specifiche per gestire meglio le proprie emozioni senza ricorrere all’utilizzo del cibo come strumento per veicolarle.

L’intervento psicologico prevede l’approfondimento della storia di vita della Persona, della storia del sintomo e il significato dello stesso all’interno dei suoi mondi relazionali. Si sostiene la motivazione al cambiamento e si lavora, inoltre, sull’acquisire consapevolezza circa il disturbo alimentare e gli svantaggi psicofisici, affettivi e relazionali che questa condotta comporta nella propria vita e per la propria salute.

L’attenzione sui fattori di rischio e di mantenimento del disturbo del comportamento alimentare può essere significativa in termini di PREVENZIONE e conseguente intervento per non peggiorare la dimensione relazionale, affettiva, emotiva e fisica della Persona.

L’intervento è sostenuto da un ascolto attivo e una comunicazione empatica che possa consentire alla Persona di sentirsi libera di condividere la propria storia, iniziando a trovare delle possibili risposte e soluzioni al proprio disagio.

 

Disturbi alimentari 1

 

L’intervento terapeutico deve tener conto di entrambi questi aspetti, lavorare sia sul ripristino dell’equilibrio alimentare, sia su quei blocchi personali che generano e mantengono la sintomatologia.

Alla Persona deve essere consentito di costruire una storia di vita alternativa emotivamente più funzionale e di svincolarsi da modalità relazionali disfunzionali nella quali è incastrata, giungendo a sperimentare un senso di autoefficacia positivo e un’idea di Sé vincente e libera. 

 

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Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.

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