La maggior parte delle persone dopo una rottura di una relazione sentimentale sperimenta un periodo di insicurezza personale e di sensibilità emotiva che, talvolta, mette in discussione l’identità.
La relazione con il partner ci fa nuovamente sperimentare la funzione che in psicologia viene definita di “attaccamento”, ovvero il tipo di legame che nella prima infanzia sviluppiamo verso le figure di accudimento, legame che consente di appagare i nostri bisogni primari. Per questi motivi, quando finisce una storia, dobbiamo affrontare un momento di sofferenza legato al fallimento della relazione, considerando che l’Altro svolgeva per noi la funzione di “accudimento affettivo”. In tal senso, per la fine di un amore, sperimentare un senso di abbandono e sfiducia è normale e fisiologico.
Perché finisce un amore
Per comprendere perché finisce un amore occorrerebbe capire tutte le dinamiche personali e relazionali all’interno della coppia.
Tutte le storie d’amore iniziano sempre con ampie aspettative, promesse, sentimenti, illusioni ed emozioni, ma con il passare del tempo queste sensazioni sembrano sempre più indebolirsi e le aspettative venire disattese, finendo così per incrinare il rapporto. Anche la routine, la non comunicazione, l’incompatibilità, i differenti valori possono contribuire a questo.
In tutte le relazioni si arriva sempre a un punto di svolta, in cui dopo un po’ di tempo passato insieme, si decide se andare avanti o meno. Questo perché, è necessario del tempo per conoscere davvero il partner. Inoltre, durante la relazione è molto probabile che i partner si evolvano e crescano e non si riconoscano più connessi e compatibili come all’inizio della relazione. Per di più, è possibile anche che gli eventi conducano a una situazione in cui l’amore, la motivazione e la voglia di continuare scompaiono.
Altra situazione è quella nella quale, la relazione viene chiusa pur continuandosi ad amare, ma con la consapevolezza di non poter più stare insieme.
Non è facile comprendere quando una relazione è finita veramente, ascoltarsi, chiedendosi se davvero la relazione che stiamo vivendo è la relazione che desideriamo e che ci rende felici è il primo passo.
Sintomi di un amore finito
SENTIRSI LA CAUSA DI TUTTO
Il partner non è disposto a parlare, ad ascoltare, a comunicare o a scendere a compromessi e in tutte le discussioni si disimpegna da qualsiasi responsabilità.
I PARTNER NON TROVANO PIU’ TEMPO DI STARE INSIEME
Per un partner o per entrambi potrebbe sembrare che non ne valga più la pena. Quando si preferisce passare il tempo a lavoro, con gli amici, dedicarsi ai propri hobby, o c’è qualcosa da risolvere o è la fine di una relazione in cui non c’è più tanto da condividere.
LA CRISI PERMANE NEL TEMPO
Tutte le relazioni passano attraverso alti e bassi. Le difficoltà nel tempo vengono superate, se ciò non avviene può significare che i partner stiano rivalutando il rapporto.
SI MANIFESTA L’INTERESSE PER UN’ALTRA PERSONA
Se uno o entrambi i partner iniziano a fantasticare su altre persone, a provare attrazione, potrebbe significare che la relazione non è più così significativa e/o non è più appagante, etc.
EMERGONO DEI DUBBI
Sempre più spesso uno o entrambi i partner iniziano a farsi domande su ciò che realmente desidera e di ciò che ha bisogno.
LE PRIORITA’ SONO CAMBIATE
Il progetto di coppia condiviso all’inizio non ha più la priorità per uno o entrambi i partner. I punti di connessione vengono meno. La trasformazione dell’Altro può anche far desiderare di non continuare con quel partner che hai scelto tempo fa.
IL DESIDERIO SI E’ SPENTO
L’insoddisfazione sessuale, da parte di uno o entrambi i partner, perdurata nel tempo può rappresentare un segno che le cose non stanno andando bene.
LA FIDUCIA E’ LIMITATA O SPARITA
Controllare il partner, spiarlo, metterlo in discussione qualsiasi cosa faccia può significare che la fiducia reciproca è sfumata.
NON PIACCIONO PIU’ I GUSTI, I COMPORTAMENTI DEL PARTNER
Prima ti piaceva come si vestiva, le battute che faceva, come mangiava, ti piacevano anche i suoi difetti, adesso vuoi cambiare il tuo partner in tutto.
Fine di un amore in 5 fasi
1. NEGAZIONE: IL RIFIUTO DELLA PERDITA
Vivendo in coppia ti abitui a fare progetti che includono sempre l’Altro, a immaginare il futuro in due. Un partner ti riempie la vita con i suoi gesti e i suoi modi di esprimersi che con il tempo, almeno un po’, diventano tuoi. Se il legame si spezza, di colpo tutto svanisce. Il tuo mondo si capovolge e la reazione istintiva è negare quello che sta accadendo. La negazione è una risposta naturale all’abbandono ed è funzionale a proteggerti da sentimenti negativi che, in un primo momento, non sapresti altrimenti affrontare. Se diventa cronica può immobilizzarti in una realtà che esiste, ormai, solo nella tua mente. In una patologica negazione potresti addirittura continuare a pretendere la vicinanza e la fedeltà dell’ex, a fare scenate e provare gelosia come se la rottura non fosse mai avvenuta.
2. NEGOZIAZIONE: IL TENTATIVO DI RIAVERE INDIETRO LA PERSONA AMATA
Se la precedente fase era sostenuta dal rifiuto, la negoziazione è basata sulla speranza che sia possibile riavere indietro chi ti ha lasciato, far rivivere il passato. Spesso si tenta di convincere l’Altro che tornare indietro sia la scelta migliore, anche facendolo ingelosire. E’ il tempo delle promesse: “Se torni, cambierà tutto” e delle speranze: “So che provi ancora qualcosa per me, lo sento”. Il desiderio di riavere indietro il partner può portarti a interpretare ogni suo gesto come segno di rincrescimento, ma se i suoi sentimenti sono davvero cambiati, purtroppo, qualsiasi passo avanti verso un ritorno si rivelerà, nel migliore dei casi, passeggero e/o illusorio. Come la negazione, anche la speranza può trasformarsi in una trappola, trattenendoti nella bramosa attesa di un futuro che non si realizzerà.
3. RABBIA: DALLA SPERANZA ALLA FRUSTRAZIONE
Con pazienza attendi che le cose cambino, ma i risultati non arrivano. La rabbia trattenuta da tempo si scatena. In questa fase, i tentativi di negoziazione falliscono, le speranze di un riavvicinamento vengono perse e il senso di abbandono sembra diventare reale. La rabbia scaturisce dalla certezza di avere ricevuto un trattamento ingiusto, inizio a pensare “Ho sprecato anni con te!”, “Come hai potuto trattarmi così?”, “Perché proprio a me?”, “Non lo meritavo”. Visto che ogni proposito si è dimostrato vano, alla fiducia si sostituisce la collera, il disprezzo, il rancore da sfogare sull’ex, oppure sull’eventuale terzo responsabile della rottura, o magari su di se stessi, biasimandosi per non avere capito prima ciò che stava accadendo, o perché si continui a starci male. Rispetto alla fase della negoziazione, la rabbia è il segno che si è iniziato a comprendere l’irrimediabilità della perdita. La rabbia è utile all’elaborazione del lutto perché rappresenta un mezzo per distaccarsi dall’Altro, svalutandolo. Se la rabbia diviene l’emozione prevalente si trasforma in un cronico modo di sentire e di comportarsi, può immobilizzarti per molto tempo. Una condizione da evitare, in particolare laddove vi siano figli che, nel mezzo di dolorose separazioni, finiscono per diventare armi per colpire l’altro genitore.
4. DEPRESSIONE: LA MALINCONIA PER IL PASSATO, LA SFIDUCIA NEL FUTURO
La rabbia è un’emozione faticosa, così, appena le energie che la sostengono iniziano a scemare, subentra uno stato di sconforto. Nella fase di “depressione”, non c’è più la speranza di ritornare con il partner. Emerge una forte tristezza, emergono pensieri quali “Non riuscirò mai più a innamorarmi”, “Ho sbagliato tutto”, “Non mi fiderò più di nessuno”, etc. Il pensiero di un futuro infelice, di un passato idealizzato, fanno affiorare i rimpianti per non aver capito prima quello che sarebbe successo.
5. ACCETTAZIONE: LA RELAZIONE È FINITA, LA VITA NO
Giorno dopo giorno, i sentimenti di rivalsa e le speranze di ipotetici ritorni di fiamma, nonché le emozioni legate al senso di abbandono vengono lasciate. L’elaborazione di una perdita non è quasi mai un cammino lineare, ma dipende, in larga parte, dalle proprie azioni.
Accettare la fine di una storia significa prenderne atto, nella consapevolezza che sia possibile vivere nuove esperienze felici. Non per forza esclude la nostalgia, la mancanza di chi si è perso, né la rimozione del dolore vissuto. L’accettazione di una perdita avviene quando si riesce ad affrontare il ricordo di chi ci ha lasciato senza farsi sopraffare dalla malinconia o dal rancore. Accettare che una relazione possa finire significa porsi in un atteggiamento aperto, intenzionale, disponibile, flessibile. Nell’affrontare la fine di una storia d’amore l’accettazione aiuta a liberarsi dai giudizi e dalle spiegazioni sull’accaduto che, certo, possono servire a individuare il colpevole, ma non a riportare in vita la relazione, né a riprendere la propria vita progettuale e sentimentale.
Intervento terapeutico
Quando l’interruzione di una relazione si trasforma in una difficoltà stabile di accettare le incertezze e l’emotività prende il sopravvento impedendo di ripartire, di rinascere, di stare nel presente, allora la perdita non è stata elaborata.
I pensieri tornano ripetitivamente e in modo apparentemente incontrollabile sull’ex partner. La mente cerca ricorsivamente una spiegazione al fine di risolvere quello che considera un “problema”: la fine della relazione. Al termine di una relazione, la tendenza è quella di esaminare ricordi e avvenimenti del passato, questo al fine di individuare ciò che non ha funzionato.
Il problema emerge quando queste strategie diventano involontarie, automatiche e ricorsive, ovvero quando perdono la loro capacità di portare all’azione e si strutturano in circoli viziosi mentali ed emotivi che acuiscono la sofferenza, un forte stato di stress e ansia che perdura nel tempo e non tende ad attenuarsi.
Un percorso terapeutico individuale può facilitare lo sbloccarsi della situazione e grazie alla comprensione delle modalità cognitive ed emotive che bloccano il processo, accrescere la consapevolezza di se stessi, visualizzare la vita che si desidera costruire e la Persona che si vuole essere.
Un percorso psicologico può sostenere la Persona a:
- Approfondire la storia di vita della Persona all’interno dei suoi mondi relazionali d’appartenenza.
- Capire cos’è accaduto nella sua relazione e perché è finita, cercando di comprendere quali fattori hanno fatto scattare l’amore e poi cosa ha fatto spegnere questi sentimenti, senza colpevolizzare nessuno, avendo uno sguardo obiettivo su quello che è successo, per poter imparare dai propri errori e rivivere il proprio passato senza sensi di colpa o sentimenti di rabbia, disprezzo, rimorso e rimpianto, etc.
- Recuperare l’autostima senza demoralizzarsi, riflettere sulle proprie vulnerabilità e punti forza, definire i propri reali bisogni e priorità in amore.
- Lasciar andare la gelosia o il rancore per l’eventuale nuova vita del partner, ri – significando gli avvenimenti in senso evolutivo, soprattutto nel caso in cui siano presenti dei figli.
- Pacificarsi con il passato, per rivolgere uno sguardo positivo al futuro, ma soprattutto per vivere in modo appagante e serenamente la dimensione temporale del presente.
- Imparare a prendersi cura di se stessi, imparando ad imparare dalle proprie esperienze.
- Riportare alla luce una percezione reale di se stessi, non offuscata e debilitata da pensieri negativi e non evolutivi appresi da ricordi, eventi ed esperienze inerenti alla relazione finita.
- Accogliere e gestire lo stato di confusione, di disorientamento, ansia, paura, rabbia, frustrazione e tristezza.
- Ristrutturazione le credenze disfunzionali legate al proprio valore e alla propria amabilità e quelle legate alle emozioni di paura, solitudine, rifiuto e abbandono.
- Acquisire maggiore consapevolezza circa le proprie modalità relazionali e le risonanze delle stesse nella propria vita sentimentale e affettiva.
- Imparare a volersi bene, a stare bene con se stessi, ad accettarsi.
- Imparare a conoscersi meglio e sviluppare l’assertività in modo da poter esprimere e far rispettare i propri bisogni senza timore, contribuendo alla costruzione di un più solido senso di Sé, della propria autonomia e della propria indipendenza.
- Rendersi più forte e libero/a dalle inquietudini, ansie e paure che, che se permangono nel tempo, possono rischiare di amplificare il malessere psicologico, invalidando anche le relazioni interpersonali e la progettualità di vita.
- Sostenere la motivazione al cambiamento e al recupero del proprio benessere psicofisico e relazionale.
- Riprendere il controllo della propria vita, ritrovare l’autonomia decisionale e la libertà di essere se stessi, sentire di meritarsi di essere felici e sereni, da soli o insieme ad un partner.
Ti stai domandando:
- È normale che stia così dopo la fine della mia relazione?
- Come posso affrontare ciò che mi è successo?
- Come posso essere meno angosciato e preoccupato?
- Perché è successo proprio a me?
- Da quando è successo mi sembra di essere un’altra Persona, cosa mi sta succedendo?
- Ritornerò ad avere una vita come prima?
- Riuscirò mai a stare bene come prima?
- Troverò un altro amore?
- Etc.
Puoi metterti in discussione per non sprofondare nella dinamica “perché è successo a me, non me lo merito”, ma affrontare l’accaduto riscoprendo tutte le tue risorse mentali, emotive e relazionali, provando un po’ alla volta a riorganizzarti e a ripartire da Te, andando incontro ad una vita sentimentale nuova e appagante.
Il PERCORSO PSICOTERAPEUTICO si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDR, l’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale (desensibilizzazione sistematica), la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, Carte Dixit, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
Nel caso in cui la relazione finisca e siano presenti dei figli, un’altra possibilità di intervento per la coppia genitoriale è un percorso di accompagnamento alla separazione e/o divorzio, affinché il singolo partner ritrovi un benessere psicofisico ed emotivo al di fuori del sistema coppia e, al contempo, venga mantenuta un’adeguata funzione genitoriale.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé o di qualcuno importante per Te.
Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.
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