La gelosia è un’emozione complessa, che si compone di diverse emozioni primarie quali la paura, la rabbia, la disperazione, la tristezza e l’ostilità e la si può provare verso persone, ad esempio, il partner, un familiare, un amico, un rivale, etc. o cose a cui si tiene e se ne teme la perdita o il danneggiamento.
Nel caso si sperimenti verso certe doti o condizioni che altri posseggono, ad esempio il successo, la bellezza, l’intelligenza, la ricchezza, etc., si può parlare di invidia.
Per quanto riguarda la “gelosia romantica”, essa si attiva all’interno di una relazione sentimentale quando si teme di perdere l’amore o la stima della Persona amata a causa di una reale o immaginaria attrazione tra il partner e un rivale. Giustificata o meno che sia, è finalizzata al mantenimento ed al recupero della relazione originaria, ma il suo eccesso, talvolta, ottiene l’effetto esattamente contrario.
Autostima e gelosia
Le relazioni, e in particolare quelle sentimentali, risentono del modo in cui i partner attribuiscono valore a se stessi. La percezione di avere meno valore (bassa autostima) di un partner diminuisce il senso di sicurezza in se stessi, facendo percepire maggiori segnali di pericolo intorno a sé.
La gelosia, sentimento sperimentato più intensamente dal partner a cui viene attribuito meno valore e/o ritiene di avere meno valore, innesca una serie di emozioni, pensieri e comportamenti che incrementano ulteriormente la discrepanza di valore e d’importanza all’interno della coppia. Nel tentativo di aumentare il proprio valore si finisce per avere conferma di non valere abbastanza.
In tal senso, gelosia e autostima appaiono essere collegate in modo circolare, tanto da non poter stabilire quale sia la causa e quale l’effetto. Importante, è dunque non tanto comprendere la causa, ma individuare il modo in cui disattivare il circolo vizioso. Per fare ciò occorre interrompere le reazioni disfunzionali di controllo, divieto, recriminazione, rimprovero, sostituendole con altre soluzioni maggiormente adattive.
Il geloso ha una scarsa autostima e si vede facilmente perdente nel confronto con un ipotetico rivale, la cui presenza rappresenta un pericolo significativo perché rischia di perdere il partner, la relazione, il ruolo e con essi l’idea di amabilità e potere personali, incrementando l’idea di avere poco valore (bassa autostima).
La gelosia ci informa di un pericolo per la relazione, a cui possiamo reagire domandandoci come eliminare il/la rivale, oppure come migliorare e incrementare le nostre qualità. In questo secondo caso, ci muoviamo lungo la strada del miglioramento, acquisendo maggiore consapevolezza di noi stessi, potenziando la nostra autostima e la fiducia in noi stessi e nel partner.
Nascita della gelosia
La gelosia è una forma di insicurezza che risuona all’interno della relazione. Questo vuol dire che quando la Persona è gelosa chiede continuamente conferma, rassicurazione e approvazione da parte dell’Altro nel tentativo di placare questo sentimento.
La gelosia nasce dalla paura di perdere l’Altro, nasce dal dolore di non sentirsi unici e indispensabili.
- C’è gelosia perché ci sono dei fatti oggettivi e concreti, delle caratteristiche o dei comportamenti dell’Altro che risuonano male con noi o che sono oggettivamente portatori di gelosia?
- Ci sono stati degli episodi in passato in cui effettivamente la fiducia è stata tradita o magari ha rischiato di venir meno, a fronte di cose che sono state nascoste e, quindi, riproduciamo questi pensieri nella relazione del presente?
La gelosia deriva da più lontano
La gelosia è il continuum che connette l’oggi con ieri. Nasce in quelle relazioni primarie affettive (relazione con le figure di accudimento durante la prima infanzia) in cui scopriamo di non essere al centro del mondo, dove per la prima volta proviamo desiderio di possesso e paura dell’abbandono, relazioni in cui ci illudiamo di essere unici, speciali, favoriti, per poi scoprire che il mondo non ruota intorno a noi.
La gelosia nasce nei rapporti in cui chiediamo al partner di metterci al centro del suo mondo per poi scoprire che ciò non può accadere in modo totale, nasce nelle relazioni in cui chiediamo ad un amico/a di dichiararci il massimo della sua amicizia e fedeltà, nasce nei diverbi tra fratelli per emergere agli occhi della mamma, etc.
La gelosia nasce dall’idea di avere qualcuno che si prenda interamente cura di noi, dal sentimento che ha a che fare con la possessività (“tu sei mio”, “tu sei mia”), con il pensiero e la convinzione di poter avere l’Altro tutto per Sé, in via esclusiva.
La gelosia nasce dalla convinzione che l’altro sia indispensabile per la nostra sopravvivenza, proprio come un genitore che si prende cura di noi durante l’infanzia, quando siamo bambini.
In tal senso, il sentimento della gelosia e la condizione di geloso hanno a che fare con la delega della cura di noi stessi ad un Altro, esterno a noi, da cui ci sentiamo dipendenti.
Gelosia patologica
Per comprendere il significato del sentimento della gelosia può essere utile guardare alle prime fasi di vita del bambino. Quando siamo piccoli non siamo autosufficienti, la nostra cura è delegata a qualcun altro, ad esempio, ai nostri genitori o alle altre figure di riferimento che ci accudiscono nei bisogni primari (dalla nutrizione ai bisogni emotivi e psicologici, come il bisogno di essere accolti, protetti e amati).
Crescendo, la Persona è chiamata ad assumersi la responsabilità della propria cura, avviando il processo dell’individuazione, che dura tutta la vita.
Se i genitori sono in grado di fornire la giusta cura, di trasmettere un senso di attaccamento sicuro, la Persona riesce progressivamente in questo passaggio, trovandosi ad aver interiorizzato un certo grado di autoefficacia e di autostima.
Questa condizione gli permetterà di sviluppare uno stato d’indipendenza rispetto all’Altro e una stabilità interiore.
Di fronte ad un attaccamento insicuro, ansiogeno, squalificante, prevaricante, giudicante sperimentato nella relazione primaria tra bambino e figure di accudimento, la Persona, da adulta, con fatica riuscirà a raggiungere quella maturazione necessaria a prendere su di sé la responsabilità della propria cura. Questa è la premessa che può far scattare una dinamica di gelosia patologica, morbosa e ossessiva.
L’Altro viene concepito come colui o colei dal quale dipende interamente la nostra esistenza.
A lui o a lei viene delegata la nostra cura l’oggetto che deve necessariamente soddisfare tutti i bisogni.
In poche parole, nella dimensione di coppia manca il riconoscimento dell’indipendenza dell’Altro. Il partner diventa la fonte diretta dell’autostima e della stabilità emotiva, di cui non si può fare assolutamente a meno. La gelosia appare come l’altra faccia della dipendenza affettiva.
Il geloso patologico
La Persona che soffre di gelosia patologica si sente dipendente dall’Altro e arriva a pretendere un amore totale, esclusivo e soprattutto incondizionato. Il tipo d’amore che, però, è diritto soltanto di un bambino.
Nella dinamica gelosa si innescano comportamenti di controllo perché il timore della perdita è strettamente connesso al proprio benessere. Io pretendo che l’Altro appaghi i miei bisogni emotivi e che si comporti nei miei confronti come io nei suoi. Se non lo fa mi sento in diritto di protestare.
La gelosia patologica può far perdere il controllo e si trasforma in una prigione sia per chi la prova, che non sa mettere in discussione i propri comportamenti, emozioni e pensieri, sia per il partner che la subisce.
I gelosi patologici tendono ad agire o meglio a reagire mettendo in atto comportamenti di sorveglianza e controllo continui, sottopongono il partner ad estenuanti interrogatori (“dov’eri, con chi, perché non hai risposto al telefono, con chi chattavi a quell’ora? etc.) che si rivelano puntualmente inutili, perché incapaci di una rassicurazione piena, sono spinti a tendere trappole al partner per cercare di coglierlo in flagrante.
Il geloso patologico, con lo stesso comportamento, tenta paradossalmente di realizzare due scopi che si contraddicono, ovvero cogliere il partner in flagrante e, al contempo, rassicurarsi che non sta succedendo nulla.
Il geloso patologico tende spesso a imporre restrizioni e vincoli al partner (ad esempio, “non voglio che frequenti quel locale!”, “non metterti la minigonna!”, “non frequentare questa persona”, etc.) e ad assumere comportamenti vendicativi e offensivi nei confronti del partner.
Il geloso agisce in relazione alla paura ossessiva di essere lasciato per qualcuno migliore di lui/lei, anche nel caso in cui questo presunto terzo non esista affatto.
Questo comportamento può mettere le basi affinché le paure del geloso patologico si trasformino in realtà, infatti, i suoi comportamenti controllanti, sospettosi, aggressivi spesso allontanano il partner piuttosto che tenerselo stretto.
Chi subisce la gelosia patologica può:
- Avere una personalità dipendente, tale da essere in sintonia con il partner geloso, arrivando a una collusione con i suoi comportamenti. Tra i due partner si instaura una relazione in cui i ruoli non sono paritetici, come in un rapporto sano tra adulti, ma sono i ruoli di genitore e bambino. Solitamente in questo caso vi è un crollo totale della sessualità poiché la relazione si fonda sull’accudimento.
- Subire la gelosia del partner come una violenza, percependo l’oppressione di un ruolo che gli è estraneo, quello della cura genitoriale, finendo con il cercare di allontanarsi.
Intervento terapeutico
La gelosia non dovrebbe mai diventare una limitazione dei gradi di libertà della Persona all’interno della coppia.
Quello che non deve essere fatto è permettere alla gelosia di diventare un elemento di controllo all’interno della relazione. Se questa gelosia non viene affrontata la relazione si impoverisce.
Riuscire a comprendere quali sono i fattori in gioco, i significati che la mantengono, è il primo passo per riuscire a risolverla. Capire da dove provengono i nostri sentimenti e imparare come affrontare la gelosia in modo sano e adattivo è la chiave di tante aree della nostra vita, dalle relazioni interpersonali, agli obiettivi affettivi fino alla nostra carriera.
Per poter uscire da una dimensione di gelosia irrazionale, che distrugge ogni rapporto, può essere utile lavorare su se stessi potenziando l’autostima e le abilità relazionali e comunicative, migliorando l’autocontrollo e la gestione della componente cognitiva, emotiva e comportamentale della gelosia, arrivando a capire che si sta proiettando sull’Altro qualcosa che, invece, andrebbe ricercato in se stessi.
Per poter costruire una relazione sana con l’Altro occorre riconoscergli la sua indipendenza e autonomia e vederlo non come qualcuno che ci salva, ma come qualcuno che ci stimola a migliorare noi stessi, con cui crescere insieme, mantenendo sempre la propria distinta identità.
La gelosia irrazionale per il partner può portare alla luce antiche ferite, si rivela la ripetizione di qualcosa che si è già vissuto in epoche anteriori, come nei legami dell’infanzia, tempo nel quale si forma il senso dell’affettività verso l’Altro, nonché l’amore per se stessi, l’autostima, la fiducia in sé.
È dal valore che attribuiamo alla nostra Persona che deriva il superamento dell’emozione della gelosia o di una mancata corrispondenza sentimentale. È da lì che nasce la forza di non invischiarsi in situazioni emotive frustranti, all’insegna dell’instabilità, della precarietà o del conflitto perenne.
Se notiamo che certe situazioni sentimentali continuano regolarmente a reiterarsi, come un copione, può essere utile fermarsi e valutare che non si tratti di un caso.
*Cosa mi porta a ripercorrere le stesse situazioni sentimentali, a sperimentare la stessa sofferenza?
*Come posso instaurare una relazione che non sia basata sul bisogno, sull’insoddisfazione e la sofferenza, sulla gelosia, ma sul benessere e sulla mia crescita e su quella dell’Altro?
Queste sono solamente alcune delle domande alle quali dare risposta all’interno di un percorso terapeutico, prendendo consapevolezza del proprio funzionamento cognitivo, emotivo, affettivo e comportamentale, così da introdurre un cambiamento nella relazione con Sé e nella relazione con l’Altro.
RICONOSCERE, ACCETTARE, RISIGNIFICARE E GESTIRE gli schemi o circoli viziosi mentali, emotivi e comportamentali, automatici e disfunzionali, che impediscono di vivere in uno stato di benessere psicofisico, emotivo, relazionale e affettivo può essere utile per prendere consapevolezza di Sé e della propria storia.
L’intervento terapeutico andrà ad agire sulla concezione che la Persona ha di Sé, in modo da riportare alla luce una percezione reale di se stessa, non offuscata e debilitata da pensieri negativi e non evolutivi appresi da ricordi, eventi ed esperienze del passato spiacevoli e traumatiche all’interno dei propri contesti relazionali d’appartenenza.
Per non trovarsi, ancora una volta, a rivivere lo stesso copione sentimentale disfunzionale, è possibile intervenire attraverso un PERCORSO DI PSICOTERAPIA INDIVIDUALE che con l’obiettivo di:
- Approfondire la storia di vita della Persona all’interno dei suoi mondi relazionali d’appartenenza.
- Ripercorrere la storia della relazione attuale e di quelle passate, delineando gli eventi che hanno contribuito all’instaurarsi delle credenze di base di non amabilità, che fanno ritrovare la Persona in relazioni di coppia disfunzionali.
- Ristrutturazione le credenze disfunzionali legate al proprio valore e alla propria amabilità e quelle legate alle emozioni di paura, solitudine, rifiuto e abbandono.
- Rielaborare le esperienze negative inerenti ai legami di attaccamento insicuro per permettere l’instaurarsi di legami significativi e soddisfacenti.
- Lasciar andare la gelosia o il rancore per l’eventuale nuova vita del partner, ri – significando gli avvenimenti in senso evolutivo, soprattutto nel caso in cui siano presenti dei figli.
- Imparare a prendersi cura di se stessi, imparando ad imparare dalle proprie esperienze.
- Acquisire maggiore consapevolezza circa le proprie modalità relazionali e le risonanze delle stesse nella propria vita sentimentale e affettiva.
- Acquisire maggiore autostima e sicurezza in se stessi.
- Imparare a volersi bene, a stare bene con se stessi, ad accettarsi.
- Imparare a conoscersi meglio e sviluppare l’assertività in modo da poter esprimere e far rispettare i propri bisogni senza timore, contribuendo alla costruzione di un più solido senso di Sé e della propria indipendenza.
- Imparare a mettere dei chiari confini: dove inizio Io, dove inizia l’Altro.
- Recuperare una maggiore efficienza e autoefficacia in campo sociale, lavorativo o scolastico.
- Sostenere la motivazione al cambiamento e al recupero del proprio benessere psicofisico, emotivo e relazionale.
- Riprendere il controllo della propria vita, ritrovare l’autonomia decisionale e la libertà di essere se stessi, sentire di meritarsi di essere felici e sereni, da soli o insieme ad un partner.
Oltre ad un percorso individuale, è possibile intraprendere un PERCORSO DI PSICOTERAPIA DI COPPIA che si focalizza sul RICONOSCIMENTO, l’ELABORAZIONE e la RI – SIGNIFICAZIONE in senso evolutivo DEL MALESSERE/DISTURBO/PROBLEMA ESPRESSO DAL SINGOLO PARTNER E/O DAL SISTEMA COPPIA.
Il lavoro terapeutico si orienta sull’acquisizione di comportamenti e abilità alternative nella gestione delle emozioni intense e dello stress, nonché sull’apprendimento di nuove ed efficaci modalità relazionali e comunicative da sperimentare nella relazione con il/la partner. Questo per depotenziare le aspettative irrazionali, le situazioni conflittuali e/o i comportamenti di evitamento di situazioni relazionali, emotive, affettive e sessuali temute e/o disturbanti.
Secondo un’ottica di co – costruzione del benessere e di motivazione a risolvere insieme le problematiche da parte di entrambi i partner, sostenere la Persona nel recupero di un maggiore senso di autostima e di autoefficacia consente di ridimensionare o eliminare le cognizioni negative che la Persona ha di Sé, come ad esempio, il peso del sentirsi sempre inadeguata, insicura, giudicata dal partner, autocriticarsi costantemente, etc., giungendo a ridimensionare e/o risignificare in modo diverso l’Altro, le sue reazioni, le sue intenzioni e i suoi comportamenti.
In tal modo, la Persona riporta alla luce una PERCEZIONE REALE DI SE STESSA dandosi la POSSIBILITA’ DI RILEGGERE LA STORIA DELLA COPPIA E GLI EVENTI ACCADUTI, disturbanti e maladattivi, che portano il singolo partner e la coppia a non stare bene, attraverso lenti più reali ed evolutive.
Questo PROCESSO CONGIUNTO VERSO IL CAMBIAMENTO consente di riscoprire le risorse della Persona e/o del sistema coppia, riprendendo il controllo della propria vita personale e della relazione di coppia stessa.
Tutto è volto a prendere consapevolezza di Sé, dei modelli relazionali appresi dalla propria storia (es. rapporto coniugale dei genitori, miti e mandati familiari che influenzano inconsciamente le decisioni dei componenti della famiglia, anche rispetto alla scelta del partner o alla progettualità di vita, etc.), di come i partner si sono incontrati e scelti, delle differenze e dei punti di connessione del loro percepire e vivere una relazione, di come vivere il presente e progettare il futuro, di come elaborare il passato del partner, degli irrisolti di coppia taciuti e mantenuti nel tempo, della condivisione di verità scomode e dolorose, etc., questo allo scopo di pacificarsi con il passato, per rivolgere uno sguardo verso un futuro condiviso, ma soprattutto per vivere con intensità, serenità, libertà la dimensione temporale del presente.
Il processo di cambiamento terapeutico è sostenuto da tecniche e strumenti diversificati in base alle necessità all’unicità del singolo partner e del sistema coppia: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia (per ricordare episodi significativi, cogliere, osservare e comprendere le modalità comunicative e relazionali e gli stati emotivi correlati a quei momenti dall’inizio della storia ad adesso), Carte Dixit, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play (nei quali si chiede al partner di assumere una diversa posizione relazionale per comprendere meglio il punto di vista dell’Altro e permettere di lavorare sempre più in profondità nella relazione), il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione e del mantenimento del problema/disagio/malessere, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
NON ESISTE UN LIBRO DELLE ISTRUZIONI che sia utile e uguale per tutte le coppie.
Imparare insieme, a ripristinare una comunicazione efficace tra i due partner, a comprendere le motivazioni reali dell’Altro, a sentirsi emotivamente, fisicamente e affettivamente connessi, a prendere decisioni condivise, a riconoscere i bisogni che sottendono le manifestazioni problematiche, può essere l’inizio di un percorso di crescita, d’esplorazione delle potenzialità e ritrovamento del benessere fisico, psicologico, cognitivo, affettivo, emotivo e relazionale del singolo partner, del sistema coppia, del sistema genitoriale e del sistema famiglia.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé e di Noi.
Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.