L’amore è basato sulla costruzione e sulla progettualità, sulla condivisione di un ideale e sull’assunzione di una responsabilità che le persone si assumono reciprocamente sull’idea di un lungo termine.
Nella fase iniziale, quella dell’innamoramento, quando i partner si stanno conoscendo e scoprendo per trovare un giusto equilibrio per stare vicini, la fuga può diventare un meccanismo per far svelare l’Altro, ovvero riuscire a far emergere il desiderio e il sentimento, l’impegno che l’Altro potenzialmente può apportare all’interno della relazione.
Il sottrarsi, il fuggire, l’allontanarsi e farsi inseguire diventa in qualche modo strategico nel riuscire ad ottenere delle informazioni su quanto l’Altro sta provando.
Questa modalità può essere legata sia ad una propria insicurezza, ovvero al bisogno di ricevere qualche tipo di rassicurazione prima di farsi coinvolgere emotivamente all’interno di una relazione, come magari abbiamo fatto in passato rimanendo delusi, sia all’incertezza circa i sentimenti provati dall’Altro, percepito, ad esempio, come contraddittorio, ambivalente e affabulatore.
La fuga dopo l’innamoramento
Se nelle fasi iniziali dell’innamoramento la fuga può essere un comportamento funzionale alla scoperta del nuovo partner, colui/colei che continua a scappare anche quando la coppia dovrebbe iniziare ad instaurare un legame più stabile e duraturo, potrebbe celare delle difficoltà relazionali più profonde.
Spesso, la Persona che non riesce a legarsi ad un’altra è intimamente portata a credere che non merita cura ed attenzione da parte dell’Altro e/o ha paura di essere delusa o respinta. E’ probabile che sin da piccola sia cresciuta in contesti relazionali disfunzionali, appropriandosi erroneamente del pensiero che “se non sono stata amata quando desideravo, quanto era giusto, non sono amabile, non merito di essere amata, non ho valore”.
La tendenza a fuggire appare come il tentativo inconsapevole di ricercare e rivivere quelle relazioni della nostra infanzia in cui abbiamo sentito che l’amore tanto desiderato ci era negato. Tale ricerca è sorretta dal profondo desiderio di dare a quelle relazioni un risultato diverso, di ottenere quell’amore così tanto sognato, per dimostrare a se stessi che lo si merita, che si vale qualcosa.
Dopo la fase dell’innamoramento, restare in amore significa riuscire a mescolare nelle giuste proporzioni l’amore per noi stessi e quello per il nostro partner, facendo star bene entrambi, senza forme di dipendenza affettiva reciproca e oppressione del Sé individuale, ma soprattutto lasciando il passato nel passato.
Paura di amare come affrontarla?
In amore non ci sono certezze. La perdita di controllo e la vulnerabilità che l’amore provoca spesso spaventano.
Un’esperienza di attaccamento non sicuro durante l’infanzia con le proprie figure di riferimento, un ricordo doloroso derivante dalla propria storia sentimentale, possono spesso essere la motivazione per aver paura dell’amore. Non appena il sentimento d’amore inizia a svilupparsi, la paura dell’umiliazione, della rottura, del rifiuto, dell’abbandono, di non essere all’altezza o persino dell’infedeltà spinge a rifiutare e fuggire da questo impegno.
La possibilità di amare ed essere amati è troppo improbabile o pericolosa per essere accolta.
La fuga è la possibilità di non sperimentare nuovamente il dolore del passato, il senso di non valore che abbiamo appreso.
La fuga, però, se offre sollievo nell’immediato, non consente di sentire quello che veramente sentiamo, la paura paralizza tutto il resto.
Non ci concediamo il permesso di lasciarci andare a quello che di bello ci potrebbe essere.
Iniziare a riconoscere e a dare un nome ai nostri pensieri e alle nostre emozioni, evitando di negarle o di agirle fuggendo dalle relazioni, può essere un inizio.
Amare se stessi per come si è e potremo diventare è la base più forte di tutte per amare gli altri.
Rendere il nostro desiderio trasparente, lasciare che gli altri vedano quanto vogliamo il loro amore e quanto amore vogliamo dare, non significa far cadere le nostre difese ed esporsi, ma significa anche sperimentare un senso di benessere nell’unione con l’Altro che oltre a donarci forza per i nostri progetti, può farci crescere, percepire nuove consapevolezze, sentendosi speciali e unici.
Intervento terapeutico
Come si fa a restare?
Come si smette di fuggire?
Come si impara ad investire sull’Altro?
Come si fa ad amare se stessi?
Come si fa ad amare l’Altro?
Queste sono domande che ci siamo posti almeno una volta nella vita.
Sono molte le persone che esprimono il bisogno di lavorare su queste tematiche, sulla difficoltà di rimanere nelle relazioni, di riuscire a costruire qualcosa di significativo, di riuscire a co – costruire una progettualità condivisa con un partner, di sentirsi speciali per qualcuno/a, etc.
Si sente dire “mi piace, ma …”, “l’ho capito subito … non era la Persona giusta per me”, “mi chiede troppo e neanche ci conosciamo”, … etc.
- Quanto impegno metti per stare in una relazione?
- Quanto metti, realmente, in discussione di Te?
- Quanto sei disposto/a a concedere di Te all’Altro?
- Quanto rischio ti prendi per provare a costruire una relazione significativa?
- Etc.
Partendo da queste domande, il senso di un percorso psicologico va ricercato in un’ottica di promozione della crescita personale, di esplorazione delle potenzialità e delle fallibilità che ci rappresentano, accompagnando la Persona in un processo di ricerca.
Un profondo lavoro interiore può agevolare una maggiore consapevolezza di Sé e un collegamento tra convinzioni negative e l’idea di Sé attuale che impedisce alla Persona di accettare e amare se stessa, nonché di restare ed impegnarsi nelle relazioni amorose.
Un incontro non è mai casuale, poiché a livello inconscio siamo attratti da ciò che già abbiamo conosciuto, non siamo attratti, invece, da qualcosa di totalmente diverso e sconosciuto da noi.
Questi confronti vengono fatti in modo inconsapevole, ma esistono e guidano il nostro interesse verso persone che, nel loro modo di parlare, comunicare, muoversi, ci fanno sentire in mondi già conosciuti.
Le persone tendono in qualche misura a creare relazioni con persone che fanno rivivere una sorta di “ricordo” di una relazione passata problematica.
Come una ripetizione, una riedizione, di una relazione passata in cui ci si è sentiti in conflitto, non compresi, insoddisfatti, nel tentativo inconscio di risolvere i problemi di quella relazione passata, attraverso un’altra relazione problematica presente.
Ripetere relazioni insoddisfacenti che hanno delle caratteristiche simili con altre relazioni insoddisfacenti passate (molto probabilmente con le figure significative del nostro primo accudimento), permette alla mente di verificare le proprie percezioni e sensazioni, in un disperato tentativo di cambiare le cose.
Sembrerebbe che il bisogno inconsapevole di curare delle ferite passate, di curare relazioni passate che non hanno soddisfatto la Persona a livello emotivo e relazionale, si trasferisca nelle relazioni del presente.
E’ come quando una donna, figlia di un uomo violento, si trova in relazione con un compagno altrettanto violento o come quando un uomo che non ha ricevuto affetto dalla propria madre, si trova in un matrimonio senza amore. Etc.
Queste scelte sono apparentemente inconsapevoli e per fermare questi automatismi comportamentali ed emotivi, c’è la necessità di rileggere le relazioni passate e originarie, comprendendo quali sono i bisogni emotivi non soddisfatti, per riuscire a curare quei bisogni ed evitare di cercarli e riprodurli all’interno di una relazione di coppia.
Un percorso di psicoterapia individuale può consentire di riorientarsi nelle proprie relazioni comprendendo il ruolo che hanno gli schemi relazionali appresi nei propri contesti di appartenenza nella scelta nel partner o nella fuga dalla relazione con il partner. Inoltre, è possibile lavorare sulle emozioni in modo molto pratico e creare un collegamento tra situazioni e sensazioni passate e presenti, per poi identificare gli schemi coinvolti, confrontarsi con essi e mettere in atto strategie di fronteggiamento diverse.
Se riconosciamo il nostro bambino interno ancora sofferente per le ferite sperimentate in passato ed impariamo a prenderci cura di lui possiamo essere in grado di individuare i suoi bisogni e di avvicinarci a partner che sono in grado di condividerli, soddisfarli piuttosto che scegliere partner dai quali fuggire o da accudire, che non ci sostengono, che non ci valorizzano, che non ci vanno evolvere, limitando le nostre potenzialità e la nostra progettualità di vita.
Prendere consapevolezza e mettere in discussione i modelli relazionali ed emotivi disfunzionali appresi nella propria storia è alla base della possibilità di stabilire relazioni gratificanti con l’Altro, nonché con se stessi.
In quest’ottica, un percorso di psicoterapia può aiutare a LASCIARE IL PASSATO NEL PASSATO e a modificare quegli schemi disfunzionali di pensiero e relazionali che continuano a influenzare le scelte presenti e che originano dolore e sofferenza e ci fanno scegliere sempre la persona sbagliata o non ci fanno restare nella relazione.
Inoltre, un percorso psicologico può essere utile a:
- Approfondire la storia di vita della Persona all’interno dei suoi mondi relazionali d’appartenenza.
- Ripercorrere la storia della relazione attuale e di quelle passate, delineando gli eventi che hanno contribuito alla fuga dalla relazione e/o dalla crescente richiesta di impegno ed intimità emotiva del partner.
- Individuare i pensieri, comportamenti ed emozioni ricorrenti, gli schemi fissi di ragionamento e di interpretazione della realtà, che sono concomitanti alle reazioni fisiche, emotive e comportamentali relative all’espressione del problema/malessere/disturbo portato in terapia.
- Ristrutturare le credenze disfunzionali legate al proprio valore e alla propria amabilità e alle emozioni legate alla paura della solitudine, del rifiuto e dell’abbandono.
- Rielaborare le esperienze negative inerenti ai legami di attaccamento insicuro per permettere l’instaurarsi di legami significativi e soddisfacenti.
- Pacificarsi con il passato, per rivolgere uno sguardo positivo al futuro, ma soprattutto per vivere in modo appagante e serenamente la dimensione temporale del presente.
- Imparare a prendersi cura di se stessi, imparando ad imparare dalle proprie esperienze.
- Riportare alla luce una percezione reale di se stessi, non offuscata e debilitata da pensieri negativi e non evolutivi appresi da ricordi, eventi ed esperienze inerenti ad esperienze di coppia negative precedenti.
- Acquisire maggiore consapevolezza circa le proprie modalità relazionali e le risonanze delle stesse nella propria vita sentimentale e affettiva.
- Imparare a volersi bene, a stare bene con se stessi, ad accettarsi.
- Imparare a conoscersi meglio e sviluppare l’assertività in modo da poter esprimere e far rispettare i propri bisogni senza timore, contribuendo alla costruzione di un più solido senso di Sé, della propria autonomia e della propria indipendenza, non percependo l’Altro come invasore della propria libertà.
- Aumentare l’autostima e il senso di autoefficacia, riflettendo sulle proprie vulnerabilità e potenziando i propri punti di forza.
- Sostenere la motivazione al cambiamento e al recupero del proprio benessere psicofisico e relazionale.
- Riprendere il controllo della propria vita, ritrovare l’autonomia decisionale e la libertà di essere se stessi, sentire di meritarsi di essere felici e sereni, da soli o insieme ad un partner.
Il PERCORSO PSICOTERAPEUTICO si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDR, l’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale (desensibilizzazione sistematica), la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, Carte Dixit, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.
Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.