Riuscire a vivere delle relazioni affettive sane e soddisfacenti è considerato uno degli aspetti che incide maggiormente sulla qualità della vita di una Persona.
Se investiamo su una Persona e teniamo a lei, nonostante difficoltà e disaccordi, possiamo impegnarci per gestire e far crescere il rapporto in modo armonico. Altri rapporti, invece, quelli malati, se non corretti o allontanati, possono essere estremamente dannosi per la nostra salute.
Si definisce relazione malata quella in cui uno dei due partner (o, a volte, entrambi i partner) mette in atto eccessivi sforzi per tentare di far andare avanti la relazione. Il partner “tossico” fa sentire l’Altro partner colpevole di tutto ciò che accade, controllandolo, senza concedere alcuna forma d’indipendenza emotiva, in modo da non fargli comprendere quanto sia malata e nociva quella relazione e per questo ricorre alla mancanza di fiducia, al tradimento e al disprezzo.
Il partner “tossico” può mostrare comportamenti nocivi e lesivi, sia da un punto emotivo sia fisico, nei confronti del proprio partner, invalidandone l’autostima e il benessere emotivo.
Al contrario, una relazione affettiva sana contribuisce ad accrescere l’autostima di entrambi i partner attraverso la cura reciproca, il rispetto, l’interesse per il benessere dell’Altro, la sua crescita, la sua soddisfazione personale e la condivisione delle scelte.
Una relazione deve rappresentare una base sicura, un rapporto in cui possiamo essere noi stessi, spontanei, senza paura di esprimere ciò che sentiamo e pensiamo. Una relazione malata non è un luogo sicuro e confortevole per entrambi, è caratterizzata da un partner che si sente insicuro, soggiogato, sminuito e svalutato da un altro che domina e controlla in modo egocentrico.
Una relazione malata, spesso, non è però il risultato delle caratteristiche personologiche di un solo partner. Per una relazione malata ci vogliono due persone che partecipano al “gioco”. Entrambi i partner fanno parte dello stesso ingranaggio.
Anche in alcune relazioni sane si possono evidenziare, per brevi periodi, in uno o entrambi i partner dei comportamenti tossici. In ogni caso, in una relazione tossica i comportamenti disfunzionali non sono temporanei, ma rappresentano la normalità. Spesso il partner “tossico” manifesta quotidianamente e costantemente comportamenti manipolativi ed inappropriati all’interno dell’ambiente familiare, mentre all’esterno si relaziona in modo esemplare.
Il partner “tossico” ha come obiettivo principale delle sue manovre l’esercitare potere sull’Altro, averne il controllo e sottometterlo, attraverso mosse subdole che possono non essere così evidenti al partner.
Relazioni malate con questo tipo di schema sono riscontrabili non solo nei rapporti di coppia, ma anche nelle interazioni genitore – figlio, nei rapporti familiari e nei rapporti di amicizia.
Ogni relazione nella quale sono presenti violenza ed abuso è tossica e richiede un intervento immediato e, con poche eccezioni, l’allontanamento dalla “Persona tossica”.

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Alcuni comportamenti del partner “tossico” messi in atto nei confronti del partner “vittima”
CRITICA E SVALUTAZIONE
I partner “tossici” sminuiscono e criticano il proprio partner quando questo esprime le proprie idee, le proprie convinzioni, lo prendono in giro etichettandolo come Persona, stupida e di poco valore, squalificandolo continuamente. Il partner “tossico” spesso se ripreso dalla vittima si giustifica affermando che si tratta di scherzi e che non sa stare al gioco. Se il partner “vittima” comincia a tollerare questo comportamento, nel tempo, si andrà a convincere realmente di essere incapace, senza valore, etc. Solitamente, il partner “tossico” tende a convincere l’Altro di essere stato fortunato ad averlo incontrato perché nessuno vuole un partner come lui/lei. L’obiettivo è di mantenere bassa l’autostima del partner “vittima” per avere un controllo assoluto sulla relazione. Indebolendo l’autonomia di giudizio e l’autostima del/della partner, rendendolo dipendente finirà per aderire completamente alla visione del mondo del partner manipolatore annullandosi e perdendo la sua identità. Il manipolatore ha bisogno di vivere la relazione assumendo una posizione di dominio, è solo attraverso l’esercizio di un potere sull’Altro che può colmare le proprie insicurezze e aumentare la propria autostima.
UMORE IMPREVEDIBILE
Spesso il partner che subisce la relazione disfunzionale rinuncia a discutere ed affrontare situazioni di disaccordo perché il partner “tossico” manifesta sbalzi di umore, perde il controllo, si arrabbia facilmente. Subentra uno stato di vigilanza continua, temendo che anche una banale chiacchierata potrebbe portare a reazioni impulsive e imprevedibili di rabbia. Il partner “tossico” non si assume la responsabilità circa le proprie eccessive reazioni emotive, ma la scaricherà sul partner “vittima”, intimidendolo emotivamente, ma solamente nel privato, poiché in pubblico il partner “tossico” tiene molto ad apparire gradevole e affidabile.
INDUCE IL SENSO DI COLPA
Il controllo che il partner “tossico” esercita sulla relazione avviene suscitando nella vittima il senso di colpa sottolineando ogni volta che il partner “vittima” fa qualcosa che non a lui/lei non piace. La delusione manipolatoria innesca un senso di inadeguatezza, d’insicurezza e di colpa che può condurre ad una relazione di dipendenza nella quale il partner più debole finirà per annullarsi per l’Altro, aderendo alle sue volontà ed esigenze sino a trascurare le proprie. Se il partner tende a farvi sentire responsabili dei suoi malesseri, di quello che non va nella coppia, se vi fa dubitare dell’appropriatezza di certe vostre scelte o decisioni legittime, allora sta mettendo in atto una manipolazione nei vostri confronti. Il manipolatore (donna o uomo che sia) è molto abile nel deresponsabilizzarsi e proiettare le colpe sul partner relazionale.

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SPOSTAMENTO
Qualora il partner “vittima” affermasse di avere un problema, di sentirsi ferito, infelice ed arrabbiato per qualcosa che il partner “tossico” ha fatto o detto con l’intento di stimolare una presa di coscienza del problema di coppia, il manipolatore “tossico” abilmente sposterà l’attenzione e la conversazione sul proprio malessere. In questi casi, è possibile che il partner “vittima” che ha sollevato il problema si trovi a consolare il partner “tossico” in quanto i problemi da lui condivisi sono più importanti. Le preoccupazioni del partner “vittima”, i suoi disagi sono messi da parte senza poter trovare ascolto, comprensione e conforto. Inoltre, il partner “tossico” potrebbe accusare l’Altro di egoismo per aver sollevato un problema che lo/la ha sconvolto emotivamente. Cercherà di innescare un senso di colpa, attribuendo all’Altro la responsabilità per le emozioni che prova. Pertanto, se il vostro partner si sente triste o arrabbiato, è probabile che la colpa sia vostra perché probabilmente avete fatto qualcosa di sbagliato. Ovviamente, vivere su questa “montagna russa” emotiva non è salutare per l’equilibrio psicologico.
COMPORTAMENTO PASSIVO
Una modalità relazionale attraverso la quale il partner “tossico” esercita il proprio controllo sul partner “vittima” è attraverso la passività. Apparentemente sembra rimettere ogni decisione della coppia al proprio partner dal quale sembra dipenda totalmente. In realtà, il partner manipolatore decide attraverso il suo non decidere: fa scegliere l’Altro per poi rimarcare il fatto che è stata la scelta sbagliata. Si tratta di un comportamento passivo aggressivo, un modo indiretto per indirizzare a scegliere ciò che lui vuole. Il partner che subisce questo comportamento sperimenta ansia, forte preoccupazione per le conseguenze delle proprie decisioni.
INDIPENDENZA E INAFFIDABILITÀ
La manipolazione ed il controllo si celano anche dietro alle continue affermazioni di indipendenza. Il partner “tossico” tende sempre a rimarcare quanto per lui sia importante la sua libertà. Inoltre, fa fatica a rispettare i propri impegni trovando sempre scuse, così facendo tiene sempre in bilico l’Altro impedendogli di prendere altri impegni o portare avanti progetti personali. Facendo questo, il manipolatore esercita un controllo sull’Altro basato sull’incertezza. Alla richiesta di rassicurazioni circa i sentimenti che prova la risposta sarà vaga. Questa strategia è progettata affinché il partner più debole si impegni nel rapporto per guadagnarsi il suo amore. Le richieste tenderanno ad aumentare sempre più, non sarà mai abbastanza ciò che farete per lui/lei.
POSSESSIVITÀ E CONTROLLO
I partner “tossici” sono gelosi e possessivi. Inizialmente, questo comportamento può apparire come una conferma dell’interesse che hanno nei confronti del partner, ma con il passare del tempo diventano sempre più sospettosi e controllanti, cercando continue rassicurazioni e prove di fedeltà, alle quali non crede mai.
Cadere nel circolo vizioso delle relazioni tossiche è più facile di quanto sembri. Si tratta di relazioni d’amore che all’inizio sembrano funzionare bene, spesso danno addirittura l’impressione di essere molto forti perché l’intreccio dei meccanismi patologici dei due partner è molto saldo. Ne sono un esempio il sadismo e il masochismo, o la relazione tra un narcisista e una persona insicura, come nella dipendenza affettiva. Queste appena citate sono relazioni in cui perdura un’asimmetria di potere e responsabilità e dove la sofferenza è strettamente legata al piacere.
Una relazione malata non fa che alimentare i sentimenti di inadeguatezza verso se stessi, distrugge l’autostima, l’autonomia, la capacità di dare alla propria vita la giusta direzione, seguendo ciò di cui si ha davvero bisogno. Per questo motivo distrugge emotivamente e fisicamente.
Per trovare la forza di spezzare questo tormento, bisogna vincere la paura di rimanere da soli, ritrovare la volontà verso la crescita personale, la motivazione verso un obiettivo importante, ovvero ritrovare il benessere psicologico e la percezione di valore e amabilità di se stessi.
Intervento terapeutico
In una relazione, nessuno è perfetto nel rapportarsi all’Altro, ma ciò che distingue una relazione malata da una sana è la gravità dei comportamenti sopra descritti e la frequenza con cui si verificano.
Spesso chi si trova all’interno di una relazione malata, non vede la sua condizione come un problema, anzi vede l’amore e avere un rapporto con la persona amata come la soluzione ai propri problemi. In questi casi, lo stato di sofferenza si protrae nel tempo e si radicano convinzioni negative: “sono sfortunato in amore”, “le persone che scelgo sono tutte sbagliate”, “sono troppo buono”, “gli altri sono tutti cattivi”, “sono io che sbaglio, lui/lei ha ragione…”, etc.
Questa condizione, nel lungo periodo può condurre all’espressione di ansia, attacchi di panico, abbassamento del tono dell’umore, problemi psicosomatici, etc.
UNA PERSONA CHE SI TROVA INVISCHIATA IN UNA RELAZIONE MALATA SPERIMENTA:
- Una bassa autostima che porta la a denigrare se stessa e a idealizzare il partner “tossico”.
- Mancanza di amore verso se stesso che la spinge a percepire l’amore come qualcosa di indispensabile.
- Poco rispetto verso se stessa che spinge inconsapevolmente a non aspettarselo neanche dagli altri.
- Scarsa conoscenza dei propri bisogni, con la conseguenza di trovarsi a vivere la vita di un’altra Persona.
- Paura dell’abbandono.
Le persone con scarsa autostima credono di non essere amabili e così si adattano a stare con partner “tossici” convincendosi che questo è il massimo che possono ottenere dalla vita di relazione.
Le regole di una relazione devono essere condivise e non dettate né dall’uno né dall’Altro partner. Ci deve essere un equilibrio.
Vivere nel costante timore di perdere l’Altro, vivere costantemente sotto controllo e in prova, invalida il proprio benessere psicofisico.
Spesso è doloroso e frustrante riconoscere che c’è qualcosa che non va nel rapporto di coppia. In realtà, il problema non è il partner, ma risiede in se stessi e il passo per questa consapevolezza spesso è doloroso e difficile.
Vivere sempre nel vortice emotivo, passando in un attimo dallo stare bene ad essere catapultati nel malessere più profondo, nella tristezza, amarezza, frustrazione, incomprensione, nell’essere rifiutati e nel sentirsi sbagliati è faticoso. Se la condizione perdurata nel tempo può offuscare il senso di realtà e la percezione reale di stessi iniziando a pensare di noi quello che l’Altro vuole che crediamo per tenerci in pugno.
I presupposti fondamentali sono il riconoscimento della propria problematica e la presa di coscienza delle conseguenze che essa ha generato e potrebbe generare in futuro, nonché la volontà di intraprendere un processo di cambiamento.
Come posso instaurare una relazione che non sia basata sul malessere, sul controllo, sulla manipolazione, ma sul benessere e sulla crescita di entrambi i partner?
La risposta può essere trovata attraverso un percorso terapeutico individuale che si pone l’obiettivo di:
- Approfondire la storia di vita della Persona all’interno dei suoi mondi relazionali d’appartenenza.
- Ripercorrere la storia della relazione attuale e di quelle passate, delineando gli eventi che hanno contribuito all’instaurarsi delle credenze di base di non amabilità e di valore che fanno andare ad invischiarsi in relazioni malate.
- Individuare i pensieri e le emozioni ricorrenti, gli schemi fissi di ragionamento e di interpretazione della realtà, che sono concomitanti alle reazioni fisiche, emotive e comportamentali relative all’espressione del problema/malessere/disturbo portato in terapia.
- Ristrutturare le credenze disfunzionali legate al proprio valore e alla propria amabilità e alle emozioni legate alla paura della solitudine, del rifiuto e dell’abbandono.
- Modificare i legami di attaccamento insicuro e rielaborare le esperienze negative per permettere l’instaurarsi di legami significativi e soddisfacenti.
- Accogliere e gestire lo stato di confusione, di disorientamento, ansia, paura, rabbia, frustrazione e tristezza.
- Acquisire maggiore consapevolezza circa le proprie modalità relazionali e le risonanze delle stesse nella propria vita.
- Acquisire maggiore autostima e sicurezza in se stessi.
- Imparare a volersi bene, a stare bene con se stessi, ad accettarsi.
- Imparare a conoscersi meglio e sviluppare l’assertività in modo da poter esprimere e far rispettare i propri bisogni senza timore, contribuendo alla costruzione di un più solido senso di Sé, della propria autonomia e della propria indipendenza.
- Imparare a mettere dei chiari confini: dove inizio io, dove inizia l’Altro.
- Potenziare le abilità di coping per fronteggiare stress e ansia.
- Recuperare una maggiore efficienza e autoefficacia in campo sociale, lavorativo o scolastico e relazionale.
- Sostenere la motivazione al cambiamento e al recupero del proprio benessere psicofisico e relazionale.
- Riprendere il controllo della propria vita, ritrovare l’autonomia decisionale e la libertà di essere se stessi, sentire di meritarsi di essere felici e sereni, da soli o insieme ad un partner.
Il PERCORSO PSICOTERAPEUTICO si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDR, l’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale (desensibilizzazione sistematica), la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, Carte Dixit, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
Puoi metterti in discussione per non sprofondare nella dinamica “perché è successo a me, non me lo merito”, “scelgo sempre la persona sbagliata“, etc., ma affrontare l’accaduto riscoprendo tutte le tue risorse mentali, emotive e relazionali, provando un po’ alla volta a riorganizzarti e a ripartire da Te, andando incontro ad una vita sentimentale nuova e appagante.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.
Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.