Autocritica
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E’ comune a molte persone avere un atteggiamento esigente e critico nei confronti di se stesse.

In qualche misura, la presenza di autocritica è utile perché ci dà la possibilità di monitorare i nostri atteggiamenti con lo scopo di metterci in guardia circa problemi e rischi che possiamo incorrere; in questi casi l’autocritica rappresenta un sano invito a risolvere o migliorarci in alcune aree della nostra vita.

Tuttavia, l’eccessiva critica può portarci a sentici inadeguati, ansiosi e finire col bloccarci e sabotarci nel realizzare i nostri obiettivi e soddisfare le nostre aspettative.

Ognuno di noi ha un “critico interiore”, una sorta di voce interiore che ci dice come dobbiamo comportarci, cosa fare e cosa non fare in determinati contesti e situazioni sociali, pronta a giudicare il nostro aspetto, a sottolineare i nostri errori e a rimproverarci per le nostre mancanze.

Questa voce o atteggiamento autocritico, se non circoscritto all’evento, ma generalizzato al concetto di Sé, può amplificare in modo irrazionale i nostri limiti elicitando stati ansiosi e depressivi.

Si tratta di pensieri negativi, auto-affermazioni su di Sé, convinzioni errate e distorte che minacciano la propria autostima.

Con l’autocritica sminuiamo le nostre capacità al confronto con gli altri, stabiliamo un livello di perfezione irraggiungibile, dettiamo regole rigide al nostro stile di vita che non possono essere violate, dimentichiamo i nostri successi, “leggiamo” nei pensieri degli altri e ricaviamo che non siamo persone interessanti e amabili, ci chiamiamo con appellativi sgradevoli come “incompetente”, “noioso”, “incapace”, “inadeguato”, etc.

Questa voce interiore è una fonte di stress poiché ci impone di stare in allerta e di monitorare costantemente il nostro ed altrui comportamento, di metterci a confronto per farci uscire sconfitti a prescindere.

 

Da dove provengono questi pensieri negativi?

La critica interna si struttura sulla base delle relazioni del nostro passato con i genitori, altri adulti significativi e modelli di riferimento positivi o negativi (parenti, insegnanti, amici, bulli delle scuole, etc.) che abbiamo interiorizzato.

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Tutti i bambini crescono con residui emotivi generati da rimproveri, giudizi, ammonimenti conservano ricordi più o meno vivi delle circostanze in cui si sono sentiti “sbagliati” o “cattivi” o “stupidi” o “incapaci” o “inadeguati”, etc.

La predisposizione all’autocritica ha origine nelle nostre prime relazioni.

Può derivare da una famiglia centrata sulla performance e con aspettative molto alte, da insegnanti o allenatori rigidi e molto critici o da vissuti di confronto sociale svantaggiosi, come può ad esempio avvenire di fronte ad un fratello che eccelle in un campo e che viene continuamente lodato per i suoi successi. Fin dalla nascita impariamo ad accettare che il nostro comportamento venga costantemente valutato e veniamo esortati a migliorare le nostre prestazioni.

Le esperienze precoci possono così contribuire a sviluppare una tendenza al perfezionismo volto ad evitare la vergogna e il giudizio negativo.

Avere standard irragionevoli diminuisce drasticamente la possibilità di soddisfare le proprie aspettative, ma incrementa il pensiero autocritico e auto-svalutativo.

 

Schema mentale e/o Modello relazionale e autocritica

La voce autocritica cresce e si potenzia ogni volta che, specie nell’infanzia, soffriamo emotivamente senza avere la possibilità di rispondere a tale sofferenza emotiva, senza poter arginare quella sofferenza. Quel senso di impotenza, quella sofferenza producono un trauma, una ferita nella psiche che avrà delle conseguenze in futuro. Ad esempio, se nell’infanzia veniamo criticati aspramente, queste esperienze segnano la nostra psiche, lasciando una ferita psicologica.

Questo trauma singolo, o una serie di mini-traumi simili che si ripetono nel tempo, fanno sì che nella nostra memoria si strutturi uno schema mentale e/o modello relazionale che si compone di una MEMORIA DELL’EVENTO o degli eventi che hanno prodotto quel singolo trauma, costituita dall’insieme di percezioni, immagini, suoni, sensazioni fisiche, odori, sapori che stavamo percependo nel momento traumatico.

Oltre alla memoria dell’evento, lo schema mentale, si compone di una CARICA EMOTIVA REPRESSA, ossia di quell’emozione o di quelle emozioni che al momento non siamo riusciti a vivere e a trasformare perché lì e allora erano eccessive. Queste emozioni possono rimanere sotto il livello della coscienza anche per decine di anni.

Insieme alla memoria dell’evento e alla carica emotiva repressa, lo schema mentale contiene anche delle CONVINZIONI SU DI SÉ, SUGLI ALTRI E SUL MONDO. Ad esempio, “sono sbagliato” mentre “l’Altro è buono”, “l’Altro è superiore”, “il mondo è un posto pericoloso”, etc. Queste convinzioni sono giudizi inconsci che agiscono sul Sé della Persona senza che questa se ne accorga.

La Persona per non trovarsi più in quella situazione dolorosa, struttura i DEVO o decisioni sull’agire, ovvero la convinzione inconscia di dover fare qualcosa, ad esempio, “devo obbedire”, “devo essere bravo a scuola”, “devo trattenere le mie emozioni”, “devo fare quello che mi dicono gli altri”, o al contrario “devo essere più forte degli altri”, etc.

Una volta strutturato uno schema psichico e modello relazionale con il suo “DEVO” sabotante continua a funzionare per tutta la vita e la Persona continua per tutta la vita ad auto criticarsi se trasgredisce ad un suo “DEVO”, esprimendo sofferenza psicologica, emotiva e relazionale, vergogna, senso di colpa, abbassamento dell’autostima, insicurezza, apatia, incapacità di scegliere e prendere decisionia meno che non faccia un LAVORO SU SE STESSA PER ANDARE A COMPRENDERE COME E DOVE SI È ORIGINATO, ROMPENDO LO SCHEMA ED INTRODUCENDONE UNO PIÙ ADATTIVO.

Il processo psicoterapeutico ha questo obiettivo, consente di accedere alla memoria dell’evento traumatico, alla carica emotiva repressa e alle convinzioni negative sul Sé, sugli altri e il mondo e RISCRIVERE LA STORIA, strutturando un’idea di Sé non condizionata dagli eventi del passato, ma consapevole ed autonoma nel pensiero, nell’espressione emotiva e nella capacità decisionale.

 

autocritica

 

Intervento terapeutico

Per combattere l’autocritica negativa occorre innanzitutto riconoscerla.

Dopo essere riusciti a separare la sua voce dal flusso dell’autodialogo quotidiano, è possibile disarmarla, individuando i suoi propositi e successivamente contestarla e renderla inefficace sostituendo i suoi attacchi con affermazioni positive e più realistiche sul proprio valore.

Il processo psicoterapeutico consente di accedere alla memoria dell’evento/i connessi al pensiero autocritico disfunzionale e alla carica emotiva repressa connesso ad esso e RISCRIVERE LA STORIA, strutturando un’idea di Sé non condizionata dagli eventi del passato, ma consapevole ed autonoma nel pensiero, nell’espressione emotiva e nella capacità decisionale.

Una volta imparato a identificare il proprio schema o modello relazionale sarà possibile iniziare, a fermare il flusso di pensieri negativi dicendo “Stop” ogni volta che mi sto criticando, sostituendo quel pensiero con i propri punti di forza per gestire quella circostanza, evento, relazione, etc.

 

Questo processo mi consentirà di:

  • Auto – riflettere sulla voce autocritica e le emozioni connesse ad essa prendendone le distanze.
  • Accettare che ci sia questa voce, ma valutando se quello che mi dice è reale o proviene dal passato.
  • Disobbedire coscientemente ai miei “DEVO” quando questi sono controproducenti.
  • Interrompere i processi di auto – sabotaggio provenienti da credenze e convinzioni limitanti di se stessi.
  • Mentalizzare che la voce interiore autocritica viene da lontano, probabilmente dalla mia infanzia. Adesso sono adulto e ho tutte le abilità e la forza per non assecondarla e subirla.

 

Il profondo lavoro sulla consapevolezza facilita gradualmente nella Persona lo sviluppo del collegamento tra convinzioni negative e autocritiche e l’idea di Sé attuale, giungendo a sperimentare un senso positivo di Sé.

Un percorso terapeutico può essere utile per IMPARARE A RICONOSCERE IL PROPRIO VALORE E L’IDEA DI ACCETTARSI ED AMARSI, NONCHÉ DI MERITARE DI ESSERE AMATI, non trascinandosi più pesi emotivi o pensieri negativi del passato.

Diventare consapevoli di quello che blocca la propria naturale espressione è nelle nostre possibilità. Questi condizionamenti sono idee che abbiamo di noi stessi, acquisite nel corso della nostra storia personale e che, con il passare del tempo, hanno preso forza, cristallizzandosi.

Il senso di un percorso psicologico va ricercato in un’ottica di promozione della crescita personale, di esplorazione delle potenzialità e delle fallibilità che ci rappresentano, accompagnando la Persona in un processo di ricerca.

 

Decidere di intraprendere un percorso di psicoterapia individuale significa:

  • Approfondire la propria storia di vita. 
  • Esplorare la storia familiare e le modalità relazionali, emotive ed affettive acquisite nei propri contesti significativi di appartenenza.
  • Riportare alla luce una percezione reale di se stessi, non offuscata e debilitata da pensieri negativi e non evolutivi appresi da ricordi, eventi ed esperienze passate.
  • Rielaborare le esperienze negative inerenti ai legami di attaccamento insicuro per permettere l’instaurarsi di legami significativi e soddisfacenti.
  • Individuare, destrutturare e ristrutturare gli schemi distorti di funzionamento, le credenze negative e disfunzionali legate al proprio valore “IO NON VALGO”, “IO NON MI POSSO AMARE”, “IO NON SONO AMABILE” e le implicazioni che ne derivano da un punto di vista cognitivo, emotivo, psicologico, affettivo, comportamentale e relazionale, comprenderne i significati, sostenendo l’apprendimento di una nuova percezione di Sé, più costruttiva ed evolutiva.
  • Agevolare lo sviluppo della consapevolezza e del collegamento tra convinzioni negative e l’idea di Sé attuale che impedisce alla Persona di amarsi.
  • Imparare a volersi bene, a stare bene con se stessi, ad accettarsi.
  • Imparare a prendersi cura di se stessi, imparando ad imparare dalle proprie esperienze.
  • Acquisire maggiore consapevolezza circa le proprie modalità relazionali ed emotive e le ripercussioni delle stesse nelle proprie relazioni.
  • Imparare a conoscersi meglio e sviluppare l’assertività in modo da poter esprimere e far rispettare i propri bisogni senza timore, contribuendo alla costruzione di un più solido senso di Sé e della propria indipendenza.
  • Potenziare la propria autostima e il senso di autoefficacia, riflettendo sulle proprie vulnerabilità e potenziando i propri punti di forza.
  • Lasciare il passato nel passato, rivolgere uno sguardo positivo verso il futuro, ma soprattutto vivere con intensità la dimensione temporale del presente.
  • Riprendere il controllo della propria vita, ritrovare l’autonomia decisionale e la libertà di essere realmente se stessi, sentirsi in grado di risolvere gli imprevisti della vita, imparare a focalizzare e perseguire con determinazione gli obiettivi e sentire di meritare di essere felici all’interno dei propri mondi relazionali.

 

Strumenti d’intervento

Il percorso psicologico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDRl’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale, la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, la Timeline, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, Carte Dixit, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti, le credenze o gli schemi fissi di ragionamento responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio che impedisce di perseguire in modo fluido i propri obiettivi evolutivi, destrutturarli e ristrutturarli, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.

 

POSSO ESSERTI D’AIUTO?

Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.

Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.

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