Autoefficacia è un costrutto che si riferisce alla percezione di possedere delle capacità personali finalizzate al raggiungimento dei propri obiettivi.
Per riuscire a cogliere realmente qual è il nostro livello di competenza in un determinato ambito, occorre un certo grado di consapevolezza di Sé e delle proprie abilità. L’autoefficacia si basa su un insieme di convinzioni e credenze su se stessi che si sviluppano nel corso del tempo. Eventi e circostanze di vita ci restituiscono continuamente un feedback su come abbiamo “funzionato” in quel determinato contesto/circostanza. C’è sempre un riscontro che ci indica “come siamo andati”, se abbiamo utilizzato al meglio le nostre capacità o meno oppure se quelle abilità sono carenti o totalmente assenti.
L’autoefficacia è il frutto di un processo di ragionamento riflessivo e di metacognizione che si struttura attraverso l’elaborazione cognitiva delle informazioni che ci riguardano.
Vantaggi di una buona autoefficacia
- Aumenta la frequenza di stati emotivi piacevoli.
- Favorisce una maggiore concentrazione.
- Predispone a ingaggiarsi in obiettivi sfidanti.
- Incoraggia l’impegno e la perseveranza.
- Stimola strategie vincenti.
- Rende più combattivi e resilienti.
Autoefficacia e autostima
L’autoefficacia viene spesso confusa con il costrutto di autostima, ovvero un concetto ben più ampio che si collega alla nostra identità in senso più globale, riguarda il nostro valore in quanto Persona. E’ una sintesi di tutto ciò che siamo e che percepiamo di essere. Inevitabilmente, i successi e i fallimenti che viviamo influenzano il nostro percepirci “abili” e possono mettere in discussione o confermare l’immagine che abbiamo di noi.
Il senso di autoefficacia riguarda giudizi di capacità personale, mentre l’autostima riguarda giudizi di valore personale.
Autoefficacia e autostima s’influenzano e determinano reciprocamente. Si può avere bassa autostima pur ritenendosi abili in una o più attività e avere alta autostima pur essendo consapevoli di non possedere particolari competenze. L’autostima si struttura attraverso le prime esperienze di vita con le figure significative all’interno dei nostri d’appartenenza, mentre l’autoefficacia è il risultato degli insuccessi e successi conseguiti, ovvero delle esperienze di vita.
Teoria di Bandura
Il primo a parlare del costrutto di autoefficacia (self – efficacy) è stato Albert Bandura, psicologo e accademico canadese naturalizzato statunitense (1980), il quale ha postulato la teoria sull’apprendimento sociale.
Nella teoria di Bandura i pensieri e le emozioni acquistano un ruolo con-causale nei confronti dei comportamenti, evidenziando come le aspettative proprie e altrui, riguardo le prestazioni, esercitino un’influenza sui comportamenti, sulla valutazione dei risultati ottenuti e sull’apprendimento.
Secondo Bandura, il senso di autoefficacia deriva, fondamentalmente, da quattro fonti attraverso cui ricaviamo i feedback sulle nostre capacità, informazioni che successivamente vengono elaborate cognitivamente.
CI PERCEPIAMO PIU’ O MENO CAPACI IN BASE A:
ESPERIENZE PERSONALI
Ci percepiamo in grado di gestire una determinata situazione quando affrontandola, ne usciamo vincitori. Sono le esperienze dirette di gestione efficace (“mastery”) le principali responsabili della costruzione del senso di autoefficacia. Perseverare e riuscire in una certa azione è estremamente gratificante. E’ la percezione della propria prestazione ad influire, piuttosto che la strategia adottata per fronteggiare quella circostanza. Partecipano all’idea che abbiamo delle nostre capacità fattori quali:
- Convinzioni di base sulle proprie capacità: tutti noi, prima di affrontare una prova, abbiamo delle credenze circa le nostre risorse. Il bagaglio di conoscenze, competenze e abilità che abbiamo costruito fino a quel momento è la base da cui valutiamo se siamo in grado o meno di superare un determinato ostacolo.
- Difficoltà del compito: se si tratta di una prova troppo semplice, non percepiremo noi stessi in quando capaci, ma la prova come eccessivamente banale.
- Quantità di impegno posto nel risolvere la situazione e di aiuto ricevuto: non ci restiamo troppo male quando falliamo nel fronteggiare una situazione se non ci siamo impegnati molto nel farlo. Ben diverso è quando i nostri sforzi risultano essere infruttuosi. Inoltre, essere sostenuti da altri tende a farci percepire come meno competenti e quindi più dipendenti dall’aiuto esterno.
- Linea temporale di successi e fallimenti: il numero di volte in cui abbiamo dimostrato a noi stessi di essere “capaci” e il numero di insuccessi è fondamentale nella costruzione del senso di autoefficacia. Anche l’ordine in cui tali avvenimenti si sono verificati è determinante in questo senso.
ESPERIENZA VICARIA
L’esperienza vicaria consiste nel vedere quali risultati ottengono gli altri quando mettono in atto certe azioni. Se il loro comportamento conduce ad esito positivo, allora tenderemo a riprodurlo anche noi, Bandura ne parla in termini di “rinforzo vicario”. Il passaggio successivo è quello del confronto tra gli obiettivi raggiunti da noi e dagli altri, nonché delle differenze tra le azioni effettuate. Questa forma di apprendimento prende il nome di modeling.
PERSUASIONE
La persuasione è uno strumento che consolida a livello cognitivo la convinzione di possedere ciò che serve per raggiungere i propri obiettivi. Se ci percepiamo abili a sufficienza per affrontare una certa situazione e uscirne vincitori, allora agiremo, viceversa, desisteremo dall’intraprendere un’azione che si prevede infruttuosa. La persuasione si basa su rinforzi positivi di tipo verbale e non verbale che arricchiscono la Persona di informazioni positive e realistiche circa le sue capacità.
STATI EMOTIVI FISIOLOGICI
Quando ci troviamo in situazioni che ci mettono alla prova, tendiamo a sperimentare uno stato di attivazione fisiologica. Ciò è normale in quanto il corpo si prepara all’azione: l’attenzione diventa selettiva, ovvero si fissa sul compito e si verificano cambiamenti fisici e psicologici correlati all’ansia (es. tachicardia, sudorazione, difficoltà di concentrazione e così via). Tutto ciò, però, viene interpretato come segno di vulnerabilità dalla Persona che in quel momento sta svolgendo la performance. Il sentirsi vulnerabile tende ad influire negativamente sul senso di autoefficacia.
Processi attivati dal senso di autoefficacia
Una volta apprese le informazioni circa le nostre performance, queste vengono elaborate, andando a consolidare o smentire il nostro senso di autoefficacia. Tale dinamica è regolata da quattro principali processi:
PROCESSI COGNITIVI
Il senso di autoefficacia è mediato dall’immagine di Sé, in quanto perdente o vincente e dalle capacità di problem solving che si sono acquisite nel corso del tempo.
PROCESSI MOTIVAZIONALI
La motivazione è inevitabilmente collegata alla percezione di autoefficacia. Sulla base dei risultati che ci aspettiamo di ottenere, scegliamo i nostri obiettivi e ci impregniamo per raggiungerli. Un forte autoefficacia porta ad attribuire i successi alle proprie capacità e i fallimenti alle circostanze esterne sfavorevoli, al contrario, ad un basso senso di autoefficacia corrisponde la tendenza ad assegnare gli insuccessi a scarse capacità personali.
PROCESSI DECISIONALI
Una Persona può scegliere un contesto piuttosto che un altro sulla base delle possibilità ambientali che ha a disposizione, piuttosto che del suo livello di interesse.
PROCESSI EMOTIVI
Fra emozioni e autoefficacia c’è un rapporto di reciproca influenza; fra di esse si instaura un circolo che può essere vizioso o virtuoso. Nel caso in cui vi siano buone aspettative d’efficacia i sentimenti più probabili saranno la fiducia, il coraggio e la tranquillità e, di conseguenza, è più facile che gli sforzi profusi siano mirati, efficaci e sostenuti e che il compito sia portato a termine con successo. Convinzioni negative d’autoefficacia, al contrario, sono correlate a stress, ansia e demotivazione. Rendendo più probabili il disimpegno, l’interruzione prematura degli sforzi e la scelta di azioni inefficaci queste emozioni avranno, come intuibile, un impatto negativo sulle già negative convinzioni d’autoefficacia.
Autoefficacia a scuola
Un ambito in cui il senso di autoefficacia riveste un ruolo fondamentale è di sicuro quello scolastico. Nela fase evolutiva la scuola è il principale luogo in cui i ragazzi sviluppano la propria personalità e si preparano per il loro futuro.
A seconda del proprio livello di autoefficacia gli allievi influenzano in modo considerevole il modo in cui pensano, sentono, agiscono e si motivano ad apprendere. Gli studenti determinano gli obiettivi, la qualità di impegno, la perseveranza nelle difficoltà e la capacità di recupero rispetto agli insuccessi.
Gli studenti che hanno una buona convinzione di efficacia personale tenderanno ad applicarsi molto nello studio, a perseverare nelle difficoltà e otterranno dei risultati scolastici positivi e di questo ne saranno gratificati. Chi ha un senso di autoefficacia ottimistico sviluppa un senso di Sé positivo nelle prestazioni, gode di un adeguato benessere psicologico e raggiunge molti successi nella vita, attraverso un impegno di energia duraturo e considerevole.
Al contrario, gli studenti che hanno un basso senso di autoefficacia personale tendono ad impegnarsi meno nelle attività scolastiche, a non perseverare di fronte a compiti difficili ottenendo, generalmente, degli scarsi risultati scolastici provando sensazioni negative. Probabilmente coloro che raggiungono dei risultati scarsi tendono a motivarsi poco nello studio e a sentirsi sempre meno efficaci. Queste persone, divenute adulte, probabilmente raggiungeranno nell’ambito lavorativo posizioni minori rispetto a chi ha un buon senso di autoefficacia perché dotati di scarse convinzioni di efficacia. Chi ha un senso di autoefficacia pessimistico sviluppa un senso di Sé negativo nelle prestazioni, gode di uno scarso benessere psicologico e tende ad investire poca energia nel raggiungere l’obiettivo prefissato.
Nella formazione delle convinzioni di autoefficacia influiscono soprattutto le figure significative, quindi le figure genitoriali, gli insegnanti e il gruppo dei pari.
Autoefficacia e formazione
Bandura si è occupato anche di fornire alcune indicazioni utili affinché i percorsi educativi e formativi siano funzionali per la costruzione di un alto senso di autoefficacia:
La didattica tradizionale spesso si focalizza sulla trasmissione di informazioni e conoscenze fondamentali per far conseguire agli studenti le competenze programmate. Una didattica orientata a promuovere negli alunni il senso di empowerment proporrà esperienze educative attive, attraverso le quali lo studente potrà sperimentare le proprie e le risorse del gruppo classe, potrà sentirsi coinvolto nell’apprendimento e nella risoluzione di problemi significativi, raggiungendo in tal modo le competenze pianificate. L’apprendimento diventerà tanto più efficace quando più lo studente penserà di potere ottenere il successo formativo, avrà stima di Sé e sarà soddisfatto del contributo che dà alla classe, possederà un senso di identità positivo e solido, attribuirà il successo o l’insuccesso alle proprie capacità e impegno: sarà cioè in grado di orientare il processo di apprendimento e sviluppare le proprie potenzialità.
Un docente che mira a sviluppare nello studente il senso di empowerment cercherà di sostenerlo di fronte a compiti complessi, lo guiderà nel percorso di apprendimento, costruendo giorno per giorno la percezione di autoefficacia, attivando emozioni positive, incitandolo ad incrementare gli sforzi per raggiungere l’obiettivo. In questo modo, lo studente si sentirà sempre più in grado di governare il processo, di guidarlo, imparerà a modulare l’impegno, affrontando con competenza gli stimoli stressanti.
Gli insegnanti che adottano una didattica dell’empowerment dovranno sostenere gli allievi nella valutazione delle loro attribuzioni, spingendoli ad assumersi le conseguenze delle loro azioni. Solo sentendosi competenti e responsabili gli studenti si potranno prendere cura di Sé e migliorarsi.
L’autoefficacia nella psicologia dello sport
L’ambito sportivo è uno dei tanti contesti in cui appare significativo il contributo delle credenze di efficacia personale, esso risulta determinante sia in fase di allenamento, dove promuove la costruzione e il perfezionamento della prestazione, sia in fase di gara, in quanto ottimizza la scelta delle strategie, l’erogazione degli sforzi e l’esecuzione delle diverse attività.
Vari sono i meccanismi attraverso i quali le convinzioni di autoefficacia influenzano positivamente l’autoregolazione e il successo dell’atleta. Tali meccanismi:
- Favoriscono la scelta di obiettivi stimolanti.
- Sostengono l’impegno e lo sforzo anche quando i successi non sono raggiunti facilmente.
- Comportano una maggiore capacità di concentrazione, soprattutto attraverso il controllo di pensieri intrusivi e una gestione adeguata dei fattori di stress e dei momenti di crisi.
- Permettono di tollerare meglio la fatica e il dolore, di recuperare più velocemente ed efficacemente dagli infortuni.
Le convinzioni di efficacia, tanto importanti per il successo e il benessere dell’atleta, non corrispondono a convinzioni stabili e immutabili, ma possono cambiare ed essere allenate con opportune metodologie e tecniche di potenziamento.
Oltre l’efficacia individuale, in un contesto sportivo di squadra anche l’efficacia collettiva risulta essere determinante per il successo e per il buon funzionamento di un gruppo, quanto la fiducia nelle proprie capacità personali. Il senso di efficacia collettiva rappresenta ciò che consente ai membri di una squadra di resistere e perseverare nei periodi in cui si fatica a realizzare risultati positivi, di affrontare ostacoli e difficoltà senza scoraggiarsi, di reagire con successo a situazioni di forte pressione e di mostrare l’impegno e la determinazione necessari a produrre buoni risultati.
Intervento terapeutico
L’autoefficacia rappresenta una forte spinta ad agire, a compiere scelte, a cambiare le cose che non vanno. E’ una forza che spinge a realizzarci ben sapendo che l’esistenza spesso la farà vacillare, è un potere che dà il senso alla vita e che ciascuno di noi porta dentro di sé.
Tutti noi abbiamo bisogno di avere una direzione da seguire, ideiamo progetti, poiché necessitiamo di un “perché” per vivere e, nutrire questa fiducia in Sé, nelle proprie azioni, nei propri pensieri, ci fa essere più tenaci e resilienti di fronte alle sfide che la vita ci riserva.
Un percorso psicologico può fornire alla Persona sostegno concreto affinché impari a gestire le proprie difficoltà autonomamente, grazie alla consapevolezza delle proprie risorse personali, prestando attenzione ai propri bisogni e ai propri obiettivi a breve e lunga scadenza e mettendo in discussione i pensieri e le percezioni limitanti qualora risultino un ostacolo al raggiungimento del benessere personale.
Potenziare l’autoefficacia, significa potenziare l’autostima, si tratta di imparare a conoscersi meglio, analizzando il proprio mondo interiore in tutta la sua complessità, focalizzando l’attenzione non solo sugli aspetti negativi, ma anche e soprattutto su quelli positivi. Significa prestare attenzione alle proprie emozioni, imparando ad accettare, riconoscere ed entrare in contatto anche con quelle negative.
Se stai vivendo un momento di cambiamento della tua vita, durante il quale devi prendere delle decisioni e/o ti trovi dentro ad una situazione nuova e ti accorgi di avere delle emozioni contrastanti, ti senti disorientato e stressato, vuoi focalizzare e/o valorizzare i tuoi punti di forza per sentirti più determinato nelle decisioni e nelle scelte da compiere, vuoi sentirti in grado di affrontare le situazioni (in famiglia, a lavoro, a scuola, in coppia, etc.), concediti la possibilità di chiedere aiuto per riordinare le idee, svincolarti dalle credenze disfunzionali legate al tuo valore, superando quei condizionamenti che non sono utili alla tua evoluzione ed acquisire maggiore CONSAPEVOLEZZA E COMPETENZA DI TE STESSO per sperimentare una sensazione di soddisfazione, realizzazione e appagamento rispetto agli obiettivi che vuoi raggiungere nella tua vita e rispetto a quello che vuoi realmente diventare.
Strumenti d’intervento
Il percorso psicologico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDR, l’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale, la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, la Timeline, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, Carte Dixit, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti, le credenze o gli schemi fissi di ragionamento responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio che impedisce di perseguire in modo fluido i propri obiettivi evolutivi, destrutturarli e ristrutturarli, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.
Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.