Dire di no
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Viviamo in una cultura in cui il ‘no’ è visto negativamente. Da quando siamo piccoli ci insegnano che è sbagliato dire di no per paura di essere giudicati negativamente, per eccessivo senso del dovere, per riconoscenza, per non sentirti in colpa, per apparire educato, per evitare conflitti, etc. e, innegabilmente, questo apprendimento ci condiziona nel resto della vita.

Saper dire di no è una capacità fondamentale per farsi rispettare tanto nelle relazioni interpersonali, quanto in quelle professionali.

Dire di no è un diritto che devi riconoscere a te stesso e a chiunque altro. Se non riconosci questo diritto non c’è differenza tra chiedere un favore e pretendere che gli altri ti obbediscano. Se non riconosci questo diritto stai anche mettendo sullo stesso piano un “si” detto per educazione a un “si” detto con convincimento.

Non riuscire a dire di no, significa trovarsi in situazioni in cui non vorresti essere, ma soprattutto a passare la vita a lasciare che gli altri decidano per te perché non ti riconosci il diritto di rifiutare quello che ti viene chiesto.

 

La Persona che non riesce a dire di No

Generalmente, le persone che manifestano comportamenti troppo accondiscendenti presentano uno stile comunicativo “passivo” e si comportano in maniera da gratificare gli altri, al fine di evitare un giudizio negativo sulla propria Persona.

La Persona passiva amplifica le conseguenze negative che una sua presa di posizione potrebbe generare. Le motivazioni potrebbero essere diverse: paura di perdere l’approvazione, la stima o l’affetto dell’Altro, di essere ferita o di ferire, di essere rifiutata, aggredita verbalmente, giudicata un incompetente o un egoista, ridicolizzata, etc.

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Tali paure inibiscono a tal punto la Persona passiva che questa eviterà di esporsi e di manifestare il proprio punto di vista, accettando, incondizionatamente, il parere dell’Altro. Il comportamento passivo può essere ricondotto alla bassa autostima che la Persona ha di Sé, alla necessità di avere l’approvazione degli altri che conduce ad essere potenzialmente influenzabile e manipolabile.

Accettando, senza riserve, il punto di vista dell’Altro, la Persona evita di assumersi la responsabilità delle possibili conseguenze negative che una scelta potrebbe comportare, ma allo stesso tempo, sperimenta un forte senso di frustrazione per non aver considerato e soddisfatto i propri bisogni, le proprie credenze e i propri valori.

Ciò che blocca ad agire e ad esprimersi in maniera autentica sono i pensieri negativi che la Persona ha su di Sé:

“non sono una Persona capace” -> “non ho valore” -> “se contraddico l’Altro, lui penserà che sono cattiva, maleducata, egoista, non amabile, etc.”.

Questi pensieri negativi intaccano l’autostima e indeboliscono la Persona passiva sia dal punto di vista emotivo che relazionale.

 

Quando stai per dire di SI e in realtà vorresti dire di NO, puoi pensare che:

LE TUE OPINIONI ESPRIMONO I TUOI BISOGNI

Se decidi di accettare le scelte degli altri senza considerare le tue necessità, stai soddisfacendo i loro bisogni. Questa posizione passiva influenzerà la tua vita. Essere accondiscendente, nonostante si abbia un punto di vista diverso, ti protegge dalle conseguenze immediate nel rapporto con gli altri, ma genera un accumulo di frustrazioni nel lungo termine.

 

QUANDO DICI “SI” E PENSI “NO” FAI UN TORTO A TE STESSO

Dire di SI quando, in realtà, vorresti dire di NO, può originare emozioni negative di rabbia verso te stesso. Potresti sentirti intrappolato in situazioni scomode perché stai agendo in una maniera che contraddice le tue credenze e i tuoi valori.

 

IL GIUDIZIO DELL’ALTRO E’ SOLO UN’OPINIONE

Ciò che gli altri pensano di te è un punto di vista. Spesso, i giudizi sono rivolti alla Persona, piuttosto, che al comportamento, ciò accade attraverso le espressioni “sei aggressivo”, “sei fastidioso”, etc., anziché “hai un comportamento aggressivo”, “hai un comportamento fastidioso”, etc. Ciò comporta, soprattutto nella Persona più sensibile un attacco all’autostima.

 

LA RESPONSABILITA’ DI COME TI TRATTANO GLI ALTRI E’ TUA

Tu decidi se gli altri ti possono trattare bene o male. Se ti svaluti davanti agli altri, gli altri inizieranno a svalutarti e a non credere nelle tue capacità; se gli altri oltrepassano il limite è perché tu il limite non l’hai rispettato per primo con te stesso. Essere cordiali non significa lasciare fare, ma riuscire a rispettare l’Altro pur rispettando il proprio punto di vista.

 

NON DEVI GIUSTIFICARTI QUANDO DICI DI NO

Spiega il giusto, sii sincero e educato. Un “adesso non me la sento, non posso, etc.” è adeguato. Dare troppe giustificazioni alimenta lo stato di ansia e non ti è utile.

 

PUOI IMMAGINARTI IN DIVERSE SITUAZIONI

Se sai che fate fatica a dire di no, visualizzati nella situazione nella quale ti trovai. Se sai che ti chiederanno qualcosa, pensa a come puoi rispondere, fai delle prove, delle ipotesi su come potrebbe andare la conversazione. Non dimenticare che la relazione si gestisce sempre nel qui ed ora.

 

PUOI DIRE DI “NO” ATTRAVERSO L’ASSERTIVITA’ E SENZA SENTIRTI IN COLPA

Ascolta il parere dell’Altro e dimostrati disponibile a trovare un accordo, una via di mezzo, nel rispetto dei bisogni di entrambi. Riservati di dire di “NO” quando lo ritieni necessario. Reagisci in maniera costruttiva alle critiche, sottolineando le cose che non condividi ed esprimi il tuo stato emotivo quando alcune cose ti feriscono.

 

COME DIRE DI NO

Le persone che quando dicono di no lo dicono in modo esasperato e brusco, mettono in atto un comportamento passivo aggressivo.

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Come si può dire di no in modo gentile senza offendere l’interlocutore?

Essere assertivi, diretti ed evitare scuse è la soluzione migliore. Le scuse possono ridurre l’ansia o il senso di colpa, ma spesso passano per finte.

 

Per dire di no in maniera assertiva puoi:

  1. Dire di no in maniera chiara.
  2. Esprimere quello che senti nel dire di no: “mi dispiace rifiutare, ma …”.
  3. Essere preciso: “mi dispiace rifiutare il tuo invito”, “devo dirti di no al tuo invito”.
  4. Se lo ritieni utile, offrire un’alternativa: “mi dispiace rifiutare l’invito questa volta, possiamo fare mercoledì prossimo?”.
  5. Stimare l’Altro: stai rifiutando una sua richiesta e non la sua Persona: “sai che non c’entra nulla con te, ci tengo al rapporto con te”.
  6. Se lo ritieni necessario, aggiungere una motivazione al no: “accetterei volentieri l’invito, ma non posso perché ho un appuntamento di lavoro”.
  7. Ringraziare per la comprensione.

 

dire di no

 

Quali sono le conseguenze di non saper dire di no?

Quando non metti limiti, in qualche modo non ti rispetti. Le conseguenze possono essere:

BASSA AUTOSTIMA

Essere sempre compiacenti con gli altri senza mai fare quello che vogliamo davvero ci porterà a stare male con noi stessi. Arriviamo a credere che non valiamo nulla, che non abbiamo qualità positive.

 

SENSAZIONE DI SOLITUDINE

Quando facciamo sempre tutto per gli altri, quando non siamo sinceri né con loro, né con noi stessi in merito a quello che desideriamo, finiamo per provare una sensazione di solitudine, tristezza. Pensiamo che nessuno ci ama per come siamo, ma per quello che facciamo.

 

SENSAZIONE DI FALLIMENTO e FRUSTRAZIONE

Fare quello che gli altri ci chiedono ha il prezzo di rinunciare ai nostri desideri e alle nostre aspirazioni. Questo ci porta a sperimentare sensazioni di fallimento per ciò che sarebbe potuto succedere, con conseguente senso di frustrazione.

 

Intervento terapeutico

Essere sempre disponibili ci rende utili, indispensabili e questo può essere fonte di gratificazione, ma, allo stesso tempo, ci fa sentire accettati unicamente per quello che facciamo e non per quello che siamo.

Questo ci porta a fare sempre di più, a essere sempre più disponibili per confermare il nostro “ruolo” e l’idea che abbiamo costruito negli altri, per non deluderne le aspettative.

Ogni volta che diciamo di SI a qualcosa o a qualcuno stiamo dicendo di NO a noi stessi. Quando vorremmo dire NO, ma diciamo SI, imponiamo a noi stessi qualcosa che non volevamo e perdiamo l’opportunità di stabilire un confine tra la nostra e la volontà altrui. Dire No non è egoismo, ma una forma di rispetto e di onestà verso gli altri e verso noi stessi.

Saper dire No vuol dire definire il proprio territorio sia fisico che emotivo, vuol dire amarsi, seguendo passioni, talenti e desideri, indipendentemente dal giudizio altrui, in una ricerca attiva della propria strada e della propria identità.

Ognuno di noi può e ha il diritto di dire di no se è quello che ritiene giusto per Sé in quel momento.

Se vogliamo essere felici dobbiamo dire SI a tutto ciò che ci consente di andare in questa direzione e dire di NO a tutto ciò che vi si interpone.

 

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IMPARARE A RIFIUTARE UNA RICHIESTA E’ UN’ABILITA’ che, se acquisita e gestita con consapevolezza, può rendere la propria vita più appagante e le proprie relazioni interpersonali più equilibrate e leali.

Mettere al primo posto i propri bisogni non è sbagliato, è sano.

Non c’è nulla di sbagliato nel saper individuare le proprie priorità, riconoscere i propri bisogni, gestire il proprio tempo in modo funzionale al proprio benessere.

Abbandonare la paura di dire di no significa salvaguardare se stessi e gli altri da dinamiche passive aggressive logorando te stesso e le tue relazioni.

 

Il processo di svincolo dal giudizio interno, che ti porta ad accettare cose che non desideri pienamente solo per piacere agli altri o per senso di colpa, è complesso. Per agevolare questo processo, posso chiedermi:

  • Quali sono le situazioni in cui non riesco a dire di no?
  • Quali sono i contesti nei quali non riesci a dire di no?
  • Qual è la Persona (o le persone) a cui non riesci a dire di no?
  • Per quali motivi?
  • Di cosa hai paura?
  • Cosa potrebbe succedere se dici di no?
  • Cosa pensi di te quando non riesci a dire di no? Cosa provi?
  • Cosa provi nel momento esatto in cui ti fanno una richiesta?
  • Quali sono i tuoi valori? Cosa conta davvero per te?
  • Etc.

 

Per allenare questo tipo di competenza, è possibile intraprendere un percorso psicologico che ci possa insegnare a conoscere chi siamo veramente e quali sono i nostri bisogni, aldilà delle nostre quotidiane identificazioni, svincolati da tutti gli schemi emotivi, cognitivi, relazionali e sociali acquisiti.

Diventare consapevoli di quello che blocca la nostra naturale espressione è nelle nostre possibilità. Questi condizionamenti sono idee che abbiamo di noi stessi, acquisite nel corso della nostra storia personale e che, con il passare del tempo, hanno acquisito forza, cristallizzandosi.

Il senso di un intervento psicoterapeutico va ricercato in un’ottica di promozione della crescita personale, di esplorazione delle potenzialità e delle fallibilità che ci rappresentano, accompagnando la Persona in un processo di ricerca.

 

Decidere di intraprendere un percorso di psicoterapia individuale significa:

  • Approfondire la propria storia di vita. 
  • Esplorare la storia familiare e le modalità relazionali, emotive ed affettive acquisite nei propri contesti significativi di appartenenza.
  • Riportare alla luce una percezione reale di se stessi, non offuscata e debilitata da pensieri negativi e non evolutivi appresi da ricordi, eventi ed esperienze passate.
  • Rielaborare le esperienze negative inerenti ai legami di attaccamento insicuro per permettere l’instaurarsi di legami significativi e soddisfacenti.
  • Individuare, destrutturare e ristrutturare gli schemi distorti di funzionamento, le credenze negative e disfunzionali legate al proprio valore “IO NON VALGO”, “IO NON MI POSSO AMARE”, “IO NON SONO AMABILE” e le implicazioni che ne derivano da un punto di vista cognitivo, emotivo, psicologico, affettivo, comportamentale e relazionale, comprenderne i significati, sostenendo l’apprendimento di una nuova percezione di Sé, più costruttiva ed evolutiva.
  • Agevolare lo sviluppo della consapevolezza e del collegamento tra convinzioni negative e l’idea di Sé attuale che impedisce alla Persona di sentire di avere valore, accondiscendendo sempre ai bisogni dell’Altro.
  • Imparare a mettere dei chiari confini: dove inizio Io, dove inizia l’Altro, consentendo agli altri di avvicinarsi senza esserne plasmati e sopraffatti. 
  • Ristrutturare le credenze disfunzionali legate al proprio valore e alla propria amabilità e quelle legate  alle emozioni di paura, solitudinerifiuto e abbandono.
  • Imparare a volersi bene, a stare bene con se stessi e ad accettarsi.
  • Imparare a prendersi cura di se stessi, imparando ad imparare dalle proprie esperienze.
  • Acquisire maggiore consapevolezza circa le proprie modalità relazionali e comunicative e le ripercussioni delle stesse nelle proprie relazioni.
  • Imparare a conoscersi meglio e sviluppare l’assertività in modo da poter esprimere i propri bisogni senza timore, contribuendo alla costruzione di un più solido senso di Sé e della propria indipendenza.
  • Potenziare la propria autostima e il senso di autoefficacia, riflettendo sulle proprie vulnerabilità e potenziando i propri punti di forza.
  • Riprendere il controllo della propria vita, ritrovare l’autonomia decisionale e la capacità di sentire di meritarsi di essere sereni e liberi all’interno dei propri mondi relazionali. 

 

Strumenti d’intervento

Il percorso psicologico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDRl’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale, la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, la Timeline, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, Carte Dixit, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti, le credenze o gli schemi fissi di ragionamento responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio che impedisce di perseguire in modo fluido i propri obiettivi evolutivi, destrutturarli e ristrutturarli, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.

 

POSSO ESSERTI D’AIUTO?

Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.

Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.

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