È impossibile non giudicare, ma è fondamentale e determinante essere consapevoli e coscienti dell’utilizzo che si fa dei propri giudizi.
Il giudizio discende dal valore, ovvero ciò che la Persona ritiene importante.
Nel momento in cui ho un valore di riferimento, qualcosa che si discosti assume (per la Persona) un altro valore, un diverso valore, minor o maggiore.
Il giudizio esiste nel momento in cui esiste un valore diverso da un altro.
Per comprendere meglio, può essere utile distinguere tra valutare e giudicare.
Rimuovere o affievolire la tentazione di giudicare gli altri è una modalità funzionale per sperimentare relazioni sane e costruttive.
La tentazione di giudicare gli altri senza conoscerli, senza conoscere il loro vissuto, è forte in molte persone.
Sei mai stato giudicato senza che ti conoscessero? Cosa hai provato?
Quante volte hai giudicato senza conoscere?
Quante volte giudichi te stesso?
Alcune persone sono più propense a giudicare le persone che le circondano, altre, giudicano molto e continuamente se stesse.
Per quanto possa sembrare paradossale, su un aspetto la psicologia è concorde:
CHI GIUDICA, ESSENZIALMENTE, DEFINISCE SE STESSO.
Giudicare la vita e le azioni degli altri significa affermare il proprio modo di essere e di vedere il mondo volendo dare forma e definizioni a tutto ciò che non corrisponde all’idea che si ha di se stessi.
Non è un attacco verso gli altri, ma l’affermazione del proprio modo di essere.
Il tutto si complica quando giudicare gli altri o se stessi si trasforma in una costante e feroce abitudine e un tale modo di operare può essere deleterio.
Si tratta di un atteggiamento ipercritico che, se perpetrato a danno di se stessi, solitamente certifica la presenza di insicurezza nascosta e scarsa autostima, oltre a timori di insuccesso, elementi che generano conflitti intrapersonali, difficoltà relazionali, rabbia e frustrazione e nei casi più estremi perfino depressione.
Con un auto-giudizio “sano”, invece, si prende coscienza dei propri errori, ci si assume le proprie responsabilità, impegnandosi a correggerli.
Un’autocritica positiva è una spinta positiva che porta al cambiamento, all’apprendimento di nuove modalità di relazionarsi, ad una maggiore consapevolezza di Sé, dei propri punti di forza e miglioramento.
ALLENARSI A GIUDICARE SE STESSI CON EQUILIBRIO, ci porta a essere più equilibrati anche nei giudizi verso gli altri.
Rispetto ad elargire costantemente giudizi verso gli altri, può essere utile abituarsi a non emettere “sentenze” senza conoscere realmente i fatti, le persone coinvolte, le vicende, i dettagli, i retroscena.
Per chi si auto-giudica, è importante lavorare su stessi, imparando ad accettare i propri pregi e i propri difetti.
Chi vive, invece, in modo equilibrato, solitamente non avverte alcuna necessità di fare polemica, giudicare e confliggere con l’Altro, piuttosto avverte un bisogno di vicinanza e comunanza con le persone.
Giudicare le persone equivale ad osservare un proprio stato di sofferenza e spostarlo sull’Altro, non traendone vantaggio, ma anzi un peggioramento nello stato di malessere.
Qual è il profitto di giudicare un’altra Persona?
Qual è il profitto di imporre il proprio punto di vista nella vita degli altri?
Nulla, solamente relazioni interpersonali non costruttive, non solide, alimentate da stati d’animo poco soddisfacenti di rabbia e rancore.
Allenamento al NON GIUDIZIO
Mettere in pratica delle strategie per giudicare gli altri può essere utile per commutare l’energia distruttiva del giudizio in energia positiva, spendibile per finalizzare i propri obiettivi.
Quando sono IO ad essere giudicato?
Quando ricevo critiche e giudizi severi cosa provo?
Alcuni giudizi possono creare molta sofferenza.
Per essere veramente liberi dalla critica occorre guardare dentro di se stessi e smettere di giudicarsi e criticarsi utilizzando il parametro adottato dagli altri, occorre smettere di pensare che per essere accettati dagli altri devo assecondare le loro aspettative.
Soddisfare gli altri è impossibile. Nel tentare di soddisfare le aspettative altrui, si consuma gran parte della nostra energia progettuale, quella che ci renderà appagati della nostra vita.
Prendere a riferimento il sistema di valori altrui e adottare la visione del mondo degli altri (spesso per farsi accettare) allontana dalla propria essenza, fino a quando arriva un momento in cui c’è uno scollegamento totale, non sapendo più cosa si desidera veramente.
Farsi “comandare” dal giudizio altrui significa non essere mai felici.
Smettere di giudicare e giudicarsi: esercizi
Gli esercizi che seguono possono stimolare la riflessione sul senso del giudizio nei propri confronti e rispetto agli altri.
Intervento terapeutico
Talvolta, giudicare gli altri ci illude di essere migliori, ma esprimere giudizi sugli altri è in realtà solo un modo per autodefinirsi.
Quando questa abitudine si trasforma in ipercritica, allora possono insorgere delle difficoltà nelle relazioni interpersonali.
Il giudizio e la critica non costruttiva escludono, creano distanze tra se stessi e gli altri, barriere illusorie che ci fanno sentire al sicuro.
Perdiamo tempo ed energia a mettere gli altri in difficoltà e nel frattempo non andiamo avanti per la nostra strada.
L’illusione sta nel credere che se gli altri falliscono e stanno male, avrò più possibilità di essere felice.
Se giudico l’Altro, non lo rispetto, non gli riconosco il suo valore come essere umano e nel mentre mi pongo come essere superiore a lui, per il semplice fatto di pensare di essere migliore, provo con i fatti che non lo sono.
Giudicare è facile. Osservare, senza sentire la necessità di aggiungere e/o imporre il proprio punto di vista, è complicato. Ecco perché la maggior parte delle persone si limita a giudicare, senza cercare di capire, mettendo da parte tutto ciò che genera dissonanza, disturba la propria visione del mondo e senza chiedersi se i propri giudizi apportino valore.
Quando osserviamo, è difficile separarci dalla nostra scala di valori, dalle nostre mappe mentali e dal nostro modo di comprendere la vita. Questo non è necessariamente negativo, ma dobbiamo essere in grado di fare un passo avanti perché se osserviamo solo con l’obiettivo di giudicare, criticare e condannare, limiteremo il nostro apprendimento e probabilmente danneggeremo gli altri. Se osserviamo per giudicare perderemo parte della realtà. Al contrario, osservare attentamente per scoprire e apprendere amplierà la nostra conoscenza del mondo.
Per riuscire a mitigare la costante abitudine a giudicare gli altri occorre innanzitutto riconoscere di essere persone giudicanti.
Il percorso psicologico si pone l’obiettivo di agevolare il processo autoriflessivo affinché venga acquisita questa consapevolezza e, inoltre, di individuare e modificare in modo adattivo gli schemi mentali, i pensieri limitanti e gli automatismi inconsci disfunzionali, introiettati nei propri contesti significativi di appartenenza che inducono sempre al giudizio, piuttosto che all’osservazione, alla comprensione, alla collaborazione e all’empatia verso l’Altro.
La conquista di relazioni interpersonali costruttive e stabili, l’aumento del senso di autoefficacia ed autostima potranno essere raggiunte TRASFORMANDO L’ENERGIA NEGATIVA DI GIUDICARE IN ENERGIA DA INVESTIRE nella propria progettualità personale e professionale.
Dove vi sia difficoltà a trattenersi dal costante bisogno di giudicare gli altri (es. partner, familiari, amici, colleghi di lavoro, etc.), l’intervento psicoterapeutico può servire a prendere consapevolezza circa il proprio funzionamento cognitivo, emotivo, affettivo, relazionale e comportamentale, così da introdurre un cambiamento nella relazione con il Sé e con l’Altro.
L’intervento psicologico si pone l’obiettivo di:
- Approfondire la storia di vita della Persona e dei suoi mondi relazionali d’appartenenza.
- Individuare i pensieri, comportamenti ed emozioni ricorrenti, gli schemi fissi di ragionamento e di interpretazione della realtà, che sono concomitanti alle reazioni fisiche, emotive, affettive e comportamentali relative alla necessità di giudicare costantemente gli altri.
- Sviluppare un pensiero autoriflessivo circa lo spostamento, attraverso il giudizio e la critica verso l’Altro, di un proprio stato di sofferenza o senso di inadeguatezza.
- Rielaborare le esperienze negative inerenti ai legami di attaccamento insicuro per permettere l’instaurarsi di legami significativi e soddisfacenti.
- Acquisire maggiore consapevolezza circa la propria modalità relazionale e comunicativa e le ripercussioni di queste nella propria vita.
- Acquisire maggiore autostima e sicurezza in se stessi.
- Imparare a volersi bene, a stare bene con se stessi e ad accettarsi.
- Imparare a conoscersi meglio e sviluppare l’assertività in modo da poter esprimere e far rispettare i propri bisogni senza timore, contribuendo alla costruzione di un più solido senso di Sé.
- Recuperare un maggiore senso di autoefficacia in campo familiare, lavorativo o scolastico e interpersonale.
- Sostenere la motivazione al cambiamento e al recupero del proprio benessere psicofisico, emotivo e relazionale.
Strumenti d’intervento
Il percorso psicologico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDR, l’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale, la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, la Timeline, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, Carte Dixit, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti, le credenze o gli schemi fissi di ragionamento responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio che impedisce di perseguire in modo fluido i propri obiettivi evolutivi, destrutturarli e ristrutturarli, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.
Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.