“Il corpo è il punto di partenza della progettazione personale di ognuno, la fase iniziale della costruzione del proprio Sé, espressione dell’identità personale. Il corpo è il luogo dove per primo si concretizza la consapevolezza dei sentimenti, delle emozioni e lo sviluppo della coscienza”. (Antonio Damasio)
Il concetto di immagine corporea ha affascinato molto gli studiosi di tutti i settori di ricerca, ma la definizione più condivisa è quella dello psicologo austriaco Paul Schilder (1935), secondo il quale l’immagine corporea è “L’IMMAGINE E L’APPARENZA DEL CORPO UMANO CHE CI FORMIAMO NELLA MENTE, IL MODO IN CUI IL NOSTRO CORPO CI APPARE”.
Tale rappresentazione mentale diviene un processo di integrazione e mediazione fra:
- Percezioni, ad esempio, come la Persona visualizza la taglia e la forma del proprio corpo.
- Cognizioni quello che la Persona pensa e conosce del proprio corpo.
- Emozioni che la Persona nutre verso il proprio corpo.
Le due dimensioni sono interdipendenti: i sentimenti sulle forme corporee influenzano la percezione di quest’ultime, e viceversa. Da tale reciproca influenza deriva l’immagine corporea che non è statica, ma si modifica continuamente attraverso le esperienze personali.
Costruzione e alterazione dell’immagine corporea tra aspetti neurologici, psicologici e socio-culturali
L’acquisizione dell’immagine corporea è una tappa necessaria per lo sviluppo, in quanto la prima consapevolezza di Sé, coincide con la consapevolezza dell’immagine corporea ed è il frutto di un lungo processo di costruzione nel quale giocano un ruolo determinante sia le componenti organico-biologiche sia quelle psico-relazionali (Luigi Enrico Zappa).
La costruzione dell’immagine corporea e le sue eventuali alterazioni derivano da un insieme di aspetti neurobiologici, psicologici e socioculturali.
ASPETTI NEUROLOGICI
Le principali aree cerebrali collegabili all’immagine corporea sono:
- L’emisfero destro determinante per la regolazione delle emozioni.
- Insula, amigdala e giro superiore che mediano le reazioni di disgusto e di avversione legate alle percezioni visive.
- Corteccia occipitale dorsale, giunzione temporo-parieto-occipitale destra, giro fusiforme, lobo parietale inferiore, corteccia prefrontale dorso-laterale, se disfunzionali, potrebbero dare origine a distorsioni della percezione dei volti e del corpo. L’alterato funzionamento della corteccia prefrontale dorso-laterale potrebbe contribuire all’incapacità di correggere distorsioni percettive generate da altri sistemi mal funzionanti.
- Corteccia prefrontale ventro-mediale, se disfunzionale, potrebbe dare origine all’incapacità di inibire reazioni di disgusto e di ansia derivate da difetti corporei percepiti.
- Giro paraippocampale destro, se disfunzionale, potrebbe dare origine ad incongrue autovalutazioni circa il proprio aspetto, negative distorsioni interpretative e idee di riferimento.
- Il fronto-striato, se con anomalie, potrebbe contribuire alla disfunzione esecutiva e alla natura intrusiva dei pensieri ossessivi e dei comportamenti compulsivi.
ASPETTI PSICOLOGICI
L’immagine corporea inizia a formarsi molto precocemente nel bambino in interazione con la madre. Il contatto tra la madre e il corpo del bambino nei momenti di accudimento e/o scambio di affettività e/o gioco, etc. dà origine, nel bambino, a percezioni particolari (propriocezioni) che vengono integrate in schemi corporei a cui via via le varie tappe dello sviluppo aggiungeranno significato. Numerose ricerche scientifiche dimostrano che uno scarso contatto fisico con il genitore porta a tutta una serie di problematiche nella percezione di se stessi e, conseguentemente, nelle relazioni interpersonali.
Inoltre, la possibilità di vivere esperienze negative e umilianti, subite per l’aspetto fisico, durante l’infanzia e l’adolescenza, possono lasciare una TRACCIA EMOTIVA E MNESTICA in grado di condizionare il giudizio sulla propria immagine.
Nel caso in cui genitori, familiari o amici tengano molto in considerazione “l’apparire”, potrebbe svilupparsi già nel bambino una grande attenzione per l’aspetto fisico e l’immagine, magari perseguendo ideali irrazionali di perfezionismo e, conseguentemente, sperimentando un profondo senso di fallimento quando non vengono raggiunti, abbassando il senso di autoefficacia, autostima ed esprimendo stati ansiosi o depressivi o disturbi alimentari.
ASPETTI SOCIO-CULTURALI
I mezzi di comunicazione di massa promuovono una magrezza esaltata incoraggiando standard irrealistici di bellezza. Certe forme e proporzioni immediatamente associate ad altre caratteristiche positive come felicità e successo, una volta interiorizzate comportano un’insoddisfazione cronica verso il proprio corpo. Tuttavia, patologie importanti, ad esempio l’anoressia nervosa, si sviluppano solamente in concomitanza di una serie di fattori genetici e psicologici e inerenti al contesto relazionale di appartenenza nel quale le Persone nascono e crescono.
Come e quando si origina l’immagine corporea
La costruzione dell’immagine corporea è un processo che inizia già nei primi mesi e che continua a svilupparsi, per tappe, durante tutto l’arco di vita.
La prima grande “conquista” avviene entro il terzo anno, periodo in cui il bambino stabilisce la “coscienza di Sé” che rende possibile il riconoscimento della propria immagine allo specchio.
In seguito, fra il terzo e il quarto anno (e comunque entro il quinto) il bambino prende coscienza del fatto che il corpo degli altri è formato dalle stesse sue parti e successivamente, in genere dopo i sei anni, si precisa l’orientamento spazio-temporale e la conseguente maggiore consapevolezza del fatto che il proprio corpo occupa un certo spazio e che in diversi momenti può occupare spazi e assumere forme differenti. Seppur raramente, a questa età si possono osservare i primi disturbi alimentari che sono in genere quelli con un decorso peggiore e maggiore probabilità di cronicizzarsi. L’età d’insorgenza, quindi, è un importante fattore di prognosi.
Man mano che si avvicina il periodo dell’adolescenza, il corpo va incontro a diversi cambiamenti ed è da questo momento che molto spesso iniziano le difficoltà nel riconoscersi. Ad esempio, uno sviluppo anticipato rispetto a quello dei coetanei può far sì di subire sguardi ed attenzioni che non sempre sono vissuti serenamente.
L’ambiente nel quale l’adolescente cresce, l’interazione con il gruppo dei pari e i genitori possono condizionare lo sviluppo. Emerge una maggiore sensibilità al giudizio altrui e il continuo paragone fra quello che è il proprio corpo e il corpo ideale, a seconda della vulnerabilità al giudizio, consentirà la costruzione di un’idea di Sé e di immagine corporea più o meno coerente, che potrà creare o meno sofferenza.
Disturbi nell’immagine corporea
L’immagine corporea è una rappresentazione mentale che deriva dall’interazione fra il corpo, la psiche, la propria storia personale e l’ambiente. L’insoddisfazione corporea è legata a un vissuto emotivo spiacevole nei confronti del proprio corpo e solitamente è una sensazione che risale sin dall’infanzia. I condizionamenti familiari, le prese in giro, le esperienze quotidiane, le mode e i media, possono aver influenzato e continuano a influenzare il nostro ideale di immagine corporea a cui tendere, enfatizzando la ricerca di un modello di perfezione che possa assicurarci la felicità. Questa convinzione distorta e illusoria può, se diventa ossessiva e si intensifica nel tempo, generare una sofferenza emotiva considerevole che è necessario affrontare per ritrovare il proprio benessere psicofisico.
Un’ immagine corporea negativa implica una forte insoddisfazione per alcuni aspetti del proprio corpo ed è riscontrabile in buona parte dei disturbi del comportamento alimentare, nel disturbo del dismorfismo corporeo (dismorfofobia) e nella vigoressia.
Coloro che hanno di Sé una rappresentazione negativa della propria immagine corporea dedicano molte ore della loro giornata al proprio aspetto fisico e maggiore è l’insoddisfazione maggiore è il tempo impiegato nel controllare e cercare di rimediare ai difetti percepiti.
I disturbi dell’immagine corporea si presentano attraverso comportamenti ripetitivi di evitamento e/o controllo, pensieri di tipo rimuginativo, distorsioni percettive, nonché scarso insight della problematica.
Per queste persone autostima e aspetto esteriore rappresentano due unità direttamente proporzionali che spesso risultano accompagnate da ansia, depressione e forte autosvalutazione, vergogna, rabbia, disgusto verso il proprio corpo e visione negativa di Sé.
Intervento terapeutico
Ogni persona è una storia a sé, come è a sé l’evoluzione della propria immagine corporea.
L’approccio multidisciplinare appare essere il più efficace per il trattamento dei disturbi inerenti all’immagine corporea, che spesso vede la collaborazione tra diverse figure professionali (nutrizionisti, dietisti, endocrinologi, psichiatri, psicologi e psicoterapeuti, etc.) che si possono occupare in modo integrato dei diversi aspetti di questi disturbi.
Gli approcci terapeutici differenti lavorano proiettati verso un unico obiettivo: il benessere della Persona.
Il lavoro terapeutico sull’immagine corporea mira a intervenire sulle seguenti dimensioni:
- Percettiva/sensoriale: stimare il proprio corpo.
- Cognitivo/affettivo: sentimenti e pensieri nei confronti del proprio corpo.
- Comportamentale: attività che la Persona svolge in base a come sente il proprio corpo.
- Relazionale: come interagisce la Persona in relazione a come sente il proprio corpo.
L’intervento psicoterapeutico individuale (con la possibilità di intervallarlo a sedute nelle quali è coinvolto il partner o altri familiari) può essere associato a terapia farmacologica e si pone l’obiettivo di sostenere la Persona nel prendere consapevolezza del disturbo e dei processi che lo mantengono.
Attraverso un PERCORSO PERSONALIZZATO sarà possibile lavorare sulla percezione di un Sé realistico e integrato, sull’immagine corporea che la Persona ha strutturato nel tempo, sul significato che rappresenta per lei il bisogno di controllo e la percezione distorta della propria immagine, come, dove e quando sono stati appresi.
Esplorare la storia di vita della Persona e dei suoi contesti relazionali di appartenenza, l’insorgere e l’evoluzione della sintomatologia, individuare e risignificare gli schemi cognitivi, psicologici, emotivi e comportamentali, maladattivi e distorti di funzionamento e le implicazioni che ne derivano, agevolando l’apprendimento di nuove modalità cognitive, emotive, comportamentali e relazionali più adattive, è tra gli obiettivi del percorso psicologico, come, anche e soprattutto, lo è quello di RISTABILIRE UN’ADEGUATA PERCEZIONE DELL’IMMAGINE CORPOREA e un’idea di Sé capace e coeso.
Il profondo lavoro di riconnessione facilita gradualmente nella Persona lo sviluppo della consapevolezza e del collegamento tra espressione corporea ed espressione emotiva, una migliore alleanza con il proprio corpo, la consapevolezza dei propri confini corporei, l’apertura del canale di comunicazione dei propri bisogni e un senso di padronanza del proprio corpo, giungendo a sperimentare un senso potenziato di autostima.
È necessario interrompere i circoli viziosi cognitivi ed emotivi connessi alla percezione distorta e/o alle abitudini scorrette inerenti alla propria immagine corporea che si instaurano a partire da un pensiero automatico disfunzionale.
Alla Persona deve essere consentito di costruire una storia di vita alternativa, emotivamente più funzionale, svincolata da ciò che deve o dovrebbe essere e/o rappresentare, giungendo ad individuare, destrutturare e ristrutturare le credenze disfunzionali legate al proprio valore, a volersi bene, a stare bene con se stessa e ad accettarsi, giungendo a sperimentare un senso di autoefficacia positivo e un’idea di Sé vincente e libera all’interno dei propri mondi relazionali.
Strumenti d’intervento
Il PERCORSO PSICOTERAPEUTICO si struttura analizzando la complessità del quadro sintomatologico, comprendente la dimensione cognitiva, fisiologica, comportamentale, emotiva, psicologica e socio relazionale della Persona e si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDR, l’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale (desensibilizzazione sistematica), la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, Carte Dixit, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio, destrutturarli e ristrutturarli, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé o di qualcuno importante per Te.
Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.
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