Insicurezza
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L’insicurezza è una condizione emotiva di cui tutte le persone normalmente fanno esperienza, che prende campo là dove c’è un margine di incertezza sul proprio futuro o c’è la sensazione di non poter controllare eventi o situazioni presenti.

Si manifesta, prevalentemente, con una sensazione di smarrimento che fa dubitare di quello che si pensa e fa temere di prendere decisioni sbagliate.

Questa sensazione, spesso, è legata a circostanze temporanee e definite e si manifesta in concomitanza ad eventi importanti della vita che mettono la Persona in discussione, ad esempio, la perdita di una Persona cara, il cambiamento di lavoro, il trasferimento in un’altra città, la fine di una relazione sentimentale, etc.

L’insicurezza, di per sé non è dannosa, anzi, in alcuni casi, può essere utile per essere più efficaci e riflettere sulle decisioni da prendere. Tuttavia, può diventare patologica quando, anziché essere legata ad una specifica situazione, diventa una sensazione che persiste nel tempo, interessando più ambiti della vita della Persona, anche banali decisioni quotidiane. In questi casi, diventa un tratto di personalità che guida e condiziona quasi tutte le attività.

In questi casi, l’insicurezza porta con sé la mancanza di fiducia nelle proprie capacità, l’abbassamento dell’autostima, un forte senso di fallimento, il timore di non essere in grado di fare le cose nel modo migliore e, perfino, il timore di non riuscire a farsi volere bene dalle altre persone. Tutto questo si esprime con comportamenti che possono invalidare più o meno la vita della Persona.

 

insicurezza

 

Spesso, nonostante le persone insicure abbiano il desiderio di stare in relazione, per timore di rivolgersi agli altri possono esprimere, stati di ansia, ansia sociale, nonché stati depressivi.

 

Risposte che riflettono insicurezza:

  • Cercare costantemente l’accettazione degli altri.
  • Cercare conferme sul proprio status o sul proprio aspetto fisico.
  • Eccessiva esposizione sui social media.
  • Scattare molti selfie, pubblicarli e cancellarli perché non hanno ottenuto l’attenzione sperata.
  • Bullizzare gli altri senza un particolare motivo.
  • Prendere in giro gli altri.
  • Prenderla sul troppo personale ed essere permalosi.
  • Attirare troppo l’attenzione parlando ad alta voce o facendosi notare o cercare di apparire esageratamente simpatici.
  • Fare continui riferimenti a quanto si guadagna, allo status sociale.
  • Name-dropping: vantare amicizie altolocate raccontando di aneddoti vissuti con esse, veri o presunti, allo scopo di impressionare l’interlocutore.
  • Proiettare sugli altri le proprie debolezze, attribuendo agli altri scopi non proprio nobili.
  • Cercare l’approvazione delle persone.
  • Eccessivo di vittimismo.

 

insicurezza 1

 

Tutte queste situazioni fanno sperimentare alla Persona un grande senso di frustrazione, rabbia, tristezza per non riuscire a perseguire i propri scopi.

Talvolta, il dubbio di non riuscire a fare la cosa giusta e la sensazione di non sapersela cavare da soli spinge la Persona a chiedere molti consigli agli altri. Questo tipo di comportamento insicuro comporta il rischio di compiere scelte che non corrispondono esattamente ai desideri della Persona e, nei casi più gravi, si arriva a situazioni nelle quali non riesce a prendere nessun tipo di decisione, neanche organizzare la propria giornata, senza chiedere consigli e senza ricevere il sostegno e l’approvazione degli altri. In questi casi, ci troviamo di fronte a persone che, indipendentemente dall’età, sono totalmente dipendenti dagli altri, che perdono il proprio punto di vista e le proprie priorità, fino ad esprimere un disturbo dipendente di personalità.

 

Da dove proviene l’insicurezza

Quando durante l’infanzia, le persone vengono esposte a relazioni non soddisfacenti possono costruire dentro di Sé la sensazione di essere inadeguatesbagliatepoco desiderate o inferiori, fino a giungere alla percezione di non avere valore per essere amate.

John Bowlby, psicologo, medico e psicoanalista britannico, elaborò la teoria dell’attaccamento, secondo la quale il legame affettivo del bambino con la madre, ovvero il tipo di accudimento, poteva rendere, da adulta, la Persona sicura o insicura.

È significativo che il legame di attaccamento che si sviluppa nei primi anni di vita del bambino risulti accogliente, rispettoso dei suoi bisogni, rassicurante, confortante perché da questo deriverà uno sviluppo sano della Persona e la sua relazione con se stesso, con il mondo e con l’Altro.

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Genitori ansiosi, iperprotettivi, sempre pronti a criticare e a non gratificare dando la giusta rilevanza ai successi ottenuti dal figlio, esigendo sempre qualcosa di più, possono portarlo a sperimentare un senso di insicurezza, trasferendo al figlio un senso di costante pericolo e vulnerabilità. Anche l’evitamento relazionale da parte dei genitori può contribuire all’insicurezza portando il bambino che viene ignorato a percepirsi senza valore.

In altre parole, per il bambino avere fiducia nelle proprie capacità dipende, oltre che dai propri tratti di personalità (introverso, estroverso), dalle esperienze che fa durante l’infanzia, specialmente quelle precoci, dove le figure di riferimento significative (genitori, familiari, insegnati, educatori, etc.) interagiscono con lui attraverso premi e punizioni.

Le figure significative che riescono a sostenere i bambini trovando il giusto equilibrio tra la giusta protezione, rispetto delle regole, incoraggiamento attraverso critiche positive, consentiranno al bambino di esprimere le sue idee senza passività o aggressività, ma con sicurezza. Quanto sperimentato dal bambino nei suoi contesti di appartenenza viene trasferito nei mondi relazionali del futuro adulto.

Anche, esperienze scolastiche difficili, episodi di bullismo, fallimenti lavorativi o mobbing, concorrono a creare un senso di insicurezza che se non affrontato adeguatamente si può tradurre in stati psicologici ed emotivi di grande sofferenza.

 

Intervento terapeutico

Il primo passo per affrontare l’insicurezza è riconoscerla. Dare un nome a quello che si sta provando ci aiuta a comprendere cosa sta succedendo e affrontarlo.

È importante ricostruire la storia dell’insicurezza della Persona, comprendere come si è strutturata ed elaborarne i vissuti. Attraverso gli strumenti terapeutici è possibile ricontattare i ricordi passati di inadeguatezza per modificare i vissuti di insicurezza del presente.

Il percorso psicologico può migliorare la qualità di vita della Persona insicura e “sbloccare” le situazioni problematiche, permettendole di provare più soddisfazione per quello che fa, promuovendo le abilità necessarie per gestirsi da sola, la sua individualità e autonomia, con l’obiettivo di farle riprendere in mano la propria vita e non dipendere più dagli altri.

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Al tale scopo, il potenziamento dell’autostima e del senso di autoefficacia, l’avvicinarsi alle proprie emozioni, tra le quali la paura di “rendersi visibili” al mondo, all’Altro, nonché a se stessi, utilizzando l’evitamento come modalità di relazione, che nell’immediato dà sollievo, ma alla lunga fa sì che la Persona viva tutta la vita in panchina, può consentire di acquisire una maggiore CONSAPEVOLEZZA E PADRONANZA DI SE STESSI. 

Diventare consapevoli di quello che blocca la nostra naturale espressione è nelle nostre possibilità. Questi condizionamenti sono idee che abbiamo di noi stessi, acquisite nel corso della nostra storia personale e che, con il passare del tempo, hanno acquisito forza, cristallizzandosi.

Il senso di un percorso psicologico va ricercato in un’ottica di promozione della crescita personale, di esplorazione delle potenzialità e delle fallibilità che ci rappresentano, accompagnando la Persona in un processo di ricerca.

 

Decidere di intraprendere un percorso di psicoterapia individuale significa:

  • Approfondire la propria storia di vita. 
  • Esplorare la storia familiare e le modalità relazionali, emotive ed affettive acquisite nei propri contesti significativi di appartenenza.
  • Riportare alla luce una percezione reale di se stessi, non offuscata e debilitata da pensieri negativi e non evolutivi appresi da ricordi, eventi ed esperienze passate.
  • Rielaborare le esperienze negative inerenti ai legami di attaccamento insicuro, evitante e critico, per permettere l’instaurarsi di legami significativi e soddisfacenti.
  • Individuare, destrutturare e ristrutturare gli schemi distorti di funzionamento, le credenze negative e disfunzionali legate al proprio valore “IO NON VALGO”, “IO NON MI POSSO AMARE”, “IO NON SONO AMABILE” e le implicazioni che ne derivano da un punto di vista cognitivo, emotivo, psicologico, affettivo, comportamentale e relazionale, comprenderne i significati, sostenendo l’apprendimento di una nuova percezione di Sé, più costruttiva ed evolutiva.
  • Agevolare lo sviluppo della consapevolezza e del collegamento tra convinzioni negative e l’idea di Sé attuale che impedisce alla Persona di essere sicura di se stessa.
  • Imparare a volersi bene, a stare bene con se stessi e ad accettarsi.
  • Imparare a prendersi cura di se stessi, imparando ad imparare dalle proprie esperienze.
  • Imparare a conoscersi meglio e sviluppare l’assertività in modo da poter esprimere  i propri bisogni senza timore, contribuendo alla costruzione di un più solido senso di Sé e della propria indipendenza.
  • Imparare a mettere dei chiari confini: dove inizio Io, dove inizia l’Altro, consentendo agli altri di avvicinarsi senza esserne plasmati e sopraffatti. 
  • Sostenere un processo decisionale autonomo.
  • Aumentare l’autoconsapevolezza e l’autodeterminazione.
  • Sostenere la motivazione della Persona al cambiamento e al recupero del proprio benessere psicofisico e relazionale.
  • Potenziare la propria autostima e il senso di autoefficacia, riflettendo sulle proprie vulnerabilità e potenziando i propri punti di forza.
  • Riprendere il controllo della propria vita, ritrovare l’autonomia decisionale e la libertà di essere realmente se stessi, sentirsi in grado di risolvere gli imprevisti della vita, imparare a focalizzare e perseguire con determinazione gli obiettivi e sentire di meritare di essere felici all’interno dei propri mondi relazionali.

 

Strumenti d’intervento

Il percorso psicologico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDRl’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale, la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, la Timeline, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, Carte Dixit, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti, le credenze o gli schemi fissi di ragionamento responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio che impedisce di perseguire in modo fluido i propri obiettivi evolutivi, destrutturarli e ristrutturarli, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.

 

POSSO ESSERTI D’AIUTO?

Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.

Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.

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