Il controllo è una reazione tipica alla paura della perdita del controllo.
Molte persone, per prevenire la sofferenza derivante dall’ipotetica perdita di controllo, hanno un disperato bisogno di mantenere il controllo sulla loro vita, sulle emozioni, sui comportamenti propri e altrui.
Parlare di controllo significa far riferimento non solo ai propri contesti d’appartenenza e alle relazioni interpersonali, ma anche a se stessi, a ciò che è giusto o ciò che è sbagliato fare. Esercitare il controllo sulle proprie azioni è fondamentale per poter agire in modo civile, rispettando le regole della società in cui si vive. Tuttavia, vivere costantemente in uno stato di controllo implica delle profonde limitazioni nella vita della Persona, nella sua capacità di sperimentare emozioni e di trarre soddisfazioni dalle varie esperienze.
L’ipercontrollo implica un controllo razionale delle emozioni, la necessità di pianificare ogni cosa, non ammettendo imprevisti in ogni situazione della propria vita, sia personale che lavorativa.
Le emozioni vengono percepite come “pericolose” in quanto non controllabili. La tendenza è quella di separare emozioni buone ed emozioni cattive: se si prova rabbia o tristezza c’è qualcosa che non va, qualcosa che non funziona e bisogna difendersi negandole.
Lo spostare ogni emozione su un piano logico permette alla Persona di non prendere contatto con quell’emozione che la spaventa. La componente emotiva della propria vita viene allontanata da Sé perdendo il contatto con il piacere e la propria creatività.
La Persona ipercontrollante
Il bisogno eccessivo di controllo è tipico delle Persone con personalità ossessiva, le quali ricercano costantemente la perfezione e fanno delle regole e del rigore il loro stile di vita.
La Persona ipercontrollante si mostra formale nelle relazioni, al punto da essere giudicante, punitiva e critica nei confronti di coloro che non rispecchiano il proprio schema mentale. Tende a comandare per appagare il proprio bisogno di ordine.
La Persona ipercontrollante svolge una vita basata sulla produttività, su attività scrupolosamente programmate e organizzate. L’imprevisto non è contemplato, ma è temuto poiché elemento destabilizzante.
In alcune occasioni, il bisogno di controllo si manifesta attraverso la necessità di mantenere i propri spazi puliti e in ordine, altre volte, la Persona tende a controllare il proprio comportamento in modo rigido a discapito della sfera emotiva che squalifica. Le emozioni non possono essere mostrate perché sono sinonimo di debolezza, di vulnerabilità. Per cercare di controllare una realtà prevedibile, si evita il coinvolgimento emotivo, si evita di avvicinarsi agli altri e stringere relazioni intime. L’ipercontrollante vuole convincersi di bastare a se stesso, negando i propri sentimenti e desideri.
Questo stile di vita, stabilizzandosi nel tempo, può diventare promotore di stati di ansia, disturbi psicosomatici, depressione, attacchi di panico, disturbo ossessivo compulsivo e grande frustrazione.
Origine dell’ipercontrollo
CONTESTO FAMILIARE
Solitamente, le persone che hanno bisogno di esercitare un controllo continuo sugli altri e sulle situazioni, hanno vissuto eventi traumatici più o meno lontani che gli hanno lasciato un senso di vulnerabilità, impotenza e debolezza.
Esperienze di abuso psicologico e trascuratezza nell’infanzia e nell’adolescenza, per esempio, possono aver lasciato una traccia mnestica connessa a emozioni negative mai elaborate come frustrazione e paura.
Non solo, anche ambienti familiari altamente competitivi possono aver introdotto nella Persona la sensazione che per farsi notare o valere bisogna vincere, essere migliori degli altri.
Il bisogno esagerato di controllo può essere legato anche a sentimenti d’inadeguatezza, derivante, ad esempio, un’educazione troppo rigida, punitiva o svalutante. La Persona che ha avuto dei genitori severi, che hanno preteso sempre la perfezione e l’assoluta efficienza, potrebbe aver introiettato questo modello educativo e relazionale, riproducendolo nella vita di adulto, che deve essere impeccabile secondo i piani precedentemente prefissati.
La Persona ipercontrollante può avere la convinzione che l’amore che riceve dagli altri derivi dall’impeccabilità dei suoi comportamenti e vada meritato con sacrificio. Per questo motivo, la Persona svolge ogni attività facendo attenzione a non sbagliare, a non fallire, cercando di dare il massimo, senza trarne gratificazione. Non raggiungere la meta prefissata significa “non essere amabile” con conseguente e significativo stato di sofferenza emotiva.
FATTORI NEUROBIOLOGICI
Anche la biologia ha contribuito in modo significato all’individuazione di fattori neurobiologici che influiscono sul comportamento ipercontrollante.
Da un punto di vista strutturale, studi di neuroimaging funzionale hanno rilevato un’iperattivazione di alcune aree quali l’insula, i gangli della base e la corteccia parietale, coinvolte nell’elaborazione emozionale. Interessante è stata l’osservazione che soggetti clinici con ossessioni e tendenza al disgusto, hanno una maggiore attività non solo nelle suddette aree, ma anche nella corteccia pre-frontale ed orbito-frontale e nell’ippocampo, aree coinvolte nella memoria di lavoro, presa di decisioni, pianificazione, inibizione di comportamenti impulsivi/dannosi, apprendimento di nuove esperienze, previsione delle conseguenze delle proprie azioni.
Inoltre, i soggetti con manie e ossessioni tendono ad essere più sensibili alla sensazione di colpa morale, dovuta a regole rigidamente interiorizzate e ad un Super-Io severo con se stesso e con gli altri.
I neurotrasmettitori coinvolti nel funzionamento neuronale di tutte queste aree sono principalmente la serotonina (detta anche ormone della serenità) e la dopamina, coinvolta nei meccanismi di gratificazione e ricompensa.
Tanto per fare un esempio, la Persona controllante allevia la tensione ipercontrollando (sensazione di benessere-serotonina), ne trae un vantaggio-ricompensa con altissima probabilità di ripetere il comportamento (dopamina-rinforzo).
Cosa succede nella nostra mente quando iper-controlliamo?
Gli studiosi di psicologia cognitiva e di scienze della comunicazione Nicoletti e Ruminati, nel loro libro “I processi cognitivi” (2006), spiegano il controllo come una caratteristica del ragionamento logico e degli errori che portano, inconsciamente, a conclusioni valide da un punto di vista logico, ma non veritiere da un punto di vista pragmatico.
Ad esempio, lo schema di ragionamento di persone con pensieri negativi può portare a una conclusione valida, ma errata:
- Se non finisco il lavoro entro oggi non sono un bravo professionista.
- Non finisco il lavoro oggi.
- Non sono un bravo professionista.
Da questa logica, possono strutturarsi credenze personali e/o schemi di ragionamento rigidi e profondamente radicati che possono andare a sostenere convinzioni negative ed errate su di Sé, sul mondo e sul futuro.
I pensieri negativi causano emozioni dolorose e comportamenti disfunzionali secondo un CICLO INFINITO:
Un pensiero può scatenare un’emozione negativa, ma anche il contrario. Ad esempio, un dipendente tende a ipercontrollare in quanto non ama lavorare a contatto con i colleghi e per diminuire tale tensione mette in atto comportamenti di controllo non potendo “eliminare” il problema dei colleghi indesiderati.
In generale, si può dedurre, come sostengono Canestrari e Godino nel loro libro “La psicologia scientifica. Nuovo trattato di psicologia generale” (2007) che “un meccanismo fondamentale degli errori osservabili nel pensiero quotidiano deriva quindi dalla tendenza alla rigidità”.
L’ipercontrollo, derivante da errori logici, può andare ad invalidare il benessere della Persona che costruisce l’idea di Sé basandosi su convinzioni negative ed errate.
La dimensione del controllo e disturbi psicologici
L’eccessivo autocontrollo si associa all’isolamento sociale, a uno scarso funzionamento interpersonale, nonché a disturbi psicologici quali ansia, anoressia, depressione e disturbo ossessivo compulsivo della personalità.
L’ipercontrollo non è facilmente individuabile. Anche se le persone ipercontrollanti sperimentano un’elevata attivazione psicofisica è probabile che essi minimizzino il loro disagio personale, spesso nessuno al di fuori della famiglia ne è a conoscenza. Alcuni convincono se stessi e gli altri che il comportamento rigido, governato da regole e uno stile interpersonale distaccato, è normale e anzi ricercato.
Come gestire la Persona ipercontrollante?
- Per creare una distanza psicologica, ad esempio, potrebbe essere utile non raccontare tutto ciò che si fa o si pensa.
- Usando un linguaggio del corpo preciso e diretto usando l’assertività e la fermezza.
- Ricordando sempre il motivo per cui controllano: spesso lo fanno per paura, paranoia, insicurezza o per caratteristiche di personalità.
- Imparando a dire no senza giustificarsi e chiedere scusa. Le persone controllanti spesso appaiono carismatiche e persuasive.
- Lavorando sulla tua autostima e sicurezza. La manipolazione della Persona controllante potrebbe indurti a pensare di non farcela da solo, che non hai le capacità, che vali poco. La colpa è un potente strumento di controllo.
- Non facendosi percepire vulnerabili.
- Trovando un alleato, un amico, un parente, un terapeuta che ti dia sostegno.
Intervento terapeutico
Lasciar andare il controllo significa accettare la propria vulnerabilità, rientrando in contatto con le proprie emozioni tanto negate. Lasciare il controllo significa mettere da parte il bisogno di perfezione che nasce dall’insicurezza, dal timore di non essere amati e confrontarsi con se stessi fino in fondo.
Una volta presa consapevolezza del disagio che deriva da questa ricerca ossessiva del controllo, la Persona può entrare in contatto con le proprie emozioni, aumentare l’autostima, esplorare i problemi legati alla frustrazione e al perfezionismo, essere meno critica verso gli altri e verso se stessa.
Il percorso psicologico favorisce il contatto con parti di Sé precedentemente negate, consente di apprendere modi più flessibili di affrontare il mondo, gli altri e se stessi e aiuta a maturare la capacità di saper equilibrare i bisogni personali con le necessità esterne.
Un intervento psicoterapeutico si pone l’obiettivo di:
- Approfondire la propria storia di vita.
- Esplorare la storia familiare e le modalità relazionali, emotive ed affettive acquisite nei propri contesti significativi di appartenenza.
- Riportare alla luce una percezione reale di se stessi, non offuscata e debilitata da pensieri negativi e non evolutivi appresi da ricordi, eventi ed esperienze passate.
- Rielaborare le esperienze negative inerenti ai legami di attaccamento insicuro per permettere l’instaurarsi di legami significativi e soddisfacenti.
- Individuare, destrutturare e ristrutturare gli schemi distorti di funzionamento, le credenze negative e disfunzionali legate alla necessità di controllo, al proprio valore “IO NON VALGO”, “IO NON MI POSSO AMARE”, “IO NON SONO AMABILE” e le implicazioni che ne derivano da un punto di vista cognitivo, emotivo, psicologico, affettivo, comportamentale e relazionale, comprenderne i significati, sostenendo l’apprendimento di una nuova percezione di Sé, più costruttiva ed evolutiva.
- Agevolare lo sviluppo della consapevolezza e del collegamento tra convinzioni negative di Sé inerenti alla necessità di ipercontrollare la propria vita (e quella degli altri) e l’idea di Sé attuale.
- Imparare a volersi bene, a stare bene con se stessi e ad accettarsi.
- Rielaborare le esperienze negative inerenti ai legami di attaccamento insicuro per permettere l’instaurarsi di legami significativi e soddisfacenti.
- Riconoscere e accettare le proprie emozioni e i propri stati d’animo, riducendo l’autocritica e l’auto-colpevolizzazione rispetto a stati mentali positivi.
- Alleviare il senso del dovere, dedicando del tempo anche ad attività piacevoli e rilassanti.
- Porsi degli standard meno elevati.
- Raggiungere una maggiore flessibilità riguardo ai principi etici e morali interiorizzati.
- Sviluppare abilità volte a tollerare le emozioni intense.
- Potenziare le abilità di coping per il fronteggiamento dello stress e dell’ansia.
- Agevolare l’esposizione e prevenzione della risposta ai comportamenti disfunzionali connessi al controllo, cercando di ridurre i comportamenti che mantengono nel tempo la necessità di ipercontrollare.
- Recuperare una maggiore senso di autostima e autoefficacia in campo sociale, lavorativo e relazionale.
- Migliorare la motivazione della Persona al cambiamento e al recupero del proprio benessere psicofisico e relazionale.
Strumenti d’intervento
Il percorso psicologico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDR, l’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale, la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, la Timeline, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, Carte Dixit, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti, le credenze o gli schemi fissi di ragionamento responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio che impedisce di perseguire in modo fluido i propri obiettivi evolutivi, destrutturarli e ristrutturarli, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.
Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.
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