Con il termine criticismo si intende un atteggiamento di rimprovero ripetitivo e pervasivo, in cui chi rimprovera mostra il proprio disappunto o disapprovazione a qualcuno, in modo che questi possa correggere il suo errore o ravvedersi. Il rimprovero presuppone una valutazione negativa di un comportamento o atteggiamento, che viene ritenuto sbagliato e non dovrebbe esistere (non dovrebbe presentarsi, manifestarsi). La critica o rimprovero sembra essere guidata dal rispetto di una “norma” che può essere vista come prestabilita e “universale” e non come una preferenza personale.
Il rimprovero viene agito con l’obiettivo di cambiare il comportamento ritenuto scorretto e ottenere un “risarcimento” del danno subito.
Chi rimprovera può essere guidato da varie emozioni:
- Rabbia, poiché il rimproveratore sente di aver subito un danno o un torto.
- Ansia o tristezza, sperimentate prima dell’espressione della rabbia.
- Disprezzo e indignazione, quando il rimproveratore ritiene che sia stata violata una norma morale ed etica e/o ci sia stato un tradimento della fiducia.
- Invidia, sentimento oscuro che, attraverso la critica, sminuisce qualsiasi successo dell’interlocutore, il quale viene ritenuto come un nemico da distruggere. Gli ipercritici invidiano anziché ammirare.
Le persone fortemente criticanti sembrano non prendere in considerazione i bisogni e i desideri altrui e i punti di vista alternativi al proprio.
“Esiste un’unica regola/norma, la MIA e solo questa è quella giusta, che va rispettata e osservata!”.
La possibilità che l’Altro abbia un’opinione differente può essere fonte di rabbia e aspro giudizio negativo. Alcune volte, il “rimproveratore” sembra avere l’idea che gli altri dovrebbero conoscere i suoi desideri e le sue regole, senza che esse siano state espressamente comunicate. Alcune persone iper-critiche possono aver sviluppato questa modalità per innalzare i loro livelli di autostima, mettendosi in posizione di superiorità, ottenendo così rispetto e obbedienza.
L’ipercritico
La Persona ipercritica “ci mette sempre qualcosa di troppo”, una critica quando il discorso è ormai chiuso, una puntualizzazione del tutto inutile anche se le cose sono già chiare, un tono sarcastico o aggressivo in netto contrasto con l’atmosfera del dialogo, oppure un’osservazione provocatoria e gratuita ai fini dell’argomentazione.
Gli ipercritici sono persone che sembrano portate a battersi verbalmente (“polemòs” in greco, significa “guerra”) alla prima occasione o, se questa non si presenta, a crearla dal nulla.
L’ipercritico ha dentro di Sé una contrarietà più generale verso l’esterno che, a prescindere dalle specifiche situazioni di conflitto, lo rende già pronto allo scontro prima di una conversazione, magari prima di entrare in relazione con una Persona ha, è già un po’ arrabbiato, irritato, insoddisfatto, critico o sospettoso. Gli basta poco per innescare una discussione e aprire un conflitto.
L’ipercritico si comporta come se avesse subito, in un passato più o meno lontano, una sorta di “grande torto” che lo ha fatto restare in un costante atteggiamento battagliero verso gli altri e verso la vita: attacca per difendersi, per prevenire, per dimostrare, per essere risarcito, un qualcosa che neanche lui conosce bene.
Le motivazioni di questa modalità relazionale, di solito, risiedono nel vissuto dell’infanzia e, meno spesso, dell’adolescenza: carenza d’amore materno, umiliazioni o mancati riconoscimenti, genitori in perenne conflitto fra loro, sono le situazioni più frequenti. Ne consegue una costante difficoltà nelle relazioni, che non riescono mai a mantenersi serene e lineari e una insoddisfazione generalizzata per la propria vita e la sofferenza che ne consegue poiché la mente è sempre affaticata da questa battaglia fine a se stessa.
Ipercriticismo e narcisismo
Per poter comprendere il tema dell’ipercriticismo può essere utile descrivere alcuni aspetti della personalità narcisistica, ovvero, l’immagine grandiosa del Sé, il sistema competitivo e il valore del giudizio dell’Altro.
L’immagine grandiosa del narcisista rappresenta una proiezione di Sé irrealistica e ideale atta a compensare un’idea di Sé molto più fragile caratterizzata da debolezza e inadeguatezza. Il narcisista fatica a riconoscere il proprio senso di inferiorità e fragilità, lo considera intollerabile e inconcepibile, per cui alimenta una falsa convinzione di superiorità per non sentirsi potenzialmente debole.
Inoltre, il narcisista ha la tendenza a vivere la vita come un’eterna sfida in ogni cosa che fa e vede gli altri come nemici, giudicanti e pronti a colpirlo. Il narcisista privilegia la modalità competitiva perché è l’unica che conosce, attraverso la quale misura se stesso e gli altri in termini di superiorità/inferiorità, forza/debolezza, etc. La sua esistenza è una gara a punti e l’esito dipende essenzialmente dal punteggio ottenuto in ogni prova che deve superare. Un esito positivo confermerebbe l’immagine grandiosa, un esito negativo, gli farebbe sperimentare vergogna e senso di debolezza, causandogli grande sofferenza.
Il mantenimento dell’immagine ideale di Sé nel narcisista è correlato al giudizio delle persone, spesso ben selezionate e ricercate per ottenere conferme e approvazione circa le sue qualità personali.
Le relazioni sono sempre trasformate in qualcosa di competitivo orientate prevalentemente al controllo e allo sfruttamento altrui, in cui prevale il bisogno di sentirsi ammirati e al primo posto.
Nel momento in cui il narcisista non rispetta determinati parametri perfezionistici, si sente potenzialmente vittima del giudizio altrui, perché potrebbe incorrere in critiche o perdite di status (immagine ideale) intollerabili. Il vissuto associato al fallimento della propria immagine in pubblico è la vergogna e l’umiliazione.
La bassa tolleranza a certi tipi di emozioni negative costringe il narcisista a liberarsene immediatamente esprimendo l’ipercritica, identificando qualcun altro come inferiore, debole, inadeguato.
Le reazioni di ipercritica sono solo apparentemente rivolte all’esterno ma, di fatto, il narcisista è il primo a giudicare se stesso negativamente per quello che prova, imprigionato in schemi rigidi, competitivi e da vissuti di profonda inferiorità.
Critica eccessiva
Il rimprovero è da considerare dannoso quando viene espresso in maniera ripetitiva e pervasiva.
IL RIMPROVERO POTREBBE ATTIVARE:
- La tendenza al senso di colpa, giudicandosi cattivo e dannoso per Sé e gli altri. Se il rimprovero viene vissuto come segnale di incompetenza e incapacità, potrebbe provare tristezza, potrebbe giudicarsi inetto, sia sul piano pratico-intellettivo che su quello emotivo (debole, fragile, troppo sensibile).
Pensiamo al rimprovero permanente come mezzo educativo con i bambini. Il rimprovero serve a far conoscere loro regole e norme sociali: “non si dicono le brutte parole!”, “non si tirano i capelli agli altri bambini!”, “non si scrive sul muro”, etc. e alle volte anche per trasmettere dei valori, ad esempio, “non si spreca il cibo”, “devi studiare di più, la scuola è importante”, etc. Il rispetto delle regole e dei valori, però, non dovrebbe passare solamente per rimproveri, quanto piuttosto per uno sviluppo emotivo ed empatico, che consenta autonomamente al bambino di imparare a scegliere cosa ritiene giusto e sbagliato, sulla base delle proprie emozioni e desideri, nel rispetto di Sé e dei bisogni degli altri e ragionando sulle possibili conseguenze delle proprie azioni.
- Disorientamento personale, cioè il non sapere quali sono le proprie preferenze, opinioni, capacità, o, qualora le riconosca, potrebbe considerarle non idonee, insufficienti, sbagliate. Da qui deriverebbe una mancanza di fiducia in se stesso e una continua messa in discussione delle proprie scelte. Questo atteggiamento e preoccupazione si ritrova, ad esempio, in persone con disturbo ossessivo compulsivo (es. Sarà la cosa giusta? Avrò sbagliato?).
- Dipendenza dal contesto interpersonale, ovvero una tendenza ad adeguarsi sempre alle idee altrui, una continua ricerca dell’approvazione esterna, elemento spesso presente nelle persone con disturbi del comportamento alimentare.
- Sentimenti di rabbia verso il “rimproveratore”, reagendo in maniera oppositiva, aggressiva e ribelle e, fomentando ancor più la critica dall’altra parte, con conseguente ciclicità del malessere di entrambe le parti.
Come relazionarsi con una Persona ipercritica?
Relazionarsi con persone ipercritiche è come essere costantemente sotto le telecamere, come se qualcuno stesse continuamente valutando i nostri comportamenti, le parole e ogni nostro piccolo gesto. La conseguenza è lo stress.
Le persone ipercritiche hanno un ego fragile che proteggono con un atteggiamento di superiorità. Un’idea contraria è vissuta come una minaccia alla loro autostima. Pertanto, il primo passo per trattare con loro è quello di fargli capire che non rappresentiamo un pericolo e che se anche la pensiamo diversamente, ciò non significa che li amiamo meno o che la loro opinione non sia importante.
È importante fargli capire che esistono diversi modi di fare le cose e che quello che l’ipercritico vi sta proponendo può sembrare il migliore, potrebbe non esserlo per voi e che, comunque, dovrebbe sempre rispettare la vostra decisione. Non permettete all’ipercritico di attirarvi nella sua logica, invece, di controbattere con argomenti razionali, spiegategli come vi fa sentire il suo comportamento. Descrivere come ci fa sentire il suo modo di comportarsi con noi, può far comprendere all’ipercritico il dolore causato, riconsiderando il suo comportamento. Questo può anche non accadere.
Vivere per anni con accanto una persona ipercritica può far sperimentare un profondo senso d’insicurezza, abbassamento dell’autostima e del senso di autoefficacia.
Intervento terapeutico
Tutti noi siamo osservatori e giudici del comportamento altrui, in questo modo abbiamo la possibilità di costruire un’immagine dell’Altro e prevederne i comportamenti. Quando entriamo in contatto con qualcuno attiviamo più o meno consapevolmente una serie di pensieri, emozioni, memorie e schemi interpersonali che ci permettono di orientare comportamenti e scopi possibili.
Nelle relazioni interpersonali, uno spirito costantemente ipercritico ostacola la possibilità di far diventare il rapporto costruttivo e solido. Quando una persona si lamenta e critica, assume una posizione non propositiva, facendo accrescere la distanza con l’Altro.
Quale motivo può esistere affinché una Persona senta sempre il bisogno di criticare per stare bene?
Quale può essere la motivazione che si cela dietro la critica distruttiva?
L’ipercritico che bisogno vuole colmare?
La ricerca scientifica ha dimostrato che le persone che criticano in realtà sono le più infelici e quelle che rischiano di più di soffrire di depressione. Ciò è stato confermato anche da un altro recente studio, il quale ha rivelato che le esperienze di critica distruttiva, rifiuto e umiliazione vengono processate nella stessa area del cervello incaricata di regolare la sensazione del dolore.
In altre parole, le persone che criticano di più sono le più insoddisfatte. Persone che hanno bisogno di “sminuire quello che c’è fuori per valorizzare quello che c’è dentro”, persone che non si rallegrano dei successi altrui, che preferiscono lamentarsi invece di proporre soluzioni, persone con bassa autostima.
Quello che critichiamo di altre persone dice più di noi che degli altri. Quando parliamo degli altri, in realtà proiettiamo alcune nostre caratteristiche. Chi critica, dunque, proietta aspetti della propria personalità che non accetta e che vede solo negli altri e non in Sé.
Intraprendere un percorso di autoriflessione circa le proprie modalità relazionali e il proprio stile comunicativo, nonché della componente emotiva ad essi connessa, può essere utile per sperimentare una maggiore consapevolezza di Sé circa lo spostamento, attraverso il giudizio e la critica costante verso l’Altro, di un proprio stato di sofferenza o senso di inadeguatezza, a sviluppare l’assertività in modo da poter esprimere i propri bisogni in modo chiaro, ma nel rispetto dell’Altro, ad acquisire padronanza di se stessi e un maggiore senso di autoefficacia e autostima.
Un percorso psicologico personalizzato, per potenziare la propria INTELLIGENZA SOCIALE ed EMOTIVA, può consentire di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione disfunzionale di particolari schemi maladattivi e automatici di ragionamento, i quali vanno identificati e messi in discussione, facendo emergere modalità comunicative e relazionali più efficaci ed evolutive da spendere all’interno dei propri mondi relazionali.
Strumenti d’intervento
Il percorso psicologico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDR, l’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale, la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, la Timeline, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, Carte Dixit, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti, le credenze o gli schemi fissi di ragionamento responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio che impedisce di perseguire in modo fluido i propri obiettivi evolutivi, destrutturarli e ristrutturarli, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.
Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.
Potrebbe interessarti
paura di amare