Chi tende a procrastinare sostituisce attività prioritarie e importanti con attività piacevoli o compiti meno rilevanti o urgenti; la procrastinazione è quindi quel piccolo intervallo che intercorre tra il momento in cui pensiamo di affrontare un compito (intenzione) e quello in cui decidiamo di rinunciarvi (azione).
Nel caso in cui la procrastinazione si configuri come una costante comportamentale, essa può influenzare negativamente i diversi ambiti di funzionamento della Persona, dalla sua vita lavorativa a quella relazionale relazionale o affettiva.
Questo comportamento è associato ad emozioni negative come colpa, vergogna e paura del fallimento.
Perché procrastiniamo?
Chi procrastina mette in atto una forma di evitamento che gli impedisce di entrare in contatto con le proprie paure, le proprie insicurezze ed i propri limiti. Questo modo di affrontare il proprio mondo interno diventa un fallimento dell’autoregolazione emotiva, motivazionale e comportamentale, tanto da essere stato correlato ad una modalità comportamentale che sembra quasi opposta alla tendenza di rimandare come l’impulsività.
Rimandare un impegno provoca momentaneamente una sorta di sollievo immediato, ma temporaneo ed effimero che diventa una strategia di gestione delle emozioni negative legate alla difficoltà o alla spiacevolezza dell’incombenza da portare a termine l’impegno.
Procrastinare è una strategia emozionale per evitare lo stress e le emozioni dolorose, messa in atto nonostante la consapevolezza che non sia una buona idea, viste le conseguenze negative a cui si andrà incontro (es. accumulo di lavoro, mancato rispetto delle scadenze, incremento dell’ansia e dello stress, del senso di colpa, dello stato depressivo e dell’autocritica, etc.).
La scelta di procrastinare è la soluzione per allentare la tensione interna dovuta all’insicurezza, confidando che succeda qualcosa per cui la scelta si prenda da sé.
PROCRASTINARE È UN AUTOINGANNO, che condurrà all’accrescimento delle emozioni negative e, di conseguenza, all’accrescimento della spinta a procrastinare ulteriormente.
Le motivazioni della procrastinazione
La procrastinazione ha alla base alcune caratteristiche psicologiche e cognitive legate alla personalità e al modo di ragionare delle persone. Tra le più frequenti ritroviamo le seguenti:
La Persona non si sente in grado di affrontare un compito o un problema se non riesce a farlo in maniera perfetta. Non si sente mai abbastanza pronta o sufficientemente sicura delle proprie capacità, conoscenze o competenze.
PAURA DELL’INSUCCESSO
Molte persone rimandano all’infinito le cose che vorrebbero fare per paura di fallire. Poiché questa è una possibilità insita a qualsiasi azione, le persone si trovano bloccate davanti al conflitto ottenere ciò che voglio – fallire. Questa paura può a volte essere talmente forte da bloccare qualsiasi tipo di iniziativa basando tale comportamento sulla convinzione “Fallirò, quindi neppure ci provo”.
PAURA DEL SUCCESSO
Chi ha paura del successo può essere una Persona che inconsciamente sente di non meritarselo e quindi vive una sorta di senso di colpa oppure può avere il timore che gli altri si aspettino sempre delle prestazioni di successo da lei e quindi vive queste aspettative con forte ansia e stress.
RIBELLIONE
In risposta alla pressione e aspettative degli altri vissute come intollerabili, inconsciamente, mi ribello.
Tali modalità se non riconosciute possono influire nella crescita della Persona, nello sviluppo del suo senso del dovere e dell’assunzione di responsabilità necessaria per condurre una vita adulta soddisfacente.
Gli svantaggi del procrastinare
Dai piccoli problemi nella gestione della vita quotidiana, del lavoro e delle relazioni, che, comunque, se sommati e ripetuti costantemente possono generare problemi sempre più significativi, procrastinare può condurre a conseguenze estreme come l’incapacità di decidere del proprio futuro, di pianificare e gestire le necessarie attività della vita adulta.
Gli effetti del rimandare influenzano la sfera affettiva, con effetti diversi legati soprattutto all’ansia e alla cosiddetta miopia temporale, rappresentata da evidenti difficoltà nell’immaginare il proprio futuro e le competenze necessarie a superare le sfide correlate.
Tali effetti generano nel tempo un vero e proprio blocco psicologico che fissa la Persona in una condizione di stallo, superando la natura inizialmente volontaria della procrastinazione, che si trasforma nell’incapacità di pianificare ed eseguire le attività più importanti.
Il lato peggiore del blocco psicologico è legato alla rappresentazione di Sé, come incapace, inadeguata, inefficiente, che impedisce alla Persona di identificare con chiarezza le proprie competenze per rispondere alle sfide quotidiane.
Come posso gestire la tendenza a procrastinare?
BOCCARE IL PENSIERO ED INIZIARE AD AGIRE
Pianificare le attività senza mai iniziare, illudendosi di esercitare un senso di controllo e di sicurezza, alimenta solo l’insicurezza. Il vero e utile feedback lo si avrà solo dopo aver agito.
NON INGRANDIRE IL PROBLEMA
Pensare ad un impegno invece che affrontarlo non fa altro che ingigantirlo.
FARE PRIMA LE COSE DIFFICILI O SGRADEVOLI
Imparare a fare subito le attività più complicate, rende il resto più facile da affrontare.
PRENDERE UNA DECISIONE E AGIRE
Solo le azioni pratiche sono in grado di aumentare realmente l’autostima e dare un giusto feedback sulle proprie capacità o sugli eventuali limiti. Non c’è un momento giusto, non c’è la decisione giusta, non c’è l’azione giusta da compiere. L’importante è concentrarsi su un piccolo obiettivo alla volta, lasciando indietro i pensieri negativi su quello che potrà accadere e/o se avremo la capacità per raggiungerlo, auto – motivandosi con forza e determinazione.
AFFRONTARE LE PAURE
Nella vita reale esistono il rischio di sbagliare, di fallire, di stare male. Tenersi al riparo da questi rischi, oltre ad essere impossibile, non consente neppure di sperimentare accadimenti positivi, ottenere successi e gratificazioni. Vuoi restare in panchina o entrare in campo e giocartela?
Intervento terapeutico
Le distorsioni cognitive tipiche della procrastinazione restano spesso implicite e diventano pienamente coscienti solo attraverso un profondo lavoro su di Sé. La Persona, attraverso la procrastinazione, auto sabota il raggiungimento dei propri obiettivi evitando così di assumersi gli obblighi e il peso emotivo legato alla loro soluzione.
Quando procrastinare diviene dominante nella vita di una Persona può essere utile approfondire, valutare le motivazioni che sostengono questa condizione e progettare un intervento psicologico che miri ad aumentare la sicurezza, potenziare l’autostima, il senso di autoefficacia e la capacità di assumersi le responsabilità, di prendere le decisioni per la propria vita, di avvicinarsi alle proprie emozioni, senza dipendere più dagli altri e sviluppare il coraggio di rischiare ricordandosi che la scelta perfetta non esiste.
Ciò permette di rintracciare le motivazioni che mantengono la modalità comportamentale di procrastinare e di smascherare la percezione illusoria legata all’atto del rimandare, così come i vantaggi correlati ad essa. Il sostegno psicologico permette alla Persona di affrontare e superare la paura del cambiamento grazie all’acquisizione di una visione più chiara del proprio potenziale reale, restituendole un ruolo attivo nelle decisioni quotidiane.
Evitare di prendere le decisioni o di scegliere non viene mai contemplato come soluzione, poiché l’evitamento ci allontana dalla realtà, senza affrontare, né risolvere quello che ci preoccupa.
Accettare è il primo passo per raggiungere un cambiamento.
E’ importante non confondere l’accettazione con la rassegnazione, poiché rassegnarsi significa accettare la situazione con la passività della sofferenza, mentre accettare presuppone essere parte attiva della situazione, ovvero prendere decisioni che possono condurre al cambiamento.
Un percorso psicoterapeutico può essere utile per apprendere ad accettare gli eventi e adattarsi in modo attivo ad essi. In quest’ottica non ci faremo sopraffare dal senso di impotenza, ma ANDREMO INCONTRO ALLA DECISIONE e ALLA SCELTA di cambiare.
Quando evitiamo di scegliere o decidere non affrontiamo la situazione ed il problema, quindi, persiste, anche se nascosto. Quando decidiamo o scegliamo qualcosa, decidiamo di introdurre un cambiamento, di cambiare la traiettoria della nostra proiezione di vita.
Se stai vivendo un momento di cambiamento della tua vita, durante il quale devi prendere delle decisioni e/o ti trovi dentro ad una situazione nuova e ti accorgi di avere delle emozioni contrastanti, ti senti disorientato, insicuro e stressato, concediti la possibilità di chiedere un aiuto per riordinare le idee, lavorare sulla paura che ti blocca nell’andare incontro al cambiamento, individuare gli schemi automatici e disfunzionali di ragionamento che impediscono la tua evoluzione, focalizzare meglio i tuoi obiettivi, esprimere i tuoi reali bisogni e acquisire maggiore CONSAPEVOLEZZA E PADRONANZA DI TE STESSO, migliorando la qualità della tua vita relazionale, affettiva e professionale.
Strumenti d’intervento
Il percorso psicologico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDR, l’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale, la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, la Timeline, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, Carte Dixit, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti, le credenze o gli schemi fissi di ragionamento responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio che impedisce di perseguire in modo fluido i propri obiettivi evolutivi, destrutturarli e ristrutturarli, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.
Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.