Resilienza
Photo by Karim MANJRA on Unsplash

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I periodi di crisi sociale o economica e le difficoltà di tipo personale hanno la caratteristica di mettere in evidenza e far sviluppare le risorse e le capacità che le società e le persone possiedono, per far fronte alle avversità, divenendo più forti di prima. Per tale motivo, negli ultimi anni, è divenuto sempre più centrale il tema della resilienza.

Il termine resilienza mutua il suo significato dalle scienze dei materiali, sottolinea la capacità di alcune sostanze di resistere, senza spezzarsi, agli urti e alle pressioni, soprattutto, sottolinea la capacità del materiale di riprendere la sua forma originaria.

Tale significato, nell’accezione trasposta alle scienze umane, in una Persona definita resiliente, indicherebbe la capacità di ricostruire un equilibrio di salute e benessere anche in seguito a situazioni fortemente avversive.

La resilienza non deve essere confusa con la resistenza, ossia con la capacità di una Persona di resistere, di opporsi e, non di adattarsi, a particolari fattori, pur sempre di natura negativa o comunque in grado di perturbare le condizioni di normalità.

La resilienza è la capacità di riprendersi dalle avversità ed uscire più forti e pieni di nuove risorse, essa rappresenta la capacità di navigare il cambiamento senza naufragare, adattandosi attivamente ad esso. Quando cambia l’ambiente esterno occorre che cambino anche stabilità emotiva e centratura rispetto alla parte più profonda del Sé, rappresentata, ad esempio, dalla propria struttura valoriale.

La resilienza permette di affrontare efficacemente e con forza gli eventi traumatici della vita personale. Essa è la capacità di persistere nel perseguire obiettivi sfidanti, fronteggiando in maniera efficace le difficoltà e gli eventi negativi che si incontrano lungo il cammino.

Secondo molti esperti, la resilienza è una capacità appartenente alla natura umana, ma che non sempre viene attivata e, anche quando si attiva, non sempre porta a risultati positivi. Difatti, la resilienza di una Persona è influenzata da diversi fattori, individuali, sociali e relazionali. Questa diversità può spiegare, ad esempio, perché in condizioni traumatiche e di forte stress alcune persone riescono ad uscirne senza riportare effetti negativi a lungo termine, mentre altri crollano sotto la pressione esercitata dall’evento traumatico, arrivando in alcuni casi a sviluppare significativa sofferenza psicologica.

 

Persona resiliente

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Le persone resilienti sono coloro che di fronte a difficoltà ed eventi traumatici non si arrendono, ma al contrario, trovano la forza di andare avanti e sono addirittura capaci di trasformare l’evento negativo subito in una fonte di apprendimento che consente loro di acquisire competenze utili per migliorare la propria vita.

 

Ciascuna Persona è, potenzialmente, una Persona resiliente.

 

La probabilità di sviluppare una risposta resiliente in seguito ad un evento negativo e traumatico è strettamente correlata a:

FATTORI INDIVIDUALI

Si tratta di caratteristiche possedute dalla Persona che possono essere funzionali per superare con successo un evento traumatico o stressante:

 

FATTORI SOCIALI

La resilienza è influenzata anche dal contesto sociale cui si appartiene. In particolare, individui ben integrati nel proprio contesto sociale e/o che ricevono un adeguato supporto da esso possiedono una maggior probabilità di superare gli eventi avversi con successo.

 

FATTORI RELAZIONALI

Lo sviluppo della resilienza è correlato anche alla qualità delle relazioni intrecciate dalla Persona, sia prima che dopo l’evento negativo o traumatico. Oltre alla qualità delle relazioni instaurate, anche il sostegno, pragmatico ed emotivo, fornito da famiglia e dagli amici risulta essere importante nella risposta resiliente.

Se nell’infanzia, la resilienza tende ad essere un comportamento spontaneo, nell’età adulta, esso dovrebbe essersi evoluto diventando parte integrante dell’atteggiamento della Persona. Tuttavia, la capacità di mettere in atto la resilienza dipende molto dall’idea che la Persona ha di se stessa, del mondo e dell’Altro.

Se per qualche Persona la risposta resiliente ad eventi negativi si attiva in maniera quasi automatica, per altre, i meccanismi di resilienza non vengono messi in pratica a causa della scarsa opinione che si ha del Sé (es. “sono un fallito”, “non ci riesco”, “non valgo niente”, etc.), a causa della considerazione che si ha degli altri (es. “gli altri riescono e io no”, “gli altri sono migliori”, etc.) e a causa della concezione che si ha dell’ambiente circostante, spesso visto come un luogo pericoloso, imprevedibile e pieno di insidie e problemi.

Per mettere in atto la resilienza è necessario cambiare la concezione di se stessi, degli altri e del mondo. Ciò significa assumere un atteggiamento realistico che permetta di adattarsi alla realtà in maniera consapevole. Tale adattamento dovrebbe essere effettuato in modo da considerare gli eventi negativi e traumatici come opportunità dalle quali trarre insegnamento, da cui trarre incentivi per la propria crescita e per migliorare la propria vita e non come punizioni da subire.

 

resilienza

 

Resilienza familiare

La resilienza è la capacità di riprendersi e di uscire fortificati e pieni di nuove risorse dalle avversità. Si tratta di un processo attivo di autoriparazione e di crescita. Fa sì che le persone riesaminino le proprie ferite dolorose assumendo il controllo della propria esistenza, trasformando le crisi in opportunità di trasformazione positiva.

La resilienza familiare è quell’insieme di strategie di coping e di processi di adattamento che intervengono nella famiglia intesa come sistema, in special modo, nei momenti percepiti dalla famiglia stessa come critici, difficili, particolari.

Secondo Froma Walsh, psicologa e docente presso il Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Chicago, autrice del libro “La resilienza familiare” (2008), per aiutare una famiglia a riprendersi da un trauma occorre allargare la storia del trauma e il significato dello stesso per il sistema famiglia e per i suoi componenti.

“Affrontare le difficoltà può voler dire fare tre passi avanti e due indietro e poi fare un respiro e cercare di andare ancora avanti. Quando una famiglia vive una situazione di stallo dobbiamo spingerli a rimettersi in moto e a perseverare nei loro sforzi di cercare una nuova strada”.

 

resilienza 1

 

Per ciò che riguarda la resilienza familiare, Froma Walsh (2008) sostiene che nella nostra cultura sono dominanti due modelli, che “offuscano” la capacità di leggere il presente e influenzano il comportamento delle persone:

  • L’ERRONEA CONVINZIONE CHE ESISTANO PERSONE E FAMIGLIE SANE, ESENTI DA PROBLEMI. Ciò può sfociare in una erronea patologizzazione delle persone e delle famiglie sane che lottano con le difficoltà o contro esperienze traumatiche.
  • L’IDEA CHE ESISTA UN MODELLO UNICO E UNIVERSALE DI PERSONA E FAMIGLIA SANA. Tale tesi porta a idealizzare persone vissute nel passato o famiglie strutturate secondo modelli ormai superati. Ciò porta a considerare valori, configurazioni familiari diverse dalla norma come disfunzionali e potenzialmente problematici per lo sviluppo dell’individuo a partire dall’infanzia.

 

In sintesi:

  • Nessuna famiglia è immune da difficoltà.
  • I problemi di vita riguardano tutti noi, in modi e in tempi diversi, all’interno del ciclo vitale di ogni famiglia.
  • Un approccio basato sulla resilienza familiare comprende e sostiene le difficoltà connesse al ruolo genitoriale, promuove la riconciliazione e va alla ricerca di risorse, probabilmente sottovalutate o sconosciute, presenti nella rete delle relazioni familiari e nel singolo componente.

 

Allenarsi alla resilienza

La resilienza non può essere considerata né una caratteristica innata o geneticamente determinata, né una proprietà che si può acquisire una volta per sempre nella vita. Si tratta di un processo che varia nella dimensione del tempo e dello spazio, in base a situazioni e a circostanze.

Se non è possibile nascere resilienti, è possibile “allenarci” ad una certa inclinazione che ci aiuterà in questa direzione. A tale fine, puoi:


RIFLETTERE SUGLI OPPOSTI

La resilienza si può esprimere nel momento in cui la Persona è in grado di accettare la fragilità, la difficoltà e la mancanza, considerandoli aspetti altrettanto degni e importanti quanto la forza, il successo, le opportunità. Si tratta di usare la forza della flessibilità per compiere un significativo processo di adattamento continuo e sviluppo di Sé. Ciò significa uscire dall’idea dicotomica forte/debole o negativo/positivo, al fine di trasformare il negativo in positivo o di sostenere il positivo in virtù della presenza del negativo. La resilienza si muove sul filo sottile che separa bene e male, sofferenza e felicità, ferita e consolidamento. Pone l’accento sulla possibilità di riflettere positivamente sui contrari, non cercando un faticoso equilibrio, ma giocando sul rendersi abbastanza elastici da accettare disordine nell’ordine, proprio al fine di mantenere l’ordine.

 

MEDIARE TRA MENTE E IMPULSO

Se la ragione viene considerata, solitamente, la strada principale per la gestione delle difficoltà e per la ricerca di soluzioni, l’esperienza del dolore e del trauma ci mostrano molto come questa sia fallibile di fronte alle sventure della vita. Affrontare un lutto, una separazione e/o divorzio, un tradimento o altri traumi, solamente con la razionalità, non mitigherà il dolore e non agevolerà la spinta a riprendere la propria vita. Razionalizzare diviene, in questi casi, un ostacolo al processo di resilienza, che può realizzarsi solo passando attraverso il dolore, dando spazio al sentire oltre che al pensare, all’interno di processo apparentemente contraddittorio.

 

ACCOGLIERE LA RESPONSABILITÀ E ATTRIBUIRE UN NUOVO SIGNIFICATO

La capacità delle persone di attribuire a se stesse l’esito di certe situazioni e azioni, permette di porsi di fronte agli eventi in modo propositivo. In tal modo, riusciamo a riappropriarsi del peso e del significato che quegli eventi avranno nella nostra vita, evitando di rinunciare alla responsabilità della gestione delle conseguenze. Ciò che permette di fronteggiare anche le esperienze più estreme è il potere dell’uomo di ricercare e riscrivere il senso della storia. Sapere che il nostro modo di agire può cambiare o risolvere ciò che succede potenzia la motivazione, il processo decisionale, la spinta ad agire, nonché agevola il raggiungimento degli obiettivi.

 

ACCETTARE CHE I CAMBIAMENTI SONO INEVITABILI NELLA VITA

Non esiste evoluzione senza il cambiamento. Non volere evolvere non impedisce al cambiamento di avvenire. In tal senso, accettare, aprirsi al cambiamento significa non affrontarlo in modo passivo, ma proattivo, anticipando e gestendo le complessità che possono emergere.

 

EVITARE DI EVITARE E CATASTROFIZZARE

Non è possibile evitare che gli eventi molto stressanti si manifestino nella nostra vita, ma è possibile migliorare il modo di reagire quando compaiono. Ciò è possibile ampliando la propria visione, essendo più flessibili e consapevoli del fatto che la maggior parte delle fonti di stress sono temporanee e non sono permanenti. Ciò è possibile anche, pensando che vivere un episodio negativo, non significa che tutta la tua vita e la tua Persona sono alla deriva. Metti i giusti limiti al problema per poi affrontarlo ed evitare che contamini ciò che di bello esiste nella tua vita.

 

COLTIVARE UNA VISIONE POSITIVA DI TE

La fiducia nelle tue capacità e l’atteggiamento positivo aiutano a sviluppare una personalità resiliente, come anche passare del tempo con le persone che ti fanno stare bene e ti arricchiscono emotivamente e ti valorizzano, conducendoti a farti percepire che hai le risorse adeguate e sei capace di risolvere i problemi e/o affrontare possibili cambiamenti in modo determinato ed efficace.

 

Intervento terapeutico

Essere resilienti vuol dire avere fiducia in se stessi, capacità di autocontrollo, essere flessibili, elastici, avere uno spirito di adattamento per sopravvivere alle esperienze difficili, evitare di utilizzare sempre gli stessi schemi cognitivi ed emotivi, evitare di perseverare con le proprie credenze e arroccarsi sulle proprie posizioni.

Resilienza non è “stringere i denti e non mollare”, ma bensì ottimismo, fiducia, il saper pazientare e avere una adeguata apertura mentale.

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La Persona resiliente ha la capacità di aprire la valvola di pressione e consentire di rilasciare e ridurre lo stress.

All’interno di un percorso psicoterapeutico, promuovere la resilienza significa concentrarsi sul presente e staccarsi dai propri schemi cognitivi ed emotivi disfunzionali, introducendone di nuovi e più adattivi.

Significa prestare attenzione alla singolarità della storia della Persona e dei suoi contesti relazionali significativi d’appartenenza, incrementare le capacità di risposta di far fronte alle sfide della vita e ai cambiamenti, fidarsi delle proprie intuizioni e prendersi cura di sé, ascoltare i propri bisogni, i propri sentimenti, coltivare attività gratificanti, al fine di aumentare ristabilire l’equilibrio perduto dopo un periodo stressante o un evento traumatico.

Se stai sperimentando un senso di inadeguatezza, stai vivendo un momento di cambiamento della tua vita, durante il quale devi prendere delle decisioni e/o ti trovi dentro ad una situazione nuova e ti accorgi di avere delle emozioni contrastanti, ti senti disorientato e stressato, concediti la possibilità di chiedere un aiuto per riordinare le idee, lavorare sulla paura che ti blocca nell’andare incontro al cambiamento, individuare gli schemi automatici e disfunzionali di ragionamento che impediscono la tua evoluzione, focalizzare meglio i tuoi obiettivi, esprimere i tuoi reali bisogni e acquisire maggiore CONSAPEVOLEZZA E PADRONANZA DI TE STESSO, migliorando la qualità della tua vita relazionale, affettiva e professionale. 

 

Strumenti d’intervento

Il percorso psicologico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDRl’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale, la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, la Timeline, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, Carte Dixit, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti, le credenze o gli schemi fissi di ragionamento responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio che impedisce di perseguire in modo fluido i propri obiettivi evolutivi, destrutturarli e ristrutturarli, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.

 

POSSO ESSERTI D’AIUTO?

Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.

Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.

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