L’empatia è radicata in fenomeni fisici concreti e misurabili che fanno parte della nostra natura, in tal senso l’empatia ha una profonda base neurologica.
Quando assistiamo a ciò che accade agli altri, oltre alla corteccia visiva si attivano anche le aree neurali deputate all’azione, come se agissimo in modo simile alla Persona che stiamo vedendo. Inoltre, vengono attivate le aree relative alle emozioni e alle sensazioni, come se le provassimo a nostra volta.
Ciò significa che l’empatia implica un’attivazione di diverse aree del cervello che agiscono in modo coordinato e complesso in modo da poterci mettere al posto dell’Altro. Essere testimoni dell’azione, del dolore o dell’affetto di qualcun altro può attivare le stesse reti neurali responsabili dell’esecuzione di tali azioni o di provare direttamente quei sentimenti. In altre parole, il nostro cervello risponde in modo abbastanza simile a quello dell’altra Persona, anche se non in modo identico.
Neuroni specchio
Perché i bambini piangono quando sentono un altro bambino piangere?
Perché possiamo sentire dolore quando vediamo una Persona ferita?
Perché percepiamo le emozioni o ci immedesimiamo nei problemi che vive il personaggio del libro che stiamo leggendo?
La risposta a queste domande si trova nei neuroni specchio.
È solo di recente che le Neuroscienze hanno scoperto le basi biologiche dell’empatia. Nei primi anni Novanta, un gruppo di ricercatori guidato dal Prof. Giacomo Rizzolatti, presso l’Università di Parma, scoprì l’esistenza di un gruppo di neuroni altamente specializzati e presenti nella parte rostrale della corteccia ventrale premotoria che si attivavano in occasione di movimenti specifici.
Registrando l’attività elettrica della corteccia di un gruppo di scimmie macaco, i ricercatori notarono che la parte del cervello deputata a pianificare un’azione si attivava anche nel vedere un altro individuo compiere la stessa azione.
Ricerche successive hanno confermato la presenza di questi neuroni anche nell’uomo.
Quando osserviamo una persona compiere un’azione, oltre alle aree visive si attivano anche circuiti cerebrali che normalmente si attivano durante l’esecuzione di quelle stesse azioni.
Tale scoperta ha aperto nuove possibilità di comprensione delle relazioni umane, modificando l’interpretazione del rapporto tra azione, percezione e processi cognitivi.
La ricerca, nello specifico, ha evidenziato l’esistenza di un meccanismo neurofisiologico in grado di chiarire molti aspetti della nostra capacità di entrare in relazione con gli altri, come la capacità di cogliere il significato delle azioni altrui, di imitarle e di comprenderne le intenzioni.
Il PROCESSO DI RISPECCHIAMENTO descritto da Rizzolatti è un processo immediato, per cui non si può considerare un’imitazione, ma si tratta di comprensione diretta, cioè di un’esperienza interna che si traduce in azione senza la mediazione del pensiero.
I neuroni specchio forniscono elementi di grande interesse per la spiegazione biologica dell’empatia, circa l’attivazione delle stesse strutture neuronali sia nell’atto di compiere un’azione o di provare un’emozione, sia nell’atto di osservarla in un’altra Persona.
Questo processo permetterebbe di cogliere il vissuto dell’Altro in maniera immediata, determinando un’esperienza diretta e fisiologica, diversa da un ragionamento o da un processo mentale.
Quali sono le funzioni dei neuroni specchio?
Una ricerca
Uno studio condotto presso l’Università di Groningen ha scoperto che quando i nostri neuroni specchio sono inibiti, la nostra capacità di rilevare il livello di fiducia degli altri e dei loro sentimenti è compromessa. Si interrompono quelli che sono definiti “stati indiretti”, ovvero quelli che ci consentono di mentalizzare le esperienze degli altri al fine di aiutare coloro che sono nei guai.
In effetti, assistere al dolore degli altri provoca un aumento dell’attività nell’insula, che contribuisce all’autocoscienza integrando le informazioni sensoriali e ad un aumento dell’attività della corteccia cingolata anteriore, che è associata al processo decisionale, al controllo degli impulsi e alla paura generata socialmente.
Come verificato da uno studio condotto presso l’Università di Vienna, quando vediamo il dolore degli altri, lo trasferiamo nella nostra mente e proviamo a dargli un significato nel nostro sistema e nelle nostre esperienze di dolore. In altre parole, le nostre emozioni ed esperienze condizionano sempre la nostra percezione dell’affetto o del dolore degli altri.
Il nostro cervello imita le risposte che vediamo negli altri, ma è in grado di mantenere la separazione tra il proprio dolore e quello altrui. In effetti, l’empatia richiede non solo un meccanismo per condividere le emozioni, ma anche per tenerle separate. Se così non fosse, non ci connetteremmo emotivamente, saremmo solo angosciati e questa non sarebbe una risposta adattativa.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.
Prendere consapevolezza delle proprie emozioni, della propria capacità empatica, del proprio stile relazionale e comunicativo, nonché dei processi di rispecchiamento nei quali sei inserito, può essere utile per apportare una significativa crescita e miglioramento nella tua vita. Stimolare un processo autoriflessivo sugli schemi emotivi, cognitivi, relazionali e comportamentali che metti in atto, può consentire di introdurre cambiamenti evolutivi nei tuoi mondi relazionali, ritornando a perseguire i tuoi obiettivi personali e professionali con determinazione, padronanza di Sé e libertà decisionale.
Un percorso psicologico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni (es. Terapia delle emozioni, terapia EMDR, Ipnosi ericksoniana, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi da utilizzare quotidianamente per gestire gli stati emotivi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, Carte Dixit, esercizi di role play, etc.) che consentono di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione automatica e disfunzionale di particolari modalità comunicative e relazionali, le quali vanno identificate, destrutturate e ristrutturate, facendo emergere modalità alternative e più adattive d’interazione con i propri mondi relazionali.
Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento, stabiliremo insieme come proseguire e, se Tu deciderai, inizieremo un percorso personalizzato, nel quale sarai parte attiva nel processo di ricerca del tuo benessere fisico, psicologico e relazionale.