La rabbia è un’emozione primaria e universale, evolutivamente volta alla sopravvivenza e all’adattamento dell’uomo.
La rabbia può diventare disfunzionale o problematica quando gli attacchi di rabbia o scatti d’ira compromettono le relazioni o la qualità della vita o creano sofferenza spingendo ad intraprendere azioni dannose verso sé o verso gli altri.
All’inizio la rabbia è quindi adattiva, successivamente, un ambiente ostile o dei bisogni negati potrebbero far manifestare la rabbia “disadattiva” che crea malessere.
La rabbia è un’emozione a valenza negativa e ad alta intensità che si manifesta nelle persone attraverso agiti irrazionali o attraverso la repressione o l’inibizione della stessa.
In generale, la rabbia è stata caratterizzata in termini di pattern psicofisiologici e di attivazione facciale. Sebbene si possa ritenere che essa abbia qualche effetto benefico, come il ruolo di mobilitare le risorse psicologiche, stimolare il comportamento e proteggere l’autostima, essa è tipicamente considerata per la sua valenza emotiva negativa con conseguenze potenzialmente dannose.
Gli scatti d’ira, quando scarsamente regolati, creano un significativo stress psicofisico. La ricerca ha dimostrato un’associazione tra rabbia e disturbi cardiovascolari, disturbi di personalità, abuso di sostanze e disturbi organici cerebrali.
Rabbia come processo multidimensionale
L’espressione della rabbia, come le altre emozioni, s’inserisce all’’interno di un processo del quale fanno parte:
Queste dimensioni interagiscono tra loro influenzando l’esperienza individuale della rabbia.
Per ciò che concerne l’attivazione fisiologica dell’organismo, si manifestano variazioni fisiologiche caratterizzate da picchi in eccesso chiamati COLLERA, ESASPERAZIONE, FURORE, oppure da picchi di intensità minore come l’IRRITAZIONE o il FASTIDIO. In ogni caso si tratta di una risposta emotiva intensa, ma transitoria che si protrae per brevi momenti.
La manifestazione della rabbia è sostenuta da una mimica facciale particolare: aggrottiamo la fronte, le sopracciglia e serriamo i denti. L’organismo assume una postura che gli permette di entrare in azione da un momento all’altro e si manifestano delle variazioni fisiologiche come aumento del battito cardiaco, aumento dell’afflusso del sangue nella periferia del corpo, maggiore tensione muscolare e ipersudorazione.
Nella rabbia il corpo è pronto per difendersi dalle ostilità.
Trauma e scatti di rabbia
Il concetto di trauma può essere descritto come uno shock emotivo risultante di particolari eventi, i quali portano chi è traumatizzato a sentirsi anestetizzato, spaventato, vulnerabile e isolato.
Il disturbo post traumatico da stress (PTSD) comporta un disagio psicologico, scatenato dall’esposizione all’evento traumatico, nel quale la Persona percepisce una minaccia per la propria o altrui sicurezza o integrità fisica e nella quale esperisce paura, impotenza o terrore (American Psychiatric Association, 1994).
Il disturbo è caratterizzato da ricordi intrusivi circa l’esperienza traumatica, sotto forma di “flashback” o incubi, evitamento degli stimoli che innescano tali memorie, anestesia emotiva e sintomi di iperattivazione come impulsività, insonnia, irritabilità e attacchi di rabbia.
Sebbene la ricerca abbia storicamente identificato la paura come emozione che caratterizza il disturbo, una significativa attenzione è stata data in anni recenti alla rabbia come emozione chiave associata all’iperattivazione.
Numerose ricerche hanno condiviso che la forza dell’associazione tra attacchi di rabbia e PTSD incrementa soprattutto nei primi mesi dopo l’esposizione all’evento traumatico, prima di ridursi lentamente nel tempo.
La difficoltà a regolare la rabbia sembra emergere in casi di “PTSD complesso” (APA, 1994), termine utilizzato per descrivere chi ha subito un’esposizione precoce, protratta e ripetuta al trauma, caratterizzata, ad esempio, da esperienze come torture, abuso sessuale, violenza domestica, esposizione cronica a scontri e conflitti e grave deprivazione sociale.
Esistono numerosi studi che cercano di spiegare l’associazione tra esperienza traumatica e attacchi di rabbia. Per alcuni autori esisterebbe una teoria della regolazione della rabbia per la quale, durante l’esposizione allo stress, la rabbia e l’aggressività attiverebbero comportamenti di attacco o di sopravvivenza, soppressione di sentimenti di impotenza e probabilmente permetterebbe alla Persona di percepire un senso di controllo sulla situazione.
Altri studiosi suggeriscono che la paura sia essenzialmente un’emozione prospettica, che cresce durante l’evento e si attiva rispetto al potenziale danno futuro, mentre altre emozioni come la rabbia e la colpa possono essere considerate emozioni retrospettive, che crescono ampiamente dopo le valutazioni post-trauma dell’evento e delle sue conseguenze.
Tale ipotesi è supportata dagli studi che mostrano come gli scatti d’ira incrementino gradualmente dopo l’evento traumatico, mentre la paura tenda a decrescere.
Percezione di Sé
Alcuni studiosi identificano negli studi sul trauma complesso che “le alterazioni nella percezione del Sé” costituirebbero un correlato significativo della rabbia, dell’aggressività, dell’evitamento e dell’iperattivazione.
Il termine “alterazioni nella percezione del sé” è usato per riferirsi a sentimenti di vergogna, inefficacia, colpa, responsabilità, isolamento e senso di essere permanentemente danneggiati, portando i ricercatori a concludere che la “VERGOGNA POST-TRAUMATICA” potrebbe giocare un ruolo significativo sia nelle esplosioni di rabbia che nell’aggressività nelle Persone traumatizzate.
Più aumentano le valutazioni negative globali del Sé e di identità personale seguenti al trauma, più ciò contribuisce alla dis-regolazione della rabbia. Ciò offre una spiegazione evolutiva di come eventi storici, come l’abuso o l’abbandono, possano, in alcune persone, portare allo sviluppo di alti livelli di espressività della rabbia o una soglia ridotta per l’espressione della stessa.
La regolazione degli scatti di rabbia
Con il crescere dell’interesse per lo stato emotivo della rabbia, molti ricercatori hanno sviluppato strumenti di valutazione di questa emozione, soprattutto questionari self-report allo scopo di rendere più efficaci gli interventi di regolazione emotiva volti a contenere gli scatti d’ira.
Gli interventi terapeutici di orientamento cognitivo comportamentale per la gestione degli attacchi di rabbia includono moduli di trattamento o sessioni. Prevedono la ricerca e l’identificazione della natura del problema, degli eventi trigger e dei fattori stressanti contestuali, nonché il cambiamento degli schemi disfunzionali e delle inferenze causali cognitive.
Interventi più recenti considerano invece i deficit relativi al processamento dell’informazione sociale come un importante elemento sul quale dirigere il trattamento degli scatti d’ira, in particolare in relazione all’abilità dell’aggressore di assumere la prospettiva della vittima.
Questo include, ad esempio, l’esaminare il modo in cui la Persona risponde alle provocazioni percepite, sia al momento dell’evento (giudizi su chi era responsabile o colpevole), sia successivamente (ad es. ruminazioni sulle vertenze legali che intensificano l’esperienza emotiva).
Un importante parte di intervento riguarda gli eventi che fanno da fattori scatenanti degli attacchi di rabbia, i quali potrebbero essere interpretati erroneamente come minacciosi e malevoli ed in tal senso la rabbia incontrollata potrebbe essere controproducente.
La ricerca consiglia che i programmi di gestione della rabbia dovrebbero considerare anche le valutazioni di “auto-biasimo o auto-colpevolizzazione” come particolarmente rilevanti per coloro che presentano sintomi di disturbo post-traumatico.
Infine, per molti di coloro che sono stati traumatizzati, è possibile che le esplosioni rabbiose e gli attacchi di rabbia siano associate in realtà ad un controllo eccessivo patologico (inibizione dell’espressione) della rabbia e, come tale, il trattamento dovrebbe occuparsi dell’accumulo di frustrazione e percezione di ingiustizia in modo tale da sviluppare opportune abilità espressive emotive (COMPETENZA EMOTIVA).
Come riconoscere e gestire la rabbia
Riconoscere, esprimere e gestire la rabbia diventa fondamentale per il nostro benessere.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Quando la rabbia diventa in qualche modo cronica, cioè diventa l’emozione dominante nella tua vita quotidiana questa può avere degli effetti molto negativi sulla vita psichica e fisica e compromettere un buon funzionamento personale e relazionale. Le conseguenze di questa emozione possono frequentemente suscitare altre emozioni quali tristezza, colpa, paura che non fanno altro che alimentare il malessere percepito ed impedire un adattamento adeguato della persona al proprio contesto sociale.
Il vantaggio a breve termine di una reazione di rabbia incontrollata può essere caratterizzato dalla sensazione di aver recuperato il controllo sulla situazione, ripagando con la stessa moneta “chi pensi che ti abbai fatto un torto”. Allo stesso tempo, però, la collera può innescare circoli viziosi. Agire spinti dalla rabbia può portare a incrinare i rapporti interpersonali con colleghi e amici, persone significative, provocando emozioni come vergogna e colpa. I litigi, a loro volta, possono portare a rancore e isolamento.
L’esperienza della rabbia, ad ogni modo, può essere altrettanto dannosa qualora non espressa, favorendo atteggiamenti passivo-aggressivi o di sottomissione in cui prevale l’incapacità di riconoscere ed affermare i propri diritti o segnalare il proprio disappunto. Spesso questo comportamento cela il desiderio di evitare conflitti, per la convinzione di non saperli gestire o per il timore di conseguenze come rimproveri o il giudizio. Alle volte sono i bisogni altrui ad essere posti davanti ai propri e questo può comportare frustrazione e ulteriore senso di irritazione.
Esplorare, riconoscere, accettare, risignificare, gestire, comprendere la funzionalità delle proprie emozioni, nonché acquisire consapevolezza circa le proprie capacità relazionali e comunicative, può essere utile per sperimentare una maggiore padronanza di se stessi e un maggiore senso di autoefficacia, ritornando a perseguire i propri obiettivi personali e professionali con determinazione, forza e libertà decisionale.
ACQUISIRE UNA MAGGIORE COMPETENZA EMOTIVA e individuare gli schemi mentali, emotivi e comportamentali, automatici e disfunzionali, appresi all’interno dei propri contesti significativi d’appartenenza e i circoli viziosi, che impediscono di vivere in uno stato di benessere psicologico e relazionale, può essere utile per prendere consapevolezza di Sé e della propria storia, pacificandosi con il passato, rivolgendo uno sguardo positivo al futuro, ma soprattutto vivere con intensità il presente.
Il percorso psicoterapeutico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni (es. Terapia delle emozioni, terapia EMDR, Ipnosi ericksoniana, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi da utilizzare quotidianamente per gestire gli stati emotivi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, Carte Dixit, esercizi di role play, etc.) che consentono di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione disfunzionale di particolari emozioni e/o sentimenti, i quali vanno identificati, destrutturati e ristrutturati, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.
Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento, stabiliremo insieme come proseguire e, se Tu deciderai, inizieremo un percorso personalizzato, nel quale sarai parte attiva nel processo di ricerca del tuo benessere fisico, psicologico e relazionale.