La vergogna è un’emozione secondaria e si sviluppa nei rapporti interpersonali. Lo stato emotivo della vergogna per essere provato richiede la presenza fisica o mentale di un gruppo di riferimento o, almeno, di regole interne di comportamento a cui attenersi. In generale, la vergogna è definita come un’attivazione emotiva improvvisa legata all’essere esposti al giudizio negativo dagli altri.
Come funziona la vergogna
Secondo l’approccio psicoevoluzionista, branca della psicologia che adotta la teoria evoluzionistica di Charles Darwin come chiave di lettura per spiegare i processi psicologici, l’emozione di vergogna si è sviluppata al fine di garantire la permanenza dell’individuo all’interno del proprio gruppo sociale di riferimento.
In generale, la spinta dell’essere umano a presentare agli altri un’immagine positiva di Sé ha svolto un ruolo fondamentale nell’evoluzione della nostra specie. Essere ben accetti dal proprio gruppo significava garantirsi l’accesso a risorse altrimenti non raggiungibili come individui singoli. La vicinanza dell’Altro, oltre a garantire beni materiali, permette di soddisfare bisogni psicologici fondamentali come quello di sicurezza, di regolazione emotiva e di autostima.
Mantenere una buona immagine di Sé nella mente dell’Altro appare essere molto significativo per l’essere umano.
L’emozione di vergogna sembra essere connessa al mantenimento di tale immagine, ovvero nel momento in cui questa immagine è messa in discussione e la Persona percepisce una minaccia al modo in cui è visto dagli altri, il cervello attiva un insieme di reazioni fisiologiche nel corpo che portano ad uno stato di vergogna.
Parallelamente alle sensazioni corporee, lo stato di vergogna favorisce l’emergere di pensieri ed immagini mentali centrati sul tema del rifiuto da parte dell’Altro. La Persona che prova un’intensa vergogna sosta su pensieri in cui la propria immagine sociale è irrimediabilmente compromessa ed è convinta che sarà ritenuta debole, difettosa, incapace e non amabile.
Lo stato di vergogna attiva un insieme di comportamenti volti a comunicare all’Altro sottomissione e pacificazione con lo scopo di ristabilire e mantenere la relazione.
Alcuni esempi di questi comportamenti sono l’abbassamento della testa, l’evitamento del contatto oculare, la fuga o la spinta a nascondersi. Queste azioni sono finalizzate ad interrompere una possibile escalation o a disinnescare un conflitto interpersonale per non incorrere nel rifiuto e nell’esclusione sociale.
Come nasce la vergogna
L’insorgere dello stato emotivo della vergogna, si può essere strutturato durante l’infanzia in situazioni nelle quali il bambino è stato criticato, rifiutato, escluso o ignorato dalle figure di riferimento (contesto familiare, scolastico, sociale, sportivo, etc.). Tali esperienze sono state elaborate a livello cognitivo e hanno portano alla COSTRUZIONE DI UN’IDEA DI SE STESSO COME NON ATTRAENTE, INDESIDERABILE, DIFETTOSO O NON AMABILO.
La letteratura mostra come quando nelle relazioni c’è un’assenza di calore e sicurezza oppure un’alta dose di minaccia, vergogna o sottomissione, squalifica, esse possono portare a una SOTTOSVILUPPO DEL SISTEMA EMOTIVO che regola le emozioni positive risultando così in comportamenti di sottomissione basati sul timore del rifiuto.
La capacità di utilizzare e attivare un sistema emotivo funzionale che si sviluppa durante l’infanzia grazie alle interazioni positive, sicure e validanti con le figure significative di riferimento consentirà al bambino di sviluppare memorie e abilità di regolazione emotiva che lo faranno sentire fiducioso e capace di gestire le proprie emozioni (compresa la vergogna). Qualora, tuttavia, tali esperienze non siano state sperimentate, il sistema emotivo sembra incapace di svolgere la sua funzione rassicurante e incoraggiante nell’individuo adulto.
Bambini insicuri si rappresentano gli altri come minacciosi, diventando estremamente attenti al rango sociale, focalizzando l’attenzione sulla possibilità che gli altri li controllino, li feriscano e li rifiutino. In tale contesto, una volta cresciuti svilupperanno delle strategie difensive volte all’autocriticismo per prevenire attacchi e rifiuti sociali, risultando così adulti ipersensibili alle esperienze di vergogna, provando costantemente un senso di frustrazione per non riuscire a essere la Persona che vorrebbero.
Tipologie di vergogna
Dalle ricerche, sono state individuate due tipologie di vergogna che possono consentire di comprendere la complessità dell’esperienza emotiva provata quando la Persona si vergogna.
- VERGOGNA ESTERNA: originata da pensieri e immagini di noi stessi nella mente dell’Altro. Essa si lega all’idea che gli altri ci vedano negativamente (non attraenti, rifiutabili, deboli) e provino verso di noi sentimenti di rabbia e disprezzo. Quando l’emozione di vergogna esterna si attiva, il mondo viene rappresentato come minaccioso favorendo l’emergere di comportamenti come l’evitamento, il ritiro e la fuga. L’attivazione della vergogna esterna sembra connessa ad una disregolazione momentanea della capacità di elaborare le informazioni provenienti dall’esterno, risultando nell’esperienza comune di vuoto mentale. Il focus è sui contenuti presenti nella mente dell’Altro rispetto a se stessi.
- VERGOGNA INTERNA: questo tipo di vergogna riguarda come la Persona vede se stessa. Questo stato emotivo si origina nello sviluppo dell’autoconsapevolezza e nelle valutazioni che la Persona ha rispetto al proprio modo di essere. La Persona si ritiene inadeguata, cattiva, manchevole o difettosa, tende all’autosvalutazione e all’autocritica. La Persona diventa il giudice di se stessa.
Se sul breve periodo tale strategia risulta efficace, l’effetto secondario è quello di costruirsi un mondo esterno minaccioso e un mondo interno aggressivo, ostile e svalutante. All’interno di questo circolo vizioso, la Persona si sente sovraccarica e impotente, incapace di trovare un posto sicuro dove potersi rifugiare.
Quando la vergogna diventa un problema
La vergogna si associa ad alcuni sintomi psicopatologici, in particolare disturbi alimentari, ansia sociale, depressione e attività ruminativa, disturbo da stress post traumatico e disturbo dipendente di personalità e disturbo borderline di personalità.
La tendenza cronica ad esperire vergogna, si è mostrata associarsi con comportamenti maladattivi, quali rabbia e aggressività. La rabbia si attiverebbe come risposta difensiva e reattiva alle sensazioni di vergogna. Grazie alla reazione rabbiosa diretta verso gli altri, la Persona acquisisce un parziale senso di controllo e sollievo rispetto alla minaccia di rifiuto sociale derivante dall’esperienza di vergogna.
La vergogna si associa anche al senso di colpa, che si focalizza su un comportamento o una serie di comportamenti specifici messi in atto, mentre la vergogna si collega maggiormente al senso di Sé globale. In altre parole, la Persona che esperisce senso di colpa può autopunirsi, ma questa autocritica è sempre rivolta a specifiche azioni, mentre quando si vergogna si giudica completamente sbagliata, senza distinzione tra azioni negative e quelle meritevoli di lode.
Sperimentare vergogna implica la messa in atto di meccanismi come la ricerca della perfezione e del controllo per superare il sentimento di inadeguatezza, i quali diventano un ostacolo per crescere e migliorare la propria autostima.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
La vergogna è un’emozione complessa che nasce dal giudizio personale di percepirsi inadeguati, inferiori ed impotenti nei rapporti interpersonali.
Lo stato emotivo della vergogna induce a nascondersi e a tacere, a ricerca di essere invisibili.
Vivere in un costante senso di inferiorità e disvalore, con la pressante convinzione di avere qualcosa che non va, aumenta la possibilità di esperire dei malesseri psicologici ed emotivi.
Imparare a sviluppare una maggiore autostima, mitigare la rabbia e il disgusto verso se stessi, imparare a GUARDARSI ATTRAVERSO I PROPRI OCCHI E NON GLI OCCHI DEGLI ALTRI, può agevolare un senso di Sé più coeso e la riattivazione di una progettualità personale e individuale soffocata dalla vergogna.
Esplorare, riconoscere, accettare, risignificare, gestire, comprendere la funzionalità delle proprie emozioni, nonché acquisire consapevolezza circa le proprie capacità relazionali e comunicative, può essere utile per sperimentare una maggiore padronanza di se stessi e un maggiore senso di autoefficacia, ritornando a perseguire i propri obiettivi personali e professionali con determinazione, forza e libertà decisionale.
ACQUISIRE UNA MAGGIORE COMPETENZA EMOTIVA e individuare gli schemi mentali, emotivi e comportamentali, automatici e disfunzionali, appresi all’interno dei propri contesti significativi d’appartenenza e i circoli viziosi, che impediscono di vivere in uno stato di benessere psicologico e relazionale, può essere utile per prendere consapevolezza di Sé e della propria storia, pacificandosi con il passato, rivolgendo uno sguardo positivo al futuro, ma soprattutto vivere con intensità il presente.
Il percorso psicoterapeutico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni (es. Terapia delle emozioni, terapia EMDR, Ipnosi ericksoniana, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi da utilizzare quotidianamente per gestire gli stati emotivi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, Carte Dixit, esercizi di role play, etc.) che consentono di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione disfunzionale di particolari emozioni e/o sentimenti, i quali vanno identificati, destrutturati e ristrutturati, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.
Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento, stabiliremo insieme come proseguire e, se Tu deciderai, inizieremo un percorso personalizzato, nel quale sarai parte attiva nel processo di ricerca del tuo benessere fisico, psicologico e relazionale.