Nell’ottica sistemico – relazionale, la famiglia viene considerata un sistema. Questo implica che ogni suo componente viene considerato in connessione con gli altri e che al cambiamento di un elemento consegue il cambiamento degli altri elementi del sistema familiare.
In tal senso, ogni azione è la reazione a un’altra azione e ciò porta a una complessità di influenze reciproche.
Essendo un sistema vitale, la famiglia si trova ad affrontare nel tempo una serie di eventi e trasformazioni che comportano un cambiamento della sua struttura e una ristrutturazione della trama delle relazioni tra i suoi componenti.
Gli studi condotti dall’antropologo, sociologo, psicologo britannico Gregory Bateson, hanno consentito di definire dei concetti fondamentali della teoria dei sistemi, applicabili alla famiglia:
- Non sommatività: le proprietà di un sistema non sono riconducibili alla semplice somma delle proprietà delle parti che lo costituiscono. Nello stesso modo la famiglia come sistema non è riconducibile alla semplice somma delle sue parti, ovvero non è sufficiente descrivere l’insieme delle caratteristiche dei suoi componenti per comprenderla, occorre tener conto dell’interconnessione dei comportamenti dei componenti.
- Causalità circolare: le azioni in un sistema si influenzano reciprocamente. Ogni azione è a sua volta causa ed effetto delle altre. La stessa cosa può dirsi degli eventi che accadono all’interno di una famiglia.
- Equifinalità: la condizione da cui parte un sistema non determina in modo predefinito il suo stato finale. A partire da due circostanze iniziali paragonabili, due famiglie possono progredire in maniera molto differente, così come a partire da condizioni di partenza molto diverse tra loro, due famiglie possono progredire con dinamiche simili.
- Omeostasi: ogni sistema tende a un equilibrio e a una stabilità, allo stesso modo ogni famiglia tende a garantirsi una continuità e una coerenza nel tempo.
- Morfogenesi: è la capacità che ha un sistema di produrre cambiamenti organizzativi stabili e profondi. Anche una famiglia è in grado di trasformarsi nei suoi momenti di crisi, quando passa da una fase evolutiva all’altra (per esempio alla nascita di un nuovo figlio o quando questo esce di casa, etc.), tutto il sistema si riorganizza, si modificano alcune regole di base per andare incontro al cambiamento e costruire un nuovo equilibrio diverso da quello iniziale.
All’interno di questa prospettiva, il disagio psicologico espresso da una Persona assume un significato “relazionale” oltreché “individuale”, ovvero è inscritto all’interno di un contesto relazionale che contribuisce al suo manifestarsi.
Nella psicoterapia ad orientamento sistemico – relazionale, la Persona portatrice del sintomo viene definita “paziente designato”, ovvero il componente della famiglia che comunica attraverso di Sé un’alterazione che riguarda l’intero sistema famiglia, ma che date le sue caratteristiche e le dinamiche nel quale è inserito, trova in lui il canale di espressione.
La complessità del sistema famiglia spesso origina da un insufficiente capacità della famiglia stessa di raccogliere le proprie risorse per riorganizzare le sue regole di base di fronte a un cambiamento (dovuto a qualche evento esterno o interno).
La tendenza di ogni sistema è quella di mantenere una propria stabilità. Dinanzi a situazioni che turbano gli equilibri che la famiglia ha costruito nel tempo, essa può reagire irrigidendosi sui propri meccanismi di funzionamento (e quindi opponendosi al cambiamento), oppure adattarsi alle nuove condizioni dettate dalla situazione.
Sistemi rigidi, chiusi e invischianti bloccano il cambiamento, la differenziazione dalla famiglia e, in genere, determinano una sofferenza nei propri componenti proprio perché si oppongono al naturale mutare delle cose.
Intervento terapeutico
Ogni famiglia è chiamata ad attraversare molteplici fasi, tappe necessarie all’evolversi del suo “ciclo di vita”, le quali potrebbero comportare difficoltà nell’affrontare l’inevitabile cambiamento richiesto, che ostacolano o bloccano il sistema famiglia e impediscono soluzioni interne adeguate, necessarie a fronteggiare le fasi critiche.
Spesso la Famiglia sceglie di richiedere una terapia familiare a seguito della presenza di un significativo malessere e/o la presenza di sintomatologia di uno solo dei componenti, ad esempio, comportamenti percepiti come preoccupanti di un figlio adolescente, problemi relazionali o di apprendimento del bambino a scuola, oppure cambiamenti lavorativi ed economici, esperienze traumatiche vissute da un componente o da tutta la famiglia (lutti, incidenti, separazioni, etc.), litigi tra fratelli, difficoltà di comunicazione, difficoltà dello svincolo da parte di un componente della famiglia, etc.
Il disagio di “uno” può creare confusione nella richiesta della scelta di una terapia: è meglio intraprendere un percorso individuale oppure familiare?
Accogliendo la premessa teorica del modello sistemico relazionale, chi esprime il disagio, esprime le difficoltà dell’intero sistema familiare. La Persona sintomatica (o paziente designato) diviene portatore delle difficoltà relazionali, delle conflittualità o delle problematiche di crescita ed evoluzione della propria famiglia di appartenenza. Il sintomo non può essere considerato sola ed unica espressione del disagio individuale, ma come espressione di un malessere di tutta la famiglia.
Un percorso di psicoterapia familiare è sempre costruito in base ai bisogni unici della storia della famiglia e dei suoi componenti.
La personalizzazione dell’intervento terapeutico, che non esclude, dove necessario, anche dei colloqui individuali per i singoli componenti della famiglia o dei colloqui con la coppia genitoriale, o colloqui con il sotto-sistema fratelli, ha l’obiettivo di accogliere i bisogni di tutti, di potenziare le risorse già presenti e di scoprine di nuove, di aprire i canali comunicativi e di confronto positivo, di accogliere la possibilità d’introdurre delle differenze nelle modalità relazionali, di superare le criticità, placare la sofferenza individuale e del sistema famiglia, raggiungendo un equilibrio psicologico, emotivo, affettivo, relazionale e comportamentale nuovo e più adattivo.
Il disagio presente all’interno del nucleo familiare è spesso derivante da dinamiche relazionali particolarmente conflittuali, relazioni disfunzionali che creano dei blocchi e si traduce in diverse conseguenze, ad esempio disturbi psicologici di uno o più membri della famiglia, problematiche comportamentali o conversioni somatiche, ovvero sintomi o patologie che si esprimono a livello fisico, ma la cui causa dominante è psicologica e/o emotiva.
Allo scopo di gestire queste ed altre complessità, il lavoro di psicoterapia si orienta secondo il duplice obiettivo di migliorare il funzionamento relazionale della famiglia e incrementare il grado di benessere individuale. In altre parole, sostenere tutti i componenti in un processo di facilitazione della trasformazione del sistema, ovvero di cambiamento di ognuno rispetto agli altri e di conseguenza delle reciproche richieste.
Il processo terapeutico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base alle necessità del caso: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa per amplificare una risonanza cognitiva ed emotiva con l’Altro, tecniche di rilassamento, tecniche immaginative, la Terapia sistemico – relazionale, la terapia delle emozioni, strumenti grafici, fotografie e audiovideo, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, Carte Dixit, il potenziamento delle risorse, tecniche di Mindfulness, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio, destrutturarli e ristrutturarli, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
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Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé o di qualcuno importante per Te.
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