In psicologia, con fase di “svincolo” o “differenziazione” s’intende il processo di distacco e crescita verso l’autonomia emotiva e psicologica del figlio dalla famiglia d’origine.
Il superamento di questa fase risulta essere fondamentale per il raggiungimento del benessere cognitivo, emotivo, psicologico, affettivo e relazionale della Persona.
In termini cronologici, questa fase inizia al termine dell’adolescenza e termina con l’allontanamento fisico e/o emotivo della Persona dalla famiglia.
Lo svincolo dalla propria famiglia è un processo complicato e richiede, perché vi sia una totale riuscita, che il figlio abbia raggiunto una buona individuazione e affiliazione alla famiglia. Solo se avrà sperimentato relazioni (attaccamento) che ha percepito sicure, se sentirà di potersi fidare e affidare, essere riconosciuto ed apprezzato, ricevere sostegno e amore incondizionato dalla propria famiglia, riuscirà a tagliare i legami e a sostituirli con vincoli extrafamiliari.
La differenziane dalla famiglia d’origine vede il suo culmine nella fase adolescenziale, con uno spostamento progressivo degli investimenti affettivi dalla famiglia verso il mondo esterno e la conseguente differenziazione dell’adolescente, poi giovane adulto, dalla famiglia con la costruzione del proprio progetto di vita.
Cosa possono fare i genitori per agevolare la fase di svincolo?
Affinché un figlio possa svincolarsi dalla famiglia di origine, i genitori devono:
- Consentirgli di esplorare il mondo autonomamente alimentando la fiducia in se stesso.
- Avere chiara la differenza tra coppia genitoriale e coppia coniugale, ciò consente di non triangolare il figlio in dinamiche conflittuali più o meno esplicite.
- Non soffocare il figlio con atteggiamenti iperprotettivi, facendogli percepire il mondo esterno alla famiglia come cattivo e pericoloso, alimentando senso d’insicurezza.
- Non squalificare costantemente il figlio con critiche, facendolo sentire inadeguato e non capace di affrontare le sfide del mondo esterno, alimentando un senso di bassa autostima e autoefficacia nel perseguire i suoi obiettivi.
- Aver tracciato all’interno della famiglia confini ben definiti dove non vi siano invasioni e dipendenze.
- Consentire che ognuno possa essere se stesso con le proprie emozioni e decidere in autonomia la propria vita potendo spiccare il volo via dal nido familiare.
- Gestire i sentimenti di vuoto e di tristezza, che possono derivare dall’uscita di casa del figlio.
- Etc.
Se i genitori agevoleranno lo svincolo, il figlio si sentirà autorizzato e libero di andare senza vincoli e sensi di colpa, assecondando i propri bisogni e non quelli del sistema famiglia.
Il mancato svincolo
La mancata differenziazione dalla famiglia d’origine può avvenire, ad esempio, se al giovane non è stata data, da parte dei genitori, una sufficiente fiducia nelle sue capacità e capacità di giudizio.
Genitori eccessivamente ansiosi che hanno iperprotetto il figlio da ogni possibile frustrazione o fallimento potrebbero non averlo aiutato ad accrescere le proprie risorse interne necessarie per affrontare il mondo autonomamente.
Altre volte può accadere che lutti importanti nella storia familiare, problematiche nella relazione di coppia, o malattie fisiche di uno dei genitori, impediscano al figlio/a di svincolarsi.
I figli, infatti, percependo le difficoltà dei genitori e la loro sofferenza potrebbero vivere la propria uscita di casa come un tradimento nei loro confronti.
Sentendosi in debito ed in dovere di ripagare i genitori per le cure ricevute ed immaginandosi che il proprio compito sia quello di assisterli, potrebbero decidere di rimanere a vivere con loro, anziché intraprendere un proprio progetto di vita autonomo, pur mantenendo un solido e duraturo legame emotivo e di aiuto reciproco con la famiglia.
In altre parole, quando lo svincolo è vissuto come abbandono (e non come sana differenziazione ed individuazione di Sé), il desiderio di essere liberi e indipendenti da parte dei figli può essere vissuto con forte angoscia, con sensi di colpa, fino ad arrivare, in alcuni casi, ad esprimere ansia, panico, disturbi psicosomatici, disturbi alimentari, depressione, etc.
Il mancato svincolo rende impossibile il raggiungimento dell’indipendenza e della libertà di essere se stessi e questo necessariamente influenza anche le relazioni affettive.
Le persone che hanno difficoltà di svincolo, infatti, tendono a riproporre la stessa dinamica di dipendenza nelle proprie relazioni affettive e a costruire, quindi, relazioni affettive di tipo dipendente.
Paura del conflitto e mancato svincolo
Spesso, all’origine del mancato svincolo c’è la paura di entrare in conflitto con le proprie figure di riferimento.
E’ solamente accettando la possibilità di entrare in conflitto con il proprio sistema familiare di appartenenza che si può arrivare alla individuazione di Sé.
Siamo abituati a pensare ai conflitti in termini di scontro e rottura e, non a viverli come processi evolutivi necessari alla crescita e alla costruzione della propria indipendenza.
Dove c’è conflitto, c’è differenziazione e opportunità di crescita.
Non è il conflitto ad essere negativo, ma è il modo in cui scegliamo di affrontarlo che lo rende positivo e costruttivo/evolutivo oppure negativo e distruttivo.
In un sistema familiare, che vive la differenziazione in modo naturale e non come un tradimento, ci sarà più apertura verso la costruzione dell’indipendenza dei figli e la costruzione di un legame affettivo rispettoso delle individualità e delle differenze.
Al contrario, in un sistema familiare che tende all’omologazione dei propri componenti, ogni tentativo di differenziazione sarà vissuto come una minaccia al proprio equilibrio e alla propria armonia. In questi casi, il processo di svincolo verrà vissuto come scontro, dove uno vince e uno perde e viceversa. Il rischio è che il figlio non riesca a differenziarsi e che i legami affettivi familiari vengano compromessi o vissuti con rabbia, solitudine e frustrazione.
E’ solo affrontando il timore di mettersi in “conflitto”, non piacere, deludere, scontentare, che ogni Persona può darsi l’opportunità di crescere ed evolvere in direzione dell’espressione autentica del proprio Sé e del proprio benessere.
Intervento terapeutico
Differenziarsi dalla famiglia d’origine è un processo naturale, una fase evolutiva che ogni Persona è chiamata ad affrontare per proseguire il proprio cammino di vita.
Svincolarsi dalla propria famiglia d’origine non significa abbandonare la famiglia, ma riconoscere la propria unicità in quanto Persona, frutto di una storia, con un presente e un futuro da vivere.
Svincolarsi dalla propria famiglia d’origine non vuole dire recidere i legami, ma valorizzarli all’interno di una nuova storia generazionale.
La propria storia va rispettata, ma se rielaborata consentirà alla Persona di investire nel mondo esterno (progetti professionali, relazioni sentimentali e amicali appaganti, la creazione di una nuova famiglia, etc.), vivendo serenamente il presente e andando incontro al proprio futuro con più entusiasmo e determinazione.
Un ambiente relazionale dove non viene agevolato il processo di differenziazione può incidere sulla vita relazionale e affettiva delle Persone coinvolte. Il primo passo, spesso molto difficile da fare, vista la significatività emotiva delle relazioni (ad esempio mamma/figlio, papà/figlio, etc.) è quello di DIVENTARE CONSAPEVOLI DELLE CONTRADDIZIONI CHE TALE SITUAZIONE CREA, ma soprattutto di comprendere che C’E’ SEMPRE UNA SCELTA CHE PUO’ ESSERE FATTA.
Per fare questo, è richiesta una stabilità emotiva, capacità di decodifica e una sicurezza esistenziale. Solo una volta raggiunto questo stato si è in grado di scegliere tra diverse possibilità nel processo comunicativo e relazionale in cui si è coinvolti.
Queste capacità possono essere sviluppate e sperimentate aprendosi ad un percorso di psicoterapia per:
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- Rileggere la propria storia personale e familiare.
- Ri – significare e ristrutturare gli schemi cognitivi, emotivi e relazionali, le credenze disfunzionali connesse agli eventi (del passato, del presente e del futuro) e alle persone appartenenti ai propri mondi relazionali.
- Acquisire maggiore consapevolezza di Sé.
- Riuscire a SPEZZARE QUESTO SCHEMA RELAZIONALE PROPONENDO UN MODELLO RELAZIONALE ALTERNATIVO E PIU’ EVOLUTIVO.
- Superare quei condizionamenti che non sono funzionali alla crescita.
- Spezzare i vincoli che non consentono di esprimere il proprio Sé autentico.
- Comprendere e trovare un significato alle proprie difficoltà di crescita, permettendo di sbloccare la situazione di stallo in cui la Persona si trova e di riattivare così il proprio ciclo vitale.
- Sostenere la motivazione al cambiamento e al recupero del proprio benessere psicofisico, emotivo, affettivo e relazionale.
- Riprendere il controllo della propria vita, ritrovare l’autonomia decisionale e la libertà di essere se stessi, sentire di meritarsi di essere felici e sereni.
Il percorso psicologico vuole andare a stimolare la Persona a riflettere sulle proprie emozioni (es. senso di colpa, rabbia, frustrazione, ansia, delusione, etc.), imparando a riconoscere e rifiutare messaggi ambivalenti che vengono dall’interlocutore, anche se si tratta di una relazione significativa.
In tal senso, un percorso psicoterapeutico può diventare uno strumento importante per RITORNARE AD ESSERE LIBERI DI SCEGLIERE E DI ESPRIMERE I PROPRI BISOGNI, ad acquisire maggiore competenza emotiva, autostima, senso di autoefficacia, sentendosi di meritare di vivere relazioni costruttive, appaganti ed evolutive, sentendo di non tradire nessuno.
In sintesi, l’intervento psicologico ha l’obiettivo di sostenere la persona nel ritrovare un benessere psicologico, emotivo, affettivo, relazionale e comportamentale, più adattivo all’interno dei propri mondi relazionali.
Il processo terapeutico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base alle necessità del caso: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa per amplificare una risonanza cognitiva ed emotiva con l’Altro, tecniche di rilassamento, tecniche immaginative, la Terapia sistemico – relazionale, la terapia delle emozioni, Terapia EMDR, Ipnosi ericksoniana, strumenti grafici, fotografie e audiovideo, home work, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, Carte Dixit, il potenziamento delle risorse, tecniche di Mindfulness, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio, destrutturarli e ristrutturarli, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.
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