Litigi tra fratelli
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Fratelli e sorelle sono i primi compagni di gioco, ma anche i primi avversari naturali.

Conflitto, concorrenza e scontri sono all’ordine del giorno in molte famiglie. L’ambivalenza è una caratteristica tipica dei rapporti tra fratelli e sorelle. Di solito, i conflitti tendono a ridursi crescendo e soprattutto una volta usciti dalla famiglia e da quei ruoli che la famiglia stessa tende ad attribuire a ciascuno dei componenti.

Il rapporto tra fratelli è qualcosa di molto complesso. E’ una relazione unica, non paragonabile a nessun’altra. Il legame tra fratelli, infatti, non si sceglie. E’ la relazione più lunga che si può conoscere in tutta la vita, in cui si condividono ricordi, sogni ed eventi straordinari o tragici.

La relazione tra fratelli porta un contributo fondamentale alla definizione dell’identità e della personalità, essendo una delle relazioni di base della vita. Fratelli e sorelle sono modelli importanti, complici e alleati. Allo stesso tempo, però, essi possono essere anche rivali e oggetti di invidia, gelosia. Un fratello o una sorella si può amare incondizionatamente e, un momento dopo, non sopportare più.

Durante i litigi, i bambini imparano a conoscere i propri limiti, a mettersi nei panni dell’Altro, a sperimentare le conseguenze anche dolorose di quello che viene loro detto o fatto.

La relazione tra fratelli diventa una palestra dove allenare le proprie abilità relazionali, di confronto, contrattazione e negoziazione, dove si impara a conoscere e sperimentare le dinamiche con i pari.

 

Perché si litiga?

Alla base dei conflitti c’è sempre una motivazione, più o meno consapevole. Attraverso questa modalità istintiva e rumorosa, il figlio cerca di appagare un’esigenza, di raggiungere un obiettivo, di soddisfare un bisogno o di lanciare una richiesta d’aiuto.

Alcuni tra gli aspetti principali che guidano e alimentano lo scontro tra fratelli sono il desiderio di conquistare il favore e l’affetto dei genitori e il timore di perdere l’attenzione dei familiari o il proprio posto nella gerarchia familiare.

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In età adulta, i motivi più frequenti e visibili di conflitto riguardano questioni economiche come l’eredità e l’assistenza ai genitori non più autosufficienti, ma in realtà, le ostilità più profonde che insorgono da adulti, costituiscono piuttosto la prosecuzione o la riattivazione di vecchie ferite che provengono dall’infanzia.

In altre parole, la relazione conflittuale tra fratelli s’inserisce e va compresa all’interno della più ampia cornice delle dinamiche familiari.

 

Il comportamento dei genitori è frequentemente alla base del rancore tra i figli, anche quando essi non ne sono consapevoli e anzi credono di agire per il loro bene.

  • I genitori possono lasciare che la loro preferenza per un figlio si traduca in un trattamento diverso o in privilegi da cui altri figli sono esclusi, inducendo i figli a lottare tra loro per ricevere l’attenzione e l’amore dei genitori, sperimentando però un forte senso d’ingiustizia.
  • I genitori possono fare confronti tra i figli pensando così di spronarli a migliorarsi e innescando, invece, invidie atroci.
  • Genitori in conflitto tra loro possono ricercare più o meno consapevolmente l’alleanza di un figlio contro il partner (triangolazione familiare) e, così, fratelli e sorelle possono trovarsi a schierarsi uno con un genitore, uno con l’Altro, perdendo la possibilità di essere complici.
  • Anche quando i genitori sono attenti ad essere equi con tutti i figli, inevitabilmente i diversi figli, pur vivendo tutti nella stessa famiglia, sperimentano su di Sé un trattamento e delle aspettative almeno in parte differenti, anche solo in base all’ordine di nascita, perché arrivano in epoche diverse, con genitori che di volta in volta hanno esperienza, storia, condizione emotiva diversa.
  • Può accade anche che un figlio faccia una scelta di vita non in linea con i valori e le credenze familiari, portando fratelli e sorelle a ripudiarlo perché tradisce il “mandato” familiare.
  • Può accadere che i rapporti tra fratelli possono incrinarsi quando uno di loro tenta di uscire da un ruolo che finora ha ricoperto in famiglia e che ora non vuole più occupare, ad esempio, una figlia che si è sempre occupata dei genitori che vuole trasferirsi per lavoro.
  • Etc.

 

La possibilità di superare il conflitto con fratelli e sorelle deriva dalla capacità di uscire dal ruolo di figli e dalle dinamiche familiari, spesso disfunzionali, per VEDERSI COME ADULTI LIBERI DI SCEGLIERSI RECIPROCAMENTE.

Ripercorrere la storia familiare, provare a mettersi nei panni dell’Altro, a sentire come si sta in quel ruolo in quella famiglia (ognuno ha un ruolo all’interno della propria famiglia, con precise caratteristiche e aspettative da soddisfare), provare a comunicare, può aiutare a comprendere i comportamenti dell’Altro e, anche nel caso non avvenga un riavvicinamento,  si può lavorare per trovare un senso alla relazione conflittuale fraterna e un accordo interiore.

 

Cosa dovrebbero fare i genitori?

Il comportamento dei genitori e lo stile educativo contribuiscono significativamente nella gestione dei conflitti tra fratelli.

La relazione tra fratelli e sorelle e la loro complicità deve essere stimolata, creando delle occasioni (da condividere anche insieme ai propri figli) di collaborazione reciproca, giochi di squadra, attività che prevedono cooperazione e alleanza in cui ognuno può dare il suo contributo e sentirsi capace, bravo, valido allo stesso modo. Favorire questi tempi e momenti positivi dà ai figli la possibilità di sperimentare quanto è appagante essere solidali e dalla stessa parte, nonché riconosciuti in modo uguale (con lo stesso valore) da parte dei genitori.

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Quando, però, il conflitto diventa eccessivo, sfocia nell’ostilità, nel disprezzo verso l’Altro e nella costante volontà di ferire e umiliare il fratello o la sorella, nonché a volte nella violenza fisica, i genitori si trovano a dover intervenire per riportare l’equilibrio in famiglia.

 

In caso di litigi tra fratelli, i genitori dovrebbero:

  • Avere chiaro quello che sta accadendo prima di agire. Cosa scatena la lite? Cosa succede prima e dopo? Cosa ha ottenuto il vincitore? Qual era lo scopo della lite? etc. Ciò può consentire di conoscere gli elementi scatenanti, gli esiti della lite e di elaborare efficaci strategie di intervento educativo.
  • Se non raggiunto in modo autonomo dai fratelli, i genitori possono promuovere la comunicazione agevolando il compromesso, senza ricercare un colpevole.
  • Mantenere la neutralità. I genitori devono essere mediatori e non giudici, empatizzando con entrambi senza schierarsi, nonostante le richieste di schieramento.
  • Evitare paragoni che possono ferire i figli, minare la loro autostima ed inficiare la fiducia verso i genitori, nonché inasprire la competizione fra i fratelli. Piuttosto, può essere utile valorizzare ciascuno per le cose che sa fare meglio. Entrambi avranno la giusta attenzione, che spesso è il vero oggetto del contendere.
  • Porre dei limiti e delle regole di comportamento, ma senza sminuire la personalità o il modo di essere dei figli. Dopo un litigio, prima di proporre una regola, è bene che vi sia una comprensione empatica del figlio e dei suoi bisogni. In questo modo, riuscirà a capire che i suoi comportamenti e le sue emozioni possono essere accolte e comprese dai genitori, senza però giustificare eventuali comportamenti non adeguati. È importante essere chiari nel trasmettere le regole e nel farle rispettare, ad esempio, è vietato picchiarsi, sono vietati gli insulti, è vietato rompere o rovinare oggetti personali, etc.
  • Giocare di squadra, ovvero introdurre degli interventi educativi coerenti e congiunti, senza contraddirsi davanti ai figli.
  • Dare il buon esempio, ponendo attenzione a come i genitori si comportano non solo nell’interazione con i figli, ma anche tra di loro. I FIGLI IMITANO LE REAZIONI E IL COMPORTAMENTO DEI GENITORI, imitano quello che vedono fare nei propri contesti relazionali d’appartenenza.

 

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Intervento terapeutico

Se i litigi tra fratelli sono affrontati in modo costruttivo possono permettere di sviluppare una serie di competenze relazionali, come imparare a gestire le frustrazioni, condividere, riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni, regolare le proprie emozioni, mettersi nei panni dell’altro e aumentare le proprie capacità di problem solving nel risolvere i conflitti.

Quando i litigi arrivano ad un livello tale da compromettere il benessere emotivo e psicologico della Persona e della famiglia, è possibile utilizzare alcuni strumenti psicologici ed individuare un piano d’azione personalizzato co – costruito in base ai bisogni reali di specifico caso.

 

UN NUOVO EQUILIBRIO relazionale all’interno della famiglia può essere ricercato:

*Lavorando attraverso un PERCORSO DI SOSTEGNO ALLA GENITORIALITA’, ovvero sostenendo il genitore singolo o la coppia genitoriale insieme con un intervento pragmatico, orientato alla ricerca e all’autoriflessione, che consenta ai genitori di diventare protagonisti attivi nel ritrovare un’espressione di genitorialità serena e costruttiva per la crescita dei propri figli, nonché per un senso di appagamento positivo circa la propria funzione educativa.

*Lavorando attraverso un percorso di TERAPIA FAMILIARE, per migliorare il funzionamento relazionale della famiglia e incrementare il grado di benessere individuale dei suoi componenti.

*Lavorando attraverso un PERCORSO PSICOLOGICO INDIVIDUALE dei singoli fratelli o sorelle, per fare chiarezza dentro di Sé, esplorare il proprio mondo interiore, risignificare gli eventi della propria vita e quelli inerenti alla relazione con i genitori e con i fratelli, giungendo ad una maggiore consapevolezza di Sé e dei propri mondi relazionali di appartenenza.

 

POSSO ESSERTI D’AIUTO?

Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé o di qualcuno importante per Te.

Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.

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