Sono moltissimi i genitori che crescono da soli i loro bambini. Madri e padri che si ritrovano soli e devono capire come riorganizzare la loro vita e riscoprire come rendere il più serena possibile quella dei loro figli.
Le separazioni e i divorzi rappresentano una realtà in constante aumento come anche quella di chi sceglie la strada della genitorialità svincolandola da un legame sentimentale o di chi, per disgrazia, si ritrova da solo dopo aver perduto il partner.
Storie diverse tra loro che conducono alla nascita, di quella che è attualmente definita “famiglia monoparentale”.
Separazione e divorzio
Si può essere genitori single a seguito di una separazione o un divorzio ed è questo, probabilmente, il caso più frequente dove, non di rado, permane una qualche forma di accordo o di sostegno con l’ex coniuge.
Quando la scelta della separazione viene fatta, i genitori si ritrovano soli, in compagnia però di emozioni molto diverse tra loro. Per alcuni c’è la sensazione di liberazione, di leggerezza, di opportunità. Per molti altri è vivo il senso del fallimento, la paura di non riuscire, la rabbia, la delusione per le aspettative che si avevano e sono andate in frantumi, l’insicurezza per come ci si sente, insieme alla paura della solitudine. E, insieme a tutto questo, la consapevolezza di dover pensare ai propri figli.
Dopo il primo momento di terremoto emotivo, il genitore single si trova a dover essere pronto, seppur spaventato, alla sfida di crescere i bambini da solo/a.
La separazione non rende meno Genitori, rende solo necessaria una riorganizzazione della propria vita, una particolare attenzione nell’ascoltare i propri bisogni. Il cambiamento può risultare complesso e avere bisogno di tempo, ma non è impossibile.
Nei momenti di estremo dolore qualche genitore può avere la sensazione di trascurare i propri bambini. Ciò può accadere, è possibile parlarne con il bambino, lasciandolo fuori dal proprio dolore e rassicurandolo dell’amore provato. Questo può essere utile per evitare che i figli si sentano in colpa, seppur non sia così, di quanto si muove intorno a loro. E’ bene essere pronti anche a reazioni di rabbia e capire come gestirle.
I figli sentono tutto quello che accade intorno a loro e si esprimono emotivamente e attraverso il comportamento in base a questo.
Un genitore che non coinvolge i figli nei propri tormenti, nella propria rabbia, nel conflitto con l’ex partner, farà sentire i figli più al sicuro e loro si comporteranno di conseguenza. I figli non sono né confessori, né arbitri, né messaggeri, né sostituti del ex partner sui quali sfogarsi.
Eventi traumatici imprevisti
Ci possono essere poi casi più estremi in cui l’altro genitore viene del tutto a mancare fisicamente o anche solo psicologicamente e dove quindi l’intero peso del ruolo genitoriale grava solo su un genitore. Si tratta in ogni caso di situazioni che rimangono psicologicamente “atipiche” per i figli e difficili da gestire. La rielaborazione del lutto e/o della perdita implica dei passaggi emotivi significativi sia per i figli sia per il genitore, che scorrono lungo un processo complesso e molto personale.
Genitorialità svincolata da un legame sentimentale
A seguito di adozione o inseminazione, in un genitore single possono fare la loro comparsa i sensi di colpa derivanti da non essere riusciti a donare ai propri figli una tradizionale famiglia bigenitoriale.
D’altra parte, per i figli può anche essere difficile accettare che solo uno dei genitori farà parte della propria vita quotidiana. In tal senso, è significativo sia per il genitore che per il figlio poter esprimere ed elaborare le emozioni provate dalla tristezza, alla rabbia, alla frustrazione e alla confusione, dando nuovi significati a quanto provato, allo scopo di mantenere una relazione genitori – figli solida ed evolutiva per entrambi.
Difficoltà del genitore single
Spesso una trappola in cui cadono molti genitori single, soprattutto quando provengono da esperienze traumatiche come quelle di un lutto o di un divorzio, è quella di non riconoscere la difficoltà insita nel loro ruolo monogenitoriale pretendendo da se stessi di poter fare tutto da soli.
Questo comportamento porta, spesso, il genitore single, al rischio dell’isolamento sociale, ad estremi sacrifici sul piano lavorativo e materiale, a difficoltà di condividere la propria situazione con altre persone, a nascondere il proprio dolore, a non prendersi più cura di Sé, a dover accettare compromessi emotivi per ricevere sostegno dalla propria famiglia d’origine e a isolarsi da un punto di vista relazionale da altri adulti.
Spesso la sensazione di solitudine è pervasiva.
Le eccessive responsabilità e la mancanza di cura per se stessi, prolungate nel tempo, possono generare ansia, depressione e stress. La sensazione di isolamento e l’assenza di gratificazioni in ambiti diversi dalla genitorialità possono causare tristezza, irritabilità e apatia.
Al tempo stesso, il pensiero di non fare abbastanza per i figli può minare l’autostima e la fiducia di sé, nonché scatenare forti sensi di colpa.
Intervento terapeutico
Crescere i figli da genitori single comporta delle difficoltà sia sul piano materiale che su quello affettivo e sociale, andando ad incidere sul benessere psicologico del genitore e dei figli stessi.
Ogni genitore single ha bisogno del suo tempo per elaborare il processo di cambiamento del quale è venuto a fare parte, sia come Persona sia come Genitore.
Spesso, è necessario lavorare sulla propria autostima, sui nuovi limiti, sui nuovi obiettivi, sugli stati emotivi negativi, come la paura, la tristezza, il senso di fallimento, i sensi di colpa, lasciando il passato nel passato.
Il cambiamento passa prima di tutto nell’accettare la nuova situazione, accogliere i nuovi bisogni, ritrovare la fiducia nelle proprie risorse e riscoprirne di nuove, elaborare l’idea, nel tempo, di avvicinarsi a nuovi partner per costruire una relazione più sicura, ma al contempo acquisire la consapevolezza di essere autosufficienti, centrati, anche senza un partner.
Tutto ciò per riprendere la progettualità della propria vita e per dare un senso di solidità e sicurezza ai figli, i quali hanno diritto di crescere ed evolvere senza preoccuparsi di accudire i propri genitori, ma al fianco di un genitore appagato e sicuro di Sé.
Un intervento psicologico rappresenta un fattore protettivo rispetto al perdurare di emozioni e comportamenti che possono, alla lunga, favorire l’espressione di sintomatologia sia nel genitore single che nei figli, nonché la possibilità di ritrovare un equilibrio personale e familiare del quale potrà giovare ogni componente della famiglia.
UN NUOVO EQUILIBRIO può essere trovato:
*Lavorando attraverso un PERCORSO DI SOSTEGNO ALLA GENITORIALITA’, sostenendo il genitore con un intervento pragmatico, orientato alla ricerca e all’autoriflessione, che gli consenta di diventare protagonista attivo nel ritrovare un’espressione di genitorialità serena e costruttiva per la crescita dei propri figli, nonché per un senso di appagamento positivo circa la propria funzione educativa.
*Lavorando attraverso un percorso di PSICOTERAPIA INDIVIDUALE con il genitore single, circa l’elaborazione e l’accettazione degli eventi (es. separazione, lutto del coniuge, gestione della genitorialità da single, eventi traumatici, etc.) e sulle intense emozioni che accompagnano il proprio vissuto.
Quando i pensieri e gli stati emotivi, circa la nuova situazione da affrontare, si trasformano in una difficoltà stabile di accettare le incertezze, nella tendenza ad esaminare ricordi e avvenimenti del passato e l’emotività prende il sopravvento, impedendo di ripartire, di rinascere, di stare nel presente, allora può essere utile fermarsi e capire cosa non sta funzionando.
I pensieri tornano ripetitivamente e in modo apparentemente incontrollabile sull’ex partner. La mente cerca ricorsivamente una spiegazione al fine di risolvere quello che considera un “problema”: la fine della relazione. Al termine di una relazione, la tendenza è quella di esaminare ricordi e avvenimenti del passato, questo al fine di individuare ciò che non ha funzionato.
Il problema emerge quando queste strategie diventano involontarie, automatiche e ricorsive, ovvero quando perdono la loro capacità di portare all’azione e si strutturano in circoli viziosi mentali ed emotivi che acuiscono la sofferenza, un forte stato di stress e ansia che perdura nel tempo e non tende ad attenuarsi.
Un percorso psicologico può facilitare lo sbloccarsi della situazione e grazie alla comprensione delle modalità cognitive ed emotive che bloccano il processo, accrescere la consapevolezza di se stessi, visualizzare la vita che si desidera costruire e la Persona che si vuole essere.
La Persona viene sostenuta a:
- Approfondire la storia di vita della Persona all’interno dei suoi mondi relazionali d’appartenenza.
- Capire cos’è accaduto nella relazione appena conclusa, cercando di capire quali fattori hanno fatto scattare l’amore e poi cosa ha fatto spegnere questi sentimenti, senza colpevolizzare nessuno, avendo uno sguardo obiettivo su quello che è successo, per poter imparare dai tuoi errori e accettare così il tuo passato senza sensi di colpa o sentimenti di rabbia, disprezzo, etc.
- Aumentare l’autostima e il senso di autoefficacia, riflettendo sulle proprie vulnerabilità e potenziando i propri punti di forza.
- Lasciar andare la gelosia per l’eventuale nuova vita del partner, i rimorsi, i rancori, accogliendo, elaborando ed attribuendo significati nuovi e più razionali agli eventi, soprattutto nel caso in cui si è Genitori.
- Imparare a prendersi cura di se stessi, imparando ad imparare dalle proprie esperienze.
- Riportare alla luce una percezione reale di se stessi, non offuscata e debilitata da pensieri negativi e non evolutivi appresi da ricordi, eventi ed esperienze inerenti alle relazioni precedenti.
- Accogliere e gestire lo stato di confusione, di disorientamento, ansia, paura, rabbia, frustrazione e tristezza.
- Ristrutturare le credenze disfunzionali legate al proprio valore e alla propria amabilità e alle emozioni legate alla paura della solitudine, del rifiuto e dell’abbandono.
- Acquisire maggiore consapevolezza circa le proprie modalità relazionali e le risonanze delle stesse nella propria vita sentimentale e sociale.
- Modificare le aspettative irrealistiche nutrite nei confronti dell’amore.
- Imparare a volersi bene, a stare bene con se stessi, ad accettarsi.
- Imparare a conoscersi meglio e sviluppare l’assertività in modo da poter esprimere e far rispettare i propri bisogni senza timore, contribuendo alla costruzione di un più solido senso di Sé, della propria autonomia e della propria indipendenza.
- Rendersi più forte e libero/a dalle inquietudini, ansie e paure che, che se permangono nel tempo, possono rischiare di amplificare il malessere psicologico, invalidando anche le relazioni interpersonali e la progettualità di vita.
- Pacificarsi con il passato, rivolgere uno sguardo positivo al futuro, ma soprattutto vivere in modo appagante e serenamente la dimensione temporale del presente.
- Sostenere la motivazione al cambiamento e al recupero del proprio benessere psicofisico e relazionale.
- Riprendere il controllo della propria vita, ritrovare l’autonomia decisionale e la libertà di essere se stessi, sentire di meritarsi di essere felici e sereni, da soli o insieme ad un partner.
Il percorso psicologico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDR, l’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale, la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, la Timeline, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, Carte Dixit, esercizi di role play, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti, le credenze o gli schemi fissi di ragionamento responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé e di qualcuno importante per Te.
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