La mia storia di figlio influenza il mio modo di essere genitore?
Non tutti i figli diventano genitori, ma tutti i genitori sono stati figli.
Ogni figlio quando viene chiamato a essere genitore ha un proprio modello di esperienza genitoriale, che si basa su ciò che ha vissuto nella propria famiglia.
Le esperienze educative apprese nei propri contesti di appartenenza fanno parte delle esperienze significative, positive o negative, con le quali può essere necessario confrontarsi.
Esse tracciano la mappa del nostro essere Genitore.
La possibilità di osservare e riflettere sulla propria storia di figlio può consentire di scrivere una storia più libera e consapevole come genitore.
Siamo ciò che imitiamo?
Tutti gli esseri umani apprendono molti comportamenti e modalità relazionali per imitazione.
Riuscire a cogliere quanto il proprio modo di essere genitore deriva da una scelta e quanto deriva da automatismi appresi per imitazione o da condizionamenti più profondi legati alle esperienze che hai vissuto, è una sfida per qualsiasi genitore.
Generalmente, tendiamo ad imitare le persone verso le quali proviamo stima e rispetto, ciò lascia capire quanto i figli siano sensibili alle influenze dei genitori e/o alle figure primarie di riferimento, che rappresentano persone a loro particolarmente vicine e dotate, ai loro occhi, di un grande potere.
Tra gli apprendimenti appresi, più o meno disfunzionali, risultano essere molto significativi gli automatismi non verbali e paraverbali come il tono di voce, le espressioni del viso, la postura, i gesti, etc., che riproduciamo in modo inconsapevole.
Se ci mettiamo a pensare, riusciamo a elencare almeno due o tre comportamenti che per imitazione abbiamo appreso dai nostri genitori e riproduciamo nella relazione con i nostri figli senza accorgercene, anche quelli che non ci piacevano quando eravamo figli.
Ad esempio, ritrovarsi a rimproverare i propri figli con lo stesso tono con il quale lo faceva nostra mamma, o lo sguardo severo con il quale ci guardava nostro padre quando eravamo adolescenti, etc.
In quanti casi un genitore ha automatizzato per imitazione una serie di comportamenti che agisce senza scegliere e che, forse, non gli piacciano?
In questi casi, il genitore può accogliere la sensazione di disagio, irritazione, rabbia, o tristezza che questi comportamenti gli evocano, e usarle per distanziarsene.
Ricordare le emozioni non piacevoli di quando il genitore era figlio, può consentire di spezzare lo schema appreso, che nutre l’automatismo e cambiarlo in modo più evolutivo.
Riconoscere gli schemi maladattivi, disturbanti e disfunzionali, elaborare il loro significato all’interno della storia della propria famiglia ed introdurre delle differenze nei propri schemi cognitivi, emotivi, relazionali, affettivi e comportamentali implica una forte crescita personale, nonché un significativo miglioramento della relazione genitori – figli.
Dire, come spesso accade, “Sarò esattamente l’opposto di mio padre o di mia madre!”, “Con i miei figli mi comporterò in maniera diversa!”, etc., non basta.
Volere differenziarsi, non basta a non ritrovarsi a commettere gli stessi identici errori con i propri figli.
Affrontare la propria storia, non significa solamente eliminare quei comportamenti appresi che non ci appartengono o che non approviamo, ma significa riflettere sulla posizione che, come figli, abbiamo rispetto alla genitorialità espressa dai nostri genitori.
Intervento terapeutico
- Cosa penso del modello educativo che ho ricevuto?
- L’ho riprodotto con i miei figli o me ne sono distanziato?
- Che figlio sono stato?
- Che genitori ho avuto?
- Che genitori avrei voluto avere?
- Quale difficoltà ho incontrato?
- Quali comportamenti e/o stati emotivi dei miei genitori mi hanno fatto soffrire o mi hanno ostacolato o quali mi hanno sostenuto?
- Cosa mi porto di “allora” nel presente?
- Che genitore sono?
- Che genitore vorrei essere?
- Etc.
Riuscire ad esprimersi liberamente sullo stile genitoriale dei propri genitori (supporto, sostegno, emozioni, affettività, stile di attaccamento, comportamenti, etc.) e rispondere in modo autentico a queste ed altre domande, significa crescere, ma soprattutto comprendere se le scelte fatte oggi come genitore si basano sui bisogni reali e sulle caratteristiche dei propri figli o se alcune delle scelte e decisioni prese nei confronti dei propri figli riguardando il bambino che eri.
Ad esempio, quando scegli di essere permissivo con i tuoi figli, lo fai perché hai subito tante restrizioni e regole da piccolo? Stai considerando ciò di cui hanno bisogni i tuoi figli o ciò di cui tu avresti avuto bisogno tu?
Nello scegliere cosa è importante per i propri figli, il genitore sta considerando i loro bisogni evolutivi e le loro caratteristiche personologiche o le proprie?
Lavorare sulla propria storia personale significa pacificarsi con il bambino che sei stato e avere bene in mente che i figli, per quanto possano assomigliare ai genitori, sono altre persone.
Ispirarsi ai modelli educativi del passato è possibile, considerando sempre lo stato presente delle cose.
I genitori non hanno colpe, probabilmente, hanno imitato, a loro volta, quello che i genitori hanno fatto con loro.
La storia di ogni genitore è la propria storia. Solo pensando questo sarà possibile diventare per i propri figli quel genitore del quale hanno bisogno.
Durante il percorso di crescita dei figli, molti pensieri e timori possono condurre i genitori ad esprimere la necessità di un’evoluzione della propria genitorialità. Spesso, tutto parte dal farsi molte domande e da un processo di autoriflessione.
Per il genitore potrebbe essere utile intraprendere un percorso di psicoterapia individuale per fare chiarezza dentro di Sé, esplorare il proprio mondo interiore, risignificare gli eventi della propria vita, riflettere sulla sua storia di figlio/a e sul suo essere genitore, riflettere sul proprio stile genitoriale per consentire di ridefinire un senso di genitorialità più consapevole per il proprio benessere e di quello dei propri figli.
Il percorso psicologico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia delle emozioni, la Terapia EMDR, l’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale, la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, la Timeline, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, prescrizioni comportamentali, Carte Dixit, esercizi di role play, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti, le credenze o gli schemi fissi di ragionamento responsabili dell’attivazione e del mantenimento del disturbo/problema/disagio, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.
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