Rimproveri e punizioni
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Rimproverare i propri figli o dire loro “no” è un’impresa difficoltosa. Spesso i genitori si trovano ad urlare o a ripetere le stesse cose nella speranza di farsi ascoltare, ma, il più delle volte, il risultato è negativo, sia per gli stessi genitori, che non ottenendo ascolto si sentono esausti e frustrati, sia per i figli che vedono solo la rabbia e la delusione dei genitori, senza capirne le ragioni.

Il fatto che i genitori segnino limiti e confini è fondamentale nella crescita dei figli perché questo permette loro uno sviluppo armonico e la costruzione di un senso di sicurezza personale. Sapere di essere all’interno di un contenitore solido e definito tutela bambini e ragazzi e li fa sentire protetti, solo così potranno permettersi di esplorare il mondo in maniera libera e diventare poi adulti autonomi e sicuri di Sé.

 

Rimproveri

Educatori, psicologi e pedagogisti concordano che i rimproveri sono utili per una crescita serena, ma solo se si seguono delle regole. Eccone alcune:

  • Rimproverare sempre significa non rimproverare affatto. Essere sempre arrabbiati fa perdere autorevolezza e credibilità agli occhi dei figli. Se sgridare i figli, ad esempio fuori casa, diventa un’abitudine, l’azione perde tutta la sua efficacia. Può essere utile rimproverare nelle occasioni dove veramente serve.
  • Essere fermi e risoluti. I “no”, se decisi per il benessere dei figli, devono essere mantenuti e non cancellati. I “no” permettono di sviluppare la resilienza, ovvero la capacità di rispondere positivamente ai piccoli e grandi traumi della vita. Anche se il figlio si oppone, innescando nel genitore sensi di colpa e/o rabbia, etc., dire dei “no” utili gli comunica che il genitore /i sono presenti e si interessano a lui.
  • Non urlare. È di certo più semplice, ma non efficace. Non è il volume, ma il tono a fare la differenza. I genitori dovrebbero avere un tono deciso che non mostri vulnerabilità, ma al contempo pacato.
  • Rimproverare il modo di fare, di comportarsi, ma non la Persona. Questo significa non usare etichette generali come “sei stupido”, “sei cattivo”, etc. Si deve essere il più precisi possibile e dire: “la verifica a scuola non è andata bene, devi studiare di più”, “non hai messo in ordine i giochi nella tua cameretta, questo non va bene”, etc.
  • Descrivere al figlio il comportamento che si sta rimproverando in senso costruttivo spiegando il motivo per cui è sbagliato, quali conseguenze negative ha quel comportamento, qual è invece il comportamento atteso e quali conseguenze positive ha il comportamento atteso.
  • Farsi rispettare senza incutere paura. Infondere nei figli sentimenti di terrore nei confronti dei genitori e assegnare punizioni eccessive ai figli fa crescere solo sentimenti negativi in loro che non comprendono l’auto-miglioramento, finendo per reiterare comportamenti e atteggiamenti sbagliati. La paura per il genitore può svanire, il rispetto no. E’ utile spiegare cosa non va, cosa fa può far arrabbiare, ovvero, è utile che il genitore condivida le proprie emozioni affinché il figlio condivida le proprie. In questo modo sarà possibile introdurre una differenza nel comportamento. Educare all’intelligenza emotiva i propri figli consentirà loro di essere persone competenti sul piano emozionale, trovandosi avvantaggiati in tutti i campi della vita.

 

Punizioni

Lo scopo delle punizioni non deve mai essere mai connesso al castigare o far soffrire fisicamente o psicologicamente un bambino o un ragazzo. La punizione dovrebbe permettere di scoprire nuovi modi di agire, più accettabili, rafforzando così un comportamento positivo.

 

La punizione deve essere:

  • Proporzionale alla gravità dell’azione compiuta dal figlio e non al grado di fastidio procurato all’adulto.
  • Immediata, unita a spiegazioni e informazioni chiare circa il comportamento non adeguato tenuto dal figlio, ciò allo scopo di renderlo consapevole degli effetti delle sue azioni.
  • Accompagnata da indicazioni specifiche riguardanti il comportamento desiderato.
  • Controbilanciata dalla possibilità di “recupero”, ossia il figlio deve sapere che mettendo in atto certe azioni o comportamenti potrà ottenere altri “benefici” ovviamente diversi da quelli che ha “perso”.
  • Mai squalificante o umiliante per il figlio.

 

Di fronte a certi comportamenti dei propri figli, i genitori possono non controllare le proprie reazioni emotive. Se lo stato emotivo del genitore è troppo intenso non sarà in grado di riflettere e controllare il grado di punizione, finendo per incutere paura nel figlio e minare la sua autostima.

In tal senso, la punizione che si dà deve essere sempre ben ponderata rispetto alla gravità del comportamento e deve essere personalizzata sul figlio, ovvero commisurata alla sua possibilità di impegno, non deve mortificarlo o umiliarlo e non deve contribuire a strutturare un’immagine negativa del Sé. Frasi come “sei sempre il solito”, “fai sempre così”, “non mi fido di te” dovrebbero essere evitate.

 

Interventi educativi di gratificazione

Se si vogliono modificare specifici comportamenti dei propri figli è più efficace ricorrere a strategie che si basano su premi (rinforzo positivo) piuttosto che su punizioni.

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I figli sono molto più motivati a fare qualcosa se così facendo ottengono un risultato positivo, “controllano”, in tal modo, la situazione attraverso il proprio comportamento e hanno una gratificazione per la fatica impiegata.

Un rinforzo è un sinonimo di “ricompensa” e consiste in un evento che compare immediatamente dopo un comportamento e ne provoca l’aumento della frequenza nel futuro. A volte viene confuso con una forma di ricatto, ma ciò è sbagliato. Il rinforzo non è che un mezzo per procurare vantaggi ad entrambe le parti (per esempio genitori e figli) e che mira a migliorare il tipo di relazione (contrariamente alla punizione, che spesso provoca conflitti tra genitori e figli) ed aumentare comportamenti adeguati. Ci sono due tipi di rinforzo: positivo (comparsa di qualcosa di piacevole) e negativo (eliminazione di qualcosa di spiacevole, molto diverso dalla punizione, con la quale viene a volte confuso).

Il rinforzo non consiste necessariamente in un oggetto, deve essere scelto basandoci sulle preferenze e interessi dei figli, perché per essere efficace deve risultare appunto desiderato: la scelta del rinforzo adeguato è quindi fondamentale per la sua efficacia.

 

Tra i più comuni troviamo:

  • Rinforzi socio affettivi: scambi sociali, come ad esempio dimostrazioni di affetto.
  • Rinforzi simbolici: un simbolo che rappresenta una gratificazione concreta.
  • Rinforzi dinamici: possibilità di svolgere attività piacevoli o godere di privilegi prestabiliti.

 

È importantissimo decidere quali sono i comportamenti che vogliamo incrementare e agire su di essi attraverso il rinforzo.

Stabilire un piano di rinforzamento adeguato, da condividere in tutti gli ambienti di vita del figlio, può essere una strategia efficace per figli di ogni età. Il programma va tarato sulle preferenze del figlio e sul tipo di rinforzo più consono all’età e ai comportamenti che si vogliono modificare e potenziare.

 

Per utilizzare efficacemente degli interventi educativi di gratificazione, il genitore deve essere:

  • Positivo, ovvero lodare (in modo credibile, dunque, non sproporzionato) i comportamenti positivi, comunicare fiducia al figlio rispetto alle sue capacità di comportarsi adeguatamente, premiarlo sempre quando ciò accade.
  • Coerente, ovvero rispettare sempre quanto concordato con il figlio, senza tornare indietro.
  • Realistico, ovvero gli obiettivi definiti devono essere raggiungibili per il figlio che, altrimenti, perderà la motivazione.

 

Questo tipo di intervento educativo può portare dei vantaggi, ovvero, può far aumentare l’autostima dei figli e la motivazione, far percepire il genitore come Persona equa e affidabile e far migliorare la relazione genitori – figli.

 

Intervento terapeutico

I figli hanno bisogno di sentirsi approvati dall’adulto, con espressioni di fiducia, calma, chiarezza, coerenza e fermezza. Rimproveri e punizioni da parte dei genitori possono incidere sulla costruzione di una percezione di Sé solida, sulla competenza relazionale, affettiva e sociale, nonché sul modo di affrontare tutte le sfide della vita.

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Trovare il giusto equilibrio tra rimproveri e punizioni da rivolgere ai figli non è semplice, è un equilibrio che va riaggiustato e calibrato quotidianamente. Cambia in base alle situazioni, ai momenti di crescita e a diversi fattori che intervengono.

Prendersi cura dei figli è un’esperienza incredibilmente positiva che dona nuovo significato alla vita ma, al tempo stesso, il ruolo genitoriale comporta elevati livelli di stress e responsabilità importanti.

Non ci sono manuali d’istruzioni che preparano alla gestione di questa straordinaria e complessa relazione.

Se la funzione genitoriale si blocca, a causa di conflitti, forti incomprensioni, modalità relazionali ipercritiche di comunicare con i propri figli, l’utilizzo costante di rimproveri e punizioni per risolvere le situazioni, problematiche familiari, lavorative, personali che conducono a stati emotivi dolorosi e di forte stress, malesseri psicologici, percezione di incapacità a gestire la situazione, etc., è possibile intervenire per sostenere psicologicamente il genitore e/o i genitori  ed accompagnarli verso un nuovo modo di stare insieme ai figli, più funzionale ed evolutivo di prima, nonché nel sostenerli come Persone.

Un momento di confronto con un professionista può portare giovamento alla relazione genitori – figli e ad aprire nuove vie nella percezione e nella comprensione del proprio comportamento e dei propri bisogni e di quelli dei figli stessi.

 

UN NUOVO EQUILIBRIO può essere ricercato:

*Lavorando attraverso un PERCORSO DI SOSTEGNO ALLA GENITORIALITA’, ovvero sostenendo il genitore singolo o la coppia genitoriale insieme con un intervento pragmatico, orientato alla ricerca e all’autoriflessione, che consenta ai genitori di diventare protagonisti attivi nel ritrovare un’espressione di genitorialità serena e costruttiva per la crescita dei propri figli, nonché per un senso di appagamento positivo circa la propria funzione educativa.

*Lavorando attraverso un percorso di TERAPIA FAMILIARE, per migliorare il funzionamento relazionale della famiglia e incrementare il grado di benessere individuale dei suoi componenti.

*Lavorando attraverso un PERCORSO PSICOLOGICO INDIVIDUALE del singolo genitore, per fare chiarezza dentro di Sé, esplorare il proprio mondo interiore, risignificare gli eventi della propria vita, riflettere sulla sua storia di figlio/a e sul suo essere genitore, riflettere sul proprio stile genitoriale per consentire di ridefinire un senso di genitorialità più consapevole per il proprio benessere e di quello dei propri figli.

 

POSSO ESSERTI D’AIUTO?

Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé e di qualcuno importante per Te.

Puoi contattarmi per chiedere informazioni o fissare un appuntamento.

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