Nella vita di tutti i giorni, per ognuno, c’è un alternarsi continuo di emozioni diverse e questa ricchezza emotiva ha una funzione importante, ci informa su come ci stanno andando le cose rispetto ai nostri obiettivi, bisogni, desideri, valori.
La Psicologia basata sulle emozioni è stata originariamente sviluppata negli anni ’80 da Leslie Greenberg, Professore di Psicologia e Direttore del Centro di Ricerca in Psicologia presso la York University di Toronto e Sue Johnson, Direttrice della Ottawa Couple and Family Institute e dell’International Center for Excellence in Emotionally Focused Therapy (EFT).
Teoria e ricerca hanno portato allo sviluppo di una serie di principi su base empirica necessari per il CAMBIAMENTO EMOTIVO.
Secondo Greenberg (2010), il cambiamento emotivo avviene attraverso almeno sei processi facilitati quando si verificano nel contesto di una relazione empatica.
- CONSAPEVOLEZZA. La consapevolezza delle emozioni è il principio più importante nel cambiamento. Diventare consapevoli dell’esperienza emotiva e poterla verbalizzare fornisce l’accesso alle informazioni adattive e alla tendenza d’azione propria di ogni emozione. Una volta che la Persona conosce quello che sente, si ricollega alle esigenze che vengono segnalate dall’emozione e si motiva per soddisfarle. È utile, nel lavorare con la consapevolezza, fare una distinzione tra la consapevolezza delle emozioni di base e la consapevolezza delle sensazioni corporee. Questo implica che possiamo essere consapevoli di sentirci arrabbiati, tristi o impauriti o essere consapevoli di un senso di pericolo o di una sensazione di oppressione allo stomaco o di leggerezza e così via. Emozioni e sensazioni insieme sono la bussola per la navigazione attraverso la nostra esistenza.
- ESPRESSIONE. Esprimere le emozioni nel setting psicoterapico non significa sfogarsi, ma piuttosto coinvolgere il corpo in una azione che aiuta a superare l’evitamento esperienziale, allenta la tensione muscolare e genera cambiamenti neurochimici e fisiologici al di là della consapevolezza, cambiando l’organizzazione del Sé e le interazioni con gli altri.
- REGOLAZIONE. Un altro importante processo di cambiamento è sviluppare la capacità di sostenere e regolare un’emozione nel momento in cui si sta vivendo. La capacità deliberata di regolazione le emozioni coinvolge processi come l’identificazione e l’etichettatura delle emozioni, l’accettazione e la tolleranza di esse, la capacità di calmarsi, l’impiego della respirazione e la capacità di spostare l’attenzione. Un altro aspetto importante della regolazione comporta lo sviluppo di un Sé osservante che può notare l’emozione, prendendone una distanza che permette di non esserne in balia, soprattutto quando l’emozione è molto forte e intensa. In questo modo, la Persona può osservare, ad esempio, la propria tristezza in seguito ad un lutto, con la giusta distanza, non facendo andare via l’emozione, ma permettendo alla Persona di poterla sentire.
- RIFLESSIONE. Promuovere la riflessione sui vissuti emotivi aiuta le persone a dare un senso alla loro esperienza e ne promuove l’assimilazione nei processi di autonarrazione. La riflessione sulle nostre esperienze emotive aiuta a creare nuovo significato e sviluppare nuove narrazioni per comprendere l’esperienza e vedere nuove possibilità relazionali.
- TRASFORMAZIONE. Un altro modo per lavorare con le emozioni nella terapia comporta la sostituzione di una emozione disadattiva, come la paura e la vergogna, la rabbia con una emozione più funzionale, come la rabbia assertiva, la tristezza per il dolore, o la compassione per Sé.
- ESPERIENZA EMOZIONALE CORRETTIVA. Un altro modo per cambiare un’emozione è quello di avere una nuova esperienza che cambia il significato di un vecchio sentimento. Nuove esperienze possono correggere schemi disfunzionali di comportamento, innescando nuove situazioni di benessere relazionale, ad esempio, in persone che raggiungono la percezione emotiva di non essere più dipendenti di fronte ad alcune figure di riferimento come possono essere un genitore o un partner, capo sul lavoro, etc.
Rabbia e vergogna
Non tutte le emozioni sono allo stesso modo facili da modificare. Ad esempio, la vergogna è stata identificata tra le emozioni più pericolose per la salute psicologica. La vergogna è un’emozione morale che riguarda la valutazione di se stessi e quando la Persona ha una forte tendenza a provare vergogna, crede profondamente che il suo Sé sia sbagliato in modo stabile, ovvero che non sia né modificabile, né controllabile. La vergogna innesca comportamenti di evitamento e di allontanamento o aggressione dell’Altro.
Persone con problemi di rabbia distruttiva e pervasiva, ad esempio, possono avere un forte nucleo di vergogna. Le ricerche su questa emozione hanno condiviso che il percorso terapeutico, oltre a lavorare sui contenuti manifesti e invalidanti della rabbia, dovrebbe approfondire l’eventuale presenza di un nucleo profondo di vergogna, che è spesso la chiave per l’accesso al processo di cambiamento.
Competenza emotiva
Le emozioni a volte possono essere troppo intense rispetto alla specifica situazione che stiamo vivendo. Questo accade perché intervengono fattori appresi nella nostra storia di vita o aspetti traumatici che funzionano da amplificatori di vulnerabilità.
Le emozioni più forti appaiono incontrollabili per la loro intensità, esse ci spaventano e ci disorientano.
Le emozioni negative come la paura, il disgusto e la rabbia sono tra le reazioni emotive più intense, ma anche le emozioni positive possono fare paura. L’amore, ad esempio, mette in difficoltà molte persone. Si può aver paura di innamorarsi o di essere felici (cherofobia) o di entrare in intimità emotiva con l’Altro.
La gestione delle reazioni emotive è una richiesta comune e frequente per le Persone che si rivolgono ad uno Psicologo. Questa parziale abilità nel gestire le emozioni può essere dovuta a diversi fattori come aspetti biologici che rendono più difficile regolare le emozioni (disfunzioni ormonali), la mancanza di un modello, in quanto nessuno ha mai insegnato a regolarle, il fatto che l’ambiente abbia rinforzato l’essere molto emotivi e l’instabilità umorale.
Inoltre, vi sono miti comuni sulle emozioni (false credenze) che ostacolano la capacità di regolare le emozioni, quali ad esempio:
- “C’è un giusto modo di sentire in ogni situazione”.
- “Lasciare che gli altri si accorgano che mi sento male è una debolezza”.
- “Le emozioni negative sono dannose e distruttive”.
- “Essere emotivo significa essere fuori controllo”. “
- “Alcune emozioni sono insensate”.
Questi e altri miti vanno affrontati, in quanto portano la Persona a gestire l’emozione in base alla credenza erronea o catastrofica.
La COMPETENZA EMOTIVA è un’abilità complessa che richiede sia la CONSAPEVOLEZZA che la CONDIVISIONE del proprio stato emotivo, nonché di EMPATIA con le emozioni altrui.
La competenza emotiva consente di fronteggiare adeguatamente lo stress prodotto dalle emozioni negative con strategie che ne diminuiscano la durata e l’intensità, di migliorare la consapevolezza circa i propri vissuti emotivi sviluppando la capacità di accettare se stessi e le proprie esperienze emotive per quello che sono (sia quando sembrano eccezionali o strane, sia quando sembrano banali e scontate), nonché di identificare correttamente e partecipare in modo empatico alle emozioni delle altre persone.
Lavorare con le emozioni in Psicoterapia significa:
- Pensare che tutte le emozioni sono ok. Non c’è niente e nessuno da “aggiustare” o qualcosa di “sbagliato” da provare. Quello che sento è reale e plausibile.
- Non percepire come negative o positive le emozioni. Ad esempio, nel senso comune, la gioia è piacevole e la paura spiacevole, ma la piacevolezza non correla con l’utilità: a volte la gioia, anche se piacevole, può ingannare e diventare unico scopo della vita, da conseguire a tutti i costi e con tutti i mezzi, ad esempio, attraverso l’alcol, la droga, lo shopping compulsivo, etc. Per estremo, lo stato maniacale è caratterizzato da una grandissima gioia e sicurezza di sé, gioia “patologica” che invalida in modo significativo la vita della Persona che la esprime.
- Connettersi con l’Altro in un processo comunicavo empatico, assente dal giudizio.
- Dare un nome ai propri stati d’animo. Dalle ricerche dello psicologo americano Philip Shaver, Professore presso l’Università della California, si è potuto osservare che, durante la terapia, accompagnare la Persona ad etichettare inizialmente il proprio stato interno con un’emozione prototipica come, ad esempio, la rabbia, poi, la sollecita a distinguere le diverse sfumature di questa emozione, come il fastidio, l’ira, l’ostilità, etc. Questo processo linguistico promuove lo sviluppo della consapevolezza, intesa come capacità di integrare tra loro più informazioni provenienti da canali sensoriali diversi e metterle in relazione con informazioni contestuali di tipo temporale, gerarchico, causale, etc.
- FARLE DIVENTARE UNA RISORSA E NON UN OSTACOLO.
- CRESCERE.
Obiettivi della terapia delle emozioni
Sviluppare COMPETENZA EMOTIVA, prendere consapevolezza delle proprie emozioni e della propria capacità empatica è utile per apportare un significativo miglioramento nel rapporto con se stessi e con i propri contesti relazionali di appartenenza.
È utile capire come gestire le emozioni per superare i momenti emotivamente difficili della quotidianità. Può capitare di sentirsi tristi o scoraggiati, avere paura, essere arrabbiati, sentirsi sopraffatti dall’ansia prima di un esame o sfida o essere incerti o in tensione per un conflitto tra colleghi o con il partner o in famiglia.
La TERAPIA DELLE EMOZIONI può aiutare la Persona a METTERE A FUOCO I FATTORI DI VULNERABILITÀ e a trovare gli strumenti per poter REGOLARE MEGLIO L’INTENSITÀ DEI PROPRI STATI EMOTIVI, RICONOSCERE I PENSIERI SABOTANTI, IRRAZIONALI E AUTOMATICI CHE INGABBIANO IN EMOZIONI NEGATIVE, in ruoli rigidi e non soddisfacenti e in interazioni negative.
Strumenti
Il percorso psicologico si avvale di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: il colloquio clinico, l’osservazione clinica, l’ascolto attivo, una comunicazione partecipativa e trasformativa, la Terapia EMDR, l’Ipnosi ericksoniana, la Terapia cognitivo – comportamentale, la Terapia sistemico – relazionale, tecniche di Mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, l’apprendimento di tecniche di autoipnosi, strumenti grafici, la Fotovideo Terapia, home work, Carte Dixit, prescrizioni comportamentali, esercizi di role play, il potenziamento delle risorse, il Genogramma, etc., che consentono di rintracciare i costrutti o le credenze responsabili dell’attivazione disfunzionale di particolari emozioni e/o sentimenti, i quali vanno identificati, destrutturati e ristrutturati, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.
POSSO ESSERTI D’AIUTO?
Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.
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