Competizione

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Che si tratti di raggiungere una vittoria sportiva o un traguardo lavorativo o scolastico, di raggiungere una vittoria ad un concorso artistico o musicale, o di gestire una relazione interpersonale, la competizione è una componente essenziale della vita di una Persona.

In psicologia, la competizione può essere declinata in un’accezione positiva o negativa.

Essere competitivi vuol dire migliorare, superare le proprie incertezze e i propri limiti?

O, al contrario, spingere ogni confronto verso lo scontro e la possibile frustrazione?

La competizione è positiva o negativa?

 

La doppia faccia della competizione

Competere può avere sia effetti positivi che negativi. Da un lato, la competizione spinge la Persona a dare il meglio, migliorare le proprie abilità e raggiungere obiettivi ambiziosi, dall’altro, se non gestita correttamente, può alimentare ansia, insicurezza e frustrazione.

 

Uno studio di psicologia sociale suggerisce che esistono due tipi principali del comportamento competitivo:

  • Competizione evolutiva: si concentra sul miglioramento personale, sulla sfida con se stessi e sul progresso costante.
  • Competizione disfunzionale: basata sul confronto con gli altri, sul desiderio di primeggiare a tutti i costi e sulla paura di fallire.

 

 

Competizione evolutiva

La competizione evolutiva si basa su un confronto positivo con gli altri, stimola la crescita personale senza minare l’autostima. Alcune caratteristiche della competizione evolutiva includono:

  • Motivazione intrinseca: le persone sono spinte a migliorarsi non solo per battere gli altri, ma per raggiungere il proprio massimo potenziale.
  • Rispetto e fair play: i partecipanti riconoscono il valore degli avversari e rispettano le regole del gioco.
  • Autostima equilibrata: il valore personale non dipende esclusivamente dai risultati ottenuti.
  • Crescita personale: l’esperienza competitiva porta all’apprendimento e al miglioramento continuo.
  • Empatia e collaborazione: anche in un contesto competitivo, si riconosce l’importanza del lavoro di squadra e del sostegno reciproco.

 

Competizione disfunzionale

Al contrario, la competizione disfunzionale è caratterizzata da un eccessivo bisogno di superiorità sugli altri, spesso accompagnato da atteggiamenti distruttivi. Alcuni segnali di competizione disfunzionale includono:

  • Motivazione estrinseca e comparazione ossessiva: il successo è misurato esclusivamente in relazione agli altri, generando ansia e insoddisfazione.
  • Scorrettezza e manipolazione: si ricorre a mezzi sleali pur di vincere, come sabotaggio o disinformazione.
  • Bassa autostima e paura del fallimento: la propria autostima è fragile e dipende esclusivamente dai risultati, generando un forte timore della sconfitta.
  • Invidia e risentimento: il successo altrui non è visto come fonte di ispirazione, ma come una minaccia.
  • Eccessivo stress e burnout: la pressione costante per primeggiare può portare a esaurimento emotivo e sofferenza psicologica.

 

Il ruolo della motivazione in contesti competitivi

La spinta a primeggiare è il risultato di una complessa combinazione di stimoli interni ed esterni, che plasmano il modo in cui le Persone si approcciano alla competizione. Questi diversi fattori motivazionali giocano un ruolo cruciale nel determinare l’atteggiamento e le strategie adottate dalle Persone nel loro ambito di sfida.

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  • Motivazione intrinseca: nasce dall’interno della Persona stessa. Si tratta del piacere puro che si prova nel fare un’attività, senza bisogno di ricompense esterne. La Persona motivata intrinsecamente tende ad impegnarsi di più e più a lungo nell’attività che la appassiona, beneficiando del processo di miglioramento in sé.
  • Motivazione estrinseca: viene da fattori esterni alla Persona, come quando, ad esempio, uno sportivo si allena duramente per vincere una medaglia d’oro o ottenere un contratto di sponsorizzazione vantaggioso. Questa motivazione può apparire molto efficace, ma può non durare nel tempo se le ricompense esterne perdono di valore o interesse.
  • Il modo in cui le persone si prefissano i propri obiettivi personali influenza molto la loro motivazione in una competizione. Alcuni si concentrano sul migliorare le proprie capacità e conoscenze, indipendentemente dal confronto con gli altri. Questo approccio si chiama “orientamento alla padronanza”, altri invece danno più importanza al superare gli altri e a ricevere riconoscimenti positivi, un approccio chiamato “orientamento alla performance”. Entrambi questi modi di porsi degli obiettivi possono spingere le persone a impegnarsi, ma in modi diversi.

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  • Un altro fattore significativo che influenza molto la motivazione è il feedback esterno. Esso può essere positivo e costruttivo andando ad aumentare la fiducia in se stessa della Persona, come anche può essere più critico, ma al contempo utile e rispettoso, spingendo la Persona a migliorarsi.
  • Anche la pressione che si sente all’interno di contesti competitivi può fungere da stimolo per la Persona a dare il meglio di se stessa, come anche all’opposto, una pressione eccessiva può inibire le capacità della stessa.

 

In conclusione, la motivazione nelle situazioni competitive è un fenomeno complesso. È il risultato di molti fattori che interagendo tra di loro influenzano le prestazioni. Comprendere questi aspetti è essenziale per chiunque voglia migliorare le proprie prestazioni in un contesto competitivo, che si tratti di sport, lavoro o studio.

 

Cosa significa essere in competizione con sé stessi?

Si può essere in competizione con sé stessi, per superare i propri limiti e migliorare in modo costruttivo e funzionale, ma anche in questo caso è necessario porre attenzione: l’eccesso di competitività può comunque determinare frustrazione, senso di colpa e delusione e ricerca di perfezionismo. È, infatti, possibile che dietro all’impulso a competere ci sia il bisogno di essere riconosciuti e amati, e la vittoria, in una disciplina sportiva o in campo lavorativo o scolastico, funge da strumento per ottenere questo riconoscimento. Tale pensiero determina ulteriore frustrazione e bisogno di rientrare in competizione, dal momento che il riconoscimento è effimero, mentre a rimanere e a creare valore e maturazione è il processo che ha portato a ottenere la vittoria.

 

Come capire se si è competitivi?

La competitività si caratterizza per alcune caratteristiche ben precise, che a loro volta determinano le scelte e le azioni di personali.

 

 

Una Persona evolutivamente competitiva, che non utilizza la competizione come strumento per ottenere riconoscimento e amore, è orientata a dedicare molte ore della giornata al raggiungimento dei risultati (es. nel mondo del lavoro, la condizione di workaholism). Inoltre, è orientata alla ricerca della novità, di nuovi stimoli, alla ricerca di nuove possibili soluzioni per risolvere le situazioni critiche e sfidanti.

 

Come comportarsi con una Persona competitiva?

La competitività può essere un vero strumento di crescita e consapevolezza di sé e dei propri strumenti, tanto cognitivi quanto emotivi, che relazionali. Quando invece la competitività è una spinta compensativa, si rivela nei suoi tratti aggressivi e impulsivi e può determinare situazioni spiacevoli o conflittuali.

 

In quest’ultima occasione, può essere utile:

  • Non farsi sovrastare dall’ego della Persona eccessivamente competitiva, cercando di comunicare in modo più pacato e con assertività.
  • Osservare l’eccesso di stimoli e di attenzione da parte della Persona troppo competitiva con distacco, per evitare un eccessivo coinvolgimento emotivo.
  • Impiegare una comunicazione assertiva per disinnescare l’eccesso di competitività che spesso crea situazioni familiari o di lavori cariche di tensione, ripristinando una condizione di equilibrio tra le parti e di condivisione di strumenti e risultati.

 

 

Il ruolo della mentalità nella competizione

Carol Dweck, psicologa americana presso la Stanford University, ha introdotto il concetto di mentalità fissa e mentalità di crescita. Le persone con una mentalità fissa vedono la competizione come una minaccia: credono che le loro capacità siano statiche e temono il fallimento. Al contrario, chi ha una mentalità di crescita vede la competizione come un’opportunità per imparare e migliorare.

 

Per trasformare la competizione in uno strumento di crescita, possiamo adottare alcune strategie:

  • Concentrarsi sul proprio progresso: invece di misurare il successo in base agli altri, valutare i propri miglioramenti rispetto al passato.
  • Accettare le sconfitte come lezioni: ogni fallimento può offrire spunti per crescere.
  • Mantenere una mentalità aperta: vedere gli avversari non come ostacoli, ma come stimoli per il miglioramento.

 

Competizione e benessere psicologico

La competizione può avere effetti significativi sulla salute mentale delle persone, sia positivi che negativi. Da un lato, può stimolare la motivazione e aumentare la resilienza, spingendo le Persone a migliorare e a superare i propri limiti. Dall’altro lato, può anche causare stress eccessivo e ansia, soprattutto quando la pressione per vincere diventa troppo intensa.

 

Un approccio equilibrato, che valorizza sia il processo di miglioramento che i risultati, può trasformare la competizione in un’esperienza positiva e arricchente. È essenziale bilanciare l’ambizione con il benessere psicologico. Alcuni modi per farlo includono:

 

Quando parliamo di competizione, è importante guardare oltre la semplice idea di vincere o perdere. Il vero valore della competizione sta nel percorso di crescita personale che ogni partecipante intraprende. Questo approccio riconosce che il successo non si misura solo con i risultati finali, ma anche con i progressi individuali e lo sviluppo delle proprie capacità.

In questa prospettiva, ogni Persona, indipendentemente dal risultato finale, sta compiendo un viaggio unico di miglioramento. La competizione non deve essere vista come una battaglia contro gli altri, ma come un viaggio verso la migliore versione di se stessi. Se affrontata con la giusta mentalità, può diventare uno strumento di crescita e realizzazione personale.

 

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Dal pensiero all’azione

La competizione è una parte intrinseca della natura umana. Che si tratti di sport, lavoro, scuola o vita quotidiana, il desiderio di primeggiare e superare gli altri può essere un motore potente.

Come può una Persona trasformare questo aspetto primitivo dell’essere umano in un’opportunità di crescita piuttosto che in una fonte di stress?

 

E tu, come vivi la competizione nella tua vita?

 

Quando la competizione diventa disfunzionale, manifestandosi attraverso una condizione di iper-competitività, la Persona inizia a sperimentare:

  • La paura di vivere il fallimento come un giudizio inappellabile.
  • Una condizione di ansia e stress perché in ogni circostanza, anche la più conviviale, si cerca la competizione e lo scontro.
  • Rabbia, frustrazione e delusione per una fisiologica battuta d’arresto durante il percorso verso gli obiettivi.
  • Forme di depressione nel momento in cui gli obiettivi prefissati non sono raggiunti.
  • Percezione di disvalore personale. La competizione diviene quindi strumento per dimostrare a sé e all’esterno di valere.

 

Questa continua lotta per conquistare la vittoria rischia, tuttavia, di diventare estenuante anche una volta conquistata la stessa, in quanto necessita di essere continuamente protetta da qualunque elemento esterno che possa metterla in discussione.

Se questa condizione di iper – competitività e le sue sfumature disfunzionali ti risuonano, puoi approfondire il concetto di competizione e ciò implica, la possibilità di iniziare un percorso su di Te per comprendere come usare al meglio questo meccanismo istintuale, anziché farti usare da esso.

Sarà possibile individuare gli schemi mentali, emotivi e comportamentali, automatici e disfunzionali, appresi all’interno dei propri contesti d’appartenenza, acquisire maggiore consapevolezza di Sé e della propria storia, facendo emergere modalità alternative e più adattive di costruzione della realtà.

Puoi contattarmi per scoprire come possiamo progettare insieme una soluzione personalizzata, in uno spazio professionale, empatico e non giudicante. Fai il primo passo per ritrovare il Tuo benessere fisico, psicologico, emotivo e relazionale e per aprire le porte a un presente e un futuro di crescita e successo.

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