Cefalea tensiva
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La cefalea tensiva è la forma più diffusa di “mal di testa”. L’insorgenza della cefalea tensiva è nell’età giovanile, con un successivo declino nell’età presenile.

Il disturbo dipende principalmente dalla contrazione involontaria e continua dei muscoli del collo e delle spalle, associata a condizioni di affaticamento e tensione.

La cefalea tensiva ha spesso caratteristiche variabili nella stessa persona che tende a soffrirne. In molti casi, però, questa forma di mal di testa provoca un dolore persistente, di intensità lieve o media, che si localizza nella regione occipitale, cioè nella parte posteriore del cranio, sopra la nuca. In alcuni soggetti, invece, il dolore costrittivo (definito spesso come un “cerchio alla testa”) si concentra prevalentemente a livello degli occhi e delle tempie (regione frontale), oppure è diffuso a tutto il capo. La cefalea tensiva è frequentemente bilaterale, interessa cioè sia il lato destro, che quello sinistro.

La cefalea tensiva può essere episodica o cronica. Nel primo caso, le crisi di mal di testa si presentano per meno di 15 giorni al mese. La cefalea tensiva episodica è molto frequente, la maggior parte dei pazienti, trae sollievo dall’assunzione di analgesici da banco e non si rivolge al medico. Nella cefalea tensiva cronica, invece, il mal di testa si manifesta complessivamente, per almeno sei mesi all’anno, per più di 15 giorni al mese.

La durata delle crisi è variabile. Nelle forme episodiche, la cefalea tensiva si manifesta per un periodo che va dai 30 minuti ai 7 giorni. La cefalea tensiva cronica può durare, invece, ore, giorni, settimane, mesi o anni ed essere continua.

Nelle forme più lievi, il disturbo spesso insorge in situazioni di stress, mentre in quelle più severe e croniche il dolore compare, di solito, la mattina al risveglio e prosegue fino a sera.

Altri sintomi che possono associarsi alla cefalea tensiva possono essere: dolorabilità dei muscoli pericranici (regolano il movimento della mandibola) e stati ansiosi.  Raramente, compaiono vomito e nausea.

 

Sintomi della cefalea tensiva

Le principali caratteristiche della cefalea tensiva sono:

  1. Dolore, lieve o moderato, localizzato in zona frontale o a livello della nuca (zona occipitale).
  2. Dolore percepito come un peso o un “cerchio alla testa”, tipo morsa o pressione, mai pulsante, ma ondulante.
  3. Può durare da mezz’ora a una settimana.
  4. Non peggiora con il movimento fisico.
  5. Migliora con attività e specifici esercizi rilassanti.
  6. In genere, non è associata ad altri sintomi, come il vomito.
  7. Può essere accompagnata da fotofobia (il dolore è aggravato dalla luce) o fonofobia (i suoni peggiorano il mal di testa).

 

Come insorge la cefalea tensiva

La cefalea tensiva interessa fino al 75% della popolazione, con una prevalenza maggiore nel sesso femminile.
Le cause del disturbo non sono del tutto note, ma la maggior parte degli specialisti è concorde nel ritenere che questa forma di mal di testa dipenda da un’involontaria e continua contrazione dei muscoli della nuca, della fronte, delle tempie, del collo e delle spalle.

La cefalea tensiva è più comune nelle persone che, per motivi di studio o lavoro, tendono ad assumere una posizione scorretta (più sbilanciata in avanti) che costringe a irrigidire maggiormente i muscoli del collo e della testa, per trovare l’equilibrio.

All’origine di questa forma di cefalea possono esserci anche cause neurologiche, come alterazioni dei centri cerebrali che controllano la percezione del dolore e la tolleranza allo stress.

I principali fattori scatenanti la cefalea tensiva sono gli eventi stressanti, l’ansia e la depressione.

cefalea

 

Inoltre, le persone che sottoposte a stati di stress prolungati hanno una soglia del dolore più bassa rispetto alla media, a causa della diminuzione del livello delle endorfine. Se il livello di questi neurotrasmettitori è basso, anche una semplice contrattura muscolare può essere avvertita in maniera più dolorosa e intensa.

 

In sintesi, oltre allo stress, gli altri fattori scatenanti la cefalea tensiva comprendono:

  • Posture scorrette che favoriscono la continua tensione dei muscoli del collo.
  • Abuso di farmaci.
  • Problemi all’articolazione della mandibola.
  • Squilibri ormonali
  • Alterazioni del ritmo sonno – veglia.

Il disturbo può essere correlato alla depressione e all’ansia.

La cefalea di tipo tensivo non condiziona le normali attività quotidiane della Persona e l’attività fisica e riabilitativa sembra aiutare ad alleviare il disturbo.

 

Ipnosi e cefalea tensiva

L’ipnosi, sin dalle sue prime sperimentazioni formalizzate, che si possono rintracciare a metà dell’‘800, è stata utilizzata per la gestione di diversi tipi di dolore, incluso il mal di testa.

Una terapia ipnotica risulta rilevante quando dietro al dolore cefalgico si celano conflitti psichici rimossi. Secondo alcuni studi specialistici, l’efficacia dell’ipnosi nel trattamento della cefalea è stata dimostrata essere statisticamente superiore o equivalente rispetto a trattamenti farmacologici comunemente usati.

Tra le tecniche che possiamo citare ci sono: il rilassamento progressivo, la dislocazione del dolore, l’immagine orientata al futuro, la distorsione temporale, etc.

La diagnosi è sempre obbligatoria e il trattamento ipnotico non sembra essere efficace per la nevralgia del trigemino e la cefalea a grappolo. Da considerare sempre e comunque la motivazione della Persona e i “guadagni secondari” della cefalea (utilità inconscia della malattia).

L’ipnosi è un prezioso strumento terapeutico in grado di alleviare il dolore, ma anche di modulare positivamente i concomitanti psicopatologici (ansia e depressione), la qualità del sonno e della vita in generale.

Durante il percorso terapeutico, la Persona può apprendere alcune tecniche di autoipnosi, di rilassamento e di visualizzazione che potrà poi utilizzare quotidianamente per avere sollievo dai sintomi, sentirsi meglio e maggiormente equipaggiata nel prendere il controllo sul dolore, sulle condizioni di salute, migliorando la qualità della propria vita.

 

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Intervento terapeutico

Non esiste una vera e propria cura della cefalea tensiva, che almeno nella sua predisposizione rimane cronica, ma gli episodi possono essere significativamente ridotti intervenendo sui fattori psicologici che tendono a mantenere l’iperattivazione del Sistema Nervoso Autonomo e la relativa contrazione involontaria della muscolatura coinvolta.

Essendo i disturbi psicosomatici il risultato di un’interazione di vari fattori, una visione terapeutica multidisciplinare è quella consigliata (es. medico dermatologico, neurologo, algologo, gastroenterologo, nutrizionista, psicologo, psicoterapeuta, etc.). Molte ricerche avvalorano il fatto che gli approcci multidisciplinari di terapia sono più efficaci rispetto agli approcci esclusivamente farmacologici.

Per ciò che riguarda l’intervento psicologico, esso si può avvalere di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: terapia sistemico relazionaleterapia cognitivo comportamentaleterapia EMDRipnosi ericksoniana, tecniche di mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, tecniche psico – corporee, etc.

Il percorso psicologico può aiutare la Persona che presenta cefalea tensiva a relazionarsi con il dolore in maniera più adattiva e flessibile. Fare ciò significa eliminare quella parte di sofferenza psichica derivante dalla continua lotta con la propria esperienza dolorosa e poter quindi beneficiare di un notevole miglioramento in termini di qualità di vita.

 

L’intervento terapeutico si pone l’obiettivo di:

  • Esplorare la storia della Persona e dei suoi contesti relazionali di appartenenza, di indagare sull’evoluzione e sul significato del sintomo.
  • Individuare e ristrutturare i pensieri e le emozioni ricorrentigli schemi fissi di ragionamento e di interpretazione della realtà, che sono concomitanti alle reazioni psicosomatiche disturbanti.
  • Esplorare e trasformare le proprie percezioni e aspettative riguardo la salute, i sintomi fisici e il dolore.
  • Ridurre l’evitamento di situazioni e attività sociali legate ai sintomi psicosomatici.
  • Ridurre la preoccupazione e i pensieri eccessivi e ripetitivi, liberandosi dalle rimuginazioni che tendono ad amplificare le emozioni negative.
  • Potenziare l’autostima e la consapevolezza delle proprie risorse e potenzialità.
  • Ridurre i livelli di stress e ansia attivati dal sintomo psicosomatico.
  • Lavorare sul significato e sulla gestione delle emozioni, facendo acquisire alla Persona una maggiore competenza emotiva.
  • Recuperare una maggiore efficienza e autoefficacia in campo sociale, lavorativo o scolastico e relazionale.
  • Sostenere la Persona nella scelta di uno stile di vita sano (alimentazione, attività fisica, sonno).

 

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