Dolore cronico
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L’International Association for the Study of Pain (IASP, 1979) definisce il dolore come un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associate a danno tissutale in atto o potenziale, o descritta in termini di danno.

Come si deduce dalla definizione dell’IASP, il dolore è il prodotto di due componenti, la componente percettiva (nocicezione) che consente la ricezione e il trasporto al Sistema Nervoso Centrale di stimoli potenzialmente lesivi per l’organismo e la componente esperienziale che è lo stato psichico collegato alla percezione di una sensazione dolorosa. In questa seconda componente entrano in gioco fattori emozionali, cognitivi, socioculturali e comportamentali che determineranno la reazione del tutto peculiare della Persona all’esperienza dolorosa.

 

Dolore cronico e dolore acuto

  • Per dolore cronico s’intende un dolore che persiste più a lungo del decorso naturale della guarigione e si associa a un particolare tipo di danno o di malattia.
  • Il dolore acuto compare all’improvviso e ha durata limitata perché cessa con la guarigione della causa che lo ha provocato.

 

Il dolore ha una funzione fondamentale per la sopravvivenza sia nell’uomo che nell’animale, in quanto svolge la funzione di segnale di allarme rispetto alla necessità di intraprendere un’azione (attacco/fuga) a seguito di un’aggressione o di un danno all’integrità fisica.

I nocicettori sono presenti nella totalità degli organismi viventi non vegetali e sono deputati a segnalare la presenza di stimoli dolorifici. Quando il dolore diventa cronico, viene meno la sua funzione biologica di segnale d’allarme utile per la sopravvivenza e diventa esso stesso causa di sofferenza.

 

Il dolore cronico presenta caratteristiche tali da poter essere definito esso stesso una malattia.

 

Accogliere questa premessa consente di valutare il dolore attraverso un approccio bio psico sociale, ovvero non solamente da un punto di vista medico e fisico, ma anche tenendo in considerazione la dimensione psicologica e il contesto sociale.

 

Sintomi del dolore cronico

Il dolore è ad oggi una delle condizioni mediche più diffuse. Molte patologie presentano il dolore tra i propri sintomi, tra le più comuni: mal di schiena, fibromialgia, cefalea, emicrania, disturbo temporomandibolare, patologie gastrointestinali, malattie reumatiche, endometriosi, etc.

L’esperienza di dolore rende spesso la Persona “incapace” sia fisicamente sia emotivamente, al punto da cambiare il suo comportamento, la sua vita e le sue abitudini. Quando il dolore persiste nel tempo, è possibile che si instauri un circolo vizioso di depressione, ansia e altri disturbi emotivi che creano malessere e possono intensificare il dolore provato.

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Ad esempio, evitare alcuni movimenti o situazioni che aumentano il dolore può essere almeno inizialmente utile per difendersi da esso, ma a lungo andare l’immobilità può peggiorare la condizione fisica e rendere più difficile e dolorosa la riabilitazione. Anche la tendenza a catastrofizzare, ovvero considerare il proprio dolore un’enorme minaccia, difficilmente gestibile, sulla quale non si percepisce alcun controllo e quindi difficilmente guaribile, può far sì che l’esperienza algica risulti più intensa e spiacevole, aumenti lo sconforto, l’agitazione e la rassegnazione.

Tra i fattori psicologici associati al dolore che contribuisco a intensificarlo e mantenerlo nel tempo vi sono la depressione, l’ansia, la rabbia e i disturbi del sonno.

Il dolore fisico è spesso valutato dalla Persona come minaccioso, rischioso, dannoso e, anche quando si hanno prove del contrario, alcuni continuano a temere la gravità dei sintomi. A quel punto il dolore diventa così significativo nella vita della Persona da portarla a scegliere cosa poter o non poter fare in base a ciò che il dolore stesso gli consente di fare. Questo induce spesso a rinunciare a uscire anche per una passeggiata, ad assentarsi dal lavoro, ad abbandonare attività piacevoli, a stravolgere le proprie abitudini di vita e le proprie relazioni significative.

Molte persone con dolore cronico riferiscono sentimenti di tristezza, demoralizzazione, sconforto, percezione d’impotenza e rassegnazione, sino ad esprimere sintomi depressivi.

Il persistere del dolore nel tempo può causare preoccupazioni, agitazione e dar vita a uno stato ansioso che ha come effetto una maggior percezione di dolore.

La rabbia è un’emozione comune nelle persone con dolore cronico quando percepiscono la propria vita limitata, si sentono impossibilitati a realizzare i propri progetti, ritengono di non ricevere aiuto adeguato, vivono ripetuti fallimenti terapeutici e i sintomi persistono nel tempo. Alla rabbia è associata una maggiore intensità del dolore, presumibilmente a causa del senso di colpa provato, al senso di inadeguatezza e inefficacia, giungendo alla squalifica del Sé.

Alcuni studi hanno dimostrato come all’intensità del dolore, a volte descritto come stancante, faticoso, pauroso e crudele, viene associata ai disturbi del sonno. Il dolore influenza il tempo impiegato per addormentarsi e la frequenza dei risvegli durante la notte. Migliorare la qualità della vita fisica e psicologica può modificare questa associazione riducendo l’impatto del dolore sulla qualità del sonno e viceversa.

 

Come insorge il dolore cronico

I fattori psicologici agiscono in maniera significativa sulla sintomatologia dolorosa ed influenzano la condizione medica.

L’effetto dei fattori psicologi, come ansia, stress, depressione, eventi di vita negativi, tratti di personalità catastrofici, ha un effetto negativo sulla percezione del dolore, ovvero aumenta la sofferenza della Persona e peggiora il decorso stesso della malattia, aggravando la condizione di salute in generale.

 

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Ipnosi e dolore cronico

Secondo Giuseppe De Benedittis, terapista del dolore e ipnoterapeuta, Vicepresidente della Società Italiana di Ipnosi (SII), nella lotta contro il dolore acuto, ma soprattutto nel dolore cronico, l’ipnosi, da sola o in associazione con farmaci, è un prezioso strumento terapeutico in grado di alleviare il dolore, ma anche di modulare positivamente i concomitanti psicopatologici (ansia e depressione), la qualità del sonno e della vita in generale.

Durante il percorso terapeutico, la Persona può apprendere alcune tecniche di autoipnosi, di rilassamento e di visualizzazione che potrà poi utilizzare quotidianamente per avere sollievo dai sintomi, sentirsi meglio e maggiormente equipaggiata nel prendere il controllo sul dolore, sulle condizioni di salute, migliorando la qualità della propria vita.

 

Intervento terapeutico

Essendo i disturbi psicosomatici il risultato di un’interazione di vari fattori, una visione terapeutica multidisciplinare è quella consigliata (es. medico dermatologico, neurologo, algologo, gastroenterologo, nutrizionista, psicologo, psicoterapeuta, etc.). Molte ricerche avvalorano il fatto che gli approcci multidisciplinari di terapia sono più efficaci rispetto agli approcci esclusivamente farmacologici.

Per ciò che riguarda l’intervento psicologico, esso  si può avvalere di tecniche e strumenti diversificati in base all’unicità della Persona e ai suoi bisogni: terapia farmacologica, terapia sistemico relazionale, terapia cognitivo comportamentaleterapia EMDRipnosi ericksoniana, tecniche di mindfulness, tecniche immaginative, tecniche di rilassamento, tecniche psico – corporee, etc.

Il percorso psicologico può aiutare la Persona che presenta dolore cronico a relazionarsi con il dolore in maniera più adattiva e flessibile. Fare ciò significa eliminare quella parte di sofferenza psichica derivante dalla continua lotta con la propria esperienza dolorosa e poter quindi beneficiare di un notevole miglioramento in termini di qualità di vita.

 

L’intervento terapeutico si pone l’obiettivo di:

  • Esplorare la storia della Persona e dei suoi contesti relazionali di appartenenza, di indagare sull’evoluzione e sul significato del sintomo.
  • Individuare e ristrutturare i pensieri e le emozioni ricorrentigli schemi fissi di ragionamento e di interpretazione della realtà, che sono concomitanti alle reazioni psicosomatiche disturbanti.
  • Esplorare e trasformare le proprie percezioni e aspettative riguardo la salute, i sintomi fisici e il dolore.
  • Diminuire l’intensità del dolore e il senso di affaticamento.
  • Ridurre l’evitamento di situazioni e attività sociali legate ai sintomi psicosomatici.
  • Ridurre la preoccupazione e i pensieri eccessivi, disturbanti e ripetitivi, liberandosi dalle rimuginazioni che tendono ad amplificare le emozioni negative.
  • Potenziare l’autostima e la consapevolezza delle proprie risorse e potenzialità.
  • Ridurre i livelli di stress e ansia attivati dal sintomo psicosomatico.
  • Lavorare sul significato e sulla gestione delle emozioni, facendo acquisire alla Persona una maggiore competenza emotiva.
  • Recuperare una maggiore efficienza e autoefficacia in campo sociale, lavorativo o scolastico e relazionale.
  • Sostenere la Persona nella scelta di uno stile di vita sano (alimentazione, attività fisica, sonno).

 

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Essere ascoltati e confrontarsi in uno spazio professionale, empatico e non giudicante è il primo passo per iniziare a prendersi cura di Sé.

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